Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Red_and_blue96    22/03/2016    3 recensioni
Non ci si meraviglia di un uomo comune che prova amore… ma può, invece, un folle, incosciente, dedito al divertimento, innamorarsi sul serio? Può un essere duro e freddo come il marmo, giudicato da tutti una bestia, provare amore? Può un uomo autoritario, interessato solo al potere, amare la sua famiglia? E può l’amore cambiare le persone?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mercuzio
“Zio, siete sicuro?” chiese mio fratello a nostro zio.
“Mai stato più sicuro di una azione appena fatta Valentino” rispose con molta sicurezza per poi allontanarsi verso le sue stanze. Valentino mi guardò con aria interrogativa, io lo fissai di rimando:
“Bè? Non vai a fare gli auguri al tuo amico Romeo?” e fece cenno con il capo verso il Montecchi. Diressi la mia attenzione verso Romeo, che tutto sorridente raccoglieva le parole di augurio dai servi, poi notai lo sguardo indagatorio di Giulietta: appena notò che la stavo guardando si avvicinò all’orecchio di Romeo per sussurrargli qualcosa, qualcosa che riguardava me, dato che subito Romeo alzò gli occhi per guardarmi. Decisi che quello era il momento per ritirarmi…il sogno fatto questa notte si stava avverando…

 
Romeo
“Mercuzio!” lo richiamai mentre lo stavo inseguendo, ma a rispondermi fu la porta della sua stanza con un sordo tonfo. Bussai.
“Aprimi, per favore…”
“Perché stai qui? Dovresti essere nella sala a ricevere gli auguri” disse indicando verso la direzione della sala.
“A me interessa più il mio fratello che gli auguri” risposi scavalcandolo e chiudendo la porta che era rimasta tra le sue mani.
“Cos’è questa reazione? Non sei felice per me?”
“Sai bene che lo sono, certo non sono al settimo cielo: mi hai portato via Giulietta… ma non ti nascondo il fatto che vi invidio…ecco l’ho detto. Io vi invidio!” Aveva iniziato a scuotere il capo e il resto del corpo come era solito fare quando doveva confessare qualcosa, questo atteggiamento mi ha incuriosito dal primo momento che lo conobbi: è un tipo strano Mercuzio…
“Perché ci invidi? Lo sai bene che con Giulietta non saresti arrivato a tanto. Insomma, tu che ti sposi? Tu, proprio tu! Il folle Mercuzio che pensa solo a divertirsi, donne incluse!”
“Ma si…scherza pure quanto ti pare, Montecchi. Grazie per i complimenti…” E iniziò a slacciarsi la giacca per poi gettarla sul letto dove ero seduto.
“Sai, stanotte ho fatto un sogno!” dissi per cambiare argomento ed evitare uno stupido litigio. Alle mie parole, Mercuzio si voltò di scatto e spalancò gli occhi, poi sorrise sarcastico:
“Si! Anche io!” mi rispose avvicinandosi e poggiando le mani sulle mie ginocchia per reggersi.
“Oh, qual era il tuo?” Mercuzio perse il sorriso e i suoi occhi si rattristarono…
“Lascia perdere…la Regina Mab stanotte non è stata clemente con me…era un sogno confuso: vedevo cose di diverso tipo, come degli scontri con i nemici, poi passavo dalle braccia del mio attentatore alle gambe di molte donne, ma era tutto senza senso e io mi muovevo come contro voglia! Ma poi…poi… ahahah… ma basta!!!” si fermò di colpo dopo aver parlato di getto.
“Poi? Poi cosa Mercuzio? Continua…”
Ancora più triste di prima, sussurrò:
“Poi c’eri tu, Romeo. L’unica persona ad avere senso in quel sogno…mi hai guardato. Mi hai sorriso. Mi hai anche toccato una spalla…” disse mimando il gesto “…ma poi anche tu hai perso senso. Perché non eri solo, c’era qualcuno con te, una donna…QUELLA donna! Che ti ha preso per le mani e ti ha portato via, via da me…e tu? Tu non hai fatto nulla per resisterle, non hai mosso un dito per restare con il tuo amico o con il tuo fratello, come diresti tu…mentre io per te…credo che lo sai cosa farei…” e si lasciò cadere sulle ginocchia, lo sguardo lucido perso nel vuoto. Allora mi alzai e gli andai vicino, mi inginocchiai di fronte a lui, lo abbracciai:
“Mai. Non andrò mai via da te.”

