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Autore: Sajoko    14/03/2016    1 recensioni
Lily è una ragazza di 17 anni e come tutti gli adolescenti ha un sogno nel cassetto; però ha fatto la promessa a sé stessa di non dirlo a nessuno. Lei sa che le persone non capirebbero…
È una ragazza solitaria, infatti a scuola non ha amici, ma nonostante tutto, i suoi voti sono eccellenti; specialmente in una materia che lei ama alla follia: psicologia. L’insegnante di quella materia, il prof. Robert, è molto legato a Lily e sa che nonostante sia così fredda e distaccata con tutti, lei ne è legata da un filo invisibile nel suo profondo. Sa che in quella ragazza c’è umanità.
Robert non sa che periodo sta passando Lily e non sa nemmeno cos’ha per la testa… e quando capisce cosa la tormenta, ormai il più è già fatto…
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 4: Canada

 
2 Giugno 2015
 
Ore: 07.42
 
“Caro diario,
Probabilmente ti chiederai perché scrivo a quest’ora presto…
Non sono andata a scuola oggi. Per la precisione, non ci vado da almeno 10 giorni. I miei genitori non lo sanno. Non sanno che la mattina la passo al bar di Roger, il pomeriggio in biblioteca da Doris e infine in giro per la città a disegnare per poi tornare a casa come se nulla fosse.
Nessuno lo sa.
Non è il massimo del divertimento, lo so, ma non è questo ciò che sto cercando: io voglio solitudine, tranquillità, un posto dove riflettere con calma; cosa che a scuola non riesco mai a trovare.
All’aria aperta si sta meglio. Non capisco come facciano le persone a rimanere rinchiuse per 6 ore al giorno, se non più, dentro un edificio.
Io non ci riesco…
Impazzisco ogni volta che ci metto piede…
Cambiando discorso, questi giorni mi sono dedicata allo studio, ma diverso dal solito: grazie a Doris, ho trovato molti libri che parlavano dei continenti, dei loro vari stati, della cultura generale e molte altre cose interessanti. Ho trovato un’edizione di ben 5 volumi.
Il primo volume parlava dell’America del Nord. Dio, caro diario, tu non immagini nemmeno quante cose stupende ha quel posto incantevole!
Pensa che il Canada ha quasi il 60% di tutti i laghi del mondo. Solo in Canada! Ti rendi conto? È pazzesco! È una di quei paesi che una persona dovrebbe visitare almeno una volta nella vita.
E a proposito di visitare altri luoghi: sto ancora ancora organizzando il progetto… non manca molto… mi manca qualche informazione poi potremo finalmente partire.
Non vedo l’ora, amico mio…”

 

Mattino:

 
Sono le 11.30; Dopo una mattinata intensa di lavoro, Roger stava sistemando le tazzine pulite sullo scaffale in alto dietro al bancone. Quella mattina non era euforico come gli altri giorni. Sembrava piuttosto preoccupato. Alcuni clienti gli avevano domandato se andava tutto bene, ma nonostante tutto, lui annuiva tranquillamente.
Dopo aver posizionato le tazzine di forme particolari sullo scaffale, Roger chiuse la lavastoviglie, diede una pulita al bancone e soddisfatto, si tolse il grembiule azzurro.
Guardò il grande grembiule di stoffa, poi posò l’occhio sull’unico cliente rimasto al bar: Lily.
Era seduta sullo stesso posto da almeno le 7 di mattina; inoltre Roger si domandava perché avesse tutto quei libri sul bancone. Continuava a prendere appunti senza mai fermarsi.
Era preoccupato. Lo era perché Lily non era più sé stessa ultimamente.
Roger poggiò il grembiule sul bancone, si avvicinò a Lily e disse:
 
- … Lily… potresti fermarti per un secondo e ascoltarmi, per favore? –
 
Lily non alzò subito lo sguardo: finì di scrivere l’ultima frase, poi posò la penna, guardò Roger e disse:
 
- Dimmi pure Roger. –
 
Roger guardò i libri sul bancone, poi la ragazza. Sapeva che Lily era suscettibile, ma con un po’ di coraggio iniziò a parlare:
 
