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Autore: MartinsBieber    24/03/2016    1 recensioni
Liam. Ronnie. Due adolescenti.
Una festa di Halloween che cambierà le loro vite per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Cinquantanovesimo capitolo.



Dire che avevo le farfalle nello stomaco era poco. 
Mi tremavano quasi le gambe, e il cuore sembrava volermi esplodere dal petto mentre continuavo a baciarlo.
Con le mani gli accarezzai il viso e, quando sentii le sue fare lo stesso, iniziai a rilassarmi sul serio.
Lo spinsi dentro la casa di legno, chiudendomi la porta alle spalle, senza mai staccare le labbra dalle sue. 
Mi era mancato da impazzire ed ero veramente pentita per come lo avevo allontanato, adesso non mi restava che dimostrarglielo.
Liam si allontanò leggermente dal mio viso per guardarmi negli occhi, “Ronnie..” balbettò.
Non risposi, mi limitai a sfoderare un sorriso per poi riprendere quel bacio da lui interrotto.
Incastrai le braccia dietro il suo collo e mi lasciai scivolare sul divanetto con lui sotto di me. 
Con il pollice gli accarezzai una guancia ruvida per via della barbetta che non tagliava da un po’ e che gli dava un’aria trasandata piuttosto sexy. Eppure lui non si sciolse a quel gesto, né a nessun altro.
Era freddo come il marmo, distante come suo solito, e alla fine si allontanò una volta per tutte.
“Ronnie, no” scosse la testa con decisione. 
Si portò le braccia dietro la nuca e chiuse gli occhi.
Mi alzai dalle sue gambe e mi portai una mano tra i capelli, camminando avanti e indietro per la stanza in attesa che lui dicesse qualcosa.
O che, almeno, spiegasse il motivo della sua reazione.
“non puoi tornare così dopo tutti quei giorni in cui mi hai praticamente evitato” disse, “non sono il tuo burattino.”
Gli occhi nocciola puntati fissi sui miei, con un’espressione tagliente e ferita stampata in volto.
“io..io lo so” provai a dire, cercando di reprimere ogni singhiozzo in arrivo, “mi dispiace tanto.”
“dispiace anche a me, Ron” ribatté, mordendosi il labbro, “che tu non ti sia fidata di me, di noi.”
“avevo bisogno di un po’ di tempo per pensare, credo sia normale” sbottai, “non puoi biasimarmi per questo.”
“non ti biasimo, ma credevo avessi capito ormai che stando separati le cose non possono che peggiorare..” continuò, alzandosi finalmente per venire di fronte a me.
“l’ho capito, per questo sono qui” alzai le spalle, sfiorando con le dita la sua mano destra, “meglio tardi che mai, no?”
“vorrei che non avessimo dovuto arrivare a tanto, capisci?” ringhiò, “hai idea di quanto sia stato male in questi giorni? senza poterti vedere, né chiamare, né baciare, né toccare.. mi sembrava di impazzire, cazzo.”
Una fitta al cuore mi colpì nel sentirlo parlare così. 
Era esattamente ciò che avevo provato anch’io nelle ultime due settimane, ma la differenza è che io lo avevo scelto. Lui no.
“adesso sono qui, amore” mormorai con voce tremolante, “sono qui per te”
Cercai di non piangere e lui probabilmente si stava trattenendo dal fare lo stesso visto che, quando mi gettai tra le sue braccia per stringerlo forte, non si oppose. 
Poggiai la testa contro il suo petto caldo, aspettando con impazienza che lui ricambiasse quell’abbraccio. 
“non me ne vado più, non ti lascerò da solo” sussurrai contro la sua t-shirt bianca che probabilmente avrei inzuppato di lacrime nel giro di pochi minuti, “hai capito?”
“vorrei poterti credere” rispose, girando la testa dall’altra parte. Non ce la facevo più a vederlo così.
“devi credermi!” insistetti, “non vedi che sono ancora qui? come sempre?”
“e se dovessi andarmene a studiare altrove cosa faresti?” chiese, conoscendo il mio punto debole.
