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Autore: Echocide    18/03/2016    7 recensioni
Secoli fa, furono creati sette gioielli magici che donavano dei poteri fantastici: I Miraculous.
Durante la storia, questi gioielli sono stati usati dagli eroi per salvare l’umanità.
Due di questi erano più potenti degli altri: gli orecchini della coccinella, con il potere della creazione; e l’anello del gatto nero, con il potere della distruzione.
La leggenda dice che a colui, che avrebbe avuto entrambi i gioielli, sarebbe stato donato il potere assoluto.

Sono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir sono riusciti a battere Papillon e a portarlo dalla parte del bene: Adrien e Marinette sono ormai una coppia e hanno appeso al chiodo la maschera da supereroi.
Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e nuovi eroi affiancheranno il duo...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.279 (Fidipù)
Note: Premetto: Marinette ha un sapore di pazza andante, ma questo perché, a differenza di Adrien, non ha ancora trovato un punto di equilibrio con sé: alle volte prevale Ladybug, alle volte la goffa e imbranata quattordicenne che era. Non vedo l'ora che prenda finalmente coscienza di sé, anche perché inizia a essere stancante avere queste due versioni di lei (in verità mi diverto, ma ha un'aria da pazza potente!) Oltre a ciò: beh, Alya penso abbia dato voce ai pensieri di tutte le ragazze che vedono Chat Noir e ho pensato bene di mettere un piccolo cameo di una ship amata da tanti.
Per concludere, ancora grazie a tutti coloro che leggono, commentano, inseriscono la storia in una delle loro liste.Grazie tantissimo!



«Ma ti rendi conto?» sbottò Alya, alzando la testa verso il cielo e urlando frustrata, attirando l’attenzione degli altri studenti: «Ladybug e Chat Noir sono apparsi ieri sera. Ieri sera. Ed io ero a casa e non ho potuto riprenderli!» Marinette annuì, mordendosi il labbro inferiore e rimanendo in silenzio, mentre l’amica continuava a inveire contro la sua sfortuna: «Un nuovo super cattivo ed ho perso l’occasione! Sai da quanto non aggiorno il Ladyblog? Da mesi, ormai! L’ultimo aggiornamento riguarda quando salvarono le persone di quell’elicottero…»
«Ma non sei felice? Vuol dire che Parigi era tranquilla.»
«Sì, è bello questo ma…» Alya fece un gesto stizzito, scuotendo il capo: «Secondo te è tornato Papillon? Anche se mi hanno detto che Ladybug non ha fatto il suo solito rituale.»
«Il suo solito rituale?»
«Sì, sai quella cosa che fa con lo yo-yo e cattura quella specie di cosa nera che fa diventare cattivi.»
«Ah.» la mora si picchiettò l’indice sulle labbra, incapace di rispondere: non poteva dirle che Papillon non centrava niente, in quanto Marinette non poteva saperlo e per il resto…
Beh, ne sapeva veramente ben poco.
«Buongiorno, ragazze!» Adrien le salutò, mentre scendeva dalla macchina argentata, che si era accostata al marciapiede e le raggiunse velocemente: «Ho parlato con Nino.» dichiarò subito, notando l’espressione cupa della ragazza: «Avrete la serata tutta per voi e sarà purrfe…voglio dire perfetto!»
«E’ arrabbiata perché non è riuscita a registrare Ladybug e Chat Noir, ieri sera.»
«Oh.» il ragazzo annuì, osservando l’amica: «Beh, non è la prima volta che non ce la fai.»
«Ma era da tanto che non si vedevano in giro.» mormorò mogia Alya, avviandosi verso la scuola, imitata dai due: «Insomma, era tutto tranquillo e bam! Appare questo coso enorme di ghiaccio ed io ero a casa. A casa, capite? Non sono nemmeno potuta uscire e tentare di riprendere qualcosa, perché dovevo controllare mia sorella.»
«Sono certo ci sarà qualche altra occasione e potrai filmare Chat in tutto il suo coraggio.»
Alya ridacchiò, scuotendo il capo: «Ciò che voglio riprendere di Chat è quella meraviglia di corpo che si ritrova: sono innamorata di Nino, ma ogni volta che vedo tutti quei muscoli stretti in quella tuta nera…» sospirò sognante, mentre Adrien tossiva imbarazzato e Marinette cercava di non ridere: «Beh, la voglia di legarlo a un letto e fargli cose – tante cose – sale!»
