Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: DARKOS    17/03/2016    1 recensioni
Roxas era ormai al terzo anno della Twilight Town University, l’accademia di prestigio della regione. Ormai un “veterano”, era anche la celebrità del campus: la storia di come avesse trionfato sul Consiglio Studentesco e sull’utopia di Xemnas neanche due anni addietro era ormai leggenda e tramandata a tutte le matricole. E come ogni leggenda, anche paurosamente gonfiata: lo stesso Roxas aveva addirittura sentito una versione secondo la quale lui aveva affrontato da solo tutti i tirapiedi di Xemnas in dieci diverse prove di abilità, per poi battere il capo stesso con eleganti mosse di judo. Non poté trattenersi dal ridere, primo perché lui non conosceva nemmeno il judo, secondo perché di sicuro non aveva fatto tutto da solo: era solo grazie ai suoi amici che se l’erano cavata.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Undicesimo Capitolo

Per i successivi cinque giorni Roxas non uscì dalla sua stanza, chiuso in un cupo mutismo. Nessuno venne a disturbarlo, se perché pensassero si stesse concentrando per la gara o perché Riku aveva vuotato il sacco, a lui non importava. Era sordo a ogni influenza esterna, e non faceva altro che meditare sul passato.
La mattina del sesto giorno lui e tutta la sua squadra vennero convocati d’urgenza. Per ora Ephemera rispettava i patti. Tutti erano allegri e lo accolsero normalmente, quindi non dovevano aver saputo nulla. Oppure sapevano e fingevano? Non aveva più molta importanza. Ma il biondino non ce l’aveva con loro, non troppo. Era come quando Luxord lo aveva tradito: avevano solo commesso un errore. Con Xion… non sapeva bene. Poi avrebbero chiarito in un secondo tempo.

L’annunciatore delle prove li accolse nella sala dove mesi addietro li aveva messi al corrente del regolamento, funereo in volto.
“Prego, sedetevi. Ci sono varie notizie che devo comunicarvi. Innanzitutto, i Foretellers sono stati squalificati in blocco dalla competizione.”
“Che cosa?”
“A quanto pare, erano false identità. C’è un grosso scandalo in corso, un sacco di pezzi grossi sono indagati. Davvero una pagina nera nella storia dei Campionati. Ovviamente la loro vittoria viene annullata e il titolo risulta vacante.”
Roxas immaginava che l’annunciatore fosse stato graziato dai traditori con la promessa che continuasse a fare la pedina.
“Oltre alla gioia di aver vinto, anche la soddisfazione! Può anche darci il premio immediatamente, non ci formalizziamo.”
“Un attimo, signorina Larxene. Ho detto che ho alcune notizie. Non ho finito.
“Riguardo la prova della signorina Naminé, si è arrivati alla conclusione che sebbene le regole specificassero di usare qualsiasi cosa per la prova libera, usare gli scarti è un banale raggiro, che l’ha posta in vantaggio rispetto agli altri. Pertanto è squalificata e il titolo risulta vacante.”
“Sta scherzando!” Larxene era fuori di sé. “Voi le avete consegnato il premio, e ora la buttate fuori per questo motivo? Io direi che va lodata per la sua idea, se gli altri sono stati troppo fessi per arrivarci!”
“Signorina Larxene sarà meglio che si calmi, o il suo atteggiamento potrebbe nuocere molto alla sua squadra. Si risieda.”
La bionda non si sedette e uscì dalla stanza a grandi passi. Naminé stava immobile sulla sua sedia e tremava, imbarazzatissima e sull’orlo delle lacrime. Roxas ebbe pietà, ma sapeva che era necessario.
“Proseguendo… la stessa signorina Larxene ha un problema. Nel suo fascicolo non era presente il dettaglio riguardante suo nonno, quindi la domanda a lei posta durante l’esame non è valevole. Pertanto viene squalificata e il suo titolo risulta vacante.”
Fu Xion a parlare stavolta: “Ma nel fascicolo che ci avete dato non potevamo scrivere tutto il nostro albero genealogico, né ci sarebbe venuto in mente di farlo! Lei odiava quella parte della sua famiglia, non voleva imbrogliare!”
