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Autore: Geo_L_C    15/03/2016    1 recensioni
Steven non riesce più a resistere alla sua vita: il padre alcolizzato causa la separazione dalla moglie, il lavoro non lo soddisfa, vive in una casa di pochi metri quadri e la vita amorosa è un disastro dietro l'altro.
Il suo più caro amico gli suggerisce di scaricare una chat d'incontri dove a Steven capiterà all'occhio il profilo del giovane e affascinante Zayn.
Ci riflette prima di scrivergli ma non appena lo farà la sua vita cambierà completamente scoprendo dei lati del ragazzo che nemmeno lui pensava fossero possibili in un essere vivente.
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, PWP, Threesome
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CAPITOLO 14.





 
Papà non è in casa ed io mi sono vestito in modo elegante. Zayn ha deciso di venirmi a prendere, vuole fare il gentil’uomo. Vogliamo fare una cosa semplice ed economica per entrambi: aperitivo al Baxyngh Club.
Non ci sono mai andato ma dalle recensioni e grazie anche a Elena che è stata al suo secondo anniversario con il suo ragazzo, mi ha detto che è bello e si mangia davvero bene, si trova in centro. Ho sempre visto la vetrina fuori è davvero molto elegante come posto. Ecco di nuovo quel riflesso.
Ora lo riconosco però, sembra che la giacca gessata nera con i pantaloni marroni e la camicia bianca, dia un tono notevolmente diverso alla mia figura.
Oddio sembro dimagrito due taglie dopo tutto quello che abbiamo fatto io e Zayn durante il suo esperimento. Non nascondo che mi sia piaciuto provare nuove e diverse cose, ma gran parte di me si sente davvero sporco nell’essere stato una cavia da laboratorio per vedere com’è la vita di un malato del sesso e di come ti cambia davvero. Confermo di essere stato anche irritato alle volte per tutta questa situazione.
Basta pensarci, ora devo solo prepararmi e stare tranquillo, sarà una serata come le altre e dobbiamo solo chiarire alcuni punti della nostra… conoscenza.
Ha detto anche che mi ha riportato il mio borsone con dentro i vestiti e tutto il resto. Dopo stasera le cose fra me e lui saranno ben diverse, voglio chiudere questa storia una volta per tutte. Non sono più interessato al suo problema, è lui il malato non io.
Ha cercato di trasformarmi in qualcosa che non sono, è vero, l’ho voluto io ma doveva imporsi anche per quanto riguarda la sua dipendenza e del fatto che lui era in terapia. Invece ha assecondato tutti i miei voleri.
Che stupido idiota che sono stato. Pensavo davvero che sarebbe cambiato o che tutte quelle cose l’avrebbero fermato? No… certo che no.
Vibra il cellulare, Zayn è arrivato.
Bene, faccio un respiro profondo e riguardo la mia immagine allo specchio. Sono pronto.
Esco di casa infilandomi il cappotto, la sua BMW è sulla stradina principale pronta a partire. Salgo in macchina e Zayn mi guarda salutandomi con un cenno del capo.
Anche lui è vestito in maniera elegante: giacca grigia, pantalone e camicia neri. Partiamo e per tutto il viaggio nessuno dice una sola parola. Ho lo stomaco in subbuglio, la cosa non mi sorprende, sono agitato per come finirà.
Do una sbirciata ai sedili posteriori e trovo il borsone, qualcosa dentro me si smuove come se mi risollevasse il morale.
-Tranquillo- dice, è la prima parla che gli esce da quando siamo usciti di casa. -C’è tutto, non ti ho rubato niente.
Ammicco un sorriso, poi quella parola: Rubare risuona nella mia testa come un martello pneumatico ricordandomi quello che aveva scoperto Tamara poche settimane fa e che mi ha detto solo l’altro ieri. Lui era un trafficante di droga, forse se la faceva pure, aveva rubato delle macchine. Che diamine, voglio sapere di più, esigo risposte!
