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Autore: Stella cadente    23/03/2016    5 recensioni
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago.
[…]
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
– Chi è Samara?
[…]
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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1977
Febbraio




 
Liza
 
 
Quando Eliza sentì bussare alla porta della sua stanza, sobbalzò violentemente. Una serie di brividi agitarono il suo piccolo corpo; sentiva che al di là di quella porta c’era qualcosa di pericoloso.
Aveva paura. E non sapeva perché.
Rimase in silenzio.
I colpi alla porta si ripeterono, insistenti. I respiri della bambina si infransero nell’aria in un ritmo scandito dall’ansia. Voleva scappare – fuggire dalla finestra magari – ma quella che la attanagliava era una paura che la teneva inchiodata al pavimento.
– Liza? – si sentì chiamare.
Era una voce familiare, sapeva a chi appartenesse.
A Samara.
Tutti, ormai, al King County Orphanage, avevano capito chi fosse. La notizia del misterioso omicidio avvenuto in sua presenza si era diffusa tra gli altri bambini a macchia d’olio ed aveva seminato inquietudine. Il fatto che poi fosse coinvolta proprio lei aveva anche peggiorato le cose.
Samara non era mai stata particolarmente inserita; anzi, tutt’altro. Nessuno voleva giocare con lei, per il semplice fatto che era strana.
Non parlava mai, e quando lo faceva diceva sempre cose che facevano paura. Liza aveva paura di lei, perché sapeva che non era normale.
Ogni tanto, sentiva dei rumori provenire dalla sua stanza.
Delle voci.
Delle cose che sbattevano.
Eppure c’era solo lei, in quella camera.
 
 
Era notte. Liza si era alzata per andare a chiedere qualcosa da mangiare, e stava camminando in punta di piedi nel corridoio. Il cuore le palpitava nel petto alla velocità della luce; aveva sempre avuto paura del buio. Aveva paura che dei mostri saltassero fuori e che la rapissero.
Stava correndo di sotto quando la vide.
Non avrebbe mai più dimenticato quella notte.
 
 
Rimase in silenzio, ad ascoltare i colpi sulla porta.
– Liza! – esclamò la voce. – Aprimi!
Aveva un tono implorante e rabbioso insieme, che la fece rabbrividire.
La bambina si rintanò in un angolo e pianse, raccolta su se stessa.
 
 
Aveva una camicia da notte bianca, che la faceva sembrare spettrale. I lunghissimi capelli neri ricoprivano quasi interamente la sua figura.
Se ne stava immobile, immersa nel silenzio.
Eliza si raggelò.
S... Samara? – tentò, avvicinandosi di poco alla bambina. – Cosa ci fai sveglia?
Lei non rispose. Continuò a stare ferma, senza muovere un muscolo.
Samara – la chiamò di nuovo.
Fu un attimo.
Bastò un veloce contatto per dar vita all’incubo.
Samara si voltò con velocità disumana verso di lei e uno strillo agghiacciante scaturì dalla sua piccola bocca di bambina. Un suono alieno, che le si insinuò nella mente come per rimanerci in eterno. I capelli le fluttuavano intorno alla testa emanando una strana luce bluastra. Gli occhi erano di un grigio denso e nebbioso, come se non avessero neanche più né iride né pupilla.
Durò poco più di un secondo, ma a Liza sembrò il secondo più lungo di tutta la sua vita.
Non riuscì nemmeno ad urlare. Quando Samara tornò al suo aspetto normale, era crollata a terra, scossa dai tremiti.
Scusami! È stato il buio! – esclamò la sua compagna.
E si rinchiuse nella sua stanza.
 
