Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    20/03/2016    1 recensioni
!!!*ATTENZIONE!* STORIA RISCRITTA E RIPUBBLICATA SU QUESTO PROFILO. NON LEGGETE QUESTA!! LEGGETE LA NUOVA VERSIONE!! (QUESTA VERSIONE è DATATA ED è QUI SOLO PER RICORDO)
Anno 2016. Shizuka Higashikata, la bambina invisibile, è cresciuta e vive una vita tranquilla con i suoi genitori Josuke e Okuyasu nella cittadina di Morioh, e nulla sembra poter andare storto nella sua monotona e quasi noiosa esistenza. Ma quattro anni dopo la sconfitta di Padre Pucci un nuovo, antico pericolo torna a disturbare la quiete della stirpe dei Joestar e dell'intero mondo, portandoli all'altro capo della Terra, nella sperduta cittadina italiana di La Bassa. Tra vecchie conoscenze e nuovi alleati, toccherà proprio a Shizuka debellare la minaccia che incombe sull'umanità. O almeno così crede.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I corridoi spogli e vuoti dell’Istituto superiore erano quasi inquietanti, illuminati dalla fioca luce del cielo opaco e i tetri neon bianchi, dalla luce artificiale e tremolante, che li accompagnava nella loro corsa sfrenata. Il pavimento era fin troppo liscio e scivoloso, e nessun altro oltre a loro girava per quei corridoi.
Regina e Davide correvano freneticamente davanti a loro, correndo sicuri per quei corridoi a loro tanto familiari.
Jotaro e Koichi, al contrario, li inseguivano tutti trafelati e affannati, sperando di avvicinarsi a loro il più possibile, anche se, probabilmente, era tutto inutile. Jotaro sapeva benissimo che quei due, come tutti quegli otto ragazzini, erano addestrati per inseguire, combattere, e fuggire. Erano predatori, spietati e inarrestabili, e questa loro fuga non era nient’altro che un piano ben studiato per prenderli alla sprovvista, o per perdere tempo. Ma anche Jotaro e Koichi stavano facendo piani, anzi, stavano tentando di farne uno, parlottandosi tra di loro con il fiatone e la voce spezzata dalla corsa quasi frenetica.
-Se li tocco posso usare l’abilità di Echoes su di loro- sussurrò Koichi, cercando di parlare con un tono basso ma comprensibile, tra un respiro e l’altro.
Jotaro, però, non ebbe la reazione che il biondo si aspettava da lui. Negò con forza, tenendo lo sguardo piantato sulle schiene dei due adolescenti davanti a loro. Koichi rimase spiazzato dalla sua reazione, e lo fissò sbigottito.
-No, Koichi, non possiamo fermarli così.- replicò il più alto con la sua voce cupa e tetra in uno strano tono di voce, particolarmente duro.
-Stanno aspettando il nostro attacco. Dobbiamo attendere. Faranno tutto loro, vedrai.-
Koichi, alle sue parole, abbandonò le braccia lungo i fianchi e tornò ad osservare i due ragazzini davanti a loro con aria incredula e stanca, tremendamente stanca e sconfortata. Doveva fidarsi di Jotaro, anche se il suo piano gli sembrava decisamente carente. Ma Jotaro era quello con più esperienza tra tutti loro, il più affidabile e saggio, così Koichi decise di lasciar perdere le lamentele e affidarsi completamente a Jotaro.
 
Dall’altro canto, Regina era impaziente. Avrebbe voluto urlare e fare a fettine quei maledetti Joestar, ma il boss aveva imposto loro solo di scappare. Se non aveva dato l’ordine di attaccare e uccidere, non poteva farlo. Non avrebbe mai disobbedito ai suoi ordini, data la sua più completa devozione a Zarathustra. Si voltò verso il fidanzato e gli tirò una manica, cercando di parlargli il più piano possibile per non farsi sentire dagli inseguitori.
-Ehi Davi, che dovremmo fare ora? Che cosa facciamo adesso? Continuiamo a scappare?!-
Lui la fissò con i suoi spaventati occhi dorati e deglutì, praticamente terrorizzato. Alzò la voce e bloccò il suo torrente di domande, cercando di rimanere fermo e sicuro per entrambi, anche se sicuramente il più spaventato dei due era lui. Davide non aveva uno stand mortale come quello della fidanzata, né una voglia di attaccare e di fare fuori gli avversari tale.
