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Autore: Ashbear    30/03/2009    2 recensioni
Quando cadiamo, chi c'è a prenderci, nel buio? Rinoa perde la vista e Squall impara a vedere cosa dentro il 'suo' stesso cuore ... non possiamo credere negli altri, quando non crediamo in noi stessi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 13: Mezzanotte~

Quistis corse lungo il corridoio. Ad ogni passo, le sembrava che diventasse sempre più lungo, come un'illusione in una casa stregata del luna park. Il coprifuoco era oramai incombente, e lei aveva bisogno di aiuto immediato. Qualcuno che era un esperto nel girovagare per il Garden la notte, qualcuno che conosceva ogni sgabuzzino, ogni condotto dell'aria, e ogni posto in cui nascondersi... qualcuno che conosceva l'Area Segreta del Centro Addestramento come il palmo della propria mano... Irvine.

Lui era perfetto, in quanto era un esperto di spionaggio e anche un puro genio del computer. Quell'uomo poteva fare praticamente qualsiasi cosa... tranne lasciare in pace Zell. Continuò a correre lungo il corridoio fino a che raggiunse la camera di Irvine. Il cuore le batteva all'impazzata mentre bussava velocemente alla porta, lasciando da parte qualsiasi tentativo di segretezza.

"Irvine, sei sveglio? Sbrigati, ho bisogno di te!"

Il cowboy aprì la porta con un sorrisetto seducente sulla faccia, "non è così per tutte? Sapevo che saresti venuta da me prima o poi, dolcezza."

Quistis lo guardò, scuotendo la testa e dandogli uno schiaffetto sulla spalla, disgustata. "Non siamo andate abbastanza indietro... il passato... Ellione, non siamo andate abbastanza indietro."

"Di che cosa stai parlando? Squall ha visto Rinoa in ospedale, non era quello che volevate voi ragazze? Voglio dire, il 'Comandante Impossibile' le ha finalmente detto che la ama," replicò Irvine.

"No, intendo quando ha lasciato il Garden. Avremmo dovuto tornare indietro fino a più di un anno fa, non solo al momento dell'incidente. Non penso che ci sia mai stato qualcun altro... era solo una strategia difensiva, per lei. Rinoa 'pensava' che Squall avesse trovato qualcun'altra."

"Quistis, per il pelo di Cerbero, di cosa diavolo stai parlando? Il nostro Squall che si trova un'altra? Sarebbe più probabile che io indossassi la calzamaglia da balletto, prima che lui trovi qualcun'altra."

"Io lo so, tu lo sai, l'intera popolazione del Garden di Balamb lo sa... ma lei non lo sa. Alcune cose che ha detto un paio di giorni fa mi hanno impensierito. Prima cosa, c'è stato quel commento fuori luogo su 'brutti ricordi' al Garden. Quand'è che ci sono stati solo brutti ricordi? Durante la Guerra della Strega o quando se ne è andata? Poi è arrivata al punto di dire che non poteva fidarsi di Squall. Perché mai al mondo non potrebbe 'fidarsi' di qualcuno che le è più leale di un dannatissimo cucciolo?"

"Cucciolo... questo è un eufemismo. Non ho mai incontrato nessuno, nella mia vita, che fosse più interessato di lui a una sola persona. Ci sono milioni di persone al mondo, eppure riuscirebbe a trovarla in una stanza affollata. La ama, e ama soltanto lei."

"Esatto, lo so. Ultima cosa, ha detto che 'tornare a casa prima le ha cambiato la vita'. Pensavo che stesse parlando di Caraway, Julia, o qualcosa del suo passato. Però..." Quistis guardò per terra, leggermente imbarazzata dai suoi modi infantili. "Beh... stavo tipo origliando una 'conversazione da ragazze' tra Lauren e Selphie... e..."

"Vuoi dire che la sempre professionale insegnante... ha fatto qualcosa di vagamente poco ortodosso? Wow, questo è il segno numero 427 della fine del mondo!" Irvine la stuzzicò per alleggerire la tensione.

