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Autore: SoleStelle    19/03/2016    1 recensioni
Selene è una ragazza minuta che vive nella rabbia e nella tristezza.
Dopo essere stata tradita da chi, in teoria, doveva proteggerla e volerle bene si chiude in se stessa.
Si trasforma in una vera e propria menefreghista, continuando a coltivare, in segreto, il sogno di tornare come prima. Decisa a riconquistare l'amore perduto, si aggrappa a qualsiasi possibilità che la vita le offre.
Ma...se l'amore non è perduto, come nel suo caso, ma diviso?
Sa che lui la amava ma sa anche che ora lui ha un'altra..
Riuscirà a riconquistarlo?
Dal capitolo 16
Nell’istante in cui lo vidi così mi sentii come svuotata.
Non soffriva certo come avevo sofferto io ma aveva avuto la sua lezione.
“Perché dobbiamo farci questo?” chiesi. “Perché hai iniziato questa stupida guerra?” aggiunsi.
Dal capitolo 30
Voltai il viso e mi guardai intorno sofferente.
Tutti facevano delle cretinate enormi ma venivano lodati. Io che facevo la cosa più giusta del mondo venivo presa di punta e punita.
Non è giusto.
Non è assolutamente giusto.

Ero arrabbiata.
Ero invidiosa.
Ero gelosa.
Ero affranta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era oramai aprile inoltrato e mancava poco allo stage culturale quando sentii i miei genitori parlottare tra loro.
Non erano convinti che per me fosse una buona idea partecipare.
Avvampai di rabbia.
Li avevo pregati per mesi di non mandarmici ma loro avevano categoricamente deciso che non avrei dovuto saltare lo stage per niente al mondo e ora non volevano più mandarmici.
“Non sappiamo quello che potrebbe succedere” disse mia madre.
“È un rischio mandarcela” aggiunse mio padre.
Eh no. Non potevano giocare e rigirare le carte in tavola ogni volta a loro piacimento.
Per quale motivo poi?!
Certo, una volta in Francia avrei potuto prendere facilmente un traghetto che mi riportasse a Londra ma non ero ancora maggiorenne quindi non avrei avuto possibilità di farlo.
Non facevo i salti di gioia all’idea di andare in una cittadina della Provenza in piena primavera. Io, allergica al polline e ai piumini, avrei sofferto come una matta. Ma non volevo nemmeno essere il loro giocattolo.
Avevano fatto una decisione e ne stavano pagando le conseguenze.
Avevano fatto un’altra decisione e ne avrebbero pagato le conseguenze.
Sarei andata in Francia.. controvoglia, questo si, ma non avrebbero vinto loro.. non di nuovo.
Feci qualche passo indietro e ripresi a camminare facendo più rumore.
Si zittirono all’istante e mi guardarono sorridenti quando entrai in cucina. Li ignorai.
“Avete firmato i vari permessi?” chiesi, facendo finta di nulla.
A causa della mia allergia mi servivano mille e più certificati firmati sia dal medico che dai miei genitori e mille e più permessi che autorizzavano i professori a prendere delle decisioni al mio posto se fossi stata male. Della serie: non vogliamo portare sfortuna.
Raccolsi tutti i fogli senza dargli il tempo di parlare e uscii.
Non avevo visionato nessuno dei documenti che ci erano stati forniti dalla scuola.
Avevo ascoltato solo quando avevano detto di portare poca roba, che saremmo partiti di sabato per motivi che erano stati elencati dall’istituto che ci avrebbe ospitato.
Non sapevo dove saremmo andati ma sapevo che saremmo stati ospitati nei dormitori dell’istituto, di cui non conoscevo il nome.
Non mi interessava nulla di questo stage.
Non facevo nulla per dimostrare entusiasmo.
Mi accorsi di aver perso un foglio quando lo vidi chiudendo la porta.
Tornai indietro e sentii i miei genitori parlottare nuovamente.
“Tienila d’occhio” disse mia madre.
Ancora questa storia?
“Stai attento che non faccia casini” aggiunse mio padre.
Chi hanno chiamato questa volta?
Ogni volta era la stessa storia. Eppure il guaio era capitato proprio perché mi facevano seguire in continuazione.
Non si fidavano di me e ogni volta che uscivo avevo qualcuno che mi pedinava. I primi tempi mi arrabbiamo ma a distanza di anni ci avevo fatto l’abitudine. Ero arrivata a riconosce chi mi seguiva solo sbirciando di tanto in tanto alle mie spalle. Ogni persona aveva una tattica diversa e a seconda dei ‘nascondigli’ capivo chi mi seguiva.
Alle mie amiche sembrava una situazione comica: le corse per fuggire alla sorveglianza, la disperazione sul mio volto quando mi accorgevo che stavano esagerando, le mie sfuriate quando si intromettevano, la mia rassegnazione quando, capendo che non sarei stata in grado di seminarli, li invitavo a unirsi al gruppo invece che fare tutto di nascosto.
Eppure mi mancava anche quello.
Vedere l’imbarazzo sui loro volti quando capivano di non essere stati abbastanza prudenti ed essere stati scoperti da una mocciosa.
Già.. anche quel piccolo vezzeggiativo che tanto odiavo quando ero a Londra ora mi mancava.
Sospirai.
Raccolsi il foglio e tornai indietro.
Mi chiusi la porta alle spalle e scoppiai a piangere.
Erano mesi che non versavo più nemmeno una lacrima.. eppure ora non riuscivo a trattenerle.
Mi mancavano le scompigliate ai capelli quando mi davano dell’irriverente. Mi mancavano le occhiate che lanciavo di nascosto per controllare che mi seguissero. Mi mancava il senso di sconforto quando capivo chi mi seguiva ma ancora di più mi mancava il senso di sollievo quando capivo chi mi seguiva.
Mi mancava organizzare delle uscite che non sarebbero mai avvenute solo per farmi seguire. Mi mancava l’entusiasmo nel vedere che i miei piani avevano avuto esito positivo..
Mi mancava la preoccupazione di tornare a casa senza che nessuno intuisse nulla.
Mi mancava tutto.
Volevo tornare a Londra.. volevo indietro la mia vita..
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
Se poteste vedere la mia facia ora crepereste dal ridere tanto sono demoralizzata.. appena un capitolo e mezzo e c'è già un salto temporale così lungo..con lo stesso titolo.. vorrei sprofondare!
Mentre per una frase incongruente di quasto capitolo: sappiate che è voluta!
   
 
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