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Autore: _Charlie_    21/03/2016    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 19:

 

Frammenti di una realtà sconosciuta

 

 

« Cosa ci fai qui? Come sei riuscito ad entrare? »
« È stato semplicissimo. Tua zia è una sciocca, sai? »

Nathaniel sorrise, mordendosi il labbro inferiore. Aveva lo sguardo diverso dal solito, come se fosse stato segnato dallo scorrere del tempo – cosa impossibile per uno spettro, notò in seguito Arya.
« Dai, vattene » lo spronò lei, cercando di spingerlo giù dal letto: « se mia zia ti vedesse qui, non immagino cosa potrebbe accadere ».
« Suvvia, Arya! » Gridò Nathaniel, divertito: « io voglio rimanere qui, insieme a te! Guarda che bella magliettina indossi! Le spalline sono diventate un optional, eh? »
« Cavolo, abbassa la voce! Puoi rimanere, okay, basta che non ti metti ad urlare! » Quindi si mise a sedere ai piedi del letto, nell'unico spazio concessole dal giovane: « mi spieghi cosa vuoi? Ultimamente non ti trovo nemmeno così tanto minaccioso ».
« Dovresti temermi invece, signorina Mason! Sono sempre un demone, no? » Egli continuò, levando lo sguardo verso il soffitto: « e adesso che ho libero accesso alla tua casa, non pensi che questo possa costituirne un pericolo? »
Arya aggrottò la fronte, sorpresa: « sei stato invitato ad entrare da mia zia, non è vero? Perché altrimenti, senza autorizzazione da parte di un residente, la Barriera di Hazelle ti avrebbe ucciso ».
« Bravissima! Alla fine ci sei arrivata! » Esclamò lui: « mi sono finto il nipote della signora che abita dall'altra parte della strada, e le ho chiesto del sale grosso. Semplice come rubare una caramella ad un bambino » prese a stuzzicarla con il piede destro, cercando di infilarle l'alluce in una narice. Arya lo scansò, schifata.
« Smettila! »
« Ma mi diletta prenderti in giro! »
La ragazza si sentì costretta a rialzarsi e, a braccia conserte, notò un particolare che prima le era sfuggito: « cos'è quella? » Puntò con il dito indice una borsa dall'aspetto sudicio, abbandonata accanto alla gabbia del Signor Cavaliere. Si chinò per raccoglierla, ma venne immediatamente arrestata dalla voce austera di Nathaniel: « quella è mia, non toccarla! »
« E perché mai? » Arya fece per esaminarne il contenuto: « tu entri a casa mia come se nulla fosse, ed io non posso sbirciare tra le tue cose? E poi, che razza di borsa è mai questa? È così logora che mi fa schifo soltanto a guardarla ».
« Non provare a ripeterlo! » Disse a denti stretti lo spettro, mettendosi in piedi.
« Perché? » Lo istigò Arya, afferrandone un manico: « altrimenti cosa fai? »
« Era di mio padre » Nathaniel eliminò con uno scatto felino la distanza che si era interposta tra loro e, guardandola negli occhi, le intimò di lasciargli la borsa: « faresti bene a non toccarla più ».
« Oh, cavolo... » Arya si sentì terribilmente in imbarazzo: « mi dispiace ».
« Non scusarti » la rimproverò lo spettro: « non voglio che tu provi compassione per me ».
« Ma non è compassione la mia! Mi dispiace solamente del fatto che io abbia preso in giro un oggetto che per te è tanto prezioso ».
Non le venne data alcuna risposta. Il giovane si limitò ad avvicinarsi alla finestra, gli occhi ambrati indirizzati verso la via che si estendeva al di là della residenza dei Mason.
Arya inspirò profondamente, desiderando con tutto il cuore che quella giornata finisse al più presto: era così stanca che avrebbe potuto dormire per un mese intero!
Tentò ancora una volta un dialogo con il suo ospite, ma fu fatica sprecata. Sembrava gli avessero cucito le labbra.