 
 
Mercuzio
Quelle parole mi rassicurarono, ma sapevo bene che Romeo non aveva capito il senso del mio sogno e delle mie precedenti parole. Io non invidiavo affatto lui, no. Io ero invidioso di Giulietta. Giulietta è una ragazza stupenda e ho accettato la proposta del Conte solo per divertirmi un po’, e poi credevo davvero di essere innamorato di lei! Ma è da quando sono giunto a Verona, grazie a mio zio, e ho conosciuto Romeo che giorno dopo giorno ho provato una forte attrazione verso di lui. Come un legame forte che va oltre la semplice amicizia o l’amore fraterno credo… un fratello non è attratto dai lineamenti delicati, dagli occhi espressivi e profondi, dalle labbra, dai capelli, dai modi ingenui e inesperti dell’altro fratello. Io amo, oserei dire, la sua esuberanza, amo il suo tentennare su una parola che vorrebbe dire, amo la sua tenacia e ostinatezza tipica di un ragazzino. Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere…ma dopotutto, forse ha ragione la gente: io sono un folle.

 
Giulietta
Stavamo lasciando il castello, ma in mezzo a tutta la folla avevo perso Romeo. L’unico che trovai fu suo cugino Benvolio, così con un po’ di imbarazzo, mi avvicinai per chiedergli:
“Scusate Messere, avete visto Romeo? Non riesco a trovarlo” dissi inchinandomi.
“Madonna Giulietta chiamatemi semplicemente per nome. Comunque Romeo è andato a parlare con Mercuzio. Adesso andiamo, c’è una festa da preparare no?” e sorridendomi mi porse il braccio per poi avviarci verso l’uscita.

“Balia aspetta! Ti aiuto!” dissi afferrando uno dei miei bauli per spostarlo. Tutte e due eravamo alle prese con la preparazione della festa di fidanzamento e immancabilmente, la mia nutrice voleva agghindarmi come si deve per l’occasione. Così iniziammo ad aprire tutti i bauli, vestiti e drappi volavano nella stanza per poi raggiungere il pavimento o il letto, nel caso dei possibili da indossare!
“Santo cielo! Hai un sacco di vestiti ma al momento mi sembrano tutti miseri stracci! Devo inventarmi qualcosa…la mia piccina non può sfigurare davanti tutta Verona!!!”
“Vedrai che qualcosa troveremo…e poi nessuna ha più inventiva di te!” e corsi ad abbracciarla. Quando mi staccai da lei per tornare a rovistare nell’armadio inciampai su una stoffa e ci mancò poco che io arrivassi sul pavimento. Sotto quella stoffa c’era un baule più piccolo rimasto nascosto ai nostri occhi. Lo aprì e dentro vi trovai l’abito adatta per la festa…
 
Tebaldo
“Ma come diavolo si allaccia questa camicia!”
Quel pezzo di stoffa mi aveva già innervosito più di quanto io non lo fossi…Vedere Giulietta fidanzarsi con Romeo non era uno dei miei sogni ovviamente…
“Vuoi che ti aiuti?” mi voltai e trovai mia zia sulla soglia della porta.
“No faccio da solo…” e mi ostinai a trovare una soluzione per quei lacci ribelli, ma spazientito tolsi la camicia e la gettai ai piedi del letto… mia zia la afferrò e si avvicinò aiutandomi a indossarla e riuscendo ad allacciarla come si doveva. Lei ha sempre sostituito mia madre riflettendo su di me tutte le sue attenzioni, ma nonostante questo odio anche lei perché ha sottratto a Giulietta l’amore materno che le spettava, donandolo a me. Quella povera ragazza ha avuto accanto solo il padre perché sua madre era sempre impegnata ad amare me, in ogni modo possibile.
“Tebaldo, ragazzo mio, qualcosa non va?” mi chiese annodando l’ultimo laccio.
“No va tutto a meraviglia!” dissi sciogliendolo perché lo preferivo slacciato.
“Non è così e lo sai…sei arrabbiato per la faccenda del fidanzamento.”
“Avrei dovuto esserci io al suo posto…ma è giusto così: io qui sono insignificante. Stasera non ci sarò alla festa!” e afferrai la spada e la giacca e mi diressi verso la porta, che prontamente venne coperta da mia zia.
“Levati!” dissi puntandole un dito contro.
“Non puoi non esserci.” Mi supplicò.
“Non VOGLIO esserci” replicai.
“Giulietta ne soffrirebbe…sai quanto quella ragazza tenga a te!”
“Oh adesso ti importa dei sentimenti di tua figlia!”
Un potente schiaffo mi colpì in pieno il viso e mi fece riflettere sulla frase di mia zia. Giulietta sarebbe rimasta delusa se io non mi sarei presentato alla festa.
“Non dirmi mai più una cosa simile Tebaldo. Adesso finisci di rivestirti e presentati nella sala!”. Detto questo mi lasciò solo.