«D-davvero?» balbettò il biondo, allontanandosi leggermente dall’amica e provando a nascondersi dietro l’altra ragazza, che voltata di lato riusciva a stento a trattenersi dal ridere.
«Già.» Alya scosse il capo, riprendendosi da quel sogno a occhi aperti: «In ogni caso, sto con Nino e non potrei mai tradirlo. Ok, lo tradirei solo con Chat Noir.» spiegò velocemente, prendendo il cellulare e guardando l’ora: «A proposito, se voglio stare un po’ con lui devo sbrigarmi. Ci vediamo dopo, Marinette.»
La mora annuì, continuando a mordersi il labbro inferiore e osservando l’amica allontanarsi: «Non è stato bello. Per niente.» sentenziò Adrien, voltandosi e fissando torvo la ragazza: «Potevi dirle qualcosa.» borbottò, colpendola leggermente con il gomito.
Marinette ricambiò il colpo, scuotendo il capo: «Dovevi vedere la tua espressione: era terrore allo stato puro.» dichiarò, mentre le spalle erano scosse dalle risate trattenute: «Povero piccolo micetto, Alya ti ha spaventato tanto.»
Adrien le assestò un nuovo colpo con il gomito, provando a fissarla male ma non riuscendoci: «Devo sentire Plagg se può fare qualcosa per il mio costume. Una bella tonaca da prete. Che ne dici?»
«Non per rovinare i tuoi piani, ma l’ultima volta che siamo uscite, Alya ha visto un gruppo di preti e…»
«Non voglio sapere cos’ha detto. Seriamente.» mormorò Adrien, scuotendo il capo incredulo: «Nino, accidenti, dovresti farle fare qualche giro sul tuo amico dei piani bassi, invece di andare a fare il dj.» Incapace di trattenersi ancora, Marinette si accucciò, con il corpo scosso dalle risate e il volto nascosto fra le mani: «Marinette?» mormorò Adrien, chinandosi davanti a lei e cercando di scoprirle il viso: «Ti prego, non morire. Ho bisogno della mia adorata lady.»
«Piantala, allora.» dichiarò la ragazza, schiaffeggiandogli il bicipite e continuando a ridere: «Non potrò più vedere Nino, gli scoppierei a ridere in faccia.»
«Povero Nino, preso in giro dal suo primo amore…»
«Guarda che sei tu che lo prendi in giro.»
«Sempre a sottolineare…» sospirò il biondo, aiutandola a tirarsi su: «Parlando di cose serie, Nathalie mi ha chiesto se questo pomeriggio sei a casa.»
«Perché la segretaria di tuo padre vuole sapere se sarò a casa?»
«Beh, è una sorpresa e quindi mi è stato vietato dirti di più, altrimenti verrò akumatizzato.» dichiarò il ragazzo, alzando le spalle con espressione divertita: «Sinceramente non sono molto interessato di vedere la mia versione cattiva.»
«La tua versione cattiva sarebbe…» Marinette si picchiettò l’indice sulle labbra, cercando di immaginare il ragazzo in versione supercattivo: «Mmmh, Chat Blanc.»
«Il bianco non mi sta bene.» mormorò il giovane, massaggiandosi il mento: «Comunque pensavo, andiamo dal maestro Miyagi…»
«Fu, si chiama Fu.»
«…sentiamo quello che ha da dirci e poi andiamo a casa tua, così Nathalie ti dirà la sorpresa e poi io sarò ricompensato.»
«Perché dovrei ricompensare te? Se centra Nathalie, e dato che sei stato minacciato, la sorpresa proviene da tuo padre.»
«Odio il fatto che tu sia così intelligente.»
«Lo so, sono geniale.»
«Vola basso, coccinella. E comunque non puoi ricompensare mio padre…» si fermò, scuotendo il capo, mentre un’espressione schifata gli si stampò in volto: «Non voglio nemmeno immaginarlo. Brr. Meglio bloccare tutto e subito. Dicevo: dato che mio padre è off limits, la tua gratitudine dovrà ricadere sul sottoscritto e mi sacrificherò volentieri per la causa.»
«Oh, povero piccolo Minou. Allora, vuol dire che farò la maleducata e non ringrazierò nessuno.»
