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Autore: Dragana    24/03/2016    1 recensioni
Gli opposti si attraggono, ma poi non si capiscono. Anche se sono un meccanismo perfetto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Nuovo personaggio, Silena Beauregard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OPPOSTI

Clarisse si sentiva buona e cara.
Nonostante la minaccia di Crono, nonostante la guerra imminente, nonostante i mostri premessero ai confini del campo e ci fosse anche una probabile minaccia all’interno del campo stesso, in quel periodo, porca puttana, si sentiva sempre al settimo cielo. Era difficile farla arrabbiare. Non riusciva a irritarla nemmeno Percy. Sarebbero potuti essere tutti felici e contenti, e invece no, no perché Sherman di nuovo ce la stava mettendo tutta per guastarle la giornata. Come ieri. E il giorno prima ancora. E quello prima dell’altro ieri, e via così.
Silena sarà a ispezionare la capanna tra poco, Sherman, porca puttana. Se non metti a posto il tuo cazzo di angolo, giuro che ti troverà smembrato per terra in una pozza di sangue, sono stata chiara?
Figo!, commentò Mark.
Tanto ultimi ci arriviamo lo stesso, guarda che porcile che hai fatto!, considerò Goran Schiaccianoci, in tono allegro. –Io comincerei già con lo smembramento!
Per tutta risposta, Sherman fece una specie di grugnito e si limitò ad alzare la musica che stava ascoltando con le cuffie, spaparanzato con gli anfibi sul letto. Clarisse diede un calcio al letto che lo spostò di un metro, ma lui rimase impassibile.
Sherman!
Clarisse gli tolse le cuffie con uno strattone.
Che cazzo vuoi, Clarisse? Hai qualcosa da fare dopo cena, che non puoi sistemare la cucina? Allora avanti, metti a posto la mia merda.
Clarisse aveva sul serio qualcosa da fare dopo cena. Niente di particolare, ma voleva stare vicino a Chris, sentire le sue dita che le stuzzicavano la pelle, magari fargli rubare un bacio di nascosto, quando non li vedeva nessuno. Strinse il pugno, e lo fermò a un centimetro dalla faccia di Sherman.
Metti. In ordine. Ora.
Lui le fece il suo sorriso più irriverente, mostrando gli incisivi distanziati. –Succhiami. Le palle. Ora.
La capanna esplose in un grido entusiasta quando lei gli mollò un cazzotto che Sherman non riuscì a schivare, e un altro grido quando lui si alzò sul letto e lo usò come trampolino per darsi lo slancio e saltarle contro.
Clarisse incassò con uno sbuffo, poi gli piantò una ginocchiata nello stomaco. Lui si piegò ma sfruttò il movimento per torcersi e sbatterla con la schiena a terra; Clarisse gli afferrò un piede e riuscì a far cadere anche lui, per poi salirgli sopra e girargli il braccio all’indietro. –Rompiglielo, rompiglielo!
, urlavano gli altri, che si erano messi a cerchio attorno ai due, come in un’arena.
Improvvisamente, una voce femminile irruppe nel coro. 
Finitela! Si può sapere cosa state facendo qui?
Tutti si ammutolirono. Silena, con una cartellina in mano e un gruppo di ragazzi di Afrodite al seguito, li osservava con un misto di disgusto ed esasperazione.
Ah, Silena, ghignò Sherman, dalla posizione in cui si trovava. –Ti prego di notare la nuova decorazione della capanna: immondizia per terra e macchie di sangue sul muro. Che dici, è abbastanza graziosa per te?
Clarisse fece per spezzargli il braccio, ma Silena strillò.
Non ho mai visto una cosa del genere! Clarisse, mollalo. Sherman, non sei divertente. Non le ispeziono nemmeno le altre capanne, tanto non ho dubbi su chi si merita il punteggio peggiore, oggi!
Quindi possono continuare a picchiarsi?, chiese Mark, speranzoso.
No!
I ragazzi di Ares sbuffarono. Un po’come capitava con i rispettivi genitori divini, Silena aveva una strana influenza su di loro: se gli diceva in modo deciso di fare qualcosa (o, più spesso, di non farla), in genere le davano retta.
Ehi, io gliel’ho detto di mettere a posto, cazzo. Ma lui niente. Mica potevo lasciar correre.
Potevi mettere a posto tu, se ci tenevi tanto al falò…
Silena li guardò alternativamente, a bocca aperta.