- … Ultimamente sei sempre al bar la mattina: arrivi qui, prendi il tuo caffè e non esci mai prima delle 12. Prendi sempre appunti su robe che non sono materiale scolastico e questa cosa mi sta preoccupando molto… non è che stai per abbandonare la scuola? –
 
Lily guardò il fogli sparsi ovunque, poi guardò i libri: parlavano dei continenti in generale e ormai il suo block notes, che serviva per prendere appunti a scuola, erano pieni di informazioni delle sue passioni.
Lei guardò i fogli, poi Roger e disse:
 
- … Non devi preoccuparti Roger: tutto questo mi servirà alla fine! –
 
- Lo so Lily, ma sapere quali tipi di piante troverai nella foresta pluviale tropicale del Perù, o i migliori parchi naturali da visitare in Oregon, non sono studio da scuola superiore! Ci sono cose molto più importanti! –
 
Lily guardò Roger con aria infastidita. Che ne sapeva lui? Va bene, si stava preoccupando, ma in fondo non erano affari suoi.
Lily guardò Roger e rispose:
 
- E cosa sono le cose più importanti da sapere allora? Ragionare sulle disequazioni di matematica? Ricordare quante guerre abbiamo creato in Europa negli anni passati? Quando sia importante sapere cosa provava Foscolo scrivendo “I sepolcri”? No, hai ragione: questo è veramente importante… -
 
Roger guardò Lily furioso. Si stava comportando come una bambina.
Tentò un’ultima volta di farla ragionare:
 
- Lily, tu non capisci! Tutte queste cose che tu ritieni “spazzatura”, sono fondamentali! –
 
- Oh davvero? E’ davvero così fondamentale riempirsi la testa di cazzate simili per poi scoprire che un giorno, nonostante tu abbia un’istruzione, la vita ti fotterà comunque? È questo che intendi dire? –
 
Roger rimase in silenzio. Non pensava che Lily potesse arrivare a pensare a tutto questo; inoltre, non riusciva a trovare le parole giuste per replicare quello che aveva appena detto. Roger guardò Lily negli occhi stupefatto, ma lei continuò il suo discorso:
 
- Roger, io non voglio scegliere questa vita! Non voglio ridurmi ad una macchina umana che si alza presto la mattina, va in un posto che non apprezza, lavorare, fare soldi per qualcun’altro e essere grata di tutto ciò! Non voglio finire così… -
 
 Roger rimase in silenzio. In tutto il bar c’era un silenzio inquietante. Lily sapeva che quelle cose avevano preoccupato ancora di più Roger, ma lei che ci poteva fare? In fondo, era proprio quello che pensava.
Lily chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Roger tentò di calmarla e le disse:
 
- … Lily, io non so cosa ti sia successo, ma non è così che si ragiona. Devi capire che –
 
Roger non finì la frase perché Lily saltò giù dallo sgabello in legno, mise via i suoi libri e gli disse:
 
- Adesso devo andare. Ci vediamo Roger. –
 
Fece per uscire, ma Roger la chiamò fermandola di colpo:
 
- Lily, aspetta! –
 
Lei si fermò di colpo appoggiando la mano sulla maniglia della porta in vetro. Si voltò verso di lui e domandò:

- Che c’è Roger? –
 
- … Che ti è successo? Non ti riconosco più… -
 
Lily abbassò lo guardò sul pavimento, come se cercasse risposta tra le travi in legno d’acero lucido. Dopo qualche secondo di pausa, Lily alzò lo sguardo e rispose:
 
- … Sto riflettendo Roger. Sono le domande che mi hanno fatta diventare così… -
 
Lily aprì la porta prima che Roger potesse replicare e uscì lascando il vecchio uomo da solo.
 
