Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Recchan8    17/03/2016    1 recensioni
[SEGUITO DI "Deep Memories", CROSSOVER E VICENDA PREQUEL DI "Dangerous Heritage", SPOILER DI "Deep Memories" IN DESCRIZIONE]
Fine agosto 2014.
Giappone, Morioh: una ragazza dai capelli color miele e gli occhi ambrati si presenta presso i coniugi Higashikata pretendendo di venir ospitata per un periodo di tempo indeterminato.
Italia, Napoli: un ragazzo moro dagli occhi di smeraldo è ricercato dall'organizzazione mafiosa di cui faceva parte con l'accusa di tradimento.
Cosa lega questi due personaggi così lontani ma allo stesso tempo così vicini? Un passato nascosto nelle memorie più profonde dovrà essere destato.
Il destino, a volte, sa essere davvero comico.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josuke Higashikata, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
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Giorno gettò per terra il proprio cellulare e si trattenne dal tirargli un pestone. Come avevano fatto le circostanze a precipitare così rapidamente e così rovinosamente? Come aveva potuto permettere che accadesse tutto ciò? La voce sconvolta di Lorenzo riecheggiava ancora nelle sue orecchie; le urla strazianti di Nicola in sottofondo gli ricordarono le grida di Mista disperato per la morte di Narancia. In un modo o in un altro la storia tendeva sempre a ripetersi. Nietzsche non aveva tutti i torti.
Mercuzio, dopo aver provocato quel tremendo incidente, era sparito; si era trasformato in fumo e aveva lasciato che la brezza notturna lo disperdesse nell'aria. Dove si fosse cacciato era un mistero. Il suo cellulare non dava segni di vita; sicuramente l'aveva rotto per non farsi rintracciare.
Giorno si sedette sulla poltrona del proprio studio e appoggiò i gomiti sui braccioli, facendo dei respiri profondi per tentare di calmarsi.
Mercuzio, tornando in azione, aveva disubbidito agli ordini impartitogli: insubordinazione. Aveva riportato parole non vere per convincere Lorenzo a farlo partecipare alla missione: manipolazione. Aveva ucciso un proprio compagno e se l'era data a gambe: omicidio e fuga non autorizzata.
Per il Boss fu difficile, ma non c'erano altre alternative: da quel momento in avanti Mercuzio Zeppeli sarebbe stato da considerare un traditore di Passione a tutti gli effetti. Le accuse che gravavano sulle sue spalle erano pesanti; chiudere un occhio su di esse era impossibile.
Nonostante fossero le undici e mezza di sera, l'unica persona in grado di fare qualcosa bussò alla porta dello studio, come magicamente evocata dai pensieri del Boss. Entrò nella stanza, il viso serioso e gli occhi attenti. Indossava una maglietta azzurro pastello, una giacca nera aperta e una cravatta rosa a righe verdi legata frettolosamente attorno al collo. I capelli biondi fonati erano rasati ai lati della testa e sulla nuca, e un ciuffo, decisamente più lungo dei capelli acconciati, gli ricadeva sul volto in cui spiccavano due occhi color grano. La sua presenza era costantemente accompagnata da un fresco aroma di menta.
-”Ho saputo”- si limitò a dire questo.
Giorno si abbandonò sullo schienale della poltrona. Quella era davvero l'unica soluzione rimasta? Possibile che non ci fossero alternative? Guardò l'uomo ventinovenne in piedi di fronte alla scrivania e questo, come se avesse letto nel pensiero di Giorno, scosse lievemente la testa. Il Boss, in tutta risposta, si lasciò sfuggire un sorrisetto sarcastico.
-”Proprio tu lo dici?”- lo punzecchiò.
-”Non mi hai forse messo a capo della Squadra della Mezzanotte proprio per questo motivo?”- rispose a tono l'uomo biondo.
La Squadra della Mezzanotte era una Squadra speciale: godeva di particolari diritti e agevolazioni ed era caratterizzata dal non avere membri fissi, capo a parte; Giorno ricorreva a tale Squadra solo per missioni pericolosissime o in caso di emergenza. Rintracciare ed eliminare i traditori era una loro routine.
-”Fallo”- gli ordinò Giorno dopo qualche minuto di pensoso silenzio. -”Componi la Squadra della Mezzanotte per la cattura e l'eliminazione di Mercuzio Zeppeli. La voglio operativa entro due ore”-.
-”Sarà fatto”- disse Fugo Pannacotta eclissandosi.