"Sì... stavo origliando... contento? Comunque, hanno bevuto un po' e Lauren parlava di ragazzi che l'hanno vista... uhm... nuda. Irvine, ha nominato Squall."

"Il nostro Squall? Non penso che ci sia una sola possibilità a... beh, nessuna possibilità. Squall non tradirebbe mai Rin. Perché dovresti anche solo pensare di credere a Lauren su una cosa simile?"

"No, no, no... Lauren ha detto che 'Squall ha perso la testa la mattina dopo'. Mi ha fatto pensare a tutto quello che ha detto Rinoa. Ricordi più di un anno fa, quando vennero qui gli studenti di Trabia? A causa delle nuove classi, e della costruzione della nuova ala, rimanemmo a corto di stanze per gli ospiti."

"Dio, me lo ricordo... Selphie saltellava tutt'intorno così dannatamente felice. Non che uno possa vagamente intuire la differenza tra il suo essere felice, davvero felice e dannatamente felice. Ho dovuto rinunciare alla mia camera e dormire con Sel... err... no, niente. Uhm, ecco, ho rinunciato alla mia camera per amore delle relazioni tra il Garden e Trabia. Davvero."

Lei non poté fare a meno di aggrottare un sopracciglio a quella frase. Non che ci avesse creduto anche solo per un secondo, era che lui aveva questo modo così affascinante di parlare. Nel senso buono... non cattivo. Ad ogni modo, continuò, "ok, Lauren fu assegnata alla stanza di Squall. Lui era via in missione. Ma mentre parlava con Selphie pochi minuti fa, Lauren ha detto che era abituata a dormire nuda."

Irvine si grattò la testa. "sai... Lauren e Rinoa hanno entrambe i capelli scuri. Penso che, date le giuste circostanze, con le giuste condizioni... uno potrebbe pensare... ma quindi? Anche se Squall ha detto, l'altro giorno, di aver visto solo una donna nuda, ma 'non era come pensavo'. Quindi... se è tornato a casa tardi, l'ha vista nel letto, era stanco..."

"Esatto! Squall ha pensato di essere con Rinoa. Ricordo che aveva passato molte ore senza dormire, solo perché Zell era con lui. Fidati di me... ho sentito molto più di quanto avessi mai voluto sentire. Per ipotesi, se Rinoa fosse tornata prima e li avesse visti insieme..."

"Sarebbe sembrato davvero brutto - una donna nuda a letto con Squall. Chi tra noi non l'avrebbe pensato? Ma come facciamo ad esserne sicuri? Non voglio chiedere a Rinoa se per caso ha visto il suo ragazzo a letto nudo con un'altra donna. Se non è successo, questo certo non li aiuterebbe, ora come ora."

Quistis si limitò a sorridere come chi la sa lunga, "chiavi magnetiche, ad ogni chiave magnetica viene assegnato un codice numerico. Se Rinoa aveva davvero la chiave magnetica della stanza di Squall, noi possiamo controllare quando l'ha usata. Anche Lauren ne avrebbe dovuta avere una, ma la sua sarebbe stata una chiave temporanea." Notò la confusione sul viso di Irvine.

"Ok, ok... allora, quando sei venuto a vivere qui, ti hanno dato due chiavi magnetiche per la tua stanza, giusto?"

"Sì, hanno detto che una era per le emergenze."

"Esattamente. Ma dimmi la verità, ne hai mai data una a Selphie? O lei ti ha dato la sua, per farti entrare nella sua stanza?" Lui non rispose, fece solo un sorrisetto molto, molto eloquente. Quistis fece un cenno con la mano, "fa niente, non voglio saperlo. Ora, e se Squall avesse fatto lo stesso? Diede a Rinoa la sua chiave di scorta."

"Oh, ho capito... quindi Squall potrebbe non aver mai saputo che Rinoa tornò."

"Sì! Ora, la chiave di Lauren era temporanea, come quelle di tutti gli ospiti. Funzionava solo per quella camera, per un certo periodo di tempo, quindi non poteva usarla per entrare in altri dormitori. La stessa cosa che succede quando vai in un hotel, e programmano la chiave: scade dopo un periodo prestabilito di tempo. Ma lo staff dell'hotel avrebbe comunque molte chiavi, per ragioni di manutenzione e pulizia."