Presi un respiro profondo e poi dissi: “sarei felice per te, andrei a scuola ogni mattina pur sapendo che tu non ci sarai e non ti vedrò più durante la ricreazione, ti chiamerei al telefono probabilmente ogni mezzora, aspetterei con ansia il weekend per poterti riabbracciare e passare quei giorni insieme.. perché non c’è niente per cui valga la pena aspettare, se non te.”
“è un peccato che un mese fa tu non la pensassi così” continuò, infilando le mani in tasca.
“Liam, ti prego” sospirai, esausta, “non so più come dirtelo che ho sbagliato a tenerti lontano, ero confusa e avevo bisogno di pensare ma adesso so perfettamente ciò che voglio.”
Non disse nulla. Restammo in silenzio a guardarci per quasi un minuto dopodiché quell’estenuante silenzio fu spezzato proprio da lui.
“beh, ne riparleremo” disse, “adesso devo darmi da fare, se voglio passare quel maledetto esame.”
“Liam..” balbettai, supplicandolo di non respingermi in quel modo. Avrei dovuto aspettarmelo.
“ci vediamo domani, credo sia meglio così” replicò, bagnandosi le labbra.
“non hai idea di quanto tu mi stia facendo sentire stupida in questo momento” singhiozzai.
“credo di conoscere la sensazione, perché è più o meno quello che ho provato io qualche giorno fa quando mi hai praticamente mollato davanti casa tua” ribatté, “o te lo sei dimenticato?”
“vuoi continuare a punirmi in eterno per questo, allora?” sbottai, esasperata.
“voglio che tu capisca come mi sono sentito” gridò e, sperando che non si trattasse di uno scherzo ottico, mi parve di vedere i suoi occhi farsi più lucidi. Lo avevo ferito davvero, e me ne rendevo conto soltanto adesso.
“io ti amo..” provai a dire, prima che la gola secca e le lacrime mi impedissero di proseguire.
Mi coprii il viso con le mani, aspettando che il respiro tornasse regolare, poi piantai nuovamente gli occhi sui suoi.
Mi avvicinai a lui e gli diedi una carezza, osservando con attenzione il suo viso distrutto quasi quanto il mio.
“ed hai ragione” continuai, “sono stata pessima ultimamente, ma se soltanto tu ti mettessi nei miei panni capiresti le mie intenzioni, le mie stupide insicurezze e paure..”
Liam socchiuse gli occhi, ancora una volta, senza dire nulla.
“adesso ti lascio studiare in pace, la smetto di infastidirti con i miei continui sbalzi d’umore” continuai, asciugandomi il viso con le braccia, “ci vediamo domani.”
“Ronnie” mi chiamò quando mi vide scoppiare nuovamente in lacrime mentre mi avvicinavo alla porta.
Mi voltai e lo guardai un’altra volta, piangendo e col cuore a pezzi, sorridendogli.
Poi uscii da lì una volta per tutte, chiudendo la porta e cominciando a correre il più lontano possibile.
Mi fermai in una stradina isolata soltanto quando ebbi la certezza che ero sufficientemente lontana dalla casetta di legno in modo che Liam non potesse raggiungermi. Piansi per un po’, sfogando tutte le mie frustrazioni fin quando – con mia sorpresa – mi sentii stranamente meglio.

“allora, cos’hai intenzione di metterti stasera?” mi chiese Amy la mattina seguente quando acconsentii ad accompagnarla al centro commerciale per un po’ di shopping.
“stasera?” ripetei, distrattamente. Lei mi fulminò con lo sguardo, indicando la vetrina su cui ci eravamo appena fermate.
“sveglia, Ron!” esclamò, “siamo qui per un motivo, se ben ricordi, ovvero la festa di fine anno di stasera”
“oh, giusto, la festa” alzai gli occhi al cielo, “me ne ero completamente dimenticata.”
“ho notato” sbuffò, “ieri mi hai promesso che mi avresti accompagnata, ricordi?”
“non ti ho promesso proprio niente, e se non sbaglio neanche Louis era molto favorevole a questa festa” le ricordai, facendo una smorfia.