-Facciamo così. Andiamo al primo piano, magari il boss ci ha lasciato degli indizi!-
Lei lo guardò con un sorrisone e annuì con forza, afferrandogli una mano e correndo molto più forte di prima, e lui non poté fare altro che seguirla. Una lacrima le scese dalla guancia e, con uno strano tintinnio, colpì le piastrelle grigiastre del corridoio.
-Regi…come hai intenzione di usare Kings&Queens…?- chiese lui ben poco sicuro. Lei si girò a guardarlo e gli sorrise sorniona, tenendogli saldamente il polso e avvicinandosi velocemente alla rampa di scale che portava al primo piano. Qualcosa sgusciò sotto di loro, e si rivelò essere lo stand della ragazza. Comparve dal terreno un busto di donna completamente trasparente, liquido e formato completamente di acqua, un vestito rococò e una grande corona sui capelli di acqua corrente. Alzò le mani sulla propria testa e rimase immobile davanti al primo gradino delle scale, in una grossa pozza d’acqua.
-Salta!- gridò a Davide, che si trovò nel panico. Entrambi saltarono a piedi uniti sulle mani dello stand, che in pochi secondi li alzò dal terreno e, allungandosi, li trasportò in pochi istanti alla fine della rampa di scale, al piano superiore, lasciandosi dietro una scia d’acqua.
Con uno schiocco di dita di Regina, l’acqua sulle scale si gelò di colpo, diventando brillante ghiaccio. Davide annuì e rimase a guardare dietro di sé mentre ricominciarono a correre, pensando all’astuto piano della ragazza. I Joestar non sarebbero riusciti a salire le scale, dato che erano completamente gelate. Le sorrise e le diede un paio di affettuose pacche sulle spalle, complimentandosi con lei. Regina gli sorrise e ricambiò le pacche, tirando una forte manata sulla schiena gracile del ragazzo, che per poco non inciampò sotto lo sguardo in colpa della fidanzata.
Dietro di loro, Jotaro e Koichi rimasero ad osservare le scale ricoperte da un sottile strato di ghiaccio, estremamente scivoloso e solido.
-Non preoccuparti, Jotaro- disse Koichi, piazzandosi davanti a lui. –il mio Echoes Act 4 può aiutarci.-
L’uomo biondo estrasse il suo stand, urlando il suo nome, e una figura bianca della stessa stazza del portatore si parò davanti a loro, galleggiando nell’aria. Aveva diversi ghirigori concentrici verdi sul suo corpo candido, e più o meno le stesse caratteristiche del suo “act” precedente.
-Echoes Act 4, annulla la gravità sulle scale!- gridò Koichi e lo stand, sbuffando annoiato, toccò le scale gelate. Su di esse apparve una scritta, simile a un’onomatopea, che citava la scritta “0g”. Koichi prese un po’ di rincorsa e saltò sulla scala rimanendo a galleggiare nell’aria e scoppiando a ridere. Rimanere in assenza di peso era sempre un’esperienza divertente, e lo emoziona ogni volta. Girandosi verso Jotaro e vedendo il suo sguardo quasi carico di astio verso di lui, però, decise di tornare serio, arrossendo tutto e tossicchiando un po’, decisamente in imbarazzo per il suo comportamento infantile.
-Avanti Jotaro, vieni anche tu.- disse col tono più serio che poteva fare. Lui fece un passo avanti e saltò di qualche centimetro, trovandosi a galleggiare nell’aria. Si abbassò la visiera del cappello sul viso e cercò di nascondersi, accostandosi all’altro uomo. –Non è male, in effetti.- borbottò, e Koichi riuscì ad intravedere un sorrisetto divertito sulle sue labbra.
Echoes diede loro una spinta sulla schiena ed entrambi iniziarono a muoversi verso l’ultimo gradino, riuscendo ad evitarli tutti. Mentre stavano galleggiando verso la fine della rampa, però, tutto il ghiaccio si ritirò dalle scale e andò a formare uno spesso muro di ghiaccio davanti a loro, che li bloccava nella loro salita. Koichi fece per ritirarsi spaventato, ma Jotaro non reagì. Abbassò la testa e, alle sue spalle, apparve l’imponente Star Platinum, che, gridando il suo caratteristico “ORAORAORA”, prese a pugni la lastra di ghiaccio. Come previsto da Jotaro la lastra si spezzò in mille pezzi, e si ritirò ancora, trasformandosi in acqua e fuggendo via, nella direzione in cui erano scappati i ragazzi.