"Ora, le chiavi vere e proprie, quelle consegnate agli studenti del Garden di Balamb, vengono codificate con il numero di matricola dello studente, insieme a un prefisso che può essere A o B. In quel modo, si può capire quale chiave è stata usata, con estrema precisione. Ogni volta che Squall, o chiunque altro, apre la porta della sua stanza, quel dato viene registrato. Nessuno controlla mai i rapporti, a meno che ci siano ragioni di sicurezza che lo richiedano. Comunque sia, i rapporti esistono, salvati nei computer nella stanza accanto all'ufficio di Cid."

"Quindi, chi di noi avrà la fortuna di spiegare questa incantevole ipotesi a Cid?" Il cowboy rise apertamente dei propri commenti. "Hey Cid, ha per caso un minuto? Squall potrebbe aver violato le regole del Garden e dato la sua chiave magnetica alla sua 'ragazza'. Poi la suddetta 'ragazza' è tornata per trovare il proprio ragazzo a letto 'nudo' con un'altra donna. Squall 'ha pensato' che la donna nuda nel suo letto fosse la sua 'ragazza'. Preside, capiamo che anche questo viola il regolamento del Garden, ma ora come ora questo è irrilevante..."

Fece un profondo respiro prima di continuare, un respiro molto profondo, "quindi a quel punto Rinoa 'si è inventata' un ragazzo e ha mollato Squall per averla tradita, anche se lui non l'ha mai fatto. Quindi per tutto lo scorso anno lei è stata incazzata con lui, e lui è stato incazzato con lei. Nota il paradosso, signor preside? Comunque la morale è... non c'è mai stata un' 'altra' ragazza, donna nuda - sì, non ragazza. E poi... non c'è mai stato un ragazzo, solo un cugino maschio. Visto, è tutto un grande e simpatico fraintendimento. Ora, non è che potremmo usare i computer del Garden per verificare questa storiella?"

Quistis non poté fare a meno di ridacchiare. L'intera faccenda sembrava ridicola, perfino a lei, se Irvine la spiegava in quel modo. "Ok, allora non 'diciamolo' a Cid. Andiamo di sopra stasera, e 'prendiamo in prestito' il suo computer e basta. Siamo SeeD, che vuoi che sia?"

*~*~*~*~*

Squall guardava ogni minimo movimento di Rinoa, seduto accanto a lei. La maggior parte dei suoi gesti, probabilmente, l'aveva già vista migliaia di volte. Eppure, in quel momento, realizzò di colpo che li aveva dimenticati tutti. Il modo in cui i capelli le ricadevano casualmente sulle spalle, il semplice gesto del respirare, il movimento delle sue dita sottili. Gli sembrava di vedere per la prima volta ogni suo gesto.

I minuti divennero ore, mentre rimanevano semplicemente l'uno in compagnia dell'altra. Nessuno dei due sapeva cosa dire, nessuno dei due voleva rovinare il momento. Il suono di un tuono risvegliò Squall dalla trance in cui si trovava. Un breve lampo illuminò la stanza, in cui la luce era fioca; alla fine, le domandò semplicemente, "Rin, com'è?"

Lei spostò la scatolina di velluto nella mano sinistra, stringendola per farsi forza. Esitò per un momento, non sapendo se rispondere o meno alla domanda, poi riuscì a fare un sorriso. Lo stesso sorriso che lui aveva imparato ad amare in quegli ultimi anni. ""Quando mi sono svegliata la prima volta, è stata la cosa peggiore che avessi mai provato. Desiderai essere rimasta uccisa. Non riuscivo ad immaginare di non vedere più le cose, di vivere il resto della vita nell'oscurità totale. Ho pianto, Dio, quanto ho pianto. Sapevo di dover prendere una decisione. Quindi per forza di cose sono andata avanti con la mia vita. Dovevo lottare. A volte mi svegliavo nel cuore della notte, e mi sentivo... sola, molto sola. Ho dovuto imparare a vedere oltre i miei occhi."