«Ah, no. Mio padre non deve pensare che sto con una ragazza che non sa cos’è l’educazione! No, no, no. Mi ringrazierai a dovere: possibilmente in un modo in cui centrino un letto e noi due. Nudi.»
«Adrien!»


Alya ridacchiò, sedendosi al tavolo e osservando l’amica posare il vassoio del pranzo e fare altrettanto: «Chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzino pacato e tranquillo si sarebbe trasformato così?» dichiarò, scuotendo il capo mentre il viso di Marinette diventava rosso: «Alle volte, quando non inizi a balbettare cose senza senso, mi ricordate Ladybug e Chat Noir.»
Forse perché siamo Ladybug e Chat Noir.
«E comunque non capisco perché…» Alya si fermò, chinandosi sul tavolo e abbassando la voce, in modo che solo l’altra ragazza potesse sentirla: «Perché…beh, perché non potete farlo. Insomma, state insieme da parecchio tempo, ormai.»
Marinette sospirò, prendendo la forchetta e iniziando a giocherellare con il cibo nel suo piatto: «Marinette, non c’è nulla di cui avere paura.» iniziò l’amica, allungando una mano e posandola su quella della ragazza: «Imbarazzante? Oh sì, tantissimo, soprattutto le prime volte, ma poi viene naturale.»
«Per te, forse.»
«Anche per te, Marinette. Basta che ti lasci andare.»
Marinette gemette, spostando il vassoio di lato e poggiando il viso contro il tavolo, iniziando un monologo melodrammatico dove si parlava di cadute, incidenti mortali, arresti e ambulanze; Alya l’ascoltò ridacchiando: «Marinette, i tuoi film mentali dovrebbero essere da Oscar: mi spieghi come sei arrivata da una semplice prima volta a un arresto?»
«Quando si tratta di me tutto è possibile.» sbottò la mora, alzando il viso e guardando l’amica: «Riesco a cadere dappertutto. E la volta che ho preso quel muro in faccia?»
«Beh, sono certa che Adrien sia assicurato contro il Cataclisma Marinette.»
«Alya.»
«Mh?»
«Guardami.»
«Ti vedo.» dichiarò la ragazza, infilzando un pezzo di carne e portandolo alla bocca, mentre Marinette afferrava la sua borsa e tirava fuori una rivista di moda, sfogliandola velocemente: «E adesso guarda lui.» ordinò, mettendogli sotto il naso una foto di Adrien.
«Ok. Lo ammetto: se non fosse il tuo ragazzo ed io non stessi assieme al suo migliore amico, ci proverei.»
«Non posso. Semplicemente non posso.»
«Ma perché, Marinette?»
«Perché io sono io e lui è lui. Finché si tratta di botte e risposte, posso farcela: ho imparato ormai, ma…»
«Questo discorso non ha assolutamente senso. Marinette, seriamente, hai solo paura e, più che dell’atto in sé, penso tu abbia paura di essere imbranata e goffa.»
«Come sono sempre.»
«Marinette, Adrien sa benissimo come sei fatta.» dichiarò dolcemente Alya, sorridendo: «E gli piaci così come sei, anzi è innamorato perso di te! Non lo chiamo il fidanzato perfetto per caso: si vede che ti adora e che farebbe di tutto; quindi non avere paura e lasciati andare.»
«Tu non dovresti stare dalla mia parte?»
«Io sto dalla parte di quello che ha più sale in zucca e, strano a dirsi, a questo giro è Adrien.»
«Grazie tante.» bofonchiò Marinette, avvicinando nuovamente il suo vassoio e iniziando a infilzare la sua carne: «Alya?»
«Mh?»
«Davvero Adrien sembra innamorato perso di me?»
«Giuro, prego che ci sia davvero un nuovo supercattivo e che, come Papillon, mi trasformi in cattiva, così ti apro quella testa per vedere cosa hai dentro!»
«Quando eri…» Marinette si fermò, osservando l’ombra che era apparsa sul tavolo e voltandosi, incontrando lo sguardo sorridente di Rafael Fabre: il modello sorrise convinto, facendo vagare lo sguardo da lei ad Alya per tornare, infine, su di lei: «S-salve.» balbettò sotto lo sguardo scuro che la studiava.
«Salve.» dichiarò il ragazzo, afferrando una sedia dal tavolo vicino e sistemandosi al loro: «Allora, stavo pensando di andare a fare un giro, dopo scuola e pensavo che voi due belle signorine mi potreste fare compagnia.»
