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Autore: neverenough    18/03/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 3


Il suo primo incontro con Izaya non era stato tra i migliori. Erano adolescenti particolari: Shizuo, con una forza sovrumana e una pazienza pari a zero; Izaya, con un’intelligenza sopraffina e un amore contorto verso il genere umano. Sin dal primo incontro, tutto quello che sono riusciti a fare è tentare di uccidersi a vicenda.
Forza bruta contro agilità e coltello.
Cieca rabbia contro astuzia.
Shizuo non lo avrebbe mai ammesso, ma se non ha mai perso contro Izaya è solo per la sua enorme resistenza e la sua capacità di non morire anche se investito da un camion. E non ha mai vinto poiché, quando si arrabbia, buona parte della sua razionalità sfumava nel nulla, e la pulce era sempre in grado di sfruttare ciò a proprio vantaggio. Ma per un motivo o per un altro, nemmeno lui è mai riuscito a vincere. Shizuo non si è mai chiesto il motivo. E non gli interessa.
C’erano delle volte in cui finivano in un posto qualsiasi, senza fiato dopo essersi rincorsi per ore per tutta la città, in cui metà della segnaletica stradale era stata sradicata. Quei momenti erano rari, molto rari, ed erano anche gli unici momenti in cui i due nemici si ritrovavano a parlare civilmente, per quanto la stanchezza permetteva.
– Perché non ti entra in testa che non devi far vedere la tua brutta faccia per Ikebukuro? – gli chiedeva ogni volta Shizuo. In questo ricordo, lui era seduto a terra, appoggiato a un muro di mattoni di un vicolo, mentre Izaya si era seduto su un bidone dell’immondizia vuoto di fronte all’altro. Era più provato rispetto al biondo: il respiro pesante, il sudore evidente sul collo e sulla maglia attillata, e un rivolo incrostato di sangue al lato della bocca.
Il moro sorrise, incapace di ridere. – Come potrei lasciare per sempre Ikebukuro? Questa città e i suoi abitanti sono perfetti per giocare.
Shizuo sputò a terra. – Ma non farmi ridere. Tutto quello che sai fare è sconvolgere la mia tranquillità.
– Shizu-chan, vorresti dirmi che non ti diverti quando le cose sono movimentate?
– Ovvio che no! – urlò quella volta, iniziando a tossire a causa dell’aria fredda che gli s’incrostò in gola. Aveva sudato molto e non si sarebbe meravigliato se gli sarebbe venuta la bronchite. – E tu lo sai anche bene.
Izaya scrollò le spalle. – Sarebbe noioso se non ci fossi io, almeno questo devi ammetterlo!
– Tsk.
E così, il moro scoppiò in una piccola risata, mentre si passava una mano sul volto. – I miei adorati esseri umani mi saranno grati. Sconvolgo le loro vite quel tanto che basta per renderle interessanti. Io li amo, e solo per questo dovrebbero adorarmi allo stesso modo in cui si adora un Dio! – l’euforia si fece largo tra la stanchezza per la lunga corsa, e Shizuo vide quel luccichio di follia che, per quanto odiasse, era pur sempre familiare.
– Il tuo amore non sarà mai ricambiato. Tu sei un folle.
Izaya si alzò dai bidoni, con un piccolo e agile salto. – Mi sta bene. Se questa è pazzia, la accoglierò a braccia aperte e la mostrerò a tutti nel suo immenso splendore! – Adesso aveva gli occhi sognanti rivolti verso il cielo e le braccia spalancate.
– Ma non farmi ridere – lo interruppe Shizuo, riportando l’attenzione del nemico su di sé. – Sei un lurido essere umano che si diverte a manipolare le cose. Sei il degrado di questa città.
Izaya si avvicinò a Shizuo, affiancando le gambe stese dell’altro e accucciandosi per essere al suo stesso livello. – A me non importa quello che sono e quello che sembro. Io sono felice così, e non cambierei per nessuno al mondo.