***
 
Anche oggi non c’è. Da quanto tempo è che non si fa vedere? Una settimana o forse più? … Troppo tempo, troppo! Non è ammalata; dev’essere successo qualcos’altro…
 
Col bicchiere di plastica rovente in mano e la sua borsa bordò sull’altra spalla, Robert beveva il suo meritatissimo caffè durante ricreazione. Si trovava in corridoio a fare sorveglianza e questa era la parte più noiosa della giornata. Una noia mortale: non succedeva mai niente.
Anche oggi si preannunciavano 15 minuti tranquilli.
Mentre osservava i ragazzi passare per i corridoi, Robert continuò a pensare che fine avesse fatto Lily:
 
L’ultima volta mi sembrava tranquilla e in buona salute, ma non mi ha mai accennato di qualche problema… forse dovrei
 
- Hey Robert! Ti vedo pensieroso! Che ti piglia? –
 
I pensieri di Robert vennero subito interrotti bruscamente dal prof. Jordan, il professore di storia e italiano. Non gli andava tanto a genio quell’uomo, ma era un suo collega di lavoro e non poteva farci nulla: non lo faceva apposta, solo che era fatto così; come la maggior parte della gente in quel posto.
Jordan si avvicinò a Robert, gli diede una pacca sulla spalla e disse:
 
- Eddai, fammi un sorriso! –
 
A momenti Jordan non gli faceva cadere il caffè per terra.
Con una mossa da ninja, Robert tenne in equilibrio il bicchiere senza versare nemmeno una goccia, poi si sistemò la camicia e ripose:
 
- … Hai ragione. Sono solo un po’ preoccupato… -
 
- Fammi indovinare: degli alunni ti hanno fatto andare di matto! –
 
Ecco, era questo quello che Robert odiava degli altri professori: se qualcuno dei colleghi aveva un problema, la colpa era per forza degli alunni. Ma perché doveva essere così? Lo è per forza?
Robert fece finta di niente e rispose:
 
- … Sono preoccupato per una delle mie studentesse.  –
 
- Ti capisco: qualche giorno fa, per non fare nomi, un alunna mi ha risposto male con un energico “vaffanculo!”. Ma ti pare? Incredibile, non c’è più rispetto per noi insegnanti… questo è davvero preoccupante. -
 
A bassa voce, Robert replicò:
 
- Forse il rispetto te lo devi meritare… -
 
- Come? –
 
- Dicevo che è normale una cosa così: i ragazzi hanno bisogno di mettere in mostra la propria autorità e farsi sottomettere da qualcuno non gli piace. Anche io ero così a scuola. –
 
Robert bevve l’ultimo sorso del suo caffè ormai tiepido, buttò il bicchiere e finalmente suonò il campanello. Insieme a Jordan si avviò in aula insegnanti e mentre camminavano, quest’ultimo disse:
 
- Sarà che gli adolescenti hanno bisogno di difendere la propria autorità e il bisogno di mostrare il loro modo di essere, ma questo non gli permette di rispondere male a noi insegnanti! Insomma, siamo dei pubblici ufficiali! –
 
Robert alzò gli occhi al cielo. Pubblici ufficiali… manco fossero dei poliziotti in un riformatorio!
Si voltò verso Jordan e disse:
 
- Jordan, non è facile comprenderli, ma dobbiamo provarci. È nostro compito aiutarli ed educarli per il loro futuro. –
 
Appena entrarono in aula insegnanti, Robert prese i fascicoli con scritti le lezioni delle varie classi, nel mentre Jordan disse una cosa che mandò in bestia quest’ultimo:
 
- … Non lo so; gli adolescenti sono impulsivi e credimi che ne conosco alcuni che dovrebbero essere messi in riga come si deve; per esempio Lily Clark: è sempre zitta, non parla mai coi compagni, risponde male ad alcuni prof, ma i suoi voti sono ottimi! Quella ragazza è un mistero! –
 
Robert si bloccò di colpo, si voltò verso di lui e domandò:
 
- … Come scusa? –
 
Jordan ripeté con una naturalezza sfacciata quello che aveva appena detto:
 
- Dicevo che Lily Clark, la studentessa della IV E, quella sì che bisognerebbe metterla in riga! –
 
Robert era davvero furioso. Quando si trattava di Lily, andava in bestia. Gli veniva spontaneo e non sapeva il perché. Fece appello a tutte le sue forze per resistere alla tentazione di tirargli un cazzotto in pieno viso. Dio, che imbecille quest’uomo!
Fece un respiro profondo, guardò Jordan negli occhi e rispose:
 
- … Ora devo andare. Adesso ho lezione. –
 
Sorpassò Jordan velocemente e quest’ultimo gli disse:
 
- Va bene. Ne riparleremo quando vuoi! –
 
Mentre usciva dalla porta della sala insegnanti, Robert pensò:
 
Non ci penso nemmeno, Occhio magico.
 