«Spiacente, siamo entrambe impegnate.» dichiarò decisa Alya: «E per impegnate, intendo “abbiamo il ragazzo”.»
«Non sono un tipo geloso.»
«Tu no.» borbottò la ragazza, spostando lo sguardo dietro al modello: «Ma il tuo collega lì e il suo amico sì.»
Rafael si voltò, sorridendo ai volti scuri di Adrien e Nino che, fermi in mezzo allo spazio fra i tavoli, lo fissavano: «Ragazzi.» li salutò tranquillamente, alzandosi e rimettendo a posto la sedia che aveva preso: «Beh, signorine, se cambiate idea sapete dove trovarmi.» concluse, facendo l’occhiolino e andandosene come se nulla fosse.
«Bro.» commentò Nino, osservando il tipo avvicinarsi ad altre ragazze: «Pensavo che queste cose succedessero solo ai tipi come, non anche a quelli come te.»
«Queste cose cosa, Nino?»
Il ragazzo si sedette, togliendosi il cappello e grattandosi la nuca: «Beh, Alya…» iniziò il ragazzo, abbozzando un sorriso: «Tu sei tu ed io sono io.» spiegò, indicando prima lei e poi sé stesso.
«Anche tu?» sbuffò Alya, voltandosi verso Marinette: «Vi siete messi d’accordo per farmi ammattire?»


Marinette sospirò, osservando il ragazzo che camminava davanti a lei con passo svelto: era arrabbiato, lo si poteva capire lontano un miglio e ciò era avvalorato anche dal fatto che Plagg aveva deciso di stare nella sua borsetta, piuttosto che nascosto addosso al suo partner; quasi chiamato in causa, il kwami nero si affacciò e la fissò con gli occhietti verdi: «Qualsiasi cosa hai in mente di fare, lascialo stare. Fagliela sbollire, è solo gelosia allo stato puro.» le spiegò velocemente, tornando poi al sicuro e Marinette fu quasi sicura di sentire Tikki dargli del fifone.
Scosse il capo e, ignorando bellamente l’avvertimento del kwami, accelerò il passo e posò una mano sul braccio del giovane: «Adrien…»
«Mai nessuno che ascolti il kwami della sfortuna.» sbuffò Plagg, dall’interno della borsetta.
Il biondo si voltò, fissandola male: «L’avevo detto, no? L’avevo detto! Quel pezzo di…» si fermò, scuotendo il capo e fermandosi in mezzo al marciapiede: «Se non c’era Alya che gli diceva no, che avresti fatto? Avresti accettato, perché non sai dire di no a nessuno, tranne che a me.»
«Non è vero…»
«Quante volte ci ho provato nei panni di Chat e mi hai snobbato, eh?»
«Questo perché…»
«Ti rispondo io: sempre. Poi arriva quest’idiota e tu non riesci neanche a dirgli no.»
«Te l’ho detto!» sbottò Plagg, facendo capolino dalla borsa: «E’ geloso! E quando è geloso diventa stupido.»
«Plagg, vuoi ancora mangiare Camembert?»
«Ehi, signorino. Vuoi ancora essere l’eroe di Parigi?»
«Siamo arrivati!» trillò Tikki, mettendo fine a ogni discussione e indicando l’insegna di un centro massaggi cinese: «E lì che dobbiamo andare.»
«Ma Tikki quello è…»
«Esatto, Marinette.»
«Ci siete già state?» domandò Adrien, voltandosi verso la ragazza e studiando sia lei che la kwami.
«Una volta sola, Tikki si era sentita male e mi aveva detto di portarla da un medico per kwami.» Marinette si bloccò, portandosi una mano alla bocca: «Il vecchietto! Era lui, il medico per kwami!»
Il ragazzo sospirò, guardando la porta e notando che l’anziano stava facendo capolino dalla porta e li fissava divertito: «Ladybug e Chat Noir. Siete arrivati finalmente.»


«Questo caffè fa schifo.» commentò la ragazza, poggiando la tazzina e osservando male il contenuto: «E’ acqua colorata, senza sapore.»
«Pretendevi di trovare del vero caffè italiano a Parigi?» le domandò il kwami arancio e dalle fattezze volpine, nascosto nella tasca della sua felpa: «Sei stata solo una povera illusa.»
«Molto divertente, Vuxi.» borbottò l’umana, prendendo il proprio tablet e tornando a studiare il Ladyblog.