“non è favorevole soltanto perché non può venire” sorrise, “e comunque l’ho persuaso con un pomeriggio di sesso, ieri quando sei uscita. Hai idea di quanto sia stancante farlo quando il tuo ragazzo ha la gamba ingessata?”
Scoppiai a ridere, “quante volte dovrò ripetertelo che non mi interessano i dettagli della vita sessuale di mio fratello?”
“capisco, capisco, ma io devo pur raccontarle a qualcuno certe cose” ridacchiò, “e poi non riuscivamo a trovare la posizione adatta, insomma, lui non poteva muoversi con quell’affare alla gamba e così io sono dovuta stare sopra. E’ stato strano ma piacevole, quindi Louis non deve osare lamentarsi per questa festa.”
Risi di nuovo, ancora con la testa fra le nuvole. Finchè il mio sguardo cadde su Harry, lì con una ragazza.
Mi notò anche lui e si avvicinò senza troppa esitazione, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisetti. 
“Ronnie” esclamò per poi spostare l’attenzione sulla mia amica, “ehi, Amy”
“ehilà, Styles” replicò lei, senza staccare gli occhi dalla vetrina del negozio.
“anche tu shopping?” scherzai, facendolo ridere.
“ho accompagnato mia sorella” indicò una bionda poco distante da noi, “sono questi i lati negativi di non essere figlio unico.”
“oh, non dirlo a me” ridacchiai, “mio fratello non mi accompagnerebbe qui neanche sotto tortura.”
“questo perché Louis è uno stronzo ed Harry un adorabile cupcake” commentò Amy, facendo ridere entrambi.
“vieni alla festa stasera?” mi chiese lui ad un tratto, sorridente.
“certo che ci viene” mi anticipò la mia amica, “è per questo che siamo qui.”
“no, è per questo che tu sei qui” la corressi, facendo una smorfia.
“stiamo cercando un vestito anche per te o te lo sei dimenticato?” brontolò lei.
“peccato che non ce ne sia neanche uno che mi piace” le risposi, lanciando un’occhiata di supplica ad Harry, il quale rispose – come sempre – con un sorriso di conforto.
“quello verde ti piaceva” protestò Amy.
“il verde ti dona” intervenne Harry, “si abbina ai tuoi occhi” e poi sorrise di nuovo.
Per qualche assurdo motivo arrossii a quella frase.
“vedi? lo dice anche lui! ha ragione!” esclamò Amy entusiasta.
“dai Ronnie, non puoi mancare” Harry cercò di persuadermi.
“va bene, ci vengo” alzai gli occhi al cielo, arrendendomi.
“finalmente” commentarono in coro.
“ci vediamo lì allora” e, dopo avermi salutato con un bacio sulla guancia, Harry sparì.
“è incredibile come dopo tutti questi mesi, quel ragazzo sia ancora cotto di te” commentò Amy quando riprendemmo il nostro giro per i negozi.
Sbarrai gli occhi, “non è cotto di me, smettila di dirlo.”
“ma è evidente” si lamentò lei, “ed è una cosa carina.”
“no, non sarebbe per niente una cosa carina, visto che amo un altro ragazzo” le feci notare.
“quel ragazzo che ti ha respinta proprio ieri sera mentre cercavi di aggiustare le cose e far pace con lui” replicò, facendo una smorfia.
“e con questo dove vuoi arrivare?” cominciavo a spazientirmi. Amy mi prese per mano e si sedette con me in un luogo appartato.
“ascoltami, non sto dicendo che devi rompere con Liam o lasciarlo perdere perché so quanto lo ami ed io sono la fan numero uno della vostra coppia, lo sai, ma..” fece una pausa, “ma ultimamente sembra che le cose non vadano più alla grande come un tempo e adesso questa storia del college si è messa tra voi.”
Restai in silenzio, paralizzata. L’ultima cosa che volevo sentirmi dire era di lasciar perdere Liam.
“Liam andrà via da Londra, studierà al college e si divertirà come qualsiasi ventenne, e tu?” esclamò, “vuoi davvero passare il resto dei prossimi anni a preoccuparti per lui, perché ti conosco e so come sei fatta, o a stargli dietro? non credi che dovresti goderti la vita anche tu? ne hai già passate tante, Ron, e te lo dico con tutto il bene del mondo.”