 
Lady Capuleti
Il mio palazzo iniziò a riempirsi di gente, tutta Verona era radunata nella sala da ballo… arrivò anche il Principe con la sua famiglia che avvertì mio marito dell’imminente arrivo dei Montecchi, incrociati sulla strada. Non appena finì di avvisarlo, i miei servi annunciarono la loro presenza. Il silenzio si impadronì della sala. I primi ad entrare furono il Conte e la moglie, vestiti in modo molto elegante; dietro di loro stavano Romeo e Benvolio seguiti dalla servitù, che attendeva l’entrata dei loro padroni. I quattro misero finalmente piede nella sala e subito Romeo si avvicinò a me per inchinarsi e farmi il baciamano, dopo si inchinò anche davanti a mio marito, che gli posò una mano sulla spalla in segno di accoglienza. I conti seguirono l’esempio del figlio e gli ospiti tirarono un sospiro di sollievo. Stavamo gli uni di fronti agli altri, in un silenzio a dir poco imbarazzante! Così provai a dire qualcosa per smorzare la tensione.
“Contessa, il vostro abito è davvero incantevole!”
“Vi ringrazio, non si può dire che il vostro non lo sia!” disse sorridendo e concludendo con una piccola risata che fece sciogliere anche i nostri mariti.
“Lasciamoli soli…” le sussurrai per portarla ai piedi delle scale, dove iniziammo a parlare di tutto, per poterci conoscere meglio e provare ad andare d’accordo.



 
Romeo
“Permettete una parola, Conte?”. Fu così che i due conti si allontanarono verso l’altro lato della sala lasciando me, Benvolio e Tebaldo da soli al suo centro.
“Romeo sai bene che non mi piaci, per cui ti avverto: se oserai fare del male a Giulietta te la vedrai con me, e puoi star certo che nessuna preghiera fermerà la mia lama!”. Tebaldo non aveva perso tempo ad avvertirmi sulle conseguenze di un possibile malinteso tra me e Giulietta…
“Stai tranquillo, la tratterò sempre con il rispetto e l’amore che merita…”
“Sarà meglio per te…cugino…” sentenziò l’ultima parola in modo poco convinto, ma ciò non mi importava. Poi ci lasciò soli.
“Romeo, ancora devo congratularmi con te per la fermezza, il coraggio e l’eleganza di stasera! Sei stato grande stamattina al Palazzo Reale!” disse Benvolio abbracciandomi.
“Grazie…ma la mia futura sposa già si fa attendere?” chiesi scherzando sull’assenza di Giulietta, troppo tempo eravamo rimasti divisi.
“Le piace farsi bella…del vino?” disse una voce dietro di noi.
“Mercuzio! Grazie per essere venuto.” Risposi prendendo il bicchiere che teneva in mano.
“Dovere” rispose facendo toccare il suo bicchiere con i nostri e bevendo un sorso seguito da noi.
“Messeri!” una voce si levò ai piedi della scala e richiamò l’attenzione della sala che si voltò verso il servo che aveva parlato.
“Ecco a voi, Madonna Giulietta.” E tutti i nostri sguardi percorsero i gradini della scalinata fino ad arrivare alla cima di essa, dove un angelo attendeva di scendere. Giulietta era molto più che bella, era divina: non l’avevo mai vista vestita di azzurro, quel colore le donava particolarmente. Aiutata dalla sua nutrice scese le scale e subito i presenti si spostarono lasciandomi da solo al centro della sala. Lanciai uno sguardo verso mio padre, che mi fece cenno di andarle incontro. Arrivato davanti a lei, la presi per mano e le baciai la fronte, gli invitati ci omaggiarono con un applauso.
Durante la cerimonia, tutti quanti ebbero modo di sfamarsi e divertirsi ballando, ma io e Giulietta ci allontanammo nel suo giardino per poter  parlare un po’.
“Hai visto amore? Tutto si è risolto: io e te siamo fidanzati, i nostri genitori vanno d’accordo…Verona non vedrà più spargimenti di sangue innocente!”
“Vero amore mio…sono più che contenta. Ma credo che mi mancherà vivere qui… i miei genitori, la mia nutrice adorata, Tebaldo e la servitù. Tutti mi vogliono bene e io ne voglio a loro…” rispose rattristandosi.
“Sta tranquilla. Li verremo a trovare ogni volta che vorrai.” E mi chinai su di lei per baciarla. Un bacio casto a fior di labbra all’inizio, ma lei seppe travolgermi in un bacio molto più profondo. La strinsi di più a me e le sue mani si posarono sulle mie spalle.
“Romeo, Giulietta, ragazzi miei!” ci venne a chiamare la nutrice.
“Scusate, ma dentro vi cercano per il ballo.”
E in men che non si dica mi ritrovai a volteggiare al centro della sala con la mia fidanzata, che come previsto dal ballo era l’unica donna e quindi passava per le mani di tutti coloro che stavano ballando.