Finitela! Non mi interessano le scuse, niente falò fino a che non avete sistemato tutto, stasera. E adesso filate alle docce, siete disgustosi!
Clarisse uscì a larghi passi dalla capanna, dando una spallata fortissima a Drew Tanaka, che ridacchiava. Sherman la seguì, imprecando.

Ehi, sei vestito? Posso entrare?
Clarisse si era affacciata agli spogliatoi delle docce dei maschi, che a parte Sherman erano vuote. Lui fece una specie di grugnito, e Clarisse lo prese come un sì.
Si può sapere che cosa cazzo hai in questi giorni?
Sherman le dava le spalle, seduto sulla panca. Aveva addosso solo i boxer, e cercava di tastarsi un punto della schiena con un braccio.
Niente. Dovrei avere qualcosa? Non ho niente.
Lei sospirò e si sedette dietro di lui sulla panca. I capelli di Sherman, tagliati cortissimi, erano già quasi asciutti.
Fammi sentire, dov’è che ti fa male?
Gli fece scorrere le mani sulla schiena. –Qui
, disse, mentre lui emetteva un verso di dolore.
Ti sei torto troppo con la schiena. È stata una mossa del cazzo.
Sherman sbuffò. Clarisse lavorò attorno ai suoi muscoli, in silenzio, cercando di sciogliere i nodi e le tensioni. Riusciva a essere delicatissima, quando voleva.
Anche la tua è stata una mossa del cazzo, disse lui dopo un po’. Clarisse si interruppe un attimo, smarrita. –Che cosa? Quale?
La sera dei fuochi. Cosa ti costava?
La sera dei fuochi era quando Chris l’aveva baciata per la prima volta, pensò Clarisse. Che cazzo c’entrava Sherman?
Cosa mi costava fare cosa?
Eli mi evita da quella sera. Perché non potevi semplicemente andarti a fare un giro, che cazzo te ne fregava?
Eli?
Elizabeth Asmar, cazzo, Clarisse, non ti ricordi nemmeno?
Certo. Sherman era con Elizabeth quando lei era tornata in capanna, incazzata nera perché Chris l’aveva baciata e lei non sapeva cosa fare. L’aveva fatta smammare e aveva provocato una rissa con lui per scaricarsi i nervi.
Cioè, fammi capire, idiota, mi stai stracciando l’anima perché non sei riuscito a farti Elizabeth Asmar? E fattene un’altra, no?
Sherman diede un pugno fortissimo alla panca.
Ma io non ne voglio un’altra! Io voglio lei!
Clarisse rimase interdetta qualche secondo. Sbatté le palpebre un paio di volte. Ci pensò su.
Ma quindi ti piace Elizabeth Asmar?
Non è quello che ho detto.
Sì che è quello che hai detto.
No! Ho solo detto che non è che va bene anche un’altra, perché Eli, cioè, lei… lei è Eli, capito? Non un’altra. Ma non lo dico perché mi piace. Non è che mi piace. Non è che non mi piaccia, eh, non dico questo, però neanche ho detto che…
Io mi vedo con Chris Rodriguez. Cioè, proviamo come va.
Sherman rilassò le spalle.

Lo so.
Lo sai?
Lui scoppiò a ridere.
Lo sanno… cioè, una cosa tipo tutto il campo, Clarisse! Ho anche vinto delle dracme! Voglio dire, pensavi di tenere la cosa segreta? Sul serio?
Vorrei tanto sapere chi è che ha fatto la spia. Gli sfilo gli intestini così velocemente che lo faccio diventare una trottola, ringhiò lei.
Il lato divertente è che adesso siamo tutti sicuri che Chris non farà scherzi, perché tra Crono da una parte e te dall’altra… Ahia!
Clarisse gli aveva tirato un pugno dove gli faceva male. –Comunque, tornando a Eli, mica ce l’avevo con te. Vi siete solo trovati al posto sbagliato nel momento sbagliato.
E che cazzo cambia? Intanto, lei non si schioda dai suoi fratelli.
Ma cosa c’entra con la cabina, scusa? Alla fine le pulizie in cucina toccano anche a te.
Sherman si alzò in piedi e si infilò pantaloni, anfibi e maglietta.
Sì, ma se io non posso vedere Eli, allora neanche tu potrai vedere Chris. Così impari, la prossima volta.