Lui non si mosse, ascoltò soltanto ogni sillaba pronunciata dalle sue labbra morbide. "Come ho detto sul tramonto, ho imparato a 'vedere' col cuore. Non pensare che fosse facile, non lo fu nemmeno per un secondo. Avevo moltissime ferite dovute all'incidente, e poi ne aggiunsi svariate dozzine in più soltanto mentre cercavo di camminare per la cucina. Sono caduta più volte di quelle che mi interessa ricordare. Fondamentalmente, come al ricevimento la scorsa notte. Solo che a casa... non ero davanti a duecento persone, al Presidente di una nazione potente, e ... te."

Lui non riuscì a dire nulla, mentre l'irritazione che sentiva nello stomaco iniziava ad avere la meglio su di lui. Aveva visto troppo della sua vita, e ora sentiva che lei non avrebbe mai approvato una cosa del genere. Con attenzione, si alzò e si allungò verso il lato del materasso dove c'era lei. Insicuro e tremante, allungò la mano, guidando piano il corpo di Rinoa verso la testata del letto. Riuscì a mettere due cuscini contro la testata per sedercisi contro. Muovendosi di nuovo sul letto, si appoggiò ai cuscini. Gradualmente, mosse il braccio verso di lei e le posò le mani sulla vita, attirandola contro di sé.

All'inizio, lei resistette, ma durò solo un attimo. Le gocce di pioggia battevano contro il vetro della finestra, ed era l'unico rumore nella stanza, oltre ai battiti dei loro cuori e ai loro respiri. Lei lottò contro il buon senso, e appoggiò la testa contro il suo petto. La schiena era contro il suo petto, e sentiva ogni minimo movimento, ogni muscolo. Rimasero seduti insieme senza che passasse un'altra parola tra loro, godendosi il senso di sicurezza che condividevano, ma che nessuno dei due avrebbe mai ammesso.

Squall sapeva di dover dire qualcosa alla svelta. Non perché il silenzio fosse imbarazzante, ma perché le sue emozioni lo stavano finalmente sopraffacendo. Quel giorno le aveva già detto cosa provava davvero. Certo, tecnicamente era stato sei mesi prima. Senza menzionare il piccolo fatto che lei non ricordava una parola di quello che le aveva detto. Ogni secondo che passava era, a tutti gli effetti, come il proverbiale dito nella piaga. L'attesa lo stava consumando.

Per la seconda volta in un giorno solo mise da parte l'orgoglio. Dicendo quello che provava, non nascondendosi dietro le maschere che aveva creato. "Rinoa, ti amo. Ti ho sempre amato. Ero spaventato e irrazionale, allora, incapace di ammetterlo anche a me stesso."

La sentì irrigidirsi immediatamente, e a Squall non piacque l'incertezza nelle sue azioni. Non essere in grado di leggere l'espressione del suo viso lo stava uccidendo. Il rumore dello scatolino di velluto che veniva lasciato cadere fu l'unico suono che echeggiò nella stanza vuota. Gli cadde sulla gamba e poi sul pavimento.

Rinoa non fece alcun suono, rimane soltanto seduta, completamente immobile.

"Per favore, dì qualcosa... qualsiasi cosa. So che oramai il danno è fatto. Se fossi stato capace di esprimere i miei sentimenti un anno fa, forse non sarebbe andata a finire così."

"Non dire un'altra dannata parola, signor Leonhart. Ho aspettato ogni giorno per un anno di sentire una cosa simile. Ora le cose sono diverse, ti faccio pena e pensi che questo mi farà sentire meglio." Buttò le gambe già dal letto, cercando di alzarsi senza perdere l'equilibrio.

Squall la seguì velocemente e si alzò in piedi. "Non mi fai pena, Rinoa."

"Comandante, guardami negli occhi e dimmi che non c'è pietà. Ah giusto, non puoi. Quindi, proviamo a dire alla povera, piccola ragazza cieca che sei innamorato di lei. Così, forse, un po' di colpa se ne andrà."