***
 

Pomeriggio:

 Lily si trovava seduta su una poltrona blu della biblioteca nella sala per i ragazzi. Era arrivata alle 14 e da quel momento non aveva fatto altro che leggere. Stava leggendo libri presi a caso tra gli scaffali dei diversi generi, molti dei quali erano insignificanti per lei.
Stava finendo un libro intitolato “L’ombra dello scorpione” di Stephen King, ma proprio quando era arrivata alla penultima pagina, Doris si avvicinò a lei e le domandò:
 
- Tesoro, posso farti una domanda? –
 
Lily alzò lo sguardo verso Doris, ritornò alla pagine, alzò la mano col dito indice e disse:
 
- Dammi due secondi: mi mancano solo tre facciate… –
 
Doris accolse la richiesta di Lily e mentre aspettava guardò una cosa al quanto strana: accanto alla poltrona dov’era seduta, Lily aveva circa una quarantina di libri diversi sparpagliati sul pavimento, sul tavolo accanto e sul bracciolo della poltrona impilati malamente o semplicemente buttati lì a caso. La bibliotecaria non aveva mai visto una cosa del genere: Lily di solito prendeva un libro, lo leggeva e poi lo riponeva al suo posto facendo lo stesso col successivo, ma questa volta non era così…
Che cosa le stava succedendo?
Lily chiuse con un tonfo il libro di King e disse:
 
- Carino questo libro. Peccato che il finale sia un po’ deludente… -
 
Doris non aveva dubbi: Lily non stava bene.
Prese un bel respiro, guardò la ragazza e disse:
 
- Lily, ascolta tesoro, non fraintendere quello che sto per dirti, ma ultimamente ti vedo sempre qui il pomeriggio… è successo qualcosa a scuola? –
 
Lily appoggiò la testa all’indietro e prese un respiro profondo. Non è che fosse scocciata, semplicemente ne aveva le scatole piene di sentirsi chiedere le stesse domande. Erano preoccupati, ma non dovevano farlo. Lei odiava questo tipo di cose.
Doris guardò Lily in silenzio e non ottenendo una risposta fece un'altra domanda:
 
- Tesoro, so che a te dà fastidio, ma almeno dammi la certezza che stai bene: non ti hanno espulsa, vero? –
 
Lily si passò una mano sulla faccia, fece un altro respiro profondo e rispose:
 
- … No Doris, non mi hanno espulsa, stai tranquilla… -
 
- E allora cos’è successo? –
 
Lily non voleva rispondere alle sue domande; non adesso almeno. Guardò l’orologio: le 17. Doveva tornare a casa.
Prese la sua borsa, mise via alcuni libri e disse:
 
- Ti sistemo i libri e poi vado a casa. -  
 
Lily prese una decina di libri, superò Doris la quale non disse nulla e si diresse verso gli scaffali a riordinarli. Doris guardò la ragazza allontanarsi in fretta, poi prese alcuni libri che erano rimasti lì per terra e guardò i titoli di essi: “Robinson Crusoe”, “Wonder”, “Boy”, “Il codice Eternity” e molti altri. Doris diede un ultimo sguardo alle copertine, guardò Lily in lontananza sugli scaffali intenta a riordinare e pensò tra sé e sé:
 
Ma che le sta succedendo? Povera ragazza…
 
***
 
- “Come potete notare nel comportamento del bambino, crescendo tende man mano a diventare narcisista” … come scrisse Erickson… no scusate, Sigmund Freud, nel suo libro… “Totem e tabù”; “ma… nel tempo questo… questo sentimento verso il genitore del sesso opposto tenderà… tenderà a scomparire.” –
 
Robert stava facendo lezione in una delle sue classi come al solito, ma lo faceva diversamente dal solito: mancava di enfasi, continuava a fermarsi mentre parlava o non finiva quello che voleva dire. Gli alunni se ne accorsero praticamente subito e si preoccuparono:
 
- “Il bambino con… con… un peggioramento delle sue capacità… tenderà a” … scusate ho perso il segno, dov’eravamo rimasti? –
 