I due uomini, una volta finita l’abilità di Echoes Act 4, atterrarono sul pavimento della scuola e si guardarono intorno con attenzione, notando che il pavimento era rotto e sconnesso e le mattonelle deformate e piegate. I muri erano anch’essi storti e dalla superficie stranamente irregolare, e Jotaro avrebbe potuto giurare che di lì doveva essere passato Crazy Diamond.
Con un cenno della testa, Jotaro invitò Koichi a seguirlo, il quale era perso a guardare le chiazze di sangue sul pavimento.
-Josuke e Jolyne non se la stanno passando bene…- mormorò lui, riprendendo a correre assieme a Jotaro, che non rispose. Aveva una tremenda paura per sua figlia, che aveva spedito a combattere contro niente di meno che il capo di quella banda. Ma era sicuro nelle abilità di Jolyne, sicuro che, assieme a Josuke, non avrebbe corso alcun pericolo.
 
-La mappa!- gridò Davide, svoltando l’angolo. Regina lo guardò confusa mentre lui prese a correre più forte, rompendo il ciclo di respirazione delle onde concentriche. Lei gli corse dietro, svoltò un altro paio di volte altri angoli e superò le scale per tornare al piano inferiore, seguendo il fidanzato, e svoltato l’ultimo angolo frenò di colpo, andando a sbattere contro il ragazzo, che per poco non cadde a terra per l’impatto.
-Perché sei fermo qui? Dobbiamo scappare!-
-Ma se non sappiamo nemmeno dove?-
Regina gonfiò le guance e sviò lo sguardo, pestando un po’ per terra. Odiava essere contraddetta, ma doveva solo ammettere che in effetti il suo piano non aveva alcuna logica. Cercò di ragionare e, massaggiandosi la radice del naso, guardò la piantina della scuola. Si avvicinò e fissò l’ago piantato sulla palestra esterna e cacciò un mezzo urletto di sorpresa, strattonando la manica del fidanzato, che continuava a guardarsi intorno, spaventato che i due potessero spuntare da un momento all’altro.
-In palestra!- disse la castana con un tono squillante, gli occhi azzurri illuminati da una nuova luce di speranza. Prese il fidanzato per mano e lo trascinò indietro, da dove erano arrivati, per scendere le scale e tornare al piano inferiore, dove avrebbero agevolmente potuto raggiungere la palestra indicata dal Boss.
Mentre correvano, però, Regina si piegò su sé stessa dal dolore, sentendo una leggera fitta. Il suo stand tornò in pochi secondi ai suoi piedi e il panico prese entrambi, quando videro sbucare da dietro l’angolo Koichi e Jotaro. Erano senza vie di fuga. I due adulti si trovavano tra loro e la rampa di scale, e non potevano fare altro che indietreggiare.
Davide prese coraggio e si parò davanti a Regina, aggiustandosi per bene la giacca in pelle tutta sgualcita. –Userò 1000 Forms of Fear.- sentenziò lui, con un tono stranamente sicuro. La ragazza annuì e, in pochi attimi, Kings&Queens, ancora sotto forma d’acqua, sgusciò sotto le suole degli uomini e ricoprì loro i piedi fino alle caviglie, gelandosi. Ora quelli in trappola erano loro.
Davanti al ragazzino moro spuntò una alta e magra figura umanoide, dalla pelle scura e un elmo bianco sulla testa, senza viso né occhi né alcuna caratteristica. Questa peculiarità lasciò allibiti Jotaro e Koichi. Che razza di stand era? Non sembrava poter scagliare pugni né avere abilità particolari.
Due luci sul suo viso si accesero, e gli occhi di Jotaro non riuscirono a staccarsi da quei due luminosi bagliori. Koichi voltò d’istinto lo sguardo, cercando di proteggersi da quella ammaliante e ipnotica luce, ma Jotaro non fece in tempo. Non poteva voltarsi, non poteva staccare lo sguardo, doveva solo guardare, e subire. In pochi istanti 1000 Forms of Fear fu avvolto dalla luce, e mutò di forma. Al suo posto, una volta che la luce si fu diradata, apparve uno stand del tutto diverso. L’armatura dorata nascondeva l’imponente corpo grigiastro, e due occhi rossi come il sangue spuntavano da sotto l’elmo spigoloso. Jotaro, quando lo vide, sentì il proprio cuore mancare un colpo. Sul suo volto si dipinse il terrore più puro, mentre cercava di indietreggiare quasi disperatamente, sotto lo sguardo sbigottito di Koichi, che non sapeva se fosse più spaventosa la nuova forma dello stand avversario o il modo in cui Jotaro lo fissava.