Clarisse era ancora in ciabatte, e non riuscì a raggiungerlo quando lui scappò via.

Sì ma mi spiegate perché stiamo facendo una cosa del genere? Mi vuoi improvvisamente tanto tanto bene, Clarisse?
Quella mattina, Sherman si era visto arrivare Clarisse, con dietro Chris, che gli aveva detto: –Adesso la chiudiamo
. Poi si erano messi a occhieggiare da lontano la casa di Atena, finché Eli non era uscita assieme ad Annabeth, Malcolm e due fratelli più piccoli, diretti a lezione di scherma. Chris aveva acchiappato il piccolo Red della casa di Afrodite, gli aveva dato una dracma (di Sherman, come Sherman aveva scoperto qualche ora dopo frugandosi in tasca), e gli aveva detto di liberarsi dei mocciosi. Red gli aveva fatto l’occhiolino e si era diretto verso il gruppetto. Ora i tre aspettavano il resto del gruppo per intercettarli verso metà strada.
No, continui a starmi sui coglioni. Solo che mi sono rotta il cazzo dei tuoi atteggiamenti di merda.
Ma scusate se mi intrometto, Sherman, non puoi semplicemente andare da Eli e dire che hai bisogno di parlarle?
I due fratelli si girarono a fissarlo con la stessa espressione incredula. –Sta zitto, Chris, non capisci niente
, tagliò corto Clarisse. Lui si limitò a ridacchiare. –E quindi qual è il piano?
Clarisse si strinse nelle spalle, cosa difficile visto che si erano appostati stesi per terra dietro a degli arbusti.
Io prendo Annabeth. Chris, tu dovresti riuscire almeno a trattenere Malcolm, sei più grosso di lui, così Sherman può prendere Eli e…
No scusate, vi rendete conto che questa cosa sembra il rapimento di Elena di Troia? Senza contare il casino, richiameremo gente da tutto il Campo. È un piano che fa schifo.
Sherman sbuffò. –Io l’ho detto che tutta questa storia è una stronzata.
Clarisse, lascia a me Malcolm. Nel senso che ci parlo io e lo allontano. Tu allontanerai Annabeth, Eli resta sola, e tutto sarà civile e normale. Ok?
Mah, a me i metodi sembrano ugualmente stupidi, brontolò Sherman.
E io come la allontano Annabeth, scusa?
Chris alzò gli occhi al cielo e borbottò “Ares”. –Ci parli, Clarisse. Le dici che devi discutere di qualche impresa, le chiedi come va con Percy, non lo so, sei sua amica, saprai cosa dirle, no?
Lei non sembrava troppo convinta. –Va bene. E tu cosa dici a Malcolm?
Chris fece il sorriso da volpe tipico dei figli di Hermes quando avevano in mente qualcosa; 
Malcolm ha una scommessa da pagare alla casa di Hermes, e a questo punto perché aspettare? La sua mania per le scommesse cade proprio a puntino, tra l’altro… Oh, niente, cose nostre, precisò di fronte allo sguardo stupefatto dei due fratelli.
–La sua mania per le scommesse? Da quando Malcolm ha la mania per…
Shhh… Arrivano!
Chris doveva avere un udito migliore del loro, perché né Clarisse né Sherman avevano sentito un bel niente. Invece dopo qualche secondo videro sbucare Eli, con Annabeth e Malcolm; Chris diede un pizzicotto scherzoso al fianco di Clarisse e poi scivolò fuori dal nascondiglio, raggiungendoli. –Malcolm! Cercavo proprio te!
, lo sentirono chiamare. I tre si fermarono e Chris raggiunse Malcolm, gli mise un braccio intorno alle spalle, gli disse qualche frase con il sorriso abbacinante del truffatore provetto; Malcolm sembrava leggermente a disagio ma annuì, disse qualcosa ad Annabeth che guardava alternativamente i due con aria sospettosa, fece un gesto come dire “niente di cui preoccuparsi” e si allontanò con Chris.
Cazzo, Clarisse, stai uscendo con uno che ha una carriera assicurata nella malavita, considerò Sherman.
Non sarebbe nemmeno il primo.
Sei uscita con altri che avevano una carriera nella malavita? Aspetta… sei uscita con altri?
Clarisse sbuffò. –No, scemo, non sarebbe il primo dei figli di Hermes. Sai che uno dei suoi fratellastri era Pablo Escobar?