Chiusi gli occhi e abbassai lo sguardo, restando muta.
“divertiti, lasciati andare e non pensare più a niente, l’estate è appena cominciata e se Liam non ha intenzione di tornare con te allora è lui a perderci” sorrise, “sei la mia migliore amica e meriti di essere felice, cazzo.”
Mi lasciai scappare una risatina a quell’ultima parola, “quel ‘cazzo’ era proprio necessario, non è vero?” 
“dava più effetto alla frase” spiegò, ridendo.
“mi stai consigliando di divertirmi senza troppi pensieri, quindi?” sospirai.
“esatto” annuì, “fare tutte le cose che fanno quelli della tua età; andare alle feste, ballare, ubriacarti fino allo sfinimento e magari fare sesso con qualche sconosciuto. Io ho fatto tutte queste cose.”
Risi di nuovo, “ehi, anch’io le ho fatte tutte, più o meno. Halloween, con Liam, non ricordi?”
“fare sesso con uno sconosciuto non conta se poi hai scoperto che non l’avevate davvero fatto e quello ‘sconosciuto’ è diventato il tuo storico ragazzo” puntualizzò.
“ottima osservazione” alzai le spalle, “è solo che tutte queste cose non fanno per me, non posso farci niente, lo sai che impazzisco quando bevo. Ma ci proverò, e stasera mi divertirò con te, promesso.”
“grande” esclamò, “adesso torniamo dentro, ho un vestito da comprare.”

La festa era stata organizzata da alcuni ragazzi dell’ultimo anno, per festeggiare la fine della scuola e l’arrivo imminente degli esami.
Liam doveva esserci per forza. La scuola di notte era molto più attraente e divertente che di mattina, poco ma sicuro.
Alla fine scelsi il vestito verde abbinato ai miei occhi, come diceva Harry.
Mi passò per la testa l’idea di indossare qualcosa di viola – il colore preferito di Liam – ma poi decisi di evitare. Arrivammo a quella maledetta festa intorno alle dieci di sera, dovevo ancora realizzare che l’estate fosse finalmente arrivata. Ero libera, in tutti i sensi.
C’era già parecchia gente, il che mi fece pentire di esserci andata.
Una serata sul divano con mio fratello e mia madre a guardare la tv sembrava decisamente più interessante.
“a Louis è piaciuto il vestito?” chiesi ad Amy mentre passeggiavamo per i corridoi bui della scuola.
“ovviamente, non avevo dubbi” alzò le spalle soddisfatta, “anche se è un po’ arrabbiato perché sono venuta alla festa senza di lui.”
“ha solo paura che qualche bel ragazzo ti si avvicini” spiegai. Lo conoscevo troppo bene.
“ma io sono solo sua, è ovvio” rispose lei con occhi sognanti. La invidiavo, ancora una volta.
A questo proposito, Amy mi strattonò il braccio, facendomi notare che Liam era appena arrivato.
Onestamente pensavo – anzi, speravo – che non sarebbe venuto. Era con degli amici e inutile dire che fosse bellissimo. Indossava una camicia bianca e sopra un gilet di jeans: conosceva bene i miei punti deboli. Mi avvicinai con Amy accanto, indecisa sul cosa dirgli quando si sarebbe fermato.
Ma, con mia sorpresa, mi passò di fianco senza rivolgermi un minimo sguardo.
Mi sentii morire in quel momento. Volevo sotterrarmi. 
“so cosa stai pensando” mi disse subito Amy, trascinandomi in bagno, “non giungere a conclusioni affrettate, capito? C’era un sacco di gente nel corridoio e probabilmente non ti ha vista.”
“non dire stronzate” sbottai, “mi ha vista e mi ha del tutto ignorata.”
“forse non sapeva cosa dirti, Ron, sta’ calma” cercò di rassicurarmi. Ero su di giri.