E se lo facesse tutt’ora? Forse è per quello che non mi vuole dire di che si occupa. Se lui vendesse le macchine che ha rubato solo l’anno prima?
Ah… quante domande, questa sera avranno sicuramente delle risposte, lo obbligherò.
Arrivati al parcheggio scendiamo dalla macchina, il locale si trova a solo un minuto di distanza da dove abbiamo messo la macchina.
Anche mentre camminiamo resta il silenzio. Perché sta così tanto zitto?
Guarda diritto avanti a se come se io non esistessi. Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione. Niente. Resta a guardare l’ignoto.
Un po’ mi sento in colpa per come l’ho lasciato qualche giorno fa. Dovevamo fare una delle tante esperienze per l’esperimento che io ho rifiutato non andandoci e tanto meno facendomi sentire.
Poco importa, forse è andato lo stesso all’appuntamento e si sarà scopato quello con cui avremmo dovuto fare la cosa a tre.
Di nuovo schiarisco la voce mentre camminiamo con calma verso la musica del locale dove suona un pianoforte insieme ad una batteria. La musica è così leggera che i due strumenti vengono picchettati leggermente come se fossero la cosa più fragile al mondo.
Credo sia venuto il momento di chiedere almeno come si sente o come mai è così silenzioso. Qualcosa dovrà pur dire.
-Allora… come stai?- chiedo, la voce trama.
-Discretamente bene, tu?- risponde.
-Bene.
Tutto qui? Zayn non deve dirmi altro o domandarmi perché sono sparito? Cavolo, si dev’essere arrabbiato tanto per la mia sparizione.
Arriviamo al locale, la luce è soffusa e sul palco c’è un gruppo composto da tre persone dove suonano i loro strumenti. Sono abbastanza giovani per suonare del jazz così bene. L’interno è elegante fatto tutto in mogano e marmo. Il bancone del bar è fatto di legno scuro, in un angolo è imbandito tutto l’aperitivo con tramezzini, sottaceti, pasta, patatine e un paio di torte salate. I tavolini invece sono di vetro e le sedie d’acciaio. I lucernari fatte da piccolissime lampadine dove s’intrecciano fra di loro è la cosa più bella di tutto il luogo. La cameriera ci vuol far accomodare davanti al palco ma Zayn chiede un tavolo che sia il più privato possibile.
Ci spostiamo in un’altra saletta che è più piccola, la musica meno irrompente e i cinque tavolini sono deserti. Noi ci mettiamo nell’ultimo all’angolo e ci accomodiamo prendendo il menù.
Dannazione sono così nervoso che non so con quale atteggiamento pormi: rabbia? Frustrazione? Calma?
-Un bicchiere di pinot meunier- dice subito Zayn rimanendo con lo sguardo sul menù mentre la cameriera segna il tutto sul blocco di carta.
-Lo stesso…- in realtà non volevo un bicchiere di vino ma non mi ha nemmeno dato il tempo di scegliere e io non ho più voglia di aspettare. Il silenzio mi sta opprimendo e l’attesa di qualcosa d’alcolico è snervante, ho bisogno di bere per iniziare il discorso.
Arrivano le nostre ordinazioni con annesso un elegante piatto diviso in tre con dentro diverse pietanze, la ragazza ci lascia anche due piatti e ci invita ad usufruire del banco dov’è pieno di cibo. Entrambi la ringraziamo e ci lascia soli.
-Allora…- dico.
-Allora- ripete Zayn restando fermo sulla sua sedia, il braccio disteso mentre con le dita picchietta il tavolo. Non mi guarda, è la prima volta che lo fa da quando ci conosciamo. La prima volta che non vuole guardarmi.
-Ti chiederai perché sono sparito, vero?- chiedo.
-In questo momento? No caro- risponde brusco lui. Come prego?
-Scusa, non vuoi nemmeno sapere il motivo?