Così rimasero in silenzio per qualche altro istante.
Giocherellando con una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi, la ragazza perse la cognizione del tempo e si allontanò mentalmente dalla faccenda riguardante Nathaniel. Ripensò all'incontro che aveva avuto con Cassandra, al ritorno di Hazelle, e alla lite furibonda che era esplosa tra Taissa e Beckah – non si sarebbe mai e poi mai aspettata un comportamento del genere da parte di quest'ultima. La sua indole principesca era stata intaccata dalle parole che aveva scelto di utilizzare contro la sua compagna e, presto o tardi, Arya ne era convinta, si sarebbe sentita in dovere di chiederle perdono. Alla fin fine, la conosceva piuttosto bene.
« Devo mostrarti una cosa » Nathaniel la riportò in tempo presente: « sono venuto qui proprio per questo, in effetti ».
« Cioè? » Domandò Arya, curiosa.
Lo spettro iniziò a rovistare rumorosamente nella sua borsa e, come se non fosse passato alcun giorno dalla volta in cui aveva deciso di rivelarsi, le disse: « non appena la Dimensione fu squarciata, scappai via. Mi rifugiai in una piccola cittadina del Kentucky, in un Villaggio Eterno, dove incontrai un uomo che si è preso cura di me fino alla sua morte. Lo ritengo mio padre proprio perché mi ha accettato fin da subito. Non mi ha mai giudicato ». Arya rimase ad ascoltare, immobile sul suo letto.
« Scherzava sul fatto che io avessi tantissimi anni in più di lui, ci divertivamo molto insieme... io ero la sua casa, e lui era la mia ».
« Oh, Nathaniel... »
« Qualche giorno fa, però, i Demoni ci hanno attaccato. Sembrava stessero cercando qualcosa, un qualcosa di molto importante. Mio padre mi ha costretto a scappare, a lasciarlo lì, a morire. Mi sono quindi teletrasportato a Rozendhel, mi sono curato le ferite e ho guardato all'interno della borsa che mi aveva indotto a portar via. Vieni qui » tirò fuori un biglietto e un fazzolettino accartocciato su se stesso.
Arya li afferrò entrambi, la fronte aggrottata: « se è una lettera d'addio, non voglio leggerla ».
« Dai, muoviti! »
Dunque, distese il foglietto sul palmo di una mano e, ad alta voce, lesse l'unica parola che vi trovò impressa: « Incubo? »
Nathaniel annuì: « esatto... ora, apri l'altro ».
« Ma di cosa si tratta? Non sto capendo nulla, sinceramente » ammise la ragazza, schiudendo quel delicato fazzoletto da taschino: « e questo, invece? Cosa diavolo è? »
Sulla stoffa riposava un oggetto appuntito e brillante. Sembrava fosse stato ricavato da una lastra di vetro, una lastra di colore rosso sangue. Arya lo sfiorò con l'indice della mano destra e, subito, le si pararono dinanzi agli occhi tre immagini confuse di un bosco, un lago e una casetta di legno.
« Le hai viste anche tu? » Le chiese Nathaniel, preoccupato.
« Cos'è questa roba, Nathaniel? » Istintivamente, Arya tirò indietro la mano – la scheggia vetrosa, venendo a contatto con il pavimento, non si procurò alcun graffio.
« Non lo so! »
« Com'è possibile? Erano proprietà di tuo padre, no? »
« Non mi ha mai fatto vedere niente del genere, okay? » Esclamò Nathaniel, portandosi una mano dietro alla nuca: « ma sono certo che quei Demoni stessero cercando proprio questo coso. Hazelle te ne ha mai parlato? »
« Ma perché dovete sempre tirare in ballo Hazelle? » Arya sbuffò: « comunque, no ».
« Però hai visto anche tu quelle tre immagini, non è vero? »
La ragazza annuì, pensierosa: « era la villetta degli Hart... sarebbe impossibile per me non riconoscerla ».