“non capisco perché sia così arrabbiato con me” mormorai, “ieri sono andata da lui, gli ho detto che mi dispiace, cosa devo fare di più? Mi sono stufata.”
“va’ a parlare con lui” mi consigliò.
“oh no, scordatelo” replicai, “adesso andrò di là e mi divertirò, come hai detto tu.”
La superai ed uscii dal bagno, camminando a passo svelto verso la sala grande. Presi qualcosa da bere e chiusi gli occhi, pensando soltanto a lasciarmi andare. 
Amy mi raggiunse, tentò in tutti i modi di non perdermi di vista per evitare che combinassi guai. Un po’ come si trattano i bambini.
Quando bevevo mi risultava molto semplice perdere il controllo, e quella sera – sfortunatamente – mi fermai al terzo drink.
Mi sedetti sullo sgabello della mensa dove avevano allestito un bar, cercando di mettere a fuoco la vista per cercare Liam tra la folla.
Ma non lo vidi, c’erano troppe persone. La musica era assordante e, come se non bastasse, avevo perso di vista anche la mia migliore amica.
Così mi alzai e, barcollando leggermente, uscii dalla sala grande.
Mi ritrovai di nuovo tra i deserti e bui corridoi della scuola, andando a sbattere di tanto in tanto con qualcuno. Alla fine, anziché trovare Liam o Amy, incontrai Harry. Lui mi sorrise e, col suo occhio vigile, capì subito che non ero in ottima forma.
Oppure riconobbe semplicemente l’odore d’alcool.
“Ronnie, che stai facendo?” chiese, quasi divertito.
Mi squadrò dalla testa ai piedi e poi si guardò intorno, probabilmente per controllare se fossi sola.
“mi diverto, ovviamente” alzai le spalle, euforica. In realtà avevo un gran mal di testa.
“ti prego non dirmi che ti sei ubriacata sul serio” esclamò, sbarrando gli occhi.
“non sono ubriaca” sbuffai, “e anche se lo fossi, ne sarei consapevole?”
Harry rise, poi scosse la testa: “okay, sei ubriaca.”
“ho bevuto poco, lo giuro!” protestai, “ed è stata Amy a consigliarmi di farlo, mi ha detto di divertirmi e di godermi la vita. E’ proprio quello che sto facendo.”
“ci si può godere la vita anche senza sfasciarsi d’alcool, credimi” disse, “e poi tu non sei così, Ronnie, dev’esserci un altro motivo se ti sei ridotta in questo stato.”
“Liam, quel bastardo di Liam” brontolai, a tratti urlando, “ah, è sempre colpa sua!”
Harry ridacchiò di nuovo poi mi tappò la bocca con la mano, “shh, calmati, adesso chiamo qualcuno”
“no, ti prego, non voglio essere trattata come una povera stupida” sospirai, coprendomi il viso.
“ma non sei in condizioni di rimanere” replicò lui, schiacciando dei tasti al telefono.
“io lo dicevo che le feste non fanno per me” alzai gli occhi al cielo, “sono arrivata mezzora fa e già sono a pezzi.”
“dannazione, Amy, rispondi..” diceva Harry, col telefono attaccato all’orecchio. Poi, dopo altri tentativi, lo vidi riagganciare e mordersi il labbro.
“ti prego, non chiamare nessuno” lo supplicai, avvicinandomi lentamente a lui.
Lo presi per mano e lo trascinai nella palestra della scuola che era stata letteralmente trasformata in una discoteca. Tutti ballavano, ed io mi gettai nella mischia con Harry. Cominciai a ridere e scherzare e, senza rendermi conto di ciò che stavo facendo, presi a strusciarmi contro di lui.
“forse mi sbagliavo quando dicevo che le feste non fanno per me” gli dissi, portando le braccia attorno al suo collo e continuando a ballare. Harry era piuttosto distaccato, lasciò che gli accarezzassi i ricci per un po’ dopodiché mi allontanò di nuovo.
“non posso farlo” disse, scuotendo la testa severamente.
“andiamo a bere qualcosa?” gli chiesi, euforica.
“hai bevuto abbastanza per stasera” mi rimproverò, guidandomi fuori dalla palestra. Eravamo di nuovo nei silenziosi corridoi del secondo piano.