Arrivati al limite della preoccupazione, uno degli studenti domandò:
 
- Professore, mi scusi, ma si sente bene? E’ da un ora che dice cose a caso senza un filo logico… -
 
Robert guardò la classe distrattamente e non rispose. Un altro alunno lo chiamò preoccupato:
 
- Professore? Ha capito quello che le abbiamo detto? –
 
Robert si svegliò dalla sua trace dopo pochi secondi e rispose una frase senza senso e confusa:
 
- … Eh? Io… io… -
 
Robert guardò la classe confuso. Non riusciva a connettere. Era spaesato.
Mentre si voltò verso la lavagna, fece una cosa che non aveva mai fatto: appoggiò i fogli con gli appunti di Freud sulla cattedra e disse:
 
- Scusate ragazzi… esco per un momento… -
 
Robert uscì dalla classe senza chiudere la porta mentre gli alunni si guardarono preoccupati. Appena uscì, Robert appoggiò una mano sulla fronte e tirò qualche respiro profondo. Stava male, ma non fisicamente: erano ormai ore che continuava a pensare a Lily e al fatto che non si presentasse da almeno due settimane a scuola.
Che cosa le era successo? Perché non veniva più? Ma la vera domanda era: perché pensava a lei?
Robert cercò di riprendersi ma non riusciva a connettere la testa al lavoro. Stava sudando freddo e mentre si stropicciava gli occhi pensò:
 
Dio, non sono mai stato così… ok, adesso calmati: rilassati.
 
Robert si avviò alla macchinetta del caffè confuso e con la mente scombussolata. Appena inserì le monete nella fessura, digitò il pulsante del caffè macchiato e aspettò la sua dose di caffeina. Quando fu pronta, notò che la sua mano stava tremando. Non sapeva se preoccuparsi o far finta di nulla, ma decise di ignorare quel segnale e prese il bicchiere bollente. Ne bevve un sorso e inghiottì il liquido fumante che gli riscaldò la gola. Robert chiuse gli occhi, tentò di rilassarsi ma dietro di lui sentì una voce dire:
 
- Ma come sei ridotto? –
 
Robert si voltò di scatto e quando vide la persona, rimase senza parole: era Lily. Rimase a guardarla per qualche secondo confuso. Quando era arrivata? Da quanto tempo era lì?
Fece un passo in avanti verso di lei e disse:
 
- … Lily? Che-che ci fai qui? Dove sei stata? Sono settimane che –
 
- Lo sai che mi dà fastidio. –
 
Robert si fermò, guardò Lily e confuso domandò:
 
- … Cosa? –
 
Lily lo guardò scazzata e disse:
 
- Lo sai che mi dà fastidio quando la gente si preoccupa. Si creano delle paranoie per nulla. Guardati: sei pallido. Perché ti preoccupi? –
 
Robert guardò Lily con gli occhi sgranati poi, arrabbiato, rispose:
 
- … Mi sembra normale: sono due settimane che non ti vedo! Credevo che tu… -
 
Robert si fermò di colpo. Lily lo guardò con aria confusa e lo incitò a continuare:
 
- Credevi che io cosa? –
 
Robert rimase in silenzio, poi cambiò totalmente argomento:
 
- … Perché non sei venuta a scuola ultimamente? –
 
Lily non rispose. Si limitò a fissarlo. Poi si voltò, si diresse verso la rampa di scale e fece per andarsene. Robert, scocciato dal quell’atteggiamento, poggiò il bicchiere al tavolo accanto, la seguì e le gridò:
 
- LILY! RISPONDIRMI! DOVE STAI ANDANDO? –
 
Lily scese alcuni gradini, si fermò, si voltò verso di lui e rispose malamente:
 
- Ovunque… tranne che qui! –
 
Lily riprese la sua discesa, ma Robert, con tono arrabbiato, le gridò:
 
- LILY! TORNA SUBITO QUI! -
 
Quando l’eco della sua voce si disperse nella rampa di scale, sentì un’altra voce chiamarlo alle spalle:
 