« Cosa pensi che possa significare tutto questo? » Lo spettro si morse il labbro: « la parola “Incubo”, la visione... »
Arya recuperò da terra il frammento e, con la mente ancora altrove, disse in un sussurro: « be', potremmo sempre tornare lì e cercare di scoprirne qualcosa ».
« Cosa potremmo scoprire, scusa? »
« Ragiona un minuto » Arya iniziò: « toccando per la prima volta questo frammento, esso suggerisce una serie di immagini. L'ha fatto con me e l'ha fatto anche con te. E se ci stesse inviando un messaggio? Dobbiamo assolutamente tornare in quella villetta e scoprire che collegamento c'è tra queste visioni e la realtà. Partiamo subito ».
Nathaniel non sentenziò alcunché: si limitò ad osservarla con perplessità.
Probabilmente si stava domandando per quale motivo ella avesse preso la questione così tanto sul personale.
« Sei venuto qui per cercare aiuto, no? » Disse Arya all'improvviso: « bene! Te lo sto dando! Ho imparato sulla mia stessa carne che le questioni è meglio risolverle subito, e non aspettare che esse si risolvano da sole. Altrimenti, si rischia di finire in un casino enorme ».
Lo spettro scostò gli occhi dalla cicatrice che il Cacciatore le aveva inferto sulla spalla: « mi dispiace ».
« Non voglio la tua compassione » ripeté lei, tornando a velarla con la sua fluente chioma rossa: « è acqua passata. Andiamo? »
« Andiamo ».
Indugiarono qualche istante sul metodo con cui avrebbero potuto raggiungere il bosco. Le opzioni erano principalmente due: prendere i mezzi pubblici, o servirsi delle capacità demoniache di Nathaniel.
« Si risparmia molto più tempo con il teletrasporto! » Insistette lui.
« Sì, ma... non l'ho mai provato » ammise Arya: « e ho spesso lo stomaco in subbuglio ».
« Tu fidati di me e andrà tutto bene! » Le allungò un braccio, divertito dalla situazione.
Al contrario, la ragazza prese ad inspirare ed espirare velocemente: stava morendo dalla paura. « Okay » disse alla fine e, serrando le palpebre, afferrò la mano gelida dello spettro. « Quanto tempo ci si impiega di solito? »
Nathaniel fletté le labbra in un sorriso sarcastico: « più o meno una quindicina di giorni ».
« Stupido! » Esclamò Arya, saldando la presa attorno alle sue dita: « conti fino a tre? »
« Assolutamente no! Andiamo! »
La stanza prese a vorticare in un turbine di colori e forme indistinte. Le pareti ed il pavimento tremarono, come se fosse in atto il più devastante dei terremoti.
Arya si sentì premere con aggressività ogni parte del suo corpo: le spalle, i timpani, persino le cornee! Ricacciò in gola un grido isterico. Furono i dieci secondi più lunghi della sua vita.
Alla fine, aprì le palpebre con cautela. La stanza, con tutti i suoi effetti personali, era stata rimpiazzata da una radura verdissima e canterina. I raggi del sole filtravano attraverso il fogliame sovrastante, scaldandola piacevolmente e regalandole un leggero senso di abbandono. Al di là di quell'arena circondata da pini, invece, sembrava provenire il quieto scroscio di un ruscello.
Le ci vollero comunque degli istanti prima che il suo organismo si riprendesse del tutto: aveva il fiatone, le gambe pesanti, ed era certa del fatto che il suo viso si fosse tinto di una brutta sfumatura di verde. Si scansò da Nathaniel – il quale, a differenza di quanto avesse mai potuto immaginare, si mostrò preoccupato e attento alle sue condizioni. « Tutto bene? » Le chiese.
« È stato stranissimo » rispose Arya, trattenendo un rutto: « come riesci a farlo ogni volta? »
Lo spettro sorrise e, gettando un'occhiata alle sue spalle, disse: « è tutta questione di abitudine! Noi demoni abbiamo due modi per teletrasportarci: uno è proprio questo, l'altro consiste nello sgretolarci in frammenti di vetro... è abbastanza particolare e lo faccio poche volte ».