 

 

Tredici anni prima Fugo aveva abbandonato i suoi compagni.
Quando Bucciarati aveva dichiarato la sua intenzione di tradire Passione e uccidere il Boss, Fugo era stato l'unico della gang a non seguire il capo in quel folle viaggio. Aveva fatto i suoi conti ed era giunto alla conclusione che voltare le spalle a Passione lo avrebbe condotto alla morte; così era stato per tre dei suoi compagni. Nonostante fosse rimasto fedele all'organizzazione, i membri di Passione avevano iniziato a chiamarlo “Fugo il Traditore”. Diavolo, il precedente Boss e padre di Trish Una, per verificare la sua lealtà, gli aveva affidato una missione omicida a Venezia in collaborazione col vecchio Seppia. Che altro poteva fare Fugo il Traditore se non obbedire? In realtà il giovane aveva calcolato tutto: sapeva benissimo che il virus di Purple Haze aveva un secondo punto debole oltre la luce, e questo era Giorno Giovanna, diventato immune al gas mortale dopo lo scontro con Illuso e il suo Stand, Man in the Mirror. Dopo la disfatta di Seppia, Fugo era scomparso nel nulla. Sei mesi dopo, Mista era riuscito a rintracciarlo. Messo alla prova da Giorno, divenuto il nuovo Boss di Passione, Fugo si era riguadagnato la fiducia dei suoi vecchi amici ed era rientrato a fare parte dell'organizzazione mafiosa col ruolo di capo della misteriosa Squadra della Mezzanotte. In quanto tale, Fugo era una delle poche persone che aveva accesso all'archivio contenente le informazioni di tutti i membri di Passione. Ogni volta che il Boss richiedeva l'intervento della Squadra della Mezzanotte, Fugo scendeva nei sotterranei della villa del Boss, oltrepassava la porta blindata ed entrava nell'archivio.
Fugo si sedette davanti al computer posto in un angolo del minuscolo e buio archivio, e iniziò a digitare i vari codici di sicurezza che il sistema gli richiedeva di immettere. In meno di un minuto davanti ai suoi occhi si aprirono i documenti top-secret di Passione. I vari membri di Passione erano ordinati secondo la Squadra di appartenenza. L'uomo biondo, taccuino alla mano, iniziò a spulciare i file alla ricerca dei membri più adatti per quella missione.
Mercuzio Zeppeli era uno squilibrato mentale. Chi meglio di un altro svitato poteva riuscire a mettersi nei panni del fuggitivo e avere qualche chance di anticipare le sue mosse? Il puntatore del mouse si soffermò sulla foto di un ragazzo appartenente alla Squadra della Sera: con i capelli bianchi rasati ai lati e una lunga treccina che gli ricadeva sulla sua spalla sinistra, il giovane ventunenne aveva una brutta cicatrice che partiva da sopra il suo sopracciglio destro per finire sulla guancia sinistra; l'orribile sfregio passava in mezzo ai suoi occhi eterocromatici: il sinistro era azzurrissimo mentre il destro marrone scuro; il suo sguardo lasciava intravedere i suoi disturbi mentali. Andronico (questo era il suo nome) era conosciuto all'interno dell'organizzazione con il titolo di “Il Pazzo”. Gestire quel ragazzo sarebbe stata un'impresa difficilissima, ma il suo aiuto era più che necessario. Fugo lesse il documento riguardante Andronico e sorrise tra sé e sé quando trovò la soluzione al problema: si chiamava Cressida e, a quanto pareva, era l'unica persona a cui quel matto di Andronico dava ascolto. L'uomo cambiò cartella e si spostò in quella dedicata alla Squadra della Mattina, cliccando sul nome della ragazza che lo interessava. All'apparenza sembrava una giovane normalissima e tranquilla: aveva i capelli mossi e castani legati in una coda alta, due piccole treccine che le incorniciavano il viso, un paio di grandi occhi color sherry e un timido sorriso. Quando Fugo lesse le informazioni del suo Stand capì davanti a chi si trovava: Passione la chiamava “La Principessa” a causa del suo carattere volubile, altezzoso e capriccioso. Fugo si annotò il nome e sospirò. La Squadra stava prendendo forma, ma i membri erano delle persone tutto fuorché facili da gestire. Gli serviva qualcuno che gli desse una mano, qualcuno che viaggiava più o meno sulla sua stessa lunghezza d'onda, qualcuno come... Il puntatore si spostò sulla cartella della Squadra del Pomeriggio e cliccò sul nome di colui che avrebbe ricevuto il ruolo di vice-capo. La foto che si impadronì dello schermo mostrava un giovane di ventiquattro anni dai capelli rossi completamente rasati da un lato e dagli stretti e costantemente contrariati occhi azzurro ghiaccio; aveva un neo vicino all'angolo destro della bocca, un paio di occhiali neri dalla montatura rettangolare e un orecchino a forma di croce latina sul lobo sinistro. Il suo nome era Amleto e il suo soprannome, “Il Pignolo”, parlava da sé. In quella banda di squilibrati casinisti mancava qualcuno che stemprasse l'atmosfera, calmando gli spiriti ardenti e tenendo i compagni coi piedi per terra. “L'Accidioso” era il più adatto a ricoprire tale ruolo. Il suo file si trovava dentro la cartella della Squadra del Mezzogiorno. L'Accidioso, il cui vero nome era Otello, era un ragazzo di diciott'anni dai capelli blu Tiffany, gli occhi color cioccolato e una cascata di lentiggini sul naso. Nella foto il suo viso era privo di espressione e il suo sguardo spento.
Fugo, dopo essersi annotato l'ultimo nome sul taccuino, spense il computer e lasciò l'archivio, dirigendosi a passo spedito verso il primo membro da reclutare.