- Professore? Cosa sta…? –
 
Robert si voltò: era una studentessa della classe dove stava facendo lezione prima. La guardò confuso, poi guardò nuovamente le scale: Lily era sparita. Per un attimo Robert pensò di averla immaginata e molto probabilmente era così.
Con un mal di testa micidiale che gli martellava le tempie, se le tamponò e pensò:
 
Cazzo! … adesso calmati, sii normale…
 
Robert si voltò verso la ragazza, le sorrise e disse:
 
- Adesso si: avevo un calo di zuccheri. –
 
- Sicuro di stare meglio? Vuole che chiami il bidello? –
 
- No no, grazie. Non ce né bisogno. Torna pure in classe. Vi raggiungo subito. –
 
La ragazza gli sorrise e tornò in classe tranquilla. Robert guardò il liquido amaro nel bicchiere a lungo. Notò che si era raffreddato e così, schifato e stufo della caffeina, lo buttò via nel cestino. Prima di tornare in classe, prese il cellulare e digitò un numero, lo mise all’orecchio e aspettò che la chiamata iniziasse. Dopo pochi secondi, si sentì una voce al di là del display:
 
- Pronto? Robert? –
 
- Ciao Amore. Scusa se ti disturbo, sei a casa? –
 
- Si sono a casa, perché? –
 
- Potresti tenermi la cena da parte? Anche oggi farò tardi. –
 
***
 

Sera:

 
Dopo essere stata in giro per la città per tutto il pomeriggio, Lily tornò verso casa. Attraversò la piazza ormai semi deserta e notò che la gente era poca: tutti stavano tornando a casa per cenare dopo una lunga giornata di lavoro. Le serrande dei negozi erano completamente abbassate e le luci dei lampioni, man mano che faceva sempre più buio, diventavano più luminose.
Lily imboccò il viale principale, arrivò davanti ad un edificio con immenso portone in legno, suonò il campanello e una voce dal citofono domandò:
 
- … Chi è? –
 
 - Sono io mamma. -
 
Si sentì scattare la serratura, Lily aprì la porta ed entrò in casa. Fece le tre rampe di scale, si tolse le scarpe, entrò e disse:
 
- Ciao mamma! Sto morendo di fame. Che c’è per cena? –
 
Lily buttò la borsa sul divano accanto alla finestra, appese la giacca sull’attaccapanni in legno e si diresse in cucina ad aiutare la madre. Mentre mescolava qualcosa nella pentola fumante, Lily si diresse verso il frigo, lo aprì e domandò:
 
- Minestra di legumi? –
 
- Si. Ne ho trovati alcuni in sconto al mercato e ho pensato che potesse venirne fuori qualcosa di buono. –
 
Lily rovistò in frigo, prese una bottiglia di birra per la madre, lo chiuse, si avvicinò ai fornelli e guardò l’interno della pentola: la minestra aveva un colore marroncino scuro con tanti pezzettini galleggianti arancioni, verdi, neri e beige. Lily inspirò il delizioso profumo e disse:
 
- *sniiiff*… si; decisamente un ottimo acquisto! –
 
La madre sorrise felice. Mentre aspettava che la minestra fosse pronta, Lily preparò il tavolo che si trovava nella sala da pranzo adiacente alla cucina.
La casa era un piccolo appartamento stile retrò a due piani: il primo con il bagno, il soggiorno, la sala da pranzo, la cucina e il balcone; mentre il secondo era collegato da una piccola rampa di scale bianche con due stanze da letto, un secondo bagno, uno sgabuzzino e una porta che conduceva alle scale anti-incendio esterne all’edificio a cinque piani.
Le piastrelle di entrambi i piani erano in legno scuro mentre le pareti in legno grigio chiaro.
Le travi che sostenevano il soffitto erano nere come la pece, ma il contrasto di questi colori era bellissimo. Quella casa affascinava Lily. Semplicemente, adorava quella casa.
Da quando il padre è morto, a causa di una malattia rara, Lily e la madre si arrangiavano come potevano: vanno d’accordo, anche se qualche volta bisticciano. Lily non le ha mai raccontato del suo progetto perché non voleva che si preoccupasse… odiava questo tipo di cose.
Dopo aver finito di preparare il tavolo, la madre arrivò con due piatti fumanti di minestra, li appoggiò sulle tovagliette, si sedettero e la madre disse:
 