Arya si strofinò un orecchio: nonostante facesse parte di quel mondo da ormai un anno, non riusciva ancora a capacitarsi di quanto potesse essere sconfinato il potere della magia. Sospirò, volgendo lo sguardo da una parte all'altra della radura: « ma dove ci troviamo? »
« Siamo nel bel mezzo del bosco » spiegò Nathaniel: « questo è il mio punto di riferimento. Spesso mi capita anche di incontrare un mio amico! »
« Un tuo amico demone? »
« Esattamente. Si chiama Gregov ».
Presero a camminare, seguendo un sentiero stretto e intervallato da cortei lunghissimi di formiche.
Arya rifletté che sarebbe stato perfetto trascorrere lì l'estate: in effetti, non si percepiva nemmeno lo stesso caldo opprimente che avvolgeva la città. Si stava da Dio.
Il canto degli usignoli li accompagnò sino al limitare del bosco, dinanzi alla villetta degli Hart.
« Fa un certo effetto tornare qui, non è vero? » Le domandò Nathaniel, un sorriso sghembo impresso sul suo volto privo di imperfezioni.
« Abbastanza » rispose Arya, poi distolse gli occhi da tutti quei nastri gialli che avvolgevano la casa ed iniziò: « cosa pensi che troveremo qui? »
« Be', non lo so! Sei stata tu a convincermi a venire ».
« Ma tu sei piombato a casa mia proprio perché volevi un aiuto ».
« Volevo chiederti solamente se Hazelle ti avesse mai parlato di quel coso vetroso che mio padre mi ha lasciato in eredità ».
« Sì, certo » Arya sbuffò: « posso chiederti ancora una cosa? »
Lo spettro sorrise: « anche se ti dessi una risposta negativa, tu continueresti comunque a parlare, quindi... »
« Okay » la ragazza proseguì: « per quale motivo i Demoni che hanno attaccato il tuo Villaggio erano diversi dagli altri? Non fate tutti parte di una sola fazione? »
« Sei proprio razzista! » Esclamò Nathaniel, evidentemente offeso. Quella era già la seconda volta che tentava di spiegarle quanto grande fosse la sua determinazione a distinguersi dalle altre creature della Dimensione. « Erano strani – proseguì, avvicinandosi alla veranda – non li avevo mai visti prima. Hanno tentato di uccidermi anche quando si sono accorti della mia spiacevole natura ».
« Ucciderti? » Ripeté Arya, inarcando le sopracciglia: « ma tu non sei già morto? »
Quella frase le uscì dalla bocca con una brutalità immane: si rese conto di aver sbagliato solamente alla fine, nel momento stesso in cui Nathaniel scelse di ammutolirsi.
« Scusami » tentò lei: « non volevo essere così diretta ».
« Posso sentire dolore, e posso morire lo stesso » spiegò Nathaniel: « ma è come svenire... mi risveglio dopo una trentina di minuti ».
Arya fece segno con la testa di aver capito, nonostante lo spettro le stesse dando le spalle. Cercò di rimediare, peggiorando ancor di più la situazione: « se esistesse un metodo per farti tornare umano, lo cercheresti? »
« No » tagliò corto lui: « io non vedo l'ora di morire... per davvero, però ». Le fece poi cenno di fermarsi – adesso, si trovavano a pochi centimetri dal nastro che la polizia aveva utilizzato per avvolgere l'intera abitazione. Arya si domandò se all'interno non fosse ancora tutto distrutto, come l'ultima volta che ci aveva messo piede.
« Tu rimani fuori » le ordinò Nathaniel, senza nemmeno incontrare i suoi occhi: « vado da solo. Tu, controlla la zona circostante ».
« Ma non pensi che sia pericoloso? Se qualcuno dovesse trovare le tue impronte... »
« Non rilascio alcuna impronta ».
« E puoi entrare anche senza autorizzazione del proprietario? »
« Il proprietario è morto, e tu farai la sua stessa fine se continuerai a pormi domande insulse ».