Squall rimase a guardarla, insicuro di cosa dire. Non importava cosa avrebbe detto, lei l'avrebbe preso per il verso sbagliato. Come faccio a non sentire colpa, o pena? Dopotutto, è una reazione naturale. Se le parti fossero state invertite, anche tu avresti sentito le stesse cose.

"Rinoa, forse sento un po' di pena per te, per me, per noi. Non perché sei cieca, ma per quello che avrebbe potuto essere, che sarebbe dovuto essere. Sì, mi sento davvero dannatamente in colpa. Era mio dovere come cavaliere proteggerti e non sono riuscito nemmeno in questo."

"Proteggermi, signor Leonhart? Da cosa... te? Tu sei l'unica cosa da cui ho mai avuto bisogno di essere protetta, mio cavaliere dall'armatura dorata. Perché diavolo non mi volevi, non solo emotivamente, ma anche fisicamente? Era perché ero solo una bimbetta irritante, per te? Avresti potuto semplicemente dirmi che la pensavi così, invece di tenermi a distanza di sicurezza."

"Rin, non ho intenzione di negare quello che ho fatto. Sì, sapevo esattamente come ti sentivi. Ogni volta che ti avvicinavi troppo, ti allontanavo un po'. Se capivo di essermi spinto troppo oltre, facevo qualcosa per riportarti da me e darti speranza. Sapevo che era quello che volevi sentire, dannazione. Lo sapevo. Non ho nessuna buona spiegazione o motivazione per quello che ho fatto. Avevo paura di perderti."

"Beh, signor Leonhart, il tuo piano ha funzionato alla perfezione, ma mi hai perso comunque, no? Mi sa che non hai controllato il tuo prezioso manuale SeeD su questo punto. Capitolo intitolato: come trattare una persona che tiene a te più che a ogni altra persona in questo mondo maledetto da Dio."

Lui si prese la testa tra le mani, cercando di inspirare lentamente e calmarsi. Quando il suo respiro si normalizzò, si fece passare entrambe le mani tra i capelli. Alla fine, quando si sentì abbastanza calmo, domandò, "potresti per favore smettere di chiamarmi signor Leonhart? Lo fai solo per far sembrare la situazione meno personale, meno intima. Sono Squall... chiamami Squall. So che siamo solo amici adesso. Dovevo dirti quello che sentivo, quello che ho sempre sentito. Rinoa, te lo dovevo, mi scuso per esserci arrivato con un anno di ritardo e con una vita di anticipo."

"Dannazione, Squall. Perché...? Perché non mi desideravi? Avrei fatto qualsiasi cosa per te."

"Per caso 'qualsiasi cosa' include l'andarsene?" Non aveva voluto dire quelle parole, anche mentre le pronunciava. La rabbia di lei le si rifletteva negli occhi, le pupille che rispecchiavano ancora ogni emozione che la attraversava. Per una volta, era lui quello che riceveva silenzio e la cosa lo spaventava. Non l'aveva mai vista così arrabbiata, e sembrava quasi che ci fosse qualcosa di più profondo di quello che mostrava... e poi le prime parole della sua domanda gli rimbombarono in testa.

"Rinoa, che vuol dire desiderarti? Certo che ti desideravo."

Per troppo tempo Rinoa aveva cercato di controllare le proprie emozioni. In qualche modo, si era sentita meno desiderabile dal giorno in cui l'aveva scoperto a letto con un'altra. Quest'altra donna aveva rubato una parte di Squall che lei voleva per sé. Qualcosa di personale, di emotivo, di reale... non la facciata che lui usava per gli altri.

Aveva bisogno di sentirsi desiderata, nell'unico modo in cui lui poteva farla sentire. Sorrise, non uno dei suoi soliti sorrisi, ma uno quasi intriso di pura cattiveria. Avvicinandosi a lui di un passo, allungò una mano, toccandogli la maglietta di cotone. Gentilmente fece scorrere le punte delle dita sulla sua spalla, giù lungo il suo petto, fino al fianco. Poteva sentirlo irrigidirsi al suo tocco. Poi lentamente si portò la mano al collo e gettò i capelli indietro. Dopo di che, fece una risatina maliziosa; la sua mano iniziò a sbottonare il primissimo bottone della sua maglietta.