Shizuo lo scrutò per un secondo negli occhi. Erano seri e allo stesso tempo spietati. Sembravano non nascondere nulla, ma Shizuo lo riconobbe comunque: un luccichio di paura e di sofferenza. Tuttavia, cacciò qualsiasi tipo di pensiero che potesse condurlo a giudicare quella pulce in maniera differente. – Tu stai scappando – gli disse. – Sei così perché non fai altro che scappare.
Izaya sorrise, e si lasciò andare a una breve risata mentre, in uno scatto veloce, poggiava la punta del proprio coltello sulla guancia del biondo. Non voleva fargli del male, questo apparve chiaro a entrambi. Era stanco, e desiderava solo rinchiudersi in casa e riposarsi. – L’unica cosa da cui sto’ scappando sei tu, Shizu-chan.

Quando si risveglia, Shizuo è disteso in un futon, in una stanza che non è la sua. Al suo fianco non fatica a riconoscere Celty. Il casco che indossa è abbassato su di lui e, poco dopo, la vede appuntare qualcosa sul PDA. “Come ti senti?”
Gli gira la testa, e lo stomaco gli duole dalla fame. Tutto sommato, sta bene. – Che cos’è successo?
Celty si alza, uscendo dalla stanza e tornando dopo qualche secondo con Shinra al suo fianco. Il Dottore lo guarda preoccupato e stanco, due profonde occhiaie a solcargli gli occhi. – Ti senti meglio? Hai avuto un attacco di panico e sei andato in iper-ventilazione, prima di svenire – spiega.
– Attacco di... panico?
Shinra annuisce. – Presumo sia post traumatico. Qualcosa che hai visto o subito in passato e che è tornato a galla quando hai sentito delle condizioni di Izaya. La stanchezza probabilmente ha avuto un ruolo determinante.
Shizuo si mette a sedere. In parte sa di cosa Shinra sta parlando e, sebbene non ne sia sicuro, potrebbe risalire a quando era bambino e legato a quella giovane donna che aveva un piccolo negozio dopo la stazione, sulla strada che portava da scuola a casa. – Sì, credo sia possibile – risponde, scacciando via quel ricordo.
– Beh, l’importante è che tu stia meglio. Ti consiglio di tornare a casa e riposare. Se ne hai bisogno, posso darti qualche sonnifero.
– Te ne sarei grato.
– Okay – conclude Shinra, rimettendosi in piedi e uscendo dalla stanza, seguito poco dopo anche da Celty e Shizuo.
Ricevute le sue pillole, Shizuo è pronto per tornarsene a casa e tentare di avere una dormita decente, quando Shinra lo blocca. – Mi dispiace darti disturbo, ma potresti accompagnare Celty? Deve andare nell’ufficio di Izaya e vedere se riesce a trovare la segretaria. Mi sentirei più sicuro se tu andassi con lei.
– Non c’è problema. Tom-san mi ha dato la giornata libera e non ho molto altro da fare – annuisce Shizuo.
“Posso andare anche da sola” ribatte Celty, senza rabbia.
– Lo so, ma è più bello essere in compagnia, non trovi? – sorride Shinra con fare innocente. Anche troppo, per i gusti di Shizuo.
La Dullahan scrolla le spalle ed esce dalla casa, lasciando momentaneamente i due da soli. – Di cosa hai paura precisamente? – chiede il biondo.
– Izaya aveva la sua testa in quell’ufficio. La mia è solo una precauzione – risponde l’altro mentre si aggiusta gli occhiali sul naso. Sebbene non lo lasci intravedere, sembra nervoso. – Tienila d’occhio e, se succede qualcosa, trascinala fuori dall’appartamento e portala da me.
– Hai ancora paura che possa abbandonarti se trova la propria testa?
– Uhm, qualcosa del genere.