-Sinceramente non me ne frega un cazzo. Sabato sono andato in quell’albergo dove ti ho mandato la posizione. Entro in camera e cosa vedo? Solo Mike…  
Sta parlando con una tranquillità assurda che mi fa salire la pelle d’oca. Non è arrabbiato ma infastidito perché non mi sono fatto vivo all’appuntamento con questo certo Mike. Ora capisco…
-A te non te ne frega niente di me- le parole escono di getto.
-Steven piantala di dire queste scemenze.
-A te interessava solo farti una scopata con me e quell’altro tizio. Oddio come ho fatto ad essere così stupido!
-Piantala, ok?!
-Dimmi solo una cosa, guardandomi negli occhi: ti è mai davvero importato qualcosa di me o volevi solo fare… qualsiasi cosa perché il medico ti ha diagnosticato la malattia del sesso?
Resta fisso a guardare il bicchiere di vino. Solleva lo sguardo Zayn mi dico. Dimmi che tutto quello che sto dicendo sono stronzate della mia testa. Nulla. Rimane a fissare quel maledettissimo bicchiere. Mi si forma un groppo alla gola, non posso credere di aver pensato anche solo per un secondo che lui potesse provare qualcosa per me. Voleva fare sesso e basta.
-Bene…- dico, respingo le lacrime che stanno per uscire. Non me ne voglio andare senza aver ricevuto le risposte che merito, soffoco anche quel groppo e distolgo lo sguardo da lui. -Ti sei scopato Mike?
Rimane zitto, vedo la mascella irrigidirsi. Ho capito tutto da quel suo silenzio, si è fatto anche lo sconosciuto che dovevamo farci insieme. Perfetto.
-Ho fatto una ricerca su di te- dico poi.
Non voglio mettere in mezzo Tamara in questa storia, mi darò tutte le colpe. Lo guardo e per la prima volta mi fissa con fare interrogativo fermando poi anche le dita che picchiettavano il vetro del tavolino.
-Cioè?- chiede.
-Ho saputo del tuo arresto- rispondo. -È per questo che non mi volevi dire ne del tuo passato ne tanto meno di cosa ti occupi?
-No Steven, le cose non stanno così.
-E allora come stanno? Fammi capire.
-È complicato.
-Spaccio di droga e furto d’auto… si, è complicato.
Zayn ha la faccia cruciata dalla rabbia, non me ne frega, voglio arrivare alla fonte del suo disturbo. Incrocio le braccia al petto e lo guardo innervosito. Sto aspettando le sue spiegazioni, non me ne ha date fino ad ora e adesso le esigo.
Schiarisce la voce e si accomoda meglio sulla sedia, la schiena dritta mentre si sistema la giacca, posa i gomiti sul tavolino ed inizia a parlare:
-Avevo conosciuto questo tizio su una chat d’incontri. Sembrava un bravo ragazzo, simpatico e socievole. Però aveva un passato burrascoso con la legge e io avevo abbastanza soldi da poterlo riportare a galla. Un giorno scoprì che spacciava cocaina e che la sua macchina era stata rubata circa due anni prima. Lui mi ha trascinato dentro a questo vortico mostruoso della droga, mi fece conoscere anche i suoi amici spacciatori che da me volevano anche del sesso.
-Quanti erano?- chiedo, la voce ferma.
-Sette più lui.
-Hai fatto sesso con tutti loro?
-Si, e spesso anche tutti insieme.
-Come ne sei uscito?
-Dopo che hanno scoperto il traffico eccessivo di coca e la macchina rubata, ci arrestarono tutti. Io passai circa sei mesi in carcere e ne uscì quasi indenne dalla condanna. Mio padre pagò la mia scarcerazione mentre i sette rimarranno dietro le sbarre per i prossimi dieci anni.
-Ora che lavoro fai?
-Aiuto mio padre con la contabilità della sua azienda, lui aiuta me con le sedute dallo psicologo e dal dottor Harrison.