Fu osservò i due giovani seduti davanti a lui, sorseggiando il thé tranquillamente: «Bella giornata, vero?» domandò, osservando la ragazza abbozzare un sorriso imbarazzato e il suo compagno sbuffare.
«Perché ovviamente siamo venuti a parlare del tempo…» bofonchiò quest’ultimo, incrociando le braccia al petto e fissandolo.
«Noto che ho scelto bene il possessore dell’anello del Gatto Nero.» commentò Fu, posando la tazza e sorridendo al giovane: «Sei impaziente come Plagg…»
«Io non sono impaziente.» borbottò Plagg, volando fuori dal suo nascondiglio e accomodandosi sulla spalla di Adrien: «Non mi piace attendere quando non è necessario.»
«Quello vuol dire essere impazienti, Plagg.»
Marinette e Adrien si voltarono verso il grammofono, trovandosi davanti un esserino verde, molto simile a una tartaruga, che li salutò: «Buonasera, sono Wayzz.»
«Il famoso Wayzz…» mormorò Adrien, mentre il kwami verde volava vicino Fu.
«E’ un kwami?»
«Sì, signorina.» dichiarò Fu, annuendo e mostrando loro il braccialetto che indossava: «E’ il kwami del Miraculous della Tartaruga.»


«Non pensi di stare tirando un po’ troppo la corda?»
Il ragazzo sorrise, voltandosi verso l’esserino blu, picchiettandogli l’indice sulla testa: «Tu dici, Flaffy?»
«Io dico.» sbottò stizzito il kwami del Pavone, aprendo la coda e fissando male il suo protetto.
«Mi sto solo divertendo.»
«Non dovresti divertirti. Abbiamo una missione da compiere.»


Adrien si fermò davanti la vecchia scuola, proprio nel punto esatto in cui, parecchio tempo prima, aveva aiutato un anziano signore a raccogliere il suo bastone: «Sai, non pensavo che quel giorno avrebbe cambiato così tanto la mia vita…» mormorò, fissando la ragazza a pochi passi da lui: «Ero riuscito a scappare di casa e stavo venendo a scuola, Nathalie e il gorilla mi avevano raggiunto, sarei riuscito a entrare, ma poi vidi quel signore e nessuno che lo aiutava…»
«Anche per me fu lo stesso: ero uscita di casa e c’era questo vecchietto che attraversava con il rosso, stava quasi venendo investito da un auto e…» alzò le spalle, scuotendo il capo: «Fra tutti ero proprio la meno adatta a diventare Ladybug.»
«Sicura? Secondo me ha fatto una scelta ottima.» dichiarò Adrien, offrendole il braccio e avviandosi poi verso la boulangerie dei genitori della ragazza: «Allora, cosa ne pensi?»
«Del fatto che, secondo la leggenda che gira attorno ai Miraculous, Ladybug e Chat Noir sono anime gemelle? O riguardo al fatto che tale Coeur Noir vuole avere il potere assoluto e per questo sta cercando i Miraculous?»
«Dato che abbiamo provato personalmente la questione delle anime gemelle, direi su Coeur Noir.»
La ragazza sospirò, scuotendo il capo: «Che non c’è mai pace per i supereroi?»
«E riguardo agli altri Miraculous?»
Marinette strinse leggermente la presa sul braccio del ragazzo, mentre si fermavano in attesa che il semaforo diventasse verde: «Secondo il maestro Fu dovremmo trovare gli altri.» mormorò, poggiando la testa contro la spalla di lui.
«Però...» Adrien sospirò, alzando il volto verso il cielo che si stava imbrunendo: «Siamo realisti, guarda cos’è successo a mio padre: chi ci assicura che anche gli altri siano tutti buoni? Seriamente, altre tre persone con superpoteri come i nostri che pensano al bene? E’ possibile?»
«Noi l’abbiamo fatto.»
«Sì, ma…»
«Vediamo come andrà avanti questa storia, ok?»
«In fondo siamo Chat Noir e Ladybug.»
«Ladybug e Chat Noir, è differente.»
«Come desidera la mia signora.» dichiarò Adrien sospirando e portando lo sguardo verso il negozio, notando la macchina argentea ferma davanti: «Andiamo, devi ancora scoprire la tua sorpresa.»
«Così che potrò ringraziarti?»
«Oh oh.»