-Non è possibile- sussurrò Jotaro, ormai pallido in viso, mentre sudava freddo.
Davide scattò in avanti e aprì le braccia, e l’enorme stand dorato seguì i suoi movimenti, in un modo fin troppo familiare al povero Jotaro.
–The World!- gridò, avventandosi contro ai due. –Che il tempo si fermi!-
Un’aura monocromatica si ampliò dallo stand, e Jotaro capì che non avrebbe dovuto sottovalutare i ragazzi contro cui stavano combattendo.
Koichi rimase immobile, così come Regina. Davide avanzò verso di lui, e Jotaro, essendo a sua volta portatore di uno stand che poteva fermare il tempo, rimase vigile e a suo malincuore immobile, mentre The World, a suon di “MUDA MUDA” lo colpiva ripetutamente. Il ghiaccio sotto ai suoi piedi si ruppe e Jotaro venne scagliato indietro, andando a sbattere contro il muro, metri indietro. Tirò un forte calcio nello stomaco all’immobile Koichi, che volò indietro a sua volta, similmente a Jotaro.
-Che il tempo riprenda a scorrere.- sussurrò infine il ragazzo moro, in un tono inquietantemente simile a quello del vampiro che tanto infestava gli incubi di Jotaro.
Koichi, appena il tempo riprese, scoppiò ad urlare, tenendosi con forza l’addome e sputando sangue, dovendosi tenere su con un braccio per non crollare a terra dal grande dolore. Non sapeva cosa fosse successo, ma stava soffrendo, era indietro di qualche metro rispetto a prima e sia lui che Jotaro erano doloranti e sanguinanti, benchè non fosse passato un istante.
Davide prese a camminare incontro a loro, mettendosi tra i due uomini e le scale. The World, dietro di lui, divenne completamente luminescente e riprese la sagoma di 1000 Forms of Fear, mentre la luminescenza dello stand catturava l’attenzione degli occhi di Koichi. Era ipnotico, e Koichi, anche se sapeva che avrebbe causato un altro suo attacco, anche se era cosciente che era una trappola, rimase a guardarlo. Non poteva fare altro.
Quando lo stand ebbe raccolto abbastanza informazioni, Davide si passò una mano sul viso. Si passò la mano tra i capelli neri e delle ciocche biondissime gli ricaddero sulla fronte, mentre li osservava con dei gelidi occhi azzurrissimi, che sembravano traforarli nei loro ricordi più oscuri.
-Killer Queen- mormorò quello che sembrava a tutti gli effetti Yoshikage Kira, chiamando a sé il grosso stand rosa pallido alle sue spalle.
Koichi lanciò un urlo terrorizzato mentre rimaneva schiacciato contro la parete, senza poter pensare di rivedere quel viso, non dopo diciassette anni. Era un incubo che si realizzava, un incubo che purtroppo aveva avuto fin troppe volte. Quell’uomo biondo che sbucava in casa sua, e faceva esplodere lui e la sua famiglia. Koichi era immobilizzato dalla paura, mentre Jotaro rimase a guardare l’uomo biondo davanti a lui, cercando di trovare un punto debole. I suoi occhi continuavano a scrutare qualcosa sopra di loro, mentre Killer Queen dietro di lui muoveva i pugni, osservandoli attentamente coi suoi occhi felini.
Jotaro sbirciò sopra di lui e vide l’oggetto che tanto interessava a Davide e a Regina: un orologio. Segnava un quarto alle undici.
Cinque minuti e la ricreazione sarebbe iniziata, e non avrebbero più potuto trovarli in mezzo alla confusione di un intero istituto riversato nei corridoi.
Notando l’attenzione dell’avversario sull’orologio, Davide decise di agire. Urlando il nome dello stand, Killer Queen allungò un pugno, e da esso saltò fuori una specie di piccola automobilina, rotonda e con un teschio minaccioso di gatto sul davanti.