Non mi sono fermato, la mia sete di sapere è stata più forte di quanto pensassi e il botta e risposta mi ha fatto perdere per sino la cognizione del tempo. Come posso credergli dopo tutto quello che mi ha tenuto nascosto?
Mi aveva detto altro quando c’eravamo conosciuti la prima volta, diceva di vendere per le persone. Immaginavo fosse un’altra bugia. Ora anche il più piccolo spiraglio di fiducia è completamente svanito. Mi sento vuoto dentro. Stavo iniziano a provare qualcosa per un ragazzo disadattato e malato. Una lacrima, accidentalmente, esce bagnando la mia guancia. Cerco di non farmi vedere mentre la tiro via ma Zayn se ne accorge e mi fa notare il suo dispiacere. Io abbasso rapidamente lo sguardo verso il tavolino trasparente, vedo le mie scarpe da ginnastica nere.
-Hai…- mi blocco per mandare giù il groppo in gola che si è formato. -Hai mai provato qualcosa per me?
Lui tace, alzo lo sguardo e Zayn non sa bene dove guardare, sospira e dice la cosa che meno mi sarei aspettato di sentirgli dire:
-Mentirei se dicessi il contrario. Mi hai fatto provare qualcosa di nuovo, certo. Ma io non sono come gli altri Steven. Io non provo nulla per nessuno.
-Non sto parlando del sesso.
-Nemmeno io… trovo difficile da spiegare. Ora ho perso anche il minimo affetto verso le persone. Non provo più nulla.
Oddio, come sembra difficile questo addio. Non ce la faccio. Perché sono stato così stupido da credere alle sue parole, al regalo del suo zippo che mi ha regalato qualche giorno fa. Ho pensato, stupidamente, che fosse un gesto affettivo nei miei confronti. Un modo per farmi vedere il suo… qualunque cosa fosse.
Mi sento così scemo davanti a lui. Posso trattenere le lacrime ma non posso trattenere la frustrazione che provo per Zayn.
Prendo dalla tasca l'accendino e lo poggio sul tavolo facendolo scivolare verso di lui.
-Tienilo per favore- dice.
-Non posso- rispondo.
-Stevan… è l’ultima cosa che voglio ora.
Apre il palmo della mia mano e lo riposa su di essa chiudendola. Lui cerca di mantenere il contatto con quella stessa mano ma io, lentamente, la tolgo e fra le dita sento ancora quel piccolo oggetto metallico.
-Sai bene che questa sarà l’ultima volta che mi vedrai, vero?- avverto.
-Mi sorprende che tu non te ne sia già andato- risponde con arroganza. Mi mordo il labbro inferiore e prendo il calice di vino bevendone un sorso. Poi solleva un sopracciglio -Non è solo colpa mia tutto questo.
-Come scusa?
-Tu hai voluto fare il buon samaritano cercando di comprendere la mia malattia, tu hai voluto fare l’esperimento e sei sempre stato tu che mi ha contattato!
-Si, hai ragione, mi prendo tutte le colpe. Ma quando ti ho contattato io pensavo di trovare una persona normale!- sbotto. Sono così deluso da lui e così arrabbiato con me che non so cosa potrei fare ora. Anzi, una cosa ci sarebbe.
-Voglio che riprendi le sedute con il dottor Harrison- dico mentre ripongo l’accendino in tasca.
-Era già nella lista di cose da fare- risponde.
-Vorrei andare a casa se non ti dispiace.
-Godiamoci l’ultima serata che ci resta, Steven.
-No, Zayn. Voglio andarmene.
-Ti prego.
Prende la mia mano sinistra, istintivamente la ritraggo posandola sulla coscia. Mi guarda e non riesco a decifrare il suo volto. In questo momento non mi va di capire cosa stia provando. Voglio solo finire il mio vino e andarmene a casa.
Incrocio una gamba sopra l’altra, prendo il bicchiere e bevo gli ultimi sorsi che mi restano. Zayn fa lo stesso, il viso chino a guardarsi le punte dei piedi.
