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Autore: mgrandier    21/03/2016    17 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il nome
 
L’eco dei passi di Oscar e del Conte di Fersen si spensero oltre il profondo vano della scala, soffocati dall’intenso brusio degli inservienti che avevano ripreso il loro vociare vivace saturando di una nuvola densa di commenti e osservazioni tutto il volume dell’ambiente.
André si sporse appena oltre la balaustra di rami e foglie in ferro battuto, stringendo le dita sul sottile corrimano brunito, assicurandosi che i due si fossero veramente allontanati, poi emise un profondo sospiro, prendendo a muovere le mani sulla propria giacca per accomodarla alla meglio e cancellando ogni traccia  degli scompensi creati dal confronto con il Conte.
Percepì su di sé il peso di un’azione sconsiderata e la colpa di non aver saputo controllare e celare i moti profondi del proprio animo. Di nuovo, aveva ceduto al proprio istinto, finendo per rischiare di commettere un ulteriore e irreparabile passo falso. Si portò la mano alla fronte, restando qualche istante assorto in una rinnovata preoccupazione e cercando di riordinare le idee, anche recuperando il racconto strappato al Conte di Fersen.
Un leggero colpo di tosse, richiamo forzato alla realtà, gli rammentò di essere ancora alla presenza del Tenente Girodel.
- Fatico veramente a comprendere come tu abbia potuto commettere una tale imprudenza, André. – lo redarguì Girodel con tono severo – Posso solo immaginare che le tue motivazioni siano particolarmente importanti, per averti portato ad una condotta così sconsiderata … -
Rimase in silenzio, lasciando che le osservazioni di Girodel scivolassero oltre la realtà dell’urgenza che aveva animato le sue azioni; deglutì, inghiottendo risposte e giustificazioni, e chinando appena il capo. Non tentò nemmeno di aprire il proprio animo, preferendo lasciare che l’altro tratteggiasse da sé i contorni di una trama ormai troppo difficile da raccontare, dipingendo secondo il suo gusto personale luci e ombre della questione. Tuttavia, si rese perfettamente conto di quanto l’intervento di Girodel si fosse rivelato provvidenziale.
- Io vi ringrazio, Tenente Girodel. – sollevò lo sguardo e si scoprì scrutato da due occhi fermi, in attesa – Per quella sera … e per poco fa. Io non avrei avuto nemmeno l’opportunità di difendermi dalle accuse del Conte, e in quel modo avrei anche perso ogni possibilità di fare chiarezza … -
Girodel rimase impassibile, accogliendo le sue parole, lo sguardo saldo, l’espressione indecifrabile e il respiro profondo a tradire una sicurezza precaria. Poi, d’un tratto, lo sguardo si fece sfuggente e corse rapido a cercare qualcosa … finché il militare non si voltò, muovendosi deciso verso una porta dipinta di bianco, semplice nelle forme e appena distinguibile dalla boiserie della parete, chiusa alle proprie spalle.
– Vieni. –
André seguì il Tenente, oltrepassando la porta e raggiungendolo in un locale spoglio, una sorta di corridoio lungo e stretto, illuminato dal fondo, dove una piccola finestra a mezza altezza si apriva sulla cour de la reine[i]. Percorsero in silenzio il lungo vestibolo con le pareti candide di calce e il soffitto basso sopra i loro capi, fermandosi proprio di fronte alla finestra; André osservò come Girodel stesse controllando che non vi fossero presenze indesiderate, lanciando persino un’occhiata rapida oltre il vetro sottile della finestra, a scrutare il via vai che animava la piccola cour, per voltarsi di nuovo ad osservarlo, facendosi vicino in modo da poter parlare con un tono di voce il più basso possibile.
- Avrei preferito parlartene prima … ma non sono riuscito ad anticiparti … - esordì il Tenente.
André chinò ancora il capo, necessariamente remissivo – Sono mortificato … davvero. Ma da quella notte … e poi dopo aver parlato con lei, io … -
- Lo so, André: non dire niente. Non ce n’è alcun bisogno. – lo interruppe, mentre lo sguardo si faceva sottile tra le ciglia – Posso comprendere … e non ho alcuna intenzione di giudicare. –
André sostenne lo sguardo, annuì appena, stringendo le labbra, accordando inconsciamente fiducia al suo interlocutore, ancora una volta, come già era accaduto in passato.
