Non fece in tempo a rispondere che l’altro aveva già buttato giù.
La rossa si alzò strofinandosi le mani sui jeans e portandosi i capelli sulle spalle dividendoli in due folte ciocche che le ricadevano sul seno. Era chiaro che avrebbe dovuto avvisare Mark della sua partenza, e con molta probabilità lui sarebbe voluto andare con lei fino a Tokyo. “Mio malgrado”, pensò Strawberry. Non appena quel pensiero le balenò in mente cercò di ricacciarlo prontamente indietro. Teneva ancora a Mark ma nell’ultimo anno i due si erano allontanati moltissimo. Lei era cresciuta e più il tempo passava più si ritrovava a desiderare e bramare emozioni e sogni diversi da quelli che invece il ragazzo sembrava ricercare. Scese le scale rapidamente entrando nell’ambiente riscaldato della cucina gialla e arancio che aveva ospitato brani di vita quotidiana di lei e del suo ragazzo negli ultimi cinque anni. Afferrò il telefono e fissò lo schermo illuminato per alcuni secondi tentata di non informare Mark della sua partenza. Alla fine però, colta dal rimorso, compose il numero. –Hey tesoro…- non lo fece neanche finire di parlare che gli aveva già comunicato l’intera conversazione col biondo. –dobbiamo partire per Tokyo-, disse -stasera-.
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Il volo fu lunghissimo, interminabile. Mark aveva continuato a leggere per circa la metà del tempo, trascorrendo invece l’altra metà dormendo. Strawberry aveva passato buona parte del viaggio fissando il panorama ceruleo e nuvoloso che si stagliava nel cielo notturno senza parlare, liquidando ogni argomento di discussione proposto dal fidanzato. Non appena lui era crollato aveva tirato fuori dalla borsa i documenti riportanti le ricerche che ormai da tempo la tenevano impegnata.
Il progetto Mew e le nuove intuizioni che aveva avuto riguardo l’acqua cristallo avevano condotto a nuovi interrogativi. L’unica persona con la quale aveva condiviso le sue ricerche era stato Ryan. O meglio, Ryan tramite Kyle, volendo evitare qualsiasi stretto contatto con il suo ex datore di lavoro. Il dolore della perdita l’aveva allontanata da tutti, ma non da lui, al quale si sentiva intimamente legata. Solo ora riusciva a comprenderlo più profondamente e solo ora riusciva a sostenere quella sicurezza e quella maturità che il ragazzo pareva possedere. Forse perché ora apparteneva anche a lei. Tuttavia la presenza della nuova fiamma di Ryan aveva costretto Strawberry a tenersi alla larga da lui, e aveva reso quell’intimità che tanto li aveva riavvicinati puro imbarazzo, costringendola a mantenere le distanze.
La rossa si risvegliò da quel turbinio di pensieri che la stava travolgendo. Stavano per atterrare.
Non appena Mark e Strawberry abbandonarono l’aeroporto raggiunsero il Caffè Mew Mew, ormai chiuso. Il locale era ben diverso da come la rossa lo ricordava. Non risplendeva più di quei colori brillanti e di quell’aria giovanile che in precedenza lo caratterizzava. La vernice era scrostata, le edere ricoprivano quasi interamente la struttura e le finestre e il portone principale erano sbarrati con spesse assi di legno.
La rossa sapendo che avrebbe trovato l’entrata secondaria aperta si diresse sul retro seguita dal ragazzo, che fino a poco prima era rimasto a fissare la facciata cadente dell’edificio. Appoggiò una mano sulla spalla della fidanzata nel momento stesso in cui lei pronunciò, con voce atona, una singola parola –Ryan-.