- Beh, buon appetito! –
 
- Buon appetito! –
 
Le due ragazze iniziarono a mangiare con gusto, chiacchierando di come fosse andata la giornata: la madre, che lavora come cassiera al supermercato, raccontò le esperienze pazzesche vissute oggi. Ne trovava sempre una e riesce a far sorridere Lily.
La storia di oggi non era da meno:
 
- Allora; devi immaginarti questo tizio, alto più o meno un metro e un tappo, che arriva alla cassa incazzato nero, lamentandosi con me perché il commesso al bancone del pesce non gli ha fatto lo sconto. Ti giuro che è stata una scena a dir poco pazzesca! Tentavo di trattenermi ma più lui si arrabbiava, più io ridevo per la scena! È stato troppo divertente! –
 
Lily rise e mandò giù il boccone di minestra. Mentre finiva la sua storia, la madre venne interrotta dal campanello alla porta. Entrambe si voltarono verso l’entrata e guardarono la porta in metallo grigio lucido: chi poteva essere a quest’ora?
La madre si alzò, mentre Lily prese un'altra cucchiaiata di minestra, ci soffiò leggermente sopra e portò alla bocca il boccone. Lily sentì la madre rispondere al citofono con la frase: “Sì? Chi è?”; poi il silenzio assoluto. Lily si voltò verso la porta, vide la madre e domandò:
 
- Chi era? –
 
La madre guardò Lily con aria felice e le disse:
 
- … E’ per te. –
 
Lily guardò la madre, poi la porta. Chi diavolo poteva essere? Non aspettava nessuno.
Si alzò dalla sedia, si avviò all’entrata e nel mentre la madre domandò:
 
- Ma chi è che ti cerca di sera? Fai conquiste e non me lo dici? –
 
Lily si fermò, si voltò e domandò confusa:
 
- Conquiste? Che stai dicendo? –
 
La madre, sorridente, le diede una leggera gomitata:
 
- Perché la persona che mi ha risposto era un uomo; ha detto di essere un tuo amico e che frequentate la stessa scuola. Mi nascondi qualcosa? –
 
Lily rimase perplessa sentendo dire questo dalla madre: un amico? Della sua scuola? Si era persa qualcosa durante questi quattro anni? Lily non aveva fatto mai amicizia con un ragazzo, figuriamoci a scuola!
In ogni modo era curiosa, così si avviò alla porta, l’aprì e scese le rampe di scale fino ad arrivare al portone principale del piano terra. Era confusa ma voleva vedere chi fosse (magari era pure uno scherzo, chi lo sa). Appoggiò la mano sulla maniglia, la strinse e aprì il portone spingendo. Appena vide la persona che la stava cercando, non immaginava che si sarebbe fatta viva proprio qui: era Robert.
Adesso era ancora più confusa: che diavolo era venuto a fare? Non era mai venuto a casa sua (ma soprattutto, come sapeva dove abitava?).
Lei lo guardò e disse:
 
- … Robert? C-che diavolo ci fai qui? –
 
- Sono passato per aggiornarti sugli argomenti fatti in classe… e anche per venirti a trovare. Non ti fai vedere ultimamente… -
 
Lily uscì con lui, appoggiò il portone e disse:
 
- Perché sei qui? –
 
- Te l’ho detto: ultimamente non ti fai vedere e quindi… -
 
- Smettila di dire cazzate! Sei qui perché sei preoccupato, vero? –
 
Robert non disse nulla. Era palesemente ovvio che era così. Robert si guardò attorno e disse:
 
- … Si sono preoccupato, e allora? Mi sembra normale: sono due settimane che non ti presenti a scuola e stai accumulando assenze! –
 
- Ma che carino a venirmelo a comunicare… come se fregasse a qualcuno! –
 
Robert si portò una mano sulla faccia, si stropicciò gli occhi e rispose:
 
- Lily, tu non capisci: smettere di andare a scuola e perdere le lezioni è esattamente il modo sbagliato per affrontare quelle persone! Fai il loro gioco, lo capisci? –
 
Lily fece per tornare dentro casa e lasciar perdere la litigata, ma Robert la prese per un polso e disse:
 