-Sheer Heart Attack!- gridò lui, mentre quel pezzo di stand avanzava verso di loro. Koichi decise di agire, e si avventò su Sheer Heart Attack col suo Echoes Act 4. Lo stand bianco toccò col palmo della mano l’oggetto che stava velocemente viaggiando nella loro direzione, causando una lieve esplosione al contatto. Koichi lanciò un gridolino e si osservò il palmo della mano ustionato, realizzando che si ricordava quelle esplosioni molto, molto diversamente. Più violente e distruttive, sicuramente.
Sheer Heart Attack si alzò e iniziò a galleggiare in aria, roteando un po’ su sé stesso e smettendo di avanzare verso di loro. Col coraggio di diciassette anni prima, Koichi saltò in piedi e corse verso quel Kira, il suo stand pronto a prenderlo a pugni. Kira rimase immobile ad oddervarli, con quasi un sorriso sul suo viso. Come allora, i pugni di Echoes furono parati tutti, i palmi di Killer Queen che si muovevano fin troppo velocemente. Come allora, esattamente come a Morioh nel 1999, Echoes act 4 venne respinto indietro con una gomitata, e Koichi sentì il panico montargli addosso. Era tutto uguale ad allora, tutti i gesti, tutti gli attacchi. Incredulo, continuava a fissare quel nuovo nemico e quella vecchia nemesi, senza sapere più come agire. Era tutto inutile, il tempo si ripeteva.
Questa volta, però, Josuke e Okuyasu non sarebbero arrivati per il rotto della cuffia a salvarli, erano entrambi impegnati a inseguire quei ragazzini.
Per la prima volta, Koichi si lasciò prendere dalla paura, e si abbandonò a terra, osservando Kira avvicinarsi a lui, col suo sguardo omicida che mai avrebbe potuto dimenticare. Aveva quindici anni quando lo aveva incontrato per la prima volta. Avere un serial killer contro sono traumi che non si dimenticano, ferite che rimangono aperte per sempre. Era uno psicoterapeuta, di traumi psicologici se ne occupava tutti i giorni, e tutti i giorni vedeva quello sguardo senza speranze, perso e disperato, che in quel momento aveva lui.
Finchè non sentì un fin troppo conosciuto suono alle sue spalle.
Star Platinum si scagliò contro Killer Queen, gridando anche più forte del solito mentre sferrava una serie di velocissimi pugni nella sua direzione, centrando il viso felino dello stand. Kira cadde all’indietro, tra le braccia della ragazza dai lunghi capelli castano chiaro mentre riprendeva le sembianze di Davide, col naso rotto e gli occhi dorati sgranati e increduli.
-Koichi, è solo un’illusione.- disse Jotaro, guardandolo con l’occhio cieco, la pupilla lattea contornata dall’iride glauca tagliata in due, separata da quella tremenda cicatrice che gli solcava il viso, partendo dal mento, passandogli le labbra e l’occhio e finendo oltre il bordo del cappello blu e dorato.
Koichi vide la determinazione dei Joestar in quegli occhi chiari, il fuoco nelle loro iridi colorate dei colori più profondi, che accompagnavano anche gli occhi azzurro pallido di Josuke nella loro corsa contro il tempo per trovare Kira nel lontano 1999, quelli verdissimi di Jolyne nella sua sfida contro quel prete nel 2012, e perfino gli occhi scuri e profondi come buchi neri di Shizuka, che aveva sfoderato alla Città della Moda.
Quel fuoco riscosse Koichi, lo mosse nel profondo, e come per magia lo fecero alzare in piedi e piazzarsi di fianco all’uomo dal lungo cappotto blu e oro, il suo Star Platinum pronto a colpire ancora quei due. Urlando il suo caratteristico grido di battaglia fece per colpirli, se i suoi pugni non fossero finiti nell’acqua.
Kings&Queens si piazzò di fronte a due, il vestito d’acqua che scorreva quasi come un fiume in piena, mentre si ghiacciava intorno ai suoi pugni. Divenne completamente di ghiaccio limpido e scagliò un forte pugno in pieno viso allo stand viola, che ribaltò la testa all’indietro dall’impatto. Dal naso di Jotaro sgorgò un rigolo di sangue, ma lui rimase immobile, con le mani in tasca, ad osservare la ragazzina col diadema in testa, che lo osservava con uno sguardo carico di odio, tanto rabbioso che avrebbe potuto bruciarlo vivo solo guardandolo.