Se ne stanno andando.
Ok, io penso ad Annabeth.
Sherman la fissò. –Stai cercando di chiedermi scusa per la sera dei fuochi?
No assolutamente, stronzo, disse lei, e raggiunse le ragazze.

Eli! Uh… che coincidenza!
Lei sobbalzò, poi si girò a guardarlo. Aveva addosso l’armatura e gli occhi spiccavano come stelle sulla sua pelle scura; Sherman lo pensò, e poi pensò che era proprio un pensiero che faceva cariare i denti.
Sherman? È appena passata tua sorella e… aspetta.
Quando i figli di Atena facevano un ragionamento, sembrava di vedere gli ingranaggi del cervello muoversi dietro agli occhi. Occhi di acciaio, splendenti e cromati. Sherman detestava quello sguardo, significava guai. Erano meglio le stelle.
Se stai andando ad allenarti ti accompagno. Dai, facciamo qualche scozzo. Eh?
L’hai architettato tu? Era la tua idea di piano geniale per prendermi da sola?
Ecco, niente da fare. Mai che Eli mollasse.
Ma che ti frega? Senti, mica è colpa mia per… sai, l’altra sera. Non potevo prevederlo. Nemmeno tu. Passiamo oltre, no?
Lei non rispose. Continuò a fissarlo pensierosa, come a valutare le sue parole.
Quindi, Sherman pensò che poteva aggiungere qualcosa per rinforzare il concetto.
Dai, davvero, andiamo ad allenarci un po’. Mi piace un sacco combattere con te.Avvicinò il volto al suo. –Sei eccitante, ghignò.
Lei fece un salto indietro.
Hai sul serio architettato questa cosa per dirmi questo?
Beh, no. È un piano di Clarisse.
Gli occhi di Eli diventarono ghiaccio. Male, malissimo.
Un piano di Clarisse.
Ma porca troia, perché ti fissi sempre sulle stronzate? Sei uguale a tua madre, se a differenza sua imparassi a goderti la vita saresti molto più felice e rilassata, cazzo!
Lei fece un sorriso che gridava “fuggite sciocchi” da qualunque lato lo si guardasse. –Fammi indovinare, quello che intendi dire con “godersi la vita” è che dovrei venire a imboscarmi con te da qualche parte, ho capito bene?
, chiese con voce carezzevole.
Beh, sì, anche, perché no? Di sicuro ti toglierebbe un bel po’di acidità!
Sherman. Mi sa che hai proprio ragione. Meno male che tu sei un uomo così intelligente e mi hai spiegato come va il mondo. Adesso vieni qui.
Sherman subodorava che qualcosa non andasse. I suoi sensi gli gridavano che era una trappola. Ma Eli sorrideva, e gli si avvicinava, ed era così bella, e così profumata, e lui aveva così tanta voglia di baciarla, e abbassò completamente la guardia.
Quindi Eli gli tirò un cazzotto fortissimo in faccia col guanto dell’armatura, una ginocchiata nei gioielli di famiglia, e un altro pugno tanto per gradire. –Vaffanculo, Sherman. E sapessi quanto è rilassante riempirti di botte!
, gli urlò, per poi correre verso le cabine.

Malcolm aveva troppi pensieri in testa, e adesso anche questa faccenda con i figli di Hermes non ci voleva proprio. Stava pensando alla maniera migliore per farli ragionare, cercando contemporaneamente di non tirarsi indietro nel ripagare la scommessa persa (ci doveva sul serio lavorare sopra a quella faccenda, se Annabeth l’avesse scoperto si sarebbe imbestialita), quando si accorse che c’era qualcuno nella loro cabina. Strano, a quanto gli risultava dovevano essere tutti fuori; entrò con fare circospetto, ma era solo Eli, in armatura, che stava continuando il suo copriletto con le costellazioni all’uncinetto, con una foga che sicuramente il copriletto non si meritava.
Ma non eri a lezione di scherma con Annabeth, tu?
Lei non alzò nemmeno lo sguardo. Sembrava furibonda.
Annabeth è con Clarisse La Rue.
E ti hanno detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?
No.
…ok.
Le dita di Eli erano velocissime. A un certo punto imprecò.
Ecco, ho contato male, adesso devo rifare tutto!