 

 

Amleto odiava il fumo: odiava la tenacia con la quale il suo odore si attaccava ai vestiti, odiava la sua consistenza volubile, odiava il suo colore perennemente indeciso tra il grigio e l'azzurro; lo odiava, punto e basta. Era stato talmente selettivo che nessuna persona facente parte della sua cerchia di amici era un fumatore.
Oltre che dalla sua particolare insofferenza nei confronti del fumo, Amleto era caratterizzato da un'insana ossessione per la precisione. Se tutto non veniva precedentemente organizzato fin nei minimi particolari, Amleto dava di matto. Gli piaceva avere tutto sotto controllo; solo così si sentiva sicuro e tranquillo. Come se ciò non bastasse, il giovane aveva una brutta tendenza alla tirannia.
Amleto stava bevendo una birra coi suoi amici in Piazzetta Nilo quando il cellulare prese improvvisamente a vibrare nella tasca dei suoi pantaloni. Il display riportava la scritta “Sconosciuto”. Il giovane si scusò e si allontanò dal gruppetto, accettando la chiamata e portandosi il telefono all'orecchio.
-”Pronto?”-.
La persona dall'altro capo della linea buttò immediatamente giù. Amleto, perplesso, guardò il display diventare nero, come faceva ogni volta che una chiamata terminava.
I soliti scherzi telefonici del cazzo”, pensò stringendosi nelle spalle.
Fece per tornare dai suoi amici quando avvertì un'inquietante presenza alle sue spalle; un insolito odore di menta serpeggiò fino alle sue narici. Si voltò lentamente e si trovò faccia a faccia con una persona che non avrebbe mai pensato di incontrare dal vivo. Aveva sentito moltissimo parlare di Fugo Pannacotta, il capo della mitica Squadra della Mezzanotte, ma mai avrebbe pensato di trovarlo di sera a giro per Napoli.
-”Fugo”- lo salutò chinando il capo.
-”Ti ho chiamato semplicemente per verificare la tua identità. Non volevo sbagliare persona”- disse Fugo indicando il cellulare del giovane con un cenno del mento. -”Ho bisogno di te”-.
Le parole dell'uomo biondo riecheggiarono in loop nella testa di Amleto. Aveva capito bene? Fugo Pannacotta aveva bisogno del suo aiuto? Quella frase non poteva significare altro se non che...
-”Da stasera fino al compimento della missione farai parte della Squadra della Mezzanotte”- disse Fugo dando voce ai pensieri di Amleto.
Il giovane dai capelli rossi, dopo un breve istante di sorpresa, ridusse gli occhi di ghiaccio a due fessure e sorrise compiaciuto. Quella era l'occasione che stava aspettando da una vita, la possibilità di farsi notare dal Boss e di ottenere una promozione all'interno dell'organizzazione.
-”Rimani rintracciabile”- gli ordinò Fugo. -”Tra meno di un'ora dobbiamo essere operativi”- spiegò, e svanì nel buio della piazza.