Ma un’occhiata dell’uomo bastò per far tacere anche quest’obiezione. “Infine, il signor Riku. Viene anch’egli squalificato per aver effettivamente copiato durante la prova, e il titolo risulta vacante. Sebbene lui abbia sostenuto di non averlo fatto-“
“Voi avete trovato il modo di dimostrare il contrario, vero?” Axel era calmo, ma Roxas sapeva che la sua furia non era inferiore a quella di Larxene. Se c’era una cosa che odiava, era essere vittima di un’ingiustizia senza poter fare nulla. “Quindi ci avete tolto tre titoli, e visto che non mi pare la squadra del Departure sia qui quello di Vexen non è vacante, ci avete tolto anche la vittoria. E immagino che protestare sia inutile, non è così?”
“Precisamente, signor Axel.”
Il rosso lo guardò freddamente, tanto che l’annunciatore iniziò a dare segni di nervosismo, temendo che l’avrebbe assalito. Invece si alzò -provocando uno scatto nell’uomo- e uscì senza dire nulla.
“Bene… quindi rimangono solo i titoli dei signori Lexaeus e Vexen, di conseguenza le due squadre sono in parità. Come di consueto in questi rari casi, l’ultima prova deciderà tutto. Potete andare.”
Demyx si buttò sul letto in un moto di stizza. “Non ci posso credere! Ma cosa gli salta in mente? Toglierci premi ottenuti regolarmente, per giunta mesi fa! Ma possono farlo?”
La domanda era chiaramente per Zexion, che rispose: “Credo che ormai le regole e i precedenti contino poco, vista la situazione straordinaria. È ovvio tutto sia stato orchestrato a nostro sfavore… perfino il comunicarci tutto ciò solo prima dell’ultima sfida.”
“Vero… Roxas, devi vincere. Sei la nostra ultima speranza!”
Questo era esattamente ciò che voleva. Ephemera era stato chiaro: se Roxas non avesse rivelato nulla dei suoi intrighi, lui avrebbe fatto in modo di mettere in scena la situazione ideale, dove uno di loro avrebbe potuto vincere tutto in un duello ad armi pari. Proprio come aveva fatto con Xemnas tempo fa.
Ma non lo faceva per vendetta verso i suoi compagni, lui non era misantropo come Ephemera. L’avrebbe battuto al suo stesso gioco, insegnandogli l’umiltà, e avrebbe approfittato del momento per perdonare tutto. Se c’era una cosa che aveva imparato era che tutti i problemi potevano essere risolti quando c’era una grossa celebrazione in corso.

Arrivò infine l’ultimo giorno. Prova di Retorica.
Roxas percorse per la prima volta il corridoio che portava all’arena, invece di prendere le scale per la balconata. Intravide presto una luce alla fine del sottopassaggio e uscì all’aperto, osservando il campo di battaglia per questa competizione.
Un semplice palco con due supporti di legno di quelli che si vedono nei dibattiti politici in tv. Nulla di speciale rispetto alle pompose attrezzature delle volte passate, ma al ragazzo non importava. Fece un giro delle balconate: la sua, gremita di tutti i suoi amici, quella dei Foretellers, vuota, e quella del Departure, deserta anch’essa non fosse stato per Vexen, che gli fece un sarcastico gesto di saluto.
E poi, già presente sul palco, il suo unico avversario: Ephemera.
Roxas prese posto sul suo podio e osservò l’annunciatore avvicinarsi. I giudici erano quanto di più vario esistesse: Ansem era di malumore per le squalifiche dei suoi pupilli, Eraqus era alquanto spaesato e confuso, e Xehanort non faceva altro che sorridere maliziosamente. Pareva una dote di famiglia.
“Dunque, benvenuti all’ultima competizione. Normalmente, i sette partecipanti avrebbero dovuto preparare ed esporre dei discorsi completi e aspettare il verdetto, ma essendo solo voi due abbiamo pensato a un qualcosa di più stimolante. Gareggerete uno contro l’altro in un dibattito su un argomento casuale: uno di voi sarà il difensore e l’altro l’accusa. Domande?”
“Nessuna.” Rispose il pallido giovane. Roxas non aveva dubbi che nulla di quell’argomento sarebbe stato casuale, ma annuì.
“Bene. L’argomento sono i Campionati stessi e lo scandalo che si è verificato. Uno di voi li difenderà e l’altro muoverà per abolirli. Preferenze sulle parti?”
Roxas si stupì dell’improvvisa scelta. A che gioco stavano giocando?
“Beh, non posso parlare per il mio rivale,” seguitò a dire Ephemera “Ma non mi crea alcun problema recitare la parte del difensore della competizione.”