-Quindi… finisce così?- chiede.
-Hai voluto tu tutto questo- rispondo. -Non sei stato sincero sin dall’inizio. Perché mandare avanti le tue bugie? Per fottermi ogni tanto quando hai voglia?
-Con te provavo una certa… complicità.
Non rispondo, perché dovrei? Capisco che lui ha seri problemi che deve risolvere. Fondamentalmente non c’è mai stato nulla di serio fra di noi, nessuna relazione, nessun legame spirituale o chissà cos’altro. Niente. Quindi per me può concludersi qui, non sto di certo cercando una persona che ha bisogno di un’altra persona che gli stia dietro giorno e notte. Non è più un bambino, può badare bene a se stesso.
Quello che provo per lui ora è solo… pietà, non provo altro.
Mi alzo dalla sedia infilando il cappotto, metto le mani in tasca e mi avvio all’uscita.
Appena sono fuori vengo investito da un’aria gelida, avevano detto al telegiornale che avrebbe potuto piovere di li a pochi giorni.
Sento una morsa al cuore e o solo voglia di piangere ma cerco di resistere.
Poco dopo dal locale esce Zayn, con una mano sfiora la parte bassa della mia schiena. Ricordo quello stesso gesto alla mostra fotografica di Elena.
Non mi aveva lasciato andare come sta facendo ora. Era rimasto incollato a me mentre mi guidava a vedere le opere, recava quel brivido di piacere così intenso. Ogni volta era un’esperienza diversa con lui, guardarlo negli occhi mi faceva battere il cuore, baciarlo mi ribaltava lo stomaco e fare sesso con Zayn era una sensazione epocale.
Ora tutto quello che vedo e provo è dispiacere e amara tristezza. Questa sarà l’ultima volta che rivedrò quegli occhi di ghiaccio. Stasera sarà l’ultima volta che lui mi toccherà. Il problema più grande di tutti è che mi sento pronto a lasciarlo andare, non voglio più niente da lui, voglio solo che guarisca e mi dimentichi.
Ah… è vero.
Sarà facile dimenticarmi, non ha mai provato nulla per me, me l’ha detto anche con i gesti del suo corpo e con il suo silenzio.
Apre la portiera della macchina e mi fa salire. Subito dopo è lui a montare sulla macchina, si mette la cintura come faccio io ed infine accende il motore.
Percorriamo il tragitto verso casa come all’inizio, solo ed esclusivamente in silenzio. Sento il rombo della sua macchina sfrecciare verso la foschia autunnale mentre le luci dei lampioni riflettono sulla carrozzeria dell’auto.
Ci vuole poco per arrivare a casa mia. Volevo che questo viaggio fosse stato più lungo e invece…
L’ultimo viaggio per un ultimo saluto.
Slaccio la cintura e lui spegne il motore. Restiamo in macchina per qualche minuto, nessuno dice nulla e, ne io ne lui, ha il coraggio di guardarsi in faccia.
Sto per scendere quando Zayn mi blocca prendendomi dal braccio.
-Non dimenticarti il borsone- dice.
Già… stupidissimo borsone. Me ne ero completamente dimenticato. Lo prendo e lo poggio sulle gambe. Ora i miei occhi lo stanno guardando. Ispezionano il suo viso triste, la sua mano destra che si accarezza i capelli castani e l’altra mano poggiata sul volante, la manica della giacca scopre leggermente il polso. Mi accorgo ora che ha un bellissimo orologio, di quelli vecchi con il cinturino in pelle vera.
Ammicco un sorriso, voglio godermi quest’ultimo momento prima di salutarlo per sempre, osservandolo.
Faccio un sospiro triste, è meglio per entrambi se me ne vado.
-Addio, Zayn.
-Non dirmi addio. Ci rincontreremo un giorno.
Quelle parole mi colpiscono direttamente al cuore che lo distrugge in mille pezzi. Scoppio a piangere e gli tiro un pugno sul braccio. Dannatissimo bastardo che non sei altro perché, perché l’hai fatto!?