- Lily, aspetta! Non lasciare che le cose peggiorino! Almeno tenta di affrontare i tuoi problemi e non ad aggirarli come se niente fosse! –
 
Lily si voltò verso Robert, si liberò dalla presa e disse:
 
- … E’ esattamente così che ho risolto molti dei miei problemi, quindi non credere che non sappia come risolvere anche questi! –
 
Fece per entrare una seconda volta, ma Robert fece una cosa che Lily non lo aveva mai sentito fare: gridare e urlare contro a qualcuno:
 
- LILY! CAZZO, POSSIBILE CHE TU NON VOGLIA CAPIRE? FACENDO COSI’ NON RISOLVI NULLA! –
 
Lily si fermò, si voltò di scatto verso Robert e gli gridò a sua volta:
 
- NEMMENO FACENDO COSI’ TU RISOLVI QUALCOSA, SAI? CHE COSA NE CREDI DI SAPERE SU DI ME? TU NON PROVI QUELLO CHE PROVO IO A SCUOLA! TU NON LITIGHI CON I COLLEGHI OGNI MOMENTO! TU CHE CAZZO NE SAI? –
 
Robert era furioso e alzò la voce ancora di più:
 
- IO SONO PIU’ VECCHIO DI TE, PERMETTERAI CHE POSSA AVERE QUALCHE ESPERIENZA AL RIGUARDO? E COMUNQUE, QUELLO CHE STAI FACENDO E’ UN GESTO DI VIGLIACCHERIA PURA! CREDI CHE STANDO A CASA POTRAI RISOLVERE QUALCOSA? BEH CARA MIA, TI SBAGLI DI GROSSO! –
 
Lily era esasperata e alla fine, lasciando Robert senza parole, disse una frase che non si sarebbe mai aspettato:
 
- SMETTILA DI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE! NON SEI MIO PADRE! MIO PADRE E’ MORTO ANNI FA! -
 
Da quel momento, tra Robert e Lily ci fu un silenzio assoluto. Lui la guardò in viso sbalordito e notò che il viso di lei era rosso e che delle goccioline di sudore scendevano dalla sua fronte.
Lei lo guardò a lungo; nei sui occhi vedeva molto, troppa rabbia. Forse era il caso di ascoltarlo. Fece un respiro profondo, lo guardò e disse:
 
- … Mi dispiace… C-ci penserò Robert. –
 
Lui la guardò con aria preoccupata: sembrava che si fosse pentito di averle urlato addosso.
Robert guardò per terra e con aria colma di tristezza rispose:
 
- … Ok... –
 
I due non si dissero più nulla. Robert le fece un cenno con la mano e le disse:
 
- … Spero di rivederti presto… e scusami per quello che ho detto… -
 
Lui si voltò per andarsene, ma prima che lui potesse andare, Lily gli disse un'altra cosa:
 
- Scusami anche tu per quello che ho detto… tu sei l’unica persona che riesce a capirmi qui… -
 
Robert la guardò e con espressione seria disse:
 
- … Grazie Lily. Mi fa piacere saperlo. –
 
I due si guardarono per qualche secondo, dopodiché, ognuno andò per la propria strada.
Lily tornò su nell’appartamento e quando rientrò, la madre le chiese:
 
- Ho sentito urlare; non avrai mica litigato col tuo “moroso”? –
 
Lily era triste. Non aveva voglia di parlarne con la madre; inoltre, doveva finire la cena, ma le era passata pure la fame. Lily si diresse verso le scale del secondo piano e disse:
 
- … Scusa mamma, ma non mi va proprio di finire la cena… ci vediamo domani mattina… -
 
Lily and al piano superiore e sparì. La madre la guardò preoccupata, poi guardò il piatto di minestra e sospirò profondamente.
Nell’esatto momento, Robert si stava dirigendo alla sua macchina e mentre entrava nel parcheggio pensò:
 
Dio… che diavolo mi è preso? Mi sembrava di fare una discussione con…
 
Robert si fermò di colpo e ricordò una persona a lui cara. Tentò di scacciare quel pensiero, aprì la macchina e pensò:
 
Smettila Robert: Lily non è “lei”!
   
 
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