«Ti dirò semplicemente “Grazie”» dichiarò Marinette, puntandogli il dito contro il naso e attraversando velocemente la strada: «Non quello che pensi tu, gattaccio maniaco.»
«E’ solo questione di tempo, my lady.» commentò Adrien, superandola e aprendole la porta della boulangerie: «Buonasera, Sabine!»
«Oh, Adrien!» la mamma di Marinette gli sorrise, avvicinandosi con un vassoio di croissants: «Tom sta facendo un po’ di prove, vuoi assaggiare? Nathalie…» si volse verso la segretaria austera degli Agreste: «…ha dichiarato che quelli al caramello sono i migliori.»
«Assaggio più che volentieri.» Adrien osservò il vassoio, leccandosi le labbra poi, ricordandosi di un certo evento del passato, si voltò verso Marinette, guardandola serio: «Tu non dire niente. Nulla. Zitta.»
«D’accordo, d’accordo!» sbuffò la ragazza, superandolo e alzando gli occhi al cielo: «Per quanto intendi rinfacciarmelo ancora?»
«Mi hai portato via un vassoio di croissants e uno di biscotti. Sono cose che non si dimenticano facilmente.»
«Ma è successo quattro anni fa!»
«Buonasera, Marinette.» s’intromise Nathalie, mettendo fine al diverbio e attirando su di sé l’attenzione della ragazza: «il signor Agreste mi ha detto di consegnarle questo, sperando che possa accettare ed essere presente.»
La ragazza prese la busta bianca che le venne offerta e l’aprì: «Oh…mio…ah…eh..io…cioè…non…io…»
«Sta dicendo “grazie”, Nathalie.» tradusse Adrien, pulendosi la bocca dalle briciole del croissant e avvicinandosi: «Papà pensava ti potesse interessare…»
«Interessare? Interessare? L’apertura della settimana della moda è…oooh. Non posso crederci. Ci saranno tutti i più grandi stilisti! Ci sarà Gabriel Agreste!»
«Ma va?» borbottò Adrien, prendendo un'altra brioche: «Questa a cos’è?»
«Penso sia all'uva passa.» gli rispose Sabine, studiando il cornetto: «Adrien, ringrazia tuo padre per questo invito.»
«Presenterò.»
«Il signor Agreste…» continuò Nathalie, sistemandosi gli occhiali: «Ha chiesto se ha un modello adatto all’occasione, in modo da fornirlo ai sarti della nostra maison e realizzarlo.»
«Un mio modello? Per la festa?»
«Sì, possibilmente qualcosa di elegante. Un vestito lungo sarebbe ideale.»
«Non ho mai disegnato niente del genere…»
«Sì, invece.» s’intromise Adrien: «Ce n’è uno che va bene.»
«Che succede?» domandò Tom Dupain, uscendo dal laboratorio del negozio e sorridendo ai presenti: «Adrien! Assaggiato qualcosa?»
«Ho provato quello alla mela e adesso questo.» rispose prontamente il ragazzo, alzando la brioche che teneva in mano e poi tornando a fissare la ragazza: «Il blocco da disegno, Marinette.»
«Tesoro, il padre di Adrien ha invitato nostra figlia all’apertura della settimana della moda.» lo informò velocemente Sabine, avvicinandosi al marito e sorridendo, mentre Adrien prendeva l’album e sfogliava le pagine finché non trovò quella che cercava: si allontanò mostrando il modello a tutti e addentando soddisfatto il croissant.
«Ma è bellissimo, Marinette.»
«No, questo no.»
«Perché no?» chiese il ragazzo, avvicinandosi e studiando il disegno: «E’ un abito da sera, no? E poi a me piace.»
«La schiena. Guarda la schiena.»
Il biondo osservò il modello: «Ok, è scoperta. E allora?»
«Non va bene.»
«Va benissimo.» dichiarò deciso lui, passando il blocco a Nathalie e sorridendo allo sguardo di disapprovazione di Marinette: «Questo.»
«Adrien, non posso metterlo…»
«Perché no, tesoro?» domandò Sabine, abbracciando la figlia e sorridendo: «E’ un bel disegno e sono certa che sarai bellissima.»
«Quello che dico anch’io.» assentì Adrien, osservando il vassoio di croissant: «Nathalie, quali sono quelli al caramello?»
«Quelli con la granella di zucchero sopra.»

   
 
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