 

 

Quando Otello, sdraiato su uno scoglio in riva al mare, perso nella contemplazione della luna, sentì odore di menta, sbuffò lievemente e chiuse gli occhi, pregando con tutto se stesso di essersi sbagliato. Non voleva seccature.
-”Dei capelli come i tuoi sono inconfondibili”- disse Fugo raggiungendolo.
Otello non rispose. Si rigirò su di un fianco, dando le spalle a Fugo, e si mise a fissare il mare del Golfo. Era una cosa che aveva sempre fatto e che era intenzionato a fare per sempre. Nessuno si doveva permettere di interrompere i suoi amati momenti di relax; nessuno, neppure il capo della Squadra della Mezzanotte. Quando quell'uomo si faceva vivo poteva significare una cosa sola, e a Otello quella cosa non piaceva per niente.
-”Sei stato scelto per far parte della Squadra della Mezzanotte”-.
Otello sospirò rumorosamente e appoggiò la fronte contro la superficie liscia e fredda dello scoglio. Quella era una delle ultime cose che voleva sentirsi dire. Far parte di quella Squadra significava dover lavorare il triplo rispetto a una Squadra normale. Al solo pensiero Otello si sentiva male.
-”Devo farlo per forza?”- biascicò.
-”Sì”-.
-”Che palle...”-.
Fugo non si scompose di fronte alla reazione del ragazzo; del resto sapeva benissimo che quello era il suo carattere e che ormai non ci si poteva più fare niente. Come precedentemente fatto con Amleto, si raccomandò con Otello di rimanere rintracciabile e si diresse a reclutare il terzo membro.

 

 

-”...Dico davvero! Quando l'ho scoperto ci sono rimasta di sasso!”- esclamò Cressida al telefono. Continuava a camminare su e giù sul terrazzo del suo trilocale, il telefono stretto tra la testa e la spalla e una tazza di tisana allo zenzero e cannella tra le mani. Nonostante la sera afosa di agosto la ragazza non era riuscita a resistere al richiamo della sua tanto amata brodaglia bollente.
Cressida era una giovane ventenne all'apparenza solare e disponibile con tutti. La situazione, però, cambiava non appena qualcosa prendeva una piega che alla ragazza non piaceva per niente; a quel punto Cressida dava libero sfogo alla propria personalità, diventando irritabile, acida e permalosa. Finché le cose andavano come voleva lei, nessuno era in pericolo.
-”...Uno di questi giorni dobbiamo tornare in quel negozietto che abbiamo visto ieri!”- disse all'amica con cui stava chiacchierando.
Presa dalla conversazione al telefono, Cressida, portandosi alle labbra la tazza, lanciò un'occhiata distratta giù dal terrazzo. I suoi occhi color sherry intravidero una figura avvolta dalla penombra e la giovane sputò il sorso che aveva appena preso quando si rese conto di chi fosse quella persona.
-”Scusami, ti richiamo domani, mi sta andando a fuoco la cucina!”- disse frettolosamente. Interruppe la chiamata, posò la tazza sul piccolo tavolino di plastica bianca e si sporse dalla ringhiera del terrazzo. La figura uscì dalla penombra ed entrò nel cono di luce prodotto da un lampione, rivelando la sua identità.
Oh cazzo!”, pensò Cressida spalancando la bocca.
Il suo corpo si mosse più veloce dei suoi pensieri. Quando la sua mente formulò quel nome, Cressida si trovava già fuori da casa sua, in piedi di fronte al famosissimo Fugo Pannacotta. Era emozionatissima, avrebbe voluto dire un sacco di cose, stringergli la mano, farsi un selfie con lui, ma il suo buonsenso le suggerì di non fare niente di tutto ciò e di aspettare che l'uomo biondo parlasse.
-”Cressida della Squadra della Mattina, suppongo”-.
-”Supponi bene”- annuì la ragazza, un sorrisetto ebete stampato sul volto.
-”Ti è stata affidata una missione come membro della Squadra della Mezzanotte. Rimani in zona. Tra meno di mezz'ora entreremo in azione”- disse Fugo, lasciando poi la ragazza a crogiolarsi nel suo brodo di giuggiole.