Il viaggio in moto non dura molto e, una volta a Shunjuku, Shizuo sente un brivido attraversargli la spina dorsale. Probabilmente, il rapimento della pulce è avvenuto in uno di quei vicoli, probabilmente dopo il loro ultimo inseguimento risalente a qualche mese prima. Non era stato niente al di fuori del normale: insulti che volavano insieme a oggetti, risate accompagnate da coltellini volanti, fiati corti e gambe che si muovevano velocemente. Tutto come il solito, niente di anormale. Eppure, chi lo avrebbe mai detto che avrebbe trovato Izaya sospeso tra la vita e la morte dopo essere stato torturato per mesi? Sembra un sogno, o uno dei suoi giochetti, venuto fin troppo bene per essere finzione. Shizuo, per un qualche motivo, fatica ancora a credere che questa sia la realtà, continuando davvero a pensare che sia solo uno scherzo di cattivo gusto, sebbene non sappia a quale logica appoggiarsi.
Quando arrivano all’appartamento di Izaya, la porta d’ingresso è socchiusa, così entrano bussando il campanello per annunciare la propria presenza. Al suo interno trovano una donna con dei lunghi capelli castani, che Shizuo trova familiare. Impiega qualche secondo per collegare quella donna a una tizia che ha visto in passato e che, dalle parole di Shinra, è innamorata del proprio fratello minore. È in piedi di fronte a una grande scrivania e ha diverse carte in mano, che maneggia come se fosse alla ricerca di qualcosa. Quando si volta, guarda i due senza alcuna espressione, soffermandosi soprattutto sul biondo. – Se stai cercando Orihara Izaya, non lo troverai qui – gli dice e, senza aspettare una risposta, si volta verso Celty. – Ti ha mandato il Dottor Kishitani?
Celty le si avvicina, mostrandole il telefono dopo aver scritto qualcosa. La donna sospira. – Quel dannato. Non sa mai quando smetterla – dice. – Beh, si è cercato da solo quello che gli è successo.
– Uhm, scusatemi per l’interruzione – interviene la voce di una terza persona. È un uomo sui trent’anni, vestito in un abito elegante di cui però non porta la cravatta. – Stavo cercando Orihara-san, ma a quanto pare non lo troverò nemmeno oggi. Sbaglio?
– Shiki-san, temo che Orihara Izaya non sarà più in grado di lavorare per lei – risponde la segretaria della pulce.
– Gli è successo qualcosa, Namie-san?
– Sono venuta a saperlo proprio adesso. È in coma di stadio avanzato – risponde tranquillamente la segretaria, che si chiama Namie a quanto pare. – E da quello che ho capito, le possibilità che si riprenda sono prossime allo zero.
– Coma? Davvero? Com’è potuto accadere? – chiede l’uomo, Shiki. Guarda Shizuo, come se si aspettasse una qualche risposta. Ci vuole qualche secondo prima che riconosca la divisa da barista e i capelli biondi. – Tu non sei Heiwajima Shizuo?
– Sì, sono io – risponde l’interpellato. – E se ve lo state chiedendo no, non l’ho portato io al coma. Mentre stavo lavorando, ho trovato il suo corpo in fin di vita a casa di uno dei clienti. – Shizuo non ha idea se c’è veramente bisogno di una spiegazione. A causa degli sguardi accusatori che Shiki gli ha rivolto involontariamente, si è semplicemente sentito in dovere di specificare, nonostante un nodo gli attanaglia nuovamente lo stomaco e il disgusto gli risale per la gola al ricordo. Ancora una volta, ringrazia per non aver mangiato niente nelle ormai ventiquattro ore passate.
– Questa non ci voleva. Orihara-kun è il miglior informatore che ho – dice Shiki, rivolgendosi poi a Celty. – Se c’è qualcosa che posso fare o concedervi, non esitate a chiedere.
– Effettivamente, il Dottor Kishitani avrebbe bisogno di alcune cose – risponde Namie.
– Bene, fai una lista e inviami un’e-mail quando tutto è pronto.
– Va bene.