Squall rimase fermo, completamente confuso dal suo cambio d'atteggiamento. Un attimo prima lo stava maltrattando per averle detto cosa provava... quello dopo gli stava toccando sensualmente il petto. Questo non l'avrebbe proprio mai fatto un anno prima. Anche se Rinoa aveva fatto la sua parte nel cercare le coccole, questo era qualcosa di completamente diverso. La sua più grande preoccupazione, al momento, non era il motivo per cui lei si stesse comportando così, ma piuttosto se sarebbe riuscito a controllare i propri desideri. Se questo era un test, per lei, era certo che non l'avrebbe superato. Si allontanò da lei di un passo, appoggiandosi con la schiena contro il vetro. Poteva sentire ogni goccia che batteva contro la finestra.

Gli servirono tutte le sue forze per dire, "Rinoa, smettila."

Lei sbottonò il secondo bottone. Lui stava cercando in tutti i modi di non guardarle il seno.

"Perché, Squall, non hai detto che mi desideravi? Non sono abbastanza, per te? O sono ancora soltanto una bimbetta che ha bisogno di un uomo grande e forte che mi protegga?" Aveva già sbottonato il terzo e quarto bottone, e continuava nel suo giochetto.

"Fidati, Rinoa... non penso a te come a una bimbetta. Ho solo paura di non riuscire a controllarmi. Io ti desidero... ti amo. Ma non così..."

Lei finì di sbottonarsi la maglietta e la lasciò cadere lentamente per terra. Rimase coi pantaloncini di jeans e un reggiseno di pizzo. Lui non riuscì a distogliere ancora lo sguardo, la curiosità, o gli ormoni, lo stavano sopraffacendo. Vent'anni di tentativi di controllo dei propri istinti sessuali stavano velocemente, e più che definitivamente, giungendo alla fine. Lei si avvicinò di un passo, riempiendo lo spazio tra loro. Si premette contro il suo corpo, con i palmi delle mani contro il vetro freddo della finestra. Lasciò una mano contro il vetro per darle equilibrio, e iniziò ad accarezzargli la schiena con l'altra, usando le punte delle dita.

"Che c'è, Squall? Non ti piace non avere il controllo della situazione. Pensavo che mi desiderassi, no?"

Squall non disse nulla. Poteva sentire il suo battito del cuore, il suo respiro, e la condensa della finestra che gli scendeva lungo la schiena. Sentire le sue dita che gli accarezzavano la nuca, insieme al suo seno premuto contro di lui, fu troppo.

"Ti amo," riaffermò con veemenza, mentre la afferrava dietro la testa e la baciava. Ogni muscolo del suo corpo reagì al contatto, alla sensazione del bacio. Era un fenomeno travolgente. Abbassò le mani per sollevarla, e poi la portò di nuovo sul letto.

Rinoa non si era certo aspettata che lui facesse davvero qualcosa. Non aveva mai reagito sulla base delle proprie emozioni. Con la fantasia, aveva immaginato questa scena centinaia di volte, ma esserci davvero era troppo. Quando lui la stese sul letto, lei allungò una mano e gli afferrò la maglia di cotone. In pochi secondi, l'aveva già tolta. La pelle nuda di Squall stava davvero toccando la sua.

Era una risposta primitiva che non si sarebbe mai aspettata. Che lui le permettesse davvero di toccarlo in quel modo... Non resisteva, anzi, la incoraggiava aiutandola a rimuovere i vestiti. Muovendo le mani lungo il suo corpo, lui arrivò al gancio del suo reggiseno. Fu preso da un'improvvisa voglia di ridere, dato che il seno a cui aveva cercato di non pensare per giorni stava per essere esposto.

Rinoa continuò a restituire i baci, che sembravano diventare sempre più appassionati. Mi vede davvero come una donna. Mi desidera davvero... Squall Leonhart stava dimostrando seriamente di avere in sé più passione di quanto Rinoa avesse mai creduto possibile. Trattenne appena il respiro quando lui le sfilò il reggiseno e sentì il suono dell'indumento che cadeva a terra.