- Ora ascoltami: in un primo momento, avevo inteso quella notte come una sorta di … colpo di testa. Per me la questione era chiusa e non aveva titolo per influenzare in alcun modo quello che penso del mio Comandante, o il mio modo di pormi nei suoi confronti. –
Una pausa, il tempo che André potesse cogliere e fare proprie quelle considerazioni; diede cenno con il capo perché il Tenente potesse comprendere che lo stava seguendo con assoluta concentrazione.
- Poi quelle voci … quei dettagli dissonanti … Ho prestato maggiore attenzione e qualche dubbio è sorto spontaneo. – un altro sguardo al cortile, dove il passaggio di un gruppo di soldati della Guardia Reale aveva richiamato l’interesse del Tenente – E dopo quello che ho udito – un gesto del capo ad indicare le stanze poco lontane, in cui era intervenuto poco prima – la questione mi appare ancora meno chiara. –
Attese ancora un istante, forse misurando le parole e ripercorrendo egli stesso l’evolversi dei fatti e l’aggiungersi di tasselli apparentemente senza senso in quel mosaico di tessere sfuse.
- Tuttavia … io avevo intenzione di chiederti se ricordi un dettaglio, in particolare, di quella notte … –
André non rispose; semplicemente, rimase in ascolto, le braccia distese lungo i fianchi e le labbra serrate, mantenendosi attento ad ogni singola parola del Tenente, ad ogni gesto e ad ogni minimo riferimento.
- Quella notte … hai forse notato se lei indossasse dei gioielli? –
André chiuse gli occhi, serrando un poco i denti, richiamando alla memoria le immagini dei momenti in  cui aveva scorto Oscar pronta per il ballo. La visione dell’angelo mentre scendeva la scala di Palazzo Jarjayes, il breve scambio nell’abitacolo della carrozza con la sua parte più incerta … e poi lei,  fragile ed esposta, distesa sul divanetto, e, poco dopo, indifesa, stretta al suo petto mentre sembrava tornare un poco lucida, riconoscerlo e chiedere di tornare a casa. E ancora il peso dolce tra le braccia, gli attimi trascorsi in camera e … Si bloccò, colpito da un ricordo preciso.
Prese ad annuire rapido, aprendo lo sguardo sul Tenente.
– Sì. Portava degli orecchini: dei pendenti con una sorta di goccia di smeraldo. – confermò con sicurezza.
- E … hai forse notato se … - provò a suggerire l’altro, ma André intervenne, senza lasciarlo proseguire.
- Al rientro a Palazzo, ne portava solo uno: al lobo sinistro[ii]. – precisò poi.
Girodel piegò il braccio, stringendo le dita a pugno sull’elsa della spada – Questo volevo sapere … -
André aggrottò la fronte, scrutando Girodel e il suo viso contratto da una sorta di sorriso teso.
- Spiegatevi meglio, Tenente Girodel; vi prego … - chiese preoccupato André.
- Vedi, André … attorno alla reggia esiste un mondo di scambi, una sorta di commercio di oggetti perduti dai frequentatori della corte, o semplicemente dismessi, o provenienti dal quotidiano rinnovarsi dei servizi prestati nei diversi appartamenti. Cera, stoffe, alimenti … e molto altro. Dopo un ballo, un ricevimento, un’occasione speciale, non è raro che sulla piazza possa comparire anche qualche gioiello … -
André sgranò lo sguardo, iniziando a comprendere – Volete dire che quell’orecchino … ? –
Girodel socchiuse gli occhi e tese le labbra – Gira voce che un uomo abbia messo in vendita un gioiello della misteriosa dama del Nord … Non avevo modo di verificare se questa potesse essere solo una mossa da impostore … o se invece l’offerta avesse almeno un minimo fondamento di verità. Ma ora penso che potrebbe essere interessante parlare con quest’uomo. –
André avanzò un poco, nervoso e quasi incredulo, facendosi ancor più prossimo al Tenente – Voi sareste in grado di contattarlo? –
Girodel sorrise appena, portando la mano alla tasca delle brache bianche e traendone un biglietto ripiegato in quattro, fino a sollevarlo davanti agli occhi di André – Non voglio fare nomi; tu cerca questa persona. A quanto pare, lo si può trovare saltuariamente nella zona delle scuderie, ma ultimamente non è a Versailles e ha lasciato la questione in mano al proprio fratello. –
Osservò il biglietto fermo tra l’indice e il medio del Tenente, giusto davanti ai propri occhi, per poi sollevare svelto la mano e afferrarlo deciso, stringendolo fino a farlo scomparire nel proprio palmo.