“devo chiamare Liam, non ho altra scelta” aggiunse, scuotendo la testa.
“no, ti prego, non farlo” lo supplicai, in preda al panico. Iniziai a battere i piedi per terra, esasperata.
“Ronnie, stai delirando” Harry sembrava quasi divertito dalla situazione, “devo chiamarlo per forza.”
E così, tanto per aggravare la mia situazione, mi sedetti per terra, sconsolata. Misi le braccia conserte e sentii Harry parlare al telefono con Liam. Probabilmente, se fossi stata sobria, avrei ascoltato con maggiore attenzione la loro conversazione, considerato il fatto che non erano in ottimi rapporti.
Cinque minuti dopo vidi Liam arrivare, solo. Fui lieta che non aveva portato i suoi amici con sé.
Probabilmente non voleva rendermi ancora più ridicola di quanto già fossi. Vidi i due parlottare per un po’, mentre Liam continuava a lanciarmi occhiatacce preoccupate, per poi avvicinarsi a me.
“Ronnie?” mi chiamò il mio ragazzo ed io, senza una vera ragione, gli sorrisi. Ero completamente incosciente. Poi Liam ed Harry ripresero a parlare di qualcosa che non ricordo.
“vieni, ti porto a casa” mi disse Liam, ad un tratto. Fu in quel momento che mi opposi.
“no, non voglio andare a casa” protestai, alzandomi in piedi. Provai ad andarmene, ma lui riuscì a trattenermi per un braccio.
“Ronnie, non sei in condizioni di restare” insistette Liam, rigido e deciso.
“e tu non sei in condizioni di decidere per me” gli urlai contro, “ieri mi hai respinta e adesso vieni da me come se te ne importasse qualcosa? poco fa mi hai anche ignorata quindi lasciami in pace!”
Per essere semi - ubriaca ricordavo parecchie cose. Cominciai a sbraitare senza un vero motivo.
Vidi Harry e Liam lanciarsi uno sguardo d’intesa e alla fine quest’ultimo mi si avvicinò ancora.
“vado ad aprire la porta sul retro, così che non vi vedano uscire in molti” annunciò Harry.
Liam annuì e riportò l’attenzione su di me, mentre Harry filava via con discrezione.
“sei ancora sicura di non volertene andare?” mi chiese ed io, dopo qualche smorfia, annuii.
“va bene, come vuoi” mi parve quasi di vederlo sorridere, “allora l’hai voluto tu.”
E detto questo fece un passo in avanti, portò le braccia sul mio fondoschiena e mi sollevò, costringendomi ad allacciare le gambe dietro il suo bacino. Poi, in un movimento fin troppo rapido, Liam prese entrambe le gambe e mi tenne in braccio come si culla un neonato.
“adesso ti porto a casa, e non si discute” mi sussurrò all’orecchio. Io non obiettai, forse troppo stanca o troppo intontita dall’alcool e il mal di testa. Ricordo solo che mi portò nell’uscita sul retro, dove – per mia fortuna – non c’era quasi nessuno e Liam potè portarmi nella sua macchina senza attirare troppo l’attenzione. Dio solo sa che figura avrei fatto se qualcuno mi avesse vista in quelle condizioni.
Harry aprì lo sportello e aiutò Liam a stendermi nei sedili posteriori. E lì il vuoto assoluto.
Probabilmente mi addormentai perché, quando riaprii gli occhi, riconobbi il profumo di Liam.
Ero tra le sue braccia, in una stanza, con la luce spenta.
Mi sentii adagiare su un letto con i vestiti ancora addosso e, infine, coperta da un lenzuolo.
Mi sforzai di aprire gli occhi e, quando lo feci, mi parve di vederlo stamparmi un bacio sulla fronte.
“che stai facendo?” gli chiesi, assonnata.
“semplice” sorrise, “mi prendo cura di te.”
“Liam..” balbettai.
“shh, dormi” mi sussurrò prima di stendersi al mio fianco, “ne parliamo domani.”