Tirò un filo con rabbia e una parte del copriletto si disfò come la tela di Penelope. –Magari se ti togli l’armatura stai più comoda
, tentò di suggerire Malcolm. Doveva consultare dei libri per la faccenda dei figli di Hermes. Se solo avesse avuto accesso al computer di Annabeth… no, nemmeno a pensarci.
È Sherman.
Malcolm si girò a guardarla. Sospirò.
Che ha fatto ancora?
È un cretino.
Eli e Annabeth erano le maggiori tra le sue sorelle al campo, si ritrovò a pensare, e con i ragazzi erano una tragedia. Le loro sorelle più grandi, quelle dei primi anni che ormai andavano al college, non erano così, o forse lui all’epoca era troppo moccioso per accorgersene.
Va beh, insomma, niente di diverso dal solito…
Ha offeso nostra madre.
Malcolm sorrise. –Siamo nel banale “dovrebbe scopare”, o posso sperare di sentire una motivazione diversa?
Siamo nel banale.
Allora fregatene. Glielo dicono dai tempi della lineare A, più o meno, sarà abituata.
Eli sbuffò. –Insomma, praticamente va a finire che ha ragione lui.
Non ho detto questo. Solo che… insomma, se ci ragioni, Eli, siete opposti. Gli opposti si attrarranno anche, ma poi non si capiscono. Vale la pena incaponirsi così tanto?
Lei abbassò gli occhi sul suo copriletto. Lo stropicciò con le mani.
Mi stai dicendo di lasciar perdere.
Malcolm scosse la testa. –No, non era una domanda retorica, era una domanda vera. Non tutte le battaglie sono facili, non tutti gli obiettivi sono chiari. Se pensi che ne valga la pena, vai avanti. Queste faccende sono come una scommessa, bisogna rischiare.
E se perdo?
Cosa ti direbbe nostra madre?
Di tagliargli le palle e buttarle ai cani di Artemide, credo.
Ma non su Sherman, Eli. Sulle sconfitte.
Lei si strinse nelle spalle. –Che dalle sconfitte si impara più che dalle vittorie.
Ecco.
Ci devo pensare su. Grazie, Malcolm. Naturalmente acqua in bocca, eh?
Sicuro. Certo che tra il figlio di Poseidone e quello di Ares, povera mamma, volete proprio darle dei dispiaceri!
Stupido. Ora che ci penso, cos’era quella faccenda con Chris Rodriguez? O era una scusa per allontanarti, così Sherman poteva prendermi da sola?
Malcolm si girò verso la libreria. –Uhm… diciamo entrambe le cose. Ma niente di che, tranquilla. Perché non vai sul serio a lezione di scherma? Magari ti sfoghi un pochino.
Bel tentativo. Ok, ti lascio in pace. Ci pensò su un attimo. –Non c’entra Crono, vero? Non è che Rodriguez… insomma…
Malcolm aggrottò le sopracciglia, poi capì. –No! No, Eli, Rodriguez è pulito e comunque no, nemmeno a pensarci, mai. No, te lo giuro su tutto, sullo Stige, su nostra madre, non passerò mai dalla parte di Crono, nemmeno da morto. Ok?
Lei si rasserenò appena. –Ok. Però Malcolm, se hai bisogno, insomma, ho un debito di riconoscenza, lo sai.
Lui le sorrise. –Grazie, sorellina. Mi ricorderò.
Sei il più saggio di tutti, Malcolm!
Magari fosse vero, pensò, tornando a esaminare la libreria.

Erano un meccanismo perfetto.
Lui da solo sarebbe stato forza bruta lanciata in maniera becera totalmente a caso, mentre lei, con tutte le sue finezze e strategie, restava alta un metro e una banana e odiava con tutto il cuore le sue braccia troppo sottili. Ma insieme erano la combo definitiva.
Si erano trovati spalla a spalla nella battaglia del Labirinto, circondati da una quantità di mostri che sembrava non finire mai. La spada le pesava in mano e aveva pensato di non farcela, ma poi aveva intravisto un varco e aveva gridato istruzioni a Sherman, senza pensarci troppo. Lui, d’istinto, le aveva seguite. E aveva funzionato.