- Quell’uomo potrebbe sapere qualcosa … -
Girodel annuì in silenzio e poi, senza aggiungere altro, si diresse verso il fondo del corridoio, lasciandolo solo. André dispiegò il foglio, le dita tremanti e il fiato corto, mentre i segni dell’inchiostro si mostravano al suo sguardo incredulo.
- Non è possibile … - mormorò sconvolto.
 
Da tempo ormai si trovava seduto sul bordo della fontana, ascoltando il gorgogliare ricorsivo dello zampillo alle proprie spalle e riuscendo a disegnare nella propria mente il sobbalzo di quella bolla d’acqua che, dalla bocca del getto superiore, ricadeva su sé stessa e si rovesciava in una cascata flessuosa sul piatto più alto, una corolla liscia, baciata dai riflessi della notte. Come ogni dettaglio di quel grande palazzo dalle forme austere, anche il giardino, con le sue statue e i giochi d’acqua, gli erano ormai così famigliari, da poterli vedere anche ad occhi serrati.
Alla propria destra, un frusciare gentile di fronde, mosse dalla brezza notturna, rese vivo il filare che dal fronte settentrionale del palazzo conduceva all’accesso principale del parco; il richiamo acuto di una civetta e poi il battito d’ali, in un volo verso la distesa erbosa meridionale … Il soffio fresco, profumato di  prato e terra umida, mosse appena i capelli sul suo capo, insinuando una lunga ciocca fino nel colletto della giacca e provocandogli un leggero brivido. Alzò il viso al cielo e aprì gli occhi, cercando tra le stelle sorte con il velluto della notte, i cardini della propria esistenza …
La rabbia cieca che lo aveva bruciato quella stessa mattina alla reggia, conducendolo fino all’appartamento del Conte e sull’orlo di un precipizio di follia dal quale non avrebbe potuto risalire, pareva essersi stemperata almeno un poco nella nuova preoccupazione accesa dal colloquio con il Tenente Girodel. Il nome letto su quel foglio ripiegato aveva imposto la necessità di riflettere prima di agire, valutando con attenzione la modalità più sicura per intervenire senza rischiare di esporre Oscar a qualsivoglia pericolo. Ad ogni modo, la questione dell’orecchino della dama del Nord, apriva la possibilità concreta che quell’uomo avesse incontrato Oscar durante il ballo e potesse magari ricordare qualche particolare utile a comprendere cosa le fosse realmente accaduto … Perché se le supposizioni di Girodel avevano fondamento, allora la questione era più preoccupante … e non si trattava semplicemente di una serata storta … ma di qualcosa di più complesso. Restava da chiarire, soprattutto, cosa fosse accaduto in quel momento di buio del quale Oscar pareva non ricordare praticamente nulla, se non un senso di nausea, di vertigine … resa ancor più insopportabile da una visione confusa e sbiadita … così l’aveva definita proprio Oscar quando, nascondendo il viso sul suo petto, aveva cercato di raccontare qualche momento di quella sera. Seduta sul suo letto, stretta nel suo abbraccio, era riuscita a ricostruire ben poco, in realtà … ma almeno aveva affrontato quel ricordo, esternando un disagio che aveva finito per renderla spossata, fino a farla crollare addormentata sul suo letto.
Sospirò e volse il capo a sinistra, scorgendo il bagliore fioco che illuminava le finestre del primo piano, quelle da cui una melodia fatta di lacrime di violino, si librava nell’aria ormai da alcuni minuti, giungendo fino al suo cuore, penetrando in esso e trovandovi rifugio. Note lente, che parvero poi mutare, evolversi in un arabesco, librarsi verso il cielo in una voluta che, prendendo corpo, si ergeva in una cuspide … per poi interrompersi, in uno stridere dissonante.
André aggrottò la fronte, restando fermo con il naso verso il cielo, sognando un archetto abbandonato sulla poltrona insieme con il violino, e poi, un passo dopo l’altro, il moto leggero, sempre più incalzante, attraverso il corridoio, giù per la scala grande e poi a superare l’atrio e infine l’ampio portone … Un balzo e ancora passi, che ora stridevano sul ghiaietto, veloci, nervosi e sempre più prossimi … accompagnati da un profumo di rosa, delicato quanto deciso, nelle sue note di testa.