E così feci, caddi in un sonno profondo fino alla mattina seguente. A svegliarmi fu il rilassante ticchettio della pioggia.
L’estate era appena iniziata e già pioveva.
Sollevai leggermente la testa dal cuscino e sbadigliai, coprendomi la bocca con la mano. Sbattei le palpebre più volte e mi guardai intorno; ero sola. Tenevo addosso ancora il vestito verde della festa, e la testa non smetteva di girarmi.
Mi alzai dal letto e mi portai una mano tra i capelli in disordine.
Uscii dalla camera di Liam e andai in cucina, trovandolo lì a studiare. Sorrisi, imbarazzata.
“ti sei svegliata, finalmente” disse, seduto con lo sguardo ancora puntato sui libri.
Annuii, e mi avvicinai ancora. Mi vergognavo da morire per le poche cose che ricordavo della serata precedente.
“senti, volevo chiederti scusa” mormorai, “non so cosa mi sia passato per la mente ieri sera.”
“credo sia una fortuna che tutte le volte che ti ubriachi ci sia io a soccorrerti” rispose, serio.
“forse perché ogni volta ne sei tu il motivo” mi scapparono queste parole di bocca, senza volerlo.
In quell’istante lui alzò gli occhi dai libri e li puntò dritti sui miei. Si bagnò le labbra, perplesso.
“non farlo mai più” sibilò, ignorando la mia affermazione.
“perché ho dormito qui?” chiesi, giocando al suo stesso gioco e ignorando il suo rimprovero.
“ho mandato un messaggio a Louis per avvisarlo” spiegò, “non mi sembrava il caso di riportarti da tua madre in queste condizioni.”
“grazie” sussurrai, abbassando lo sguardo. Liam annuì e, finalmente, si alzò per avvicinarmisi.
Indossava una semplice canottiera bianca e i boxer. Iniziai a sudare, ma non per il caldo.
“stai studiando?” cercai di deviare il discorso dalla festa, anche se ero ben consapevole che prima o poi avrei dovuto affrontarlo.
“sì, ho gli esami scritti tra qualche giorno” annuì, ancora rigido e distaccato.
“oh” fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca, “allora credo sia meglio se ti lascio studiare in pace.”
Provai a tornare in camera sua ma, come immaginavo, lui mi trattenne. Piantò una mano sulla mia spalla e mi si avvicinò ancora di più.
Mi guardò per un po’, senza aprir bocca.
“pensi davvero di potertene andare via così?” 
“so già quello che vuoi dirmi” alzai le braccia in aria, “avanti, fammi la predica e finiamola qui.”
“quando Harry mi ha chiamato per dirmi che eri ubriaca mi sono sentito morire” disse.
Un brivido mi percosse la schiena.
“sapevo che era colpa mia, così come mi hai appena detto” continuò.
“quando mi hai ignorata, ieri alla festa, sono io quella che si è sentita morire” precisai.
“non so perché l’ho fatto” scosse la testa, “ero ancora incazzato per come mi avevi allontanato e volevo fartela pagare, ecco tutto. Forse dovrei esserlo ancora, ma non riesco ad avercela con te, perché mi manchi troppo.”
Non riuscii a nascondere l’entusiasmo di sentirgli dire quelle parole e sorrisi.
“mi manchi anche tu” quelle parole mi uscirono come un verso strozzato e doloroso.
Finalmente la tensione sembrava svanita, Liam si calmò e portò una mano tra i miei capelli.
“sul serio, Ron, ieri sera mi hai fatto spaventare” insistette.
“sai, non ricordo molto di ieri sera” alzai le spalle, “ma ho un’immagine stampata in mente di te che mi porti a letto e mi dici che ti stai prendendo cura di me, e non so se sia successo realmente o no.”
Liam sorrise, “è successo realmente” ammise, “e voglio che tu lo ricordi sempre.”
Fece una pausa e prese il mio viso tra le mani; “perché qualsiasi cosa accada tra noi, Ronnie, io mi prenderò sempre cura di te. Sempre.”





 
 
***


un bacio e alla prossima xx

-marty.



 
  
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