 
Quando la porta venne sfondata da quella che le parve una forza inumana, impossibile, non se ne accorse neanche. Era diventata sorda ad ogni rumore: le orecchie sembravano imbottite di ovatta.
Samara avanzò verso di lei con la sua solita andatura esitante, che però in quel momento le parve minacciosa.
– Eccoti – sorrise. – Ti ho trovata, Liza.
Non rispose. Tremava. Più guardava la sua faccia, più si rendeva conto che c’era un motivo se gli altri la evitavano. Aveva un’espressione così... così cupa.
Così seria, anche se sorrideva. Così inspiegabilmente carica d’odio che faceva paura.
– Vattene – pigolò la bambina.
Samara le si avvicinò e si sedette per terra, in modo che la potesse guardare negli occhi.
– Non avere paura – le disse, dolcemente. – Io sono qui per aiutarti.
Le scostò una delle sue trecce biondo grano dietro la schiena.
– Io sono qui per farti vedere – aggiunse.
Artigliò il braccio della sua compagna, e nella testa di Eliza sfrecciarono immagini che l’avrebbero tormentata per sempre.
 
 
****
 
 
– Dunque, Eliza, giusto?
McDoyle si trovava nella stanza vicina a quella della misteriosa bambina della registrazione.
Dopo aver ascoltato la registrazione, era più determinato che mai a cavare fuori qualcosa da quella storia. La signorina Nichols aveva ragione: il caso doveva essere concluso. Ma Henry McDoyle non era il tipo che lascia le cose a metà, né che si dà per vinto facilmente.
Si era ripromesso che avrebbe risolto il caso, e lo avrebbe fatto, a tutti i costi.
– Sono Henry McDoyle, e mi trovo qui per... beh, per lavoro. Devo solo farti qualche domanda, tranquilla – rassicurò la sua piccola interlocutrice, cercando di utilizzare un tono caldo e accomodante.
Ma la bambina parve non averlo nemmeno sentito. Stava ferma e rigida sulla sua sedia, in un costante stato di tensione che angosciava persino lui.
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago. – Io ho bisogno di sapere chi è coinvolto in questa faccenda, va bene? Così risolveremo tutto quanto, te lo prometto.
Eliza non mosse un muscolo.
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
Un’altra lacrima fece il suo percorso sul viso della bambina. McDoyle avvertì una fitta al cuore: cosa poteva essere successo per spaventarla in quel modo? Cercava di immaginarlo, ma non ci riusciva. La bimba sembrava paralizzata.
– Chi è Samara?
Eliza sbatté i grandi occhi azzurri in un gesto convulso, poi riprese:
– Sta nella stanza accanto.
Ecco come ti chiami.
– Vuole ucciderci tutti. Lo so – ripeté, parlando piano.
– E questa Samara ha la tua età? – chiese l’uomo.
La bambina non rispose.
– Lei me lo ha fatto vedere.
Era quasi come se non stesse parlando neanche con lui, come se il suo discorso avesse un filo proprio che non doveva essere in alcun modo interrotto.
– È stata lei.
Pausa.
– È stata lei ad ucciderli.
Silenzio.
McDoyle si avvicinò ad Eliza, che indietreggiò, spalancando gli occhi.
– Questa Samara... è qui? Ci posso parlare? – chiese, mentre fremeva alla sola idea di poter parlare con la bambina che tanto aveva incuriosito e al tempo stesso terrorizzato la signorina Nichols.
Lei annuì con la testa.
– Sì. Lei è qui.
Il terrore che Liza provava verso la sua vicina era così tangibile che, per un attimo, sembrò attaccarsi anche a lui, come un parassita dalle zampe lunghe e affilate.
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
 




Sono consapevole di essere terribilmente in ritardo, e mi dispiace davvero tanto. Scusatemi. 
Comunque, eccomi qui. So che a volte sparisco, ma almeno poi ritorno :)
Eccoci, ad ogni modo, al capitolo, che è nientemeno che quello che ho citato nell'introduzione della storia!
Le circostanze si stanno facendo sempre più inquietanti, Samara incute terrore a tutto l'orfanotrofio, ma McDoyle è determinato a scoprire la verità. Che ve ne sembra di questo personaggio? Spero vi sia piaciuto, perché io scrivendo di lui un po' mi ci sono rivista. Insomma, chiunque si sentirebbe ben deciso a risolvere un caso del genere ;)
Come sempre, sono curiosissima di vedere cosa ne pensate voi. E scusatemi ancora per il ritardo :')
Alla prossima,
Stella cadente




 
  
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