Singhiozzo, lui scende dall’auto, sbatte la portiera e arriva verso di me spalancando la mia parte. Butta a terra il borsone e mi fa scendere di peso trascinandomi fuori dalla macchina.
Resto allibito da quanta forza ha e con la coda dell’occhio noto il suo volto completamente rigato dalle lacrime.
Sbatte la portiera alle mie spalle e lo sento singhiozzare. Per la prima volta lo sento piangere. Poi mi stringendomi forte da dietro.
-Zayn…- dico con un filo di voce. Devo lasciarlo, mi ha fatto del male. Non lo voglio più vedere. Il mio corpo resta rigido con le braccia lungo i fianchi.
-Ti prego…- risponde fra le lacrime.
-Zayn lasciami andare.
-No.
-Lasciami.
-No!- questa volta sta urlando. Ora perché si comporta così? Ha capito dove ha sbagliato? Vuole per caso ammorbidirmi con questo atto immaturo? -Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Non andartene.
Mi divincolo dalla sua morsa ma stringe ancora più forte, perché continua a farmi del male!?
Do uno strattone brusco e lui continua a stringermi. Urlo di lasciarmi e lui va avanti a risposte negativamente. Con un colpo deciso mi libero e gli tiro un pugno in piena faccia. Zayn rivolge una grave occhiataccia verso di me, il labbro inferiore tagliato dove perde gocce di sangue.
Si asciuga rapidamente la ferita e viene verso di me, mi da uno spintone, io resisto. Me ne da un altro e anche a questo resisto. Mi incita di colpirlo ancora e, senza pensarci due volte, lo colpisco ancora.
Lui cade schiena a terra, ci mette poco rialzarsi. Gli occhi sono fissi su di me ed infine si poggia sulla sua macchina asciugandosi la bocca.
Finalmente lo vedo disordinato, ora è umano anche lui.
-Ti senti meglio?- chiede ammiccando un sorriso.
-S… si- e cavolo se mi sento bene ora. Erano giorni che volevo farlo.
Quel sorriso che aveva va scemando e sputa il sangue che aveva in bocca. Viene verso di me ed io faccio due passi indietro ma lui non si ferma e mi abbraccia.
Questa volta si merita il mio ricambio e, non appena sto per avvolgere le mie mani sulla sua schiena, lui si è già distaccato.
All’indietro e a piccoli passi si avvia alla macchina. Anche lui, come me, vuole godersi l’ultimo sguardo prima del saluto.
È già dalla parte del guidatore quando mi fa un cenno con la mano, sale sulla vettura, accende il motore, ingrana la marcia e sparisce nella foschia autunnale imboccando la strada.
Scoppio a piangere come un bambino e mi sento maledettamente male.
Estraggo dalla tasca l’accendino, ancora una volta lo osservo. Con le dita sfioro le iniziali del suo nome.
Vado verso il piccolo cortile fatto da due alberi e tre cespugli con quattro diverse piante di rose che fanno da cornice alla casa. Ricordo che mia nonna è stata qui recentemente a piantarle, quindi la terra si sbriciola ancora fra le mani.
Prendo l’accendino e lo scorro fra le dita di entrambi le mani. Una lacrima scende colpendo il metallo luccicante dello zippo bagnandolo. Quella goccia scivola lenta. Con forza lo lancio scaraventandolo contro un muro di una di una casa ancora vuota davanti a me. Voglio dire basta a tutto.  
In lontananza sento un tuono, alzo gli occhi al cielo. Inizia lentamente a piovere.






S P A Z I O-A U T O R E ~

Carissimi Lettori, 
Siamo giunti al termine della mia FF su Zayn Malik. Spero vi sia piaciuta e spero anche che non stiate piangendo per la fine. No dai, non è troppo tragico come finale!! :) Ci leggiamo alla prossima :D
   
 
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