Dunque, si divisero: Nathaniel si spinse oltre l'ingresso, mentre Arya iniziò a perlustrare la zona circostante. Più di una volta, ella si chiese dove fosse nascosta la botola in cui Walton aveva tenuto segregati Cinnamon e Lance. Nel corso delle indagini, però, non ne trovò alcuna traccia. Perse così venti minuti, con la testa rivolta verso il basso, saltando in aria ogniqualvolta che intravedeva un grosso insetto col manto nero o marroncino – peggio ancora se si presentava ronzante o dotato di ali. Circumnavigando l'abitazione, poi, si sentì in un qualche modo osservata... come se qualcuno fosse nascosto tra i cespugli, in agguato.
Pura immaginazione, disse a se stessa. Quel luogo era ormai divenuto il suo Inferno personale.
Tra i numerosi filamenti del prato, Arya notò una margherita e, chinandosi, si fermò a contemplarla. Era solitaria, distante da tutte le altre sue compagne. Ignara di quel che stava per accadere, dunque, la ragazza chiuse gli occhi e ricordò come, alle scuole elementari, era solita disegnare accuratissimi mazzi di fiori sul suo quaderno e come, allo stesso modo, si divertiva a cambiar loro colore: i tulipani diventavano azzurri, le azalee mutavano in arancio...
Ma nel corso di tutti quegli anni non aveva mai visto i petali di una margherita macchiarsi di rosso.
Fino a quel momento, almeno.
Sentì un dolore lancinante all'altezza della spina dorsale.
Lanciò un grido, voltandosi: « Fragor! »
Lo straniero venne colto alla sprovvista, finendo in questo modo contro il tronco di un albero.
« E tu da dove cavolo spunti? » Con il respiro affannoso, Arya lo osservò rialzarsi: era un omone dalle gambe lunghe, senza capelli e con i denti appuntiti. Indossava una tunica nera ed un paio di stivali da montanaro. « Dammi la Chiave! » Gridò ad un tratto, la voce stentorea.
« Incendio! » Il Fuoco Aureo rispose all'incantesimo e, subito, dal palmo della sua mano destra, esplose una fiamma dorata che andò ad attaccare il nemico, incespicandosi su se stessa in delle elegantissime spirali luminose. Fu un vero e proprio spettacolo.
« Cosa stai facendo? »
Arya si voltò: « Nathaniel! Sono stata attaccata da un demone! »
« Ma quello è Gregov! » Ribatté lo spettro, andando a recuperare lo sconosciuto oltre alcuni cespugli. « Amico mio, tutto bene? »
« Lasciami stare! » Gridò questi, scansandolo in malo modo: « tu aiuti una strega! Sei un traditore! »
« Ma che stai dicendo? Non è come credi! »
« Non mentire! » Gli occhi di Gregov lampeggiarono di rabbia: « ho osservato tutto... ma da che parte stai? »
« Io non sto da nessuna parte! » Esclamò Nathaniel, il tono di voce aggressivo: « perché non esiste più alcuna parte! »
Il demone lo scrutò attentamente: aveva le orecchie appuntite ed il volto contornato da una folta barba nera. Sembrava fosse uscito da un libro dell'orrore; come se tutte le terribili azioni che aveva compiuto nei secoli si fossero affacciate sul suo aspetto e lo avessero imbruttito di proposito.
Arya rimase immobile, pronta a richiamare nuovamente il Fuoco Aureo.
« Cosa intendi dire, schifoso spettro? » Domandò Gregov, tradendosi con la sua stessa curiosità.
« Il mio villaggio è stato attaccato da alcuni demoni... stiamo andando incontro ad una scissione, come quella che divise le Streghe della Natura dalle Streghe dell'Impurità ».
« Io non noto nulla di diverso » tagliò corto l'altro: « io rimarrò per sempre fedele alla mia gente, ed è per questo motivo che devo uccidere quella ragazzina ».