 

 

L'ultimo membro, Andronico, non fu per niente facile da rintracciare. Fugo si sarebbe aspettato di tutto, ma non di trovarlo seduto a cavalcioni sulla statua equestre di Ferdinando I in Piazza del Plebiscito. L'uomo dalla cravatta a righe alzò lo sguardo verso l'alto e fece un colpetto di tosse per richiamare l'attenzione del ragazzo, il quale era completamente assorto dai suoi pensieri.
-”Andronico”- lo chiamò quando si rese conto che il colpetto di tosse non aveva sortito l'effetto desiderato. -”Vorrei comunicarti una cosa importante. Scenderesti un attimo da lì?”-.
Andronico parve accorgersi della sua presenza solo allora. Strinse le gambe attorno al costato del cavallo e si lasciò scivolare, rimanendo appeso alla statua a testa ingiù, le braccia lasciate libere di ondeggiare.
-”Fugo Pannacotta...”- disse lentamente gustandosi l'importanza di quel nome. -”Qual buon vento ti porta? Di certo non il mio”- sghignazzò senza ritegno.
-”Ho bisogno del tuo aiuto per rintracciare un pazzo”-.
Andronico fece una pernacchia e scoppiò a ridere. Fece oscillare pericolosamente le braccia e per poco non colpì Fugo in pieno viso.
-”Cosa ti fa pensare che io sia la persona più adatta ad aiutarti? Guarda che non sono pazzo; semplicemente vedo il mondo in maniera diversa da come lo vedete voi”- spiegò spalancando gli occhi eterocromatici. -”La pazzia è relativa”- sussurrò picchiettandosi l'indice alla tempia.
Quel ragazzo stava iniziando a seccarlo. Fugo si ritrovò a pensare che forse non aveva fatto una scelta intelligente prendendo in considerazione Andronico, ma ormai era troppo tardi per cambiare idea.
-”Pensala come vuoi, ma sappi che da adesso in poi fai parte della Squadra della Mezzanotte”-.
Un'improvvisa folata di vento prese Andronico e lo fece volteggiare attorno al monumento. Fugo, visibilmente seccato, lo seguì con lo sguardo finché non posò i piedi per terra; in realtà il ragazzo ne posò uno solo perché, con un equilibrio fenomenale, effettuò un arabesque.
-”Andiamo”- lo esortò voltandogli le spalle. -”La mia pazienza ha un limite”- aggiunse in un sussurro.
-”Oh, la mia è infinita!”- esclamò Andronico svolazzando accanto a Fugo. -”Se vuoi te ne presto un po' “- disse scoppiando a ridere sguaiatamente.

 

 