Aveva funzionato così bene che si era sentita rinvigorita, una scarica di adrenalina aveva percorso tutto il suo corpo, la spada non pesava più e avevano ferito, affondato, tranciato e decapitato più mostri di quanti ne avesse affrontati in tutta la sua vita. Si sentiva lucidissima, chirurgica, mentre lui rideva come un pazzo, polverizzando un nemico dopo l’altro. Poi Groover aveva gridato, ed era finita. E lui si era voltato verso di lei e l’aveva guardata, e quello sguardo era inequivocabile e lo sapeva cosa stava pensando lui perché, Zeus, stava pensando la stessa cosa anche lei, e lo voleva, ma poi Sherman era stato tirato via da uno dei suoi fratelli e anche lei aveva raggiunto i propri.
Solo che ormai il danno era fatto.
E anche se stavolta era solo una caccia alla bandiera, Eli non riusciva a non pensarci, mentre combatteva fianco a fianco con Sherman per lasciare la via libera a Clarisse, che si stava dirigendo come una scheggia verso il ruscello. Percy Jackson la tallonava, ma Annabeth lo stava trattenendo con una foga che sembrava quasi una faccenda personale, e lei guadagnava terreno. Eli vide un movimento sui cespugli di lato, e gridò un ordine a Sherman. Lui falciò via mezzo cespuglio e quasi la testa di Michael Yew, che stava per tirare una freccia a Clarisse. Annabeth riuscì a buttare a terra Percy, che imprecò.
Clarisse spiccò un salto per andare oltre il ruscello, ma Percy, da terra, fece un movimento col braccio. Eli tentò di avvisare, ma era troppo tardi, un fiotto di acqua si scagliò verso Clarisse, che però sembrava aspettarselo e si limitò a sollevare le gambe, quasi calciando l’acqua. Rotolò oltre il ruscello, con la bandiera in mano, ed Eli scattò in piedi mentre Clarisse mostrava il medio urlando –Lo stesso trucco non funziona due volte, Prissy!
Sherman rideva, rideva e la guardava, e a Eli venne in mente che una volta aveva letto in un libro che gli arabi consideravano fortunate le persone che avevano gli incisivi distanziati, dicevano che ci passava in mezzo il vento del profeta. Aveva chiesto a suo padre, ma lui le aveva risposto che era nato in America e non aveva idea di che cosa pensassero gli arabi; Eli stava pensando che forse lei era la sua fortuna, o magari fortuna andava intesa in senso antico, come sinonimo di fato.
O forse si stava di nuovo facendo troppe seghe mentali.
Decisamente.
Ben fatto, Sherman.
Siamo una bella squadra, Eli.
Lo siamo. Magari ci vediamo domattina a lezione di scherma.
Lui fece per avvicinarsi, ma lei fece un passo indietro. –Ho detto domattina, Sherman. Siamo una bella squadra se fai come ti dico.
Poi si girò e raggiunse Annabeth.

Ma tuo fratello? Come mai è così contento?
Clarisse si girò verso Silena, con aria perplessa. –Mio fratello chi?
Sherman.
Boh. Clarisse si strinse nelle spalle, poi recuperò un marshmallow dal falò. –Sarà perché abbiamo vinto. Vi abbiamo battuto, Silena. Bat-tu-to.
Sì, sì. Non sembrava che a Silena importasse qualcosa dell’esito della caccia alla bandiera. –Non è per quello. Guardalo in faccia, è proprio contento. Lo dai a me quello? Per piacere.
Clarisse le cedette il marshmallow.
Ha un po’ la faccia come la tua il cinque luglio. O quella di Charlie. O di Chris. O la mia, immagino.
Sicuro. Con due occhi, un naso e una bocca.
Silena le diede una gomitata e le si avvicinò con aria cospiratoria. 
È successo qualcosa? C’entra per caso qualcuno della casa di Atena?
Ma che palle, Silena! Ma che ne so io! Come mai con te si finisce sempre a parlare di ragazzi e cose così? Parliamo della mia vittoria, mi hai visto quando ho saltato il ruscello?
No, ho fatto notare a Charlie che tanto ormai avevamo perso, e diciamo che ne ho approfittato per consolarlo.
Ma che stronza, preferisci infrattarti con Beckendorf invece di guardare me che faccio fesso Prissy?
Silena fece un sorriso da stregatto. –Sei gelosa?
Sì! Cioè, no, non in quel senso, piantala di confondermi, solo che dovevi guardare me, ecco!
Silena le circondò le spalle con un braccio e si appoggiò a lei con la testa. –Ma io ti guardo, Clarisse. Ti vedo felice, con Chris.