« Lei non costituisce alcun tipo di problema » Nathaniel tentò un gesto amichevole, allungando la mano destra. Per tutta risposta, Gregov ringhiò e lo spettro si vide costretto a ritirarla.
« Mi vuoi dire che lei non tenterà di rispedirci all'interno della Dimensione? Il nostro compito era quello di distruggere la Chiave. L'hai scordato, Nathaniel? »
« La situazione è cambiata, Gregov! Sta succedendo qualcosa di strano ed è innegabile. Diamine, sto solamente cercando di capirci qualcosa! »
« Mi fai schifo » il demone scosse impercettibilmente la testa e, mostrando le zanne, disse: « se ti rivedo qui intorno, tenterò di ucciderti, feccia ».
Gregov sparì dalla circolazione, rifugiandosi nella penombra del bosco. Nathaniel, invece, rimase in silenzio per qualche altro istante – il viso rivolto verso il punto esatto in cui il suo amico lo aveva guardato negli occhi e gli aveva dato del traditore.
« Tutto bene? » Tentò Arya: non sapeva proprio cos'altro fare.
« Sì » rispose Nathaniel, secco: « andiamo via di qui. Evidentemente quel frammento vetroso non porta alcun significato all'interno di sé ».
Si allontanarono dalla casa degli Hart, l'uno accanto all'altra, in silenzio. Arya avrebbe tanto voluto dirgli qualcosa di confortante. In quel momento non riusciva proprio a notare lo squarcio tra i loro mondi; vedeva soltanto una persona come lei, sofferente e non più così distante.
« Mi dispiace » disse alla fine: « anch'io sto vivendo una situazione simile con il mio migliore amico, Oliver ».
« Senti, sta' zitta » Nathaniel si arrestò di colpo; adesso si trovavano sulla riva del lago, con le scarpe affondate tra la fanghiglia e l'erba bagnata. I loro riflessi tremolanti si scambiarono un'occhiata fugace. Arya sospirò, scegliendo di rimanere in silenzio.
« Ho detto che non ho bisogno della tua pietà » sbottò lo spettro: « non ho bisogno di nessuno, a dire il vero. Afferra il mio braccio, e andiamo via ».
« D'accordo » disse lei: « come vuoi tu ».
Gli sfiorò l'avambraccio con le dita, e in quello stesso istante le sue orecchie si tesero ad ascoltare un qualcosa di sconosciuto provenire dalle profondità del lago. Era un suono confuso, eterno, composto da quelle che le parvero mille voci. Non riuscì a coglierne neanche una parola.
« Lo senti anche tu? » Chiese a Nathaniel.
« Che cosa? » Rispose lui, scontroso.
« Queste voci! Provengono dal lago! »
Lo spettro alzò un sopracciglio: « stai impazzendo? »
« No! Ne sono sicura! » Si spogliò della sua fedele borsa a tracolla, si tolse gli anfibi che portava ai piedi, e fece per tuffarsi.
Nathaniel le avvolse il petto con un braccio: « ma che cavolo fai? »
« Vado a vedere di cosa si tratta! Potrebbe essere una traccia di quel che stiamo cercando, no? »
« Lascia stare, mi tuffo io ».
« In caso, ci tuffiamo insieme. Non sono una principessina schizzinosa ».
Allo stesso modo, quindi, si spogliò Nathaniel: mise da parte i suoi stivali, rimanendo a piedi nudi, e con noncuranza si tolse anche la camicia. Arya scostò gli occhi, imbarazzata.
« Cosa c'è? Non hai mai visto il fisico di un Dio? »
« Piantala ».