 
Giulietta
Avevo sempre sognato di fare questo ballo: mi faceva sentire importante!
Dopo aver ballato con Romeo, toccò a Tebaldo prendere il suo posto. Mentre ballavamo mi disse:
“Ho già avvisato il tuo Romeo…”
“Ma mi avevi promesso che…”
“Non gli accadrà nulla…di terribile!” e si beccò una mia occhiataccia che lo fece ridere, procurandosi degli sguardi increduli da parte degli invitati.
“Guarda si meravigliano tutti!”
“Sei tu il mio sorriso…” mi baciò la guancia e con una giravolta mi trovai fra le braccia di Mercuzio.
“Giulietta i miei complimenti per l’abito…e per il fidanzato aggiungerei!”
“Non fare lo sciocco, Mercuzio. So bene che sei infastidito dal fatto che sarà lui a sposarmi e non tu!”
“Si mi hai scoperto…sono molto, molto infastidito…ma comunque auguri!”. Il ballo finalmente terminò e di conseguenza anche la serata. Alla fine restò a palazzo solo la famiglia di Romeo, per discutere sul matrimonio che si sarebbe celebrato fra una settimana.
“Direi che sarebbe meglio suddividere i compiti, così da essere più organizzati!” suggerì mio padre.
“Voi donne guiderete la servitù nella scelta degli abiti e nella decorazione della sala, noi due invece penseremo al resto!” rispose il Conte Montecchi e tutti quanti annuirono.
La settimana dei preparativi passò velocemente, tutti i servi dei Montecchi  e i nostri servi si erano riuniti sotto la guida di mia madre, di Lady Montecchi e della nutrice, che faceva da portavoce tra la servitù e le nobil donne. Il Conte e mio padre badavano alle spese e agli inviti, parlarono con Frate Lorenzo il quale fu felicissimo di apprendere della celebrazione immediata delle nozze! A me e a Romeo toccava il compito di scegliere i testimoni…
“Giulietta ti va bene se il mio testimone sarà Benvolio?”
“Assolutamente si Romeo, è giusto che tu scelga tuo cugino…ti è sempre stato accanto dopotutto! Io non so proprio chi scegliere invece…non ho molte amicizie…”
“La tua nutrice?”
“Non posso, il testimone deve essere un nobile…”
“E se scegliessimo il Principe? È solo grazie a lui se possiamo celebrare la nostra unione!!!”
“Hai ragione…andiamo a chiederglielo!”
Informati i nostri genitori e preparata la carrozza, ci avviammo verso il castello di Villafranca…
 
Mercuzio
“Signore, chiedono di voi” disse il servo interrompendo l’assemblea che mio zio aveva indetto per parlare di certe questioni territoriali.
“Non vedi che sono occupato!?” rispose mio zio.
“Mi permetto di insistere poiché voi stesso mi avete ordinato di disturbarvi qualora fossero giunti qui Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti…”. All’udire quei nomi, mio zio ordinò ai presenti di lasciare la sala, fece rimanere solo me e Valentino. Il servo nel frattempo, aveva fatto entrare i due: Romeo entrò con un sorriso così sgargiante da far venire il voltastomaco e teneva per mano quell’ odiosa di Giulietta. Si, dopo del loro fidanzamento avevo iniziato a odiarla, la invidiavo con tutto me stesso…
“Principe Escalus” dissero insieme inchinandosi. Fantastico, adesso parlano come se fossero una sola persona!
“Cosa vi ha portati qui?” chiese mio zio sedendosi sul trono e sorridendo. Mio zio che sorride non è una cosa che si vede tutti i giorni.
“Stavamo scegliendo i nostri testimoni per le nozze e abbiamo pensato che tutto questo è possibile solo grazie al vostro intervento.” Iniziò a dire Romeo.
“Dunque… pensavamo che voi sareste un perfetto testimone…vi chiediamo umilmente di accogliere la nostra richiesta” concluse Giulietta. Mio zio li guardò muovendo la testa pensieroso, poi sorrise:
“Ma certo, vi farò contenti! C’è altro?”
“No signore, adesso andiamo a sistemare le ultime cose…grazie!” rispose Romeo e stava per andarsene quando si fermò:
“Mercuzio, potresti seguirmi fuori?”



 
  
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