Shiki si rivolge poi alla Dullahan. – Celty-san, deduco che vi state prendendo cura di Orihara-kun. Appena posso, farò un salto per venirlo a trovare.
Celty annuisce, scrivendo alcune cose sul proprio PDA e mostrandolo alla donna, mentre Shiki si congeda. Quell’uomo è familiare a Shizuo: intorno a sé ha un’aura d’inquietudine e molto probabilmente trasmette terrore nelle persone che gli sono intorno. Il biondo ha una certa familiarità con quell’aria, e in un certo senso si riconosce al suo interno.
Scuotendosi dai propri pensieri, esce dall’appartamento di Izaya con Celty al proprio fianco. Lo accompagna a casa in moto, fermandosi giusto per scambiare due parole. “Come ti senti?”
Il biondo rimane leggermente interdetto. – L’ho già detto, sto bene. Quello che è successo quando ho saputo delle condizioni della pulce... è un caso isolato. Non si ripeterà più.
“No, non è questo che mi preoccupa” spiega Celty. “Tu odiavi Izaya, eppure hai reagito in quel modo. A cosa è legato? Sei sicuro che non succederà di nuovo?”
Shizuo sospira, appoggiandosi al muro che ha alle proprie spalle. – Io non lo so. Ho la netta impressione che questo sia solo un sogno, e che prima o poi mi ritroverò quella dannata pulce davanti che mi schernisce. Perderò la pazienza e poi sarà la solita dannata storia. – Abbassa la testa, passandosi una mano tra i capelli. – So che non sarà più così. Quello che Izaya ha subito... Credo che se lo sia meritato dopo tutto ciò che ha fatto a me e a questa città. Si divertiva a giocare e rigiocare con la vita degli altri, prendendo per i fondelli chiunque gli capitasse a tiro solo per una propria perversa passione. Io non posso reggerlo, e non ho intenzione di farlo. – Finalmente, Shizuo si sente un minimo più leggero. La sua mente non ha fatto altro che bombardarlo con pensieri riguardanti il moro per tutto il giorno, e più tenta di allontanarlo e più questo torna prorompente. Si sente sopraffatto dalle proprie emozioni, e comunque non riesce a riconoscerle. – Quell’uomo... Kuromo... è andato oltre i limiti. Che tu sappia, Izaya ha mai ucciso una persona?
Celty scuote la testa, appuntando qualcosa sul PDA, mostrandolo poi a Shizuo: “Una volta ha spinto una ragazza a buttarsi da un grattacielo. Ma io ero lì e lui sapeva che sarei intervenuta. Secondo Shinra, il motivo per cui mi ha affidato un incarico riguardante la ragazza era solo per salvarla e aiutarla a passare qualsiasi cosa avesse passato”.Il biondo la guarda con un sopracciglio alzato, piuttosto perplesso, e la Dullahan si sente in dovere di specificare: “Anch’io, quando Shinra mi ha detto questo suo punto di vista, ho faticato a credergli. Stavamo pur sempre parlando di Izaya, e di lui è difficile fidarsi! Però... non ha mai ucciso una persona, questo lo so”.
– Se è così... quell’uomo ha esagerato. E adesso Izaya ne pagherà le conseguenze. – L’amaro avanza nella bocca al biondo che, quando vede Celty allontanarsi per la propria strada, sussurra: – Avrei preferito non saperlo.


Angolino nonsense

Izaya: Aaaaaw che carino Shizu-chan∼
Shizuo: Non ricominciare, pulce.
Izaya: Oh andiamo, non essere così rigido… Hai anche avuto un attacco di panico a causa mia!
Shizuo: Ma sei cieco? Non l’ho avuto a causa tua!
Izaya: Certo certo∼
Shizuo: E scollati, sei petulante.
Autrice: Che carini che siete :3
Shizuo: Non iniziare anche tu, grazie.
Autrice: Brrrr come sei freddo. Fatemi sapere i vostri pareri!
   
 
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