Si buttarono nell'acqua ghiacciata del lago. Sebbene la sua superficie si presentasse limpida, le profondità costituivano tutt'altra storia: erano scure, verdi ed estremamente inquinate. Le alghe volteggiavano attorno ai loro corpi, rendendo la faccenda ancora più disgustosa. Arya nuotava lentamente, con una sola mano perché con l'altra doveva tapparsi le narici. Vedeva solo nel raggio di due metri, e mentre filava nell'acqua notò alcuni pesci rossi saettare dinanzi alla sua figura. Volse lo sguardo verso sinistra e vide Nathaniel fluttuare confusamente: era uno spettro, rifletté in seguito, era comprensibile che riuscisse a parlare e che non dovesse prestare troppa attenzione al respiro – al contrario suo che per poco non soffocò a causa della forte determinazione che la guidava. Il silenzio assordante le premeva contro i timpani. Accelerò verso il fondo, tentando di resistere all'impulso di tornare in superficie. Le voci tornarono a farsi sentire solamente qualche attimo più tardi: sembravano provenire da una foresta di alghe lì vicino, accanto a delle pietre argentate. Arya allungò una mano in quel viscidume, spostando le dita in fretta, come per afferrare qualcosa. Era arrivata al suo limite. La testa le divenne leggera e la vista le si annebbiò. Non poteva andarsene via. Resistette ancora un momento e, proprio allora, trovò dei frammenti vetrosi che, al primo tocco, le donarono la visione di una città, di una vastissima biblioteca... Acchiappò i due frammenti e volò verso la luce. Non appena squarciò la superficie limpida del lago, si accorse del fiatone e di quanto le stessero tremando gli arti. Gridò il nome di Nathaniel e, subito, lo vide riaffiorare dall'oscurità.
« Guarda qui! » Esclamò, contenta: « sapevo che avremmo trovato qualcosa! Sono uguali al frammento che ti ha dato tuo padre! »
« Come diavolo è possibile? » Nathaniel li prese tra l'indice e il pollice delle mani, venendo così investito dalle stesse visioni che aveva avuto Arya.
« Ce ne sono degli altri » disse lei a bassa voce, come se non volesse farsi sentire dalla vegetazione limitrofa: « e si trovano nella biblioteca del signor Hancock! »
« Okay, ma stavolta andrò da solo » annunciò lo spettro: « tu hai fatto abbastanza ».
« Che cosa? Ma voglio venire anch'io! »
« Ti ho cercata solamente perché credevo che ne sapessi qualcosa in più. Visto che non mi hai dato alcun aiuto, non trovo il motivo per il quale tu debba seguirmi ».
« Non ti ho aiutato? » Ripeté Arya, furente: « spero tu stia scherzando ».
« Non sto scherzando! » Nathaniel non aspettò che la luce del sole lo asciugasse e quindi si rimise la camicia, ignorando il fatto che adesso le linee del suo fisico scolpito risultassero ancor di più all'occhio di Arya, la quale sbuffò, nervosa. « E comunque, dovresti smetterla di fidarti tanto delle persone. Oggi ti sei addirittura fatta teletrasportare da me, che sono un demone. Per non parlare poi del fatto che hai accolto in casa la stessa strega che ti ha quasi ucciso alla tavola-calda... sei completamente fuori di testa! »
« Il Cacciatore aveva costretto Lance ad incantare Cinnamon, e viceversa. Erano stati poi drogati. Non parlare a vanvera! » Sbottò la ragazza: « tieniti quei frammenti e non cercare più il mio aiuto ».
« Assolutamente » rispose Nathaniel: « Gregov ha ragione: siamo incompatibili ». E così dicendo, svanì nel nulla senza lasciare alcuna traccia, come se non fosse mai stato in quel luogo.
Allora, Arya si strizzò i capelli e si rimise le scarpe: non era mai stata trattata così da nessuno, eccetto dalla sua defunta madre. Rimase qualche altro istante a contemplare la superficie del lago, poi decise di allontanarsi e andare a prendere l'autobus che l'avrebbe riportata a casa.
Non riusciva a credere a quello che le era appena accaduto.
La prossima volta che si fosse ritrovata faccia a faccia con lo spettro, pensò mentre camminava verso la fermata, gli avrebbe lanciato uno schiaffo che sarebbe risuonato per l'eternità nelle sue orecchie. Ne era convinta.

 

 

 

  
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