Ephemera voleva difendere? Sempre più strano. O forse tutto ciò era mirato solo a confonderlo e fargli perdere la concentrazione. Immaginando lo scambio di battute e ipotesi che si stava verificando nella sala della sua squadra, Roxas scacciò via ogni pensiero estraneo alla competizione e si immedesimò nella parte dell’accusa.
“Per me va bene così.”
“Perfetto. Procederete finché uno di voi due non riuscirà più a controbattere in modo efficace.”

Il biondo sapeva che toccava a lui cominciare, essendo l’accusa. Forse Ephemera pensava di metterlo in difficoltà facendo fare a lui la parte del “cattivo”, ma evidentemente si era dimenticato con chi aveva a che fare. Roxas era un Nobody, e una volta era il nemico numero uno dell’intero campus. Sapeva cosa si provava.
“Eh-ehm… allora. I Campionati sono un’istituzione secolare, vanto dell’intero Paese e dimostrazione dell’intelligenza e del pensiero umani. Dico bene?”
“Assolutamente. Una meraviglia che ci mostra il progresso delle nostri giovani menti e allo stesso tempo ci ricorda le grandi conquiste del passato.” Ephemera si adattò subito al registro deciso dal suo avversario, accomodante.
“Eppure io non sono d’accordo. Sono un partecipante, e ho visto cosa fanno questi eventi ai giovani ragazzi e ragazze: li destabilizzano. Ansia da prestazione, invidia di chi non è stato accolto che può sfociare nel bullismo attivo e delusione di genitori maniaci del controllo sono solo alcune delle conseguenze nocive dei Campionati. Per non parlare poi delle gare stesse: più che una prova sembra uno show per i paganti, una fiera per mettere in mostra ragazzi giudicati ‘diversi’, come fossero animali da circo!”
Il suo compito era difficile anche perché doveva insultare il pubblico e i suoi stessi compagni: fortunatamente chi andava a vedere i Campionati non era proprio un bigotto, e ricevette una discreta dose di applausi. I più forti venivano dalla balconata della sua squadra. Ecco un vantaggio che Ephemera non avrebbe avuto.
“Quello che dici potrà anche essere vero, ma stai puntando il dito nella direzione sbagliata. I Campionati esistono per celebrare le massime espressioni degli ambiti più complessi concepibili dallo scibile umano: non hanno colpa di come ragiona l’uomo odierno e dei suoi vizi. Abolire ciò che è alla radice buono ma malamente sfruttato è assai oscurantista, dovremmo invece migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda.”
“I Campionati nascono per celebrare il pensiero dell’uomo, e ora dovrebbero cercare di modificarlo perché non gli va più bene? Questo mi sembra ancora più grave, rifiutarsi di riconoscere un cambiamento solo per tenere un residuato della gloria passata. E parlando di progresso, ormai la definizione di intelligenza è assai varia e disomogenea. È assurdo e ingiusto ritenere che una manciata di individui sia superiore agli altri solo per la loro abilità in un singolo ambito.”
“L’hai detto tu, Roxas. Bisogna adeguarsi al progresso, ed è per questo che ora abbiamo sfide di informatica e non di greco classico. L’istituzione e chi ne è a capo fanno del loro meglio per stare al passo coi tempi, assai più delle scuole pubbliche. Si adattano al progresso, alla sua parte positiva però. Le mal interpretazioni umane, i difetti vecchi e nuovi vanno ostacolati o ignorati, concetto che esiste da sempre sotto la definizione di selezione naturale.”
Il ragazzo se la cavava bene. Roxas vagliò in fretta le sue opzioni: attaccare ancora le materie col pretesto che non erano idonee non gli pareva il caso, specie visto che tre dei suoi membri erano stati squalificati per dei presunti raggiri. Decise di fare come Ephemera, e concentrarsi sui vizi dell’uomo. Forse grazie alla sue arringhe il suo rivale gli aveva dato lo spunto per concludere.
“Ephemera, mi parli di difetti umani, di come arrestino il progresso. Molto bene, allora. Concordo, e dirò di più: io marchio gli stessi Campionati come difetti umani nocivi!”
Pausa ad effetto per aumentare la tensione. Aveva sempre voluto farlo. Il cielo portava per la prima volta da molto tempo nere nubi cariche di pioggia, però: era meglio sbrigarsi.