Lei fece un verso che poteva essere un grugnito o un assenso.
E vedo felice Sherman. E anche Eli Asmar. Sicura sicura sicura che non sai come mai?
No, non lo so, avranno fatto pace dopo che avevano litigato.
Perché, avevano litigato?
Mmh. Per quella faccenda mia e di Chris. Poi ho cercato di fargli fare pace ma quel cretino di Sherman ha mandato tutto a puttane, ma magari adesso ha risolto.
Silena rimase a bocca aperta. –Cosa mi sono persa per colpa di Charlie che mi distrae col suo essere meraviglioso?
Uh? Cosa ti sei persa? Niente, a parte me che faccio fesso Prissy mentre tu non guardi!
Facciamo così, tesoro: tu adesso mi spieghi questa faccenda di Sherman, e poi, con calma, mi racconti bene tutta la scena di te che fai fesso Prissy e vinci la caccia alla bandiera. Ok?
Clarisse sbuffò. –E va bene, se ci tieni tanto!









Note: questa storia si svolge direttamente dopo questa qui; eravate tutti curiosissimi di seguire le emozionanti vicende di Sherman con Tizia Figlia di Atena, immagino! Si chiama Elizabeth perché in quel periodo ad Atena piacevano molto in nomi che finiscono in beth. Il titolo è una schifezza, ma era o così o niente; se qualcuno ha suggerimenti, si faccia pure avanti!
La storia è disseminata di OC, a partire da Eli, che fanno comparsate qui e là; è che mi serve più gente di quanta ne metta Riordan, così me li invento. Ora sono certissima che volete tutti sapere di più riguardo a Goran Schiaccianoci e al piccolo Red, o sbaglio? XDDDD
Un paio di coordinate temporali: la storia si svolge durante l’estate che, nel quarto libro, segue la battaglia del labirinto. Nella storia precedente avevo deciso che Clarisse e Chris si mettevano assieme la sera dei fuochi, poi però mi sono ricordata che lo stesso fanno, da canon, Silena e Beckendorf. Percy parla di un’estate abbastanza tranquilla e di qualche attrito con Annabeth per la faccenda di Luke, ho provato a tenerne conto.
Sempre in canon, chi prende il punteggio più basso durante l’ispezione poi deve ripulire la cucina prima di poter andare al falò, e Silena è fissata con le cose graziose.
Tutta la faccenda di Malcolm con la cabina di Hermes è inventata di sana pianta, ho una mezza idea che forse (intorno all’anno del mai) potrei sviluppare… intanto l’ho buttata lì.
Il libro in cui Eli ha trovato la cosa dei denti distanziati è lo stesso in cui l’ho trovata io, suppongo: ossia uno di quelli della famiglia Malaussène, di Pennac. Come lei, non ho idea se sia vero, ma mi piaceva molto e così l’ho riciclata.
Infine, voglio dire che anche qui i personaggi vanno per i fatti loro. Soprattutto Sherman, che parla da solo, a sproposito, e sarebbe meglio che stesse zitto. Invece Silena e Clarisse si mettono a flirtare appena le lascio da sole, non so cosa farci, sono tremende. Ah, Clarisse ha preteso di vincere la caccia alla bandiera, l’ho dovuta accontentare per forza.
Per finire, ringrazio la mia beta vannagio che subisce e sopporta tutte le mie seghe mentali, cercando di convincermi che la roba che pubblico sia leggibile. Non so se lo è, ma la ringrazio.
Ringrazio anche tutti quelli che leggono e fanghèrlano con me! Che Dioniso vi accompagni sempre sulle vie dell’alcool!


ATTENZIONE SPOILER "L'ORACOLO NASCOSTO": Io decido di usare Sherman perché insomma, è praticamente un OOC, sono libera di inventarmi quello che voglio, e Riordan che fa? Lo usa. No ma dico, vi sembra una cosa carina? Comunque, in codesto libro scopriamo che Sherman esce da qualche settimana con Miranda Gardinier. E quindi niente, con Eli alla fine non è andata. Per fortuna questa storia l'ho ambientata dopo la battaglia del labirinto, quindi l'headcanon rimane, però insomma, ora sappiamo che tutta questa faccenda non andrà a finire bene. Malcolm dice che lui l'aveva detto. Atena ghigna, che ok il figlio di Poseidone, ma pure quello di Ares anche no.





   
 
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