Squall iniziò a baciarla lentamente sul collo, scendendo poi verso la spalla, e lei fece una piccola risata ai suoi baci delicati. Finalmente lui trovò il coraggio di esplorare con le mani. Iniziò alla vita, tracciando una linea invisibile che saliva lungo il fianco, fino a toccarle un seno. Incerto, molto attentamente, allungò le mani e le toccò il seno. La sentì gemere appena mentre la sua mano arrivava a destinazione. Continuando a esplorarla con le dite, accarezzando ogni centimetro del suo petto, continuò a baciarla con più passione di prima. Rinoa accettò impaziente il bacio, e rispose con più desiderio. Entrambi respiravano a fatica, provando un trasporto che non avevano mai sentito prima.

Rinoa sapeva di doverglielo dire, prima di andare oltre. Alzando il palmo della mano, cercò la sua guancia e lo spinse gentilmente via, separando le loro labbra. "Squall, aspetta... ti amo anch'io." Sorrise con un'espressione di felicità genuina negli occhi, anche se sapeva che lui poteva vederle dentro l'anima. Lui non riuscì a credere a cosa significasse sentirle davvero pronunciare quelle parole.

Nessuno, nella sua vita, gli aveva mai sussurrato quelle parole. Mai aveva voluto sentirle. Si sentiva completo. No, lei non sarebbe mai stata la sua 'ragazza', perché quello non bastava a definire la loro relazione. Erano anime gemelle a un livello superiore; non erano completi l'uno senza l'altro. Rinoa non sarebbe mai stata la sua ragazza - la sua amante, la sua salvatrice, un giorno sua moglie, questo sì.

Mai soltanto la sua ragazza.

"Ti amo, Rinoa Heartilly," ripeté, stringendola protettivamente al petto. Lei restituì l'abbraccio, senza trattenere più le lacrime.

Il passato è passato, giusto? Ti amo, Squall, più di quanto capirai mai, più di quanto io possa capire. I pensieri di Rinoa le giravano in testa, mescolati alle sensazioni del suo corpo. Gli credeva davvero, e sentì una sicurezza tra le sue braccia che avrebbe soltanto potuto sognare. Non importava cosa avesse fatto, era il passato, lui se l'era lasciato alle spalle, ne era sicura. Lei era il suo futuro.

Un forte bussare echeggiò alla porta, facendoli sobbalzare nell'abbraccio. Il tono da comando di Irvine echeggiò nella stanza. "Hey Squall, sappiamo che siete qui. Quistis e io dobbiamo parlarvi subito. Fidati, non possiamo rimandare."

*~*~*~*~*

Squall e Rinoa sospirarono al suono della voce di Irvine, fuori dalla porta. "Spero che questo posto stia andando a fuoco," borbottò con rabbia il comandante. Rinoa rise; tutto di lui sembrava così nuovo, e insieme così familiare.

"Squall, sono sicura che sia importante, se ti disturbano a quest'ora di notte," ragionò Rinoa nella sua posizione ora vagamente imbarazzante. Squall abbassò la testa, sconfitto, posandola tra il cuscino e il collo di Rinoa.

Irvine continuò a bussare, e a disturbare gli occupanti della stanza. La sua voce stava iniziando ad attirare l'attenzione degli occupanti dei dormitori vicini. "Hey amico, alza il tuo culone addormentato e..." All'improvviso, la voce gli mancò a metà frase.

Squall continuò a guardare la donna che giaceva sotto di lui, ancora nelle sue braccia. "Tu... uhm... hai appena usato una Novox su di lui, vero?" Rinoa fece un sorriso radioso in risposta, e si morse il labbro inferiore per trattenere le risate. Lui le diede un bacio veloce sulla fronte, prima di alzarsi riluttante, "Dio, è splendido averti di nuovo con noi." L'unica risposta di Rinoa venne sotto forma di una piccola risata. Squall si alzò e gridò in direzione della porta.

"Solo un minuto, sto..." Guardò Rinoa e si corresse, "stiamo arrivando."

Per un secondo chiuse gli occhi, e capì che non sarebbe mai più stato solo.

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

   
 
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