“Sì, un difetto: la prova che ormai la mano umana ha corrotto questa un tempo nobile competizione oltre ogni possibilità di ripresa. Basti pensare a questa nostra sfida! Come mai siamo qui ad affrontarci? Perché ci sono stati episodi di corruzione, e infrazioni delle regole! Ragazzi che copiavano, Università raggruppate assieme, partecipanti irregolari e persino automi, ora giustamente scacciati! Era questo che i fondatori volevano? Una sanguinosa battaglia dove tutto è lecito per portare a casa la vittoria? Questo non è amore per la conoscenza, è egoismo e voglia di danneggiare il prossimo! Un istinto quasi animale sbagliato sotto ogni punto di vista!
“Non nego che anche nella mia squadra ci sono stati problemi. Mi fido dei miei compagni e so che si tratta di errori giudiziari e vuote accuse; ma se anche fosse, non li biasimo. Confesso che io non volevo partecipare, mi sembrava troppo. Ma la pressione e le aspettative hanno avuto la meglio, così come su tanti altri assai migliori di me.”
Roxas chinò lievemente il capo. Era finita, lo sapeva. Ephemera non poteva negare tutto ciò che aveva detto, soprattutto non con lo stesso medesimo trasporto ed emotività che non aveva di default. Mentre terminavano gli applausi, il ragazzo alzò lo sguardo aspettandosi la resa dell’avversario…

…ma non andò così.
“Davvero un’ottima arringa Roxas, te lo concedo. Difficilmente avrei saputo fare di meglio al tuo posto. Anzi, direi che sicuramente non avrei potuto fare di meglio, visto che a quanto pare possiedi informazioni che io non avrei avuto. Difatti credo sia la prima volta che viene usata la parola ‘automi’ parlando dei Foretellers. Non era un fatto reso noto al pubblico, mi pare.”
Silenzio di tomba. Roxas spalancò gli occhi. Non lo sapevano? Aveva dato per scontato che la notizia più grossa fosse stata rivelata. Tentò di rammentare se uno dei suoi amici l’avesse mai detto… ma ricordò invece che non li aveva mai frequentati in quei giorni.
“La notizia è ovviamente vera e non una tua invenzione o lapsus. Sì, i Foretellers erano automi, costruiti nella mia stessa ditta da mio padre e mio nonno per aiutarmi a vincere. Naturalmente sono rimasto disgustato da ciò, ed è tutt’ora in corso una causa legale da parte mia contro di loro e i loro complici. Ma basta parlare di me, torniamo a te. Dunque, tu come lo sai? Purtroppo so anche questo.”
Ora fu Ephemera a fare una pausa, ma non c’era nulla di teatrale. Si torceva le mani con espressione attrita, come se avesse appena scoperto che il suo migliore amico faceva uso di droghe.
“Mi affligge davvero doverlo dire, ma ti ho sorvegliato. Anche tu eri invischiato in questa operazione, ti era stato ripromesso che sarebbero stati rimossi tutti gli ostacoli per permetterti uno scontro finale contro di me. Poi la collaborazione sarebbe terminata, poiché eri sicuro di potermi battere. E se penso a perché hai fatto tutto ciò! Santo cielo, che dolore!”
Roxas voleva gridare che era tutta una farsa, che non era vero nulla. Ma sapeva che non gli avrebbero creduto. Non quando Ephemera gli stava propinando un dramma di prim’ordine.
“Hai organizzato tutti questi sotterfugi perché eri invidioso dei tuoi amici. Pensavi che non ti fossero più debitori per i tuoi successi passati, e volevi riconquistarli alla grande, non importava come! Hai fatto abbandonare la città ai miei compagni, e hai persino mentito per far togliere i premi ai tuoi amici pur di rendere questo il duello decisivo. Ho ragione o no? Sto forse accusando un uomo innocente? Dimmelo!”
Roxas non riusciva a formulare un singolo pensiero coerente. Sapeva che tutti aspettavano la sua smentita e in balconata qualcuno la desiderava con tutto il cuore, ma non poteva. Era finita. Ephemera aveva mischiato il dramma reale a quello fittizio, creando una rete indistricabile.
Dopo alcuni secondi, Ephemera riprese il microfono.
“Tu dici di non voler partecipare alla competizione e poi ti riduci a fare questo… non riesco proprio a vedere come potremmo prendere in considerazione le tue parole, nemmeno con tutta la buona volontà del mondo. Credo sia tutto ciò che c’era da dire in merito.”

La gara era finita. Nessun applauso. Nessun annuncio. Solo la pioggia, un grigio sipario che preannunciava la fine di tutto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: DARKOS