I nuovi componenti della Squadra della Mezzanotte si trovarono in Piazza Trieste e Trento un quarto all'una. Tutti, tranne Andronico che si trovava con lui, avevano ricevuto da Fugo un SMS contenente le informazioni sul luogo e l'ora del ritrovo. Furono tutti puntuali, persino Otello; nessuno voleva inimicarsi il nuovo capo.
La prima cosa che Amleto fece fu annusare l'aria in cerca di tracce di fumo. Con sua enorme gioia apprese che nessuno dei presenti era un fumatore. I suoi nervi si rilassarono un poco e gli occhi azzurri persero un po' della loro inimicizia. Otello si sdraiò sul bordo della fontana e attese pazientemente di sentire cosa Fugo avesse da dire. Andronico, non appena vide Cressida, si separò da Fugo e le corse incontro, sollevandola da terra e stringendola tra le sue braccia. Tutti i presenti, persino Fugo, rimasero sconvolti dalla mossa del ragazzo dai capelli bianchi.
-”Ehi, topolino, ciao”- lo salutò dolcemente Cressida.
Andronico la rimise a terra ma non la liberò dall'abbraccio. Lanciò una rapida occhiata ai suoi nuovi compagni e sorrise mostrando i denti.
-”Se qualcuno prova a sfiorarla lo uccido”- disse imitando il tono di un bambino.
Otello roteò gli occhi. Come se lui si sarebbe preso la briga di provarci con una ragazza in missione. Ma per favore! Troppo faticoso.
Fugo e Amleto si scambiarono una rapida occhiata. L'uomo fu contento di constatare che il suo vice viaggiava davvero sulla sua stessa lunghezza d'onda. Era bastato loro uno sguardo per concordare sul fatto che fosse stata un'ottima idea portare con loro quella ragazza. Cressida sembrava davvero l'unica persona in grado di tenere a bada Andronico. Fugo si era domandato per quale motivo Giorno non li avesse messi in Squadra insieme, trovando poi la risposta al suo quesito nel file di Cressida: stando a quanto vi era scritto, la giovane aveva esplicitamente richiesto di essere assegnata a una Squadra differente rispetto a quella del Pazzo perché “Andronico deve imparare a vivere anche senza di me”.
-”Benvenuti nella Squadra della Mezzanotte”- iniziò Fugo accantonando le sue digressioni mentali. Tutti i presenti si fecero subito attenti, chi più, chi meno. -”Ci è stata affidata dal Boss una missione di vitale importanza: dobbiamo rintracciare ed eliminare un traditore”-.
Splendido... Ci sarà da lavorare parecchio”, pensò Otello serrando le labbra.
Fantastico! Uccidere!”, esultarono interiormente Cressida e Andronico, scambiandosi uno sguardo complice.
Il successo di questa missione mi frutterà parecchio”, annuì Amleto compiaciuto.
-”Chi è il bersaglio, capo?”- domandò Cressida.
-”Il suo nome è Mercuzio Zeppeli, il portatore di Chaosmyth”-.
-”Figlio della merda...”- si lasciò scappare Amleto. Per il giovane dai capelli rossi Mercuzio, in quanto personificazione del fumo, costituiva una sorta di Anticristo. Tutte le volte che gli era capitato di incrociarlo per strada si era dovuto trattenere dal mettergli le mani addosso. Sapere di essere autorizzato non solo a picchiarlo ma anche a ucciderlo fece sentire Amleto al settimo cielo.
Cressida fece schioccare la lingua. Conosceva Mercuzio a causa della sua fama, sia come ottimo membro di Passione che come Casanova incallito. A Cressida piaceva quel ragazzo, ma la Principessa aveva smesso di ammirarlo da sette mesi, ovvero da quando il carattere del giovane Zeppeli aveva subito un drastico cambiamento a causa dei suoi disturbi mentali. Nonostante tutto le dispiaceva un po' doverlo eliminare, ma è così che gira il mondo e lei non poteva farci niente.
-”Dobbiamo capire chi è stata l'ultima persona ad aver parlato con Mercuzio. Dubito fortemente che siano stati Lorenzo e Nicola. Andronico, vorrei che tu...”- iniziò Fugo rivolgendosi al Pazzo.
-”Le persone, quando soffrono, tendono a tornare a casa”- lo anticipò questo stringendosi nelle spalle. -”Se non hanno una casa, vanno in albergo”-.
-”Ti dispiacerebbe essere più preciso?”- gli domandò Amleto sistemandosi gli occhiali sul naso.
-”Credo voglia dire che Mercuzio abbia fatto visita allo psicologo da cui era in cura”- suggerì Cressida giocando con una ciocca di capelli. -”Gaetano Starace, giusto? Quasi sicuramente era l'unico a essere a conoscenza dei suoi drammi interiori”-.
Fugo alzò un sopracciglio biondo, colpito. La Squadra sembrava avere le basi per poter funzionare. Si augurò che fosse davvero così.
-”Seguendo questo filo logico, l'ultima persona, in realtà, dovrebbe essere il suo psichiatra, Ciro Starace”- commentò. -”Già, recentemente era passato dallo psicologo allo psichiatra”- aggiunse notando le occhiate perplesse dei suoi sottoposti.
-”Quindi? Che si fa?”- domandò Cressida entusiasta. Non vedeva l'ora di entrare in azione.
-”Direi di andare a trovare Ciro Starace...”- disse Fugo infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. -”...Come solo Passione sa fare”- aggiunse con un sorriso sghembo.

 

 



NOTE DELL'AUTRICE
"We're an army of used up freaks" ---> One By One
Ho deciso di considerare la storia di Fugo raccontata nelle due novel, "Golden Heart Golden Ring" e "Purple Haze Feedback"; spero che a nessuno dispiaccia :)
In questo capitolo sono stati introdotti i miei nuovi quattro OCs, i membri della Squadra della Mezzanotte :> Anche Lorenzo, Nicola e Gerardo erano OCs, ma tengo di più alla Squadra della Mezzanotte (e si vede >w<).
Alla prossima! ^^

 

   
 
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