- André … - la voce, se pur lieve, vinse quella della notte.
- Oscar … - rispose immediato, mentre già si levava dalla pietra volgendosi a lei, e trovandola ferma, ad un passo dalla fontana, le braccia strette al corpo, la camicia leggera brillante dei riflessi del cielo e la porcellana del collo esposta alla brezza, libero dalla chioma sospinta sull'altra spalla.
- Cosa fai … qui da solo? – gli chiese esitando appena, mentre lo sguardo d’acqua si fondeva con lo specchio della fontana.
- E’ una bella serata … - le rispose vago – … il cielo è meraviglioso, l’aria profumata … - e la osservò scossa da un leggero brivido, stringersi ancora di più le braccia al corpo, nascondendo quasi le dita tra le pieghe della fusciacca legata sui fianchi – Solo … un po’ troppo fresca, vero? –
Le si fece più vicino, portando le mani ai lembi della propria giacca e sfilandosela rapidamente, per poi passarla sulle sue spalle – Tienila tu, o prenderai freddo … -
Oscar parve rimanere immobile; André l’osservò socchiudere gli occhi, mentre la copriva con la giacca, e intuì il suo profondo inspirare, sollevando le spalle e chinando appena il capo, fino a sfiorare la sua mano. La carezza morbida della sua chioma scivolò sul dorso della mano, mentre lento la ritrasse, portandola poi ai risvolti della giacca, per avvicinarli l’uno all’altro, proteggendola al meglio dal freddo.
- Va meglio? – le chiese poi, restando così vicino, da poter trattenere ancora tra le dita la stoffa scura.
Lei annuì sollevando il volto fino a puntare gli occhi nei suoi – Allora? Cosa fai qui da solo? – ripeté.
- Beh … ascoltavo una sonata triste … che poi si è fatta inquieta, fino a spegnersi tutto d’un tratto. – le rispose sorridendo – E tu, invece, cosa fai qui? –
- Io … io ti cercavo. –
Lo sorpresero, quelle parole, ma gli diedero immediata, la risposta – Eccomi. E poi?-
- E poi … e poi non lo so, André. Ti cercavo e basta … Sì! Ti cercavo perché io in quella stanza … non … non … - un sospiro sfumò le parole, il capo scosso e i riccioli biondi mossi sulla stoffa scura della giacca.
André la riconobbe, incerta nel gridare la propria pena, timida nell’urlo del disagio; portò una mano alla sua guancia, la percepì fresca e liscia, accarezzandola con un tocco leggero, quasi senza nemmeno sfiorarla, adorandone la perfetta curva dello zigomo che la luce del cielo notturno rendeva ancora più pallida. La osservò qualche istante, attendendo che il suo silenzio tremasse, nell’attesa di una risposta ad una richiesta mai pronunciata, e poi esaudì quel desiderio che non aveva potuto prendere voce. Le prese una mano nella propria e si allontanò dalla fontana – Vieni con me, forza. –
 
[i] Di questi ambienti di servizio, spesso di altezza ridotta rispetto a quelli ufficiali, e gestiti anche su un doppio livello, con un mezzanino, per  sfruttare al meglio i volumi di risulta tra gli ambienti principali, non si trovano planimetrie precise, purtroppo. Non avendo informazioni precise in merito ho lavorato ispirandomi a situazioni simili incontrate in altre realtà costruttive gestite in questo modo. Tuttavia, se anche così non fosse per la reggia, credo che non comporti particolare disagio nello sviluppo della storia … Se qualcuno avesse planimetrie dettagliate anche in questi particolari, sarei felice di poterle vedere.
[ii] Eh già … qualcuna si era accorta di questo particolare?

Angolo dell'autrice: un altro dubbio si aggiunge a quelli che già anmavano il cuore di André, quel gioiello che non è tornato dopo il ballo. E ora, cosa vorrà Oscar?
Come è giusto che sia, ringrazio vivamente chi legge, preferisce, ricorda, recensisce e partecipa alla risoluzione del caso.
Per correttezza, segnalo che il prossimo lunedì, non mi sarà possibile pubblicare l'aggiornamento: con ogni probabilità, l'aggiornamento slitterà al martedì.
Un bacio e buona Pasqua a tutte!
  
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