I muscoli del collo di Star Platinum si irrigidirono, e prima che lo stand nemico potesse accorgersene, l’enorme stand le scagliò una potente testata sul naso, che frantumò completamente il suo viso di ghiaccio. Regina cacciò un forte urlo e si portò le mani sul viso colante di sangue. Kings&Queens tornò in forma acquatica e scomparve, ritirato dalla propria portatrice, che barcollò indietro, osservandoli con il viso livido di dolore e rabbia. Mugolò qualcosa in dialetto labassese e fece per correre loro incontro, prontamente fermata dal fidanzato. –No, aspetta!- gridò Davide, indicandole l’orologio. Regina, persa nei suoi pensieri di morte e distruzione, alzò lo sguardo e seguì l’indice del fidanzato, fissando incredula l’orologio. Mancava meno di un minuto all’ora fatidica. Guardando i due giapponesi con attenzione iniziarono a indietreggiare, pronti ad estrarre di nuovo i loro stand in caso di attacco. Si muovevano lenti, più per perdere tempo che altro, sperando solo che i due non decidessero di attaccarli proprio in quel momento. Cosa che non fu, dato che Star Platinum tornò a sovrastarli, con i pugni pronti a colpirli.
E la campanella suonò.
Le porte delle classi si aprirono di colpo, i ragazzini corsero fuori delle classi urlando e vociando inutilmente, mentre si riversavano nei corridoi, spintonando Koichi, che si aggrappò istintivamente all’ampio cappotto di Jotaro. Lui ritirò Star Platinum, e cercò disperatamente di trovare Regina e Davide, che erano spariti nella folla, che si rovesciava giù per le scale come una cascata di menti vuote giù per la scalinata che portava al piano terra.
Jotaro, stringendo il polso di Koichi, corse giù per le scale, saltandole e spintonando i ragazzini biascicanti e dondolanti davanti a lui, sentendosi mancare l’aria nei polmoni all’idea di averli persi di vista. Dopo tutta quella fatica, quella paura, quel senso di nausea alla base della gola nel rivedere The World davanti a lui dopo 28 anni, non poteva lasciarseli scappare. Saltò giù dalla scalinata e corse istintivamente fuori dall’istituto, osservandosi intorno, perso. Koichi lanciò un urlo e indicò in una direzione. Erano quei due, stavano scappando attraverso un piccolo giardinetto interno verso un enorme edificio quadrangolare.
Jotaro raccolse le ultime energie e fece un veloce scatto in avanti, scartando di molto Koichi, che rimase indietro a inseguirlo con le sue corte e affaticate gambe. Aveva trenta centimetri in meno di Jotaro, stare al suo passo era estremamente difficile per lui.
I due entrarono in quella che si rivelò essere la palestra della scuola. Jotaro e Koichi si fermarono davanti alla grossa porta, premendo entrambi una mano sul maniglione antipanico.
Si scambiarono una breve occhiata e annuirono decisi, aprendo la porta e piombando dentro alla palestra con passo fermo e deciso, pronti ad affrontare la prossima sfida.






Fate is coming, that I know.
Time is running, got to go.
Fate is coming, that I know.
Let it go.
Do or Die, 30 Seconds to Mars (Love, Lust, Faith and Dreams, 2013)
 
Note dell’autrice
Bentornati (anzi, bentornata io) col nuovo capitolo! Avevo promesso che a metà marzo sarei riuscita a pubblicare un altro capitolo, no? Beh, è fine marzo, ma poco importa, meglio tardi che mai dice il detto, no?
Ripeto l’avvertimento: non aggiornerò spesso o con una frequenza precisa, ma la serie non è finita né interrotta. Non so semplicemente quando aggiornerò, e credo che fino a metà luglio sarà così. Sapete, la scuola…
Tornando al capitolo: ormai sembra logico che Zarathustra voglia far incontrare tutti all’interno della palestra scolastica, come mai? Cosa li aspetta all’interno dell’edificio?
Nel prossimo capitolo vedremo Josuke e Jolyne all’inseguimento del boss, Zarathustra, e di Ludovico e Piero.
Al prossimo capitolo, ciao a tutti!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor