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Autore: July and August    25/03/2016    4 recensioni
La storia parla di Robert, un neurochirurgo trentenne, che a questo punto della vita si trova ad un bivio, quando una chiamata improvvisa da parte di suo fratello Deve lo spinge a prendere una decisione. Deve tornare a casa dopo quattordici anni di silenzio nei quali era sparito silenziosamente dalla vita delle persone che gli volevano bene.
Rob si troverà a dover riallacciare i rapporti con il padre, ad affrontare i fantasmi del suo passato e a chiarire con tutte le persone che ha lasciato indietro e all'oscuro dell'ultima parte della sua vita.
Riuscirà a fare ciò?
Dal testo: 
Guardi l’ora, sono le cinque e vorresti strozzare tuo fratello. Alla fine decidi di lasciar perdere tutta quell’assurda situazione  e ti rimetti a letto. Non riesci a dormire, la testa ti fa ancora più male, le coperte ti soffocano e la nausea sta iniziando a farsi sentire.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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     Leggimi nell'anima

                        
 

                                           3. In Ospedale 
 

La sveglia suona, la spegni e ti giri verso la finestra litigando con le coperte troppo corte. Ti conosci e dato che la prima volta che avesse suonato tu avresti sicuramente spento quell’aggeggio ne hai preparate altre tre.

Dopo esserti convinto ad alzarti, o meglio, dopo che gli aggeggi infernali ti hanno convinto, sei andato in bagno per farti una doccia rilassante. 

Dopo aver indossato una camicia bianca e il pantalone di un completo, scendi al piano di sotto per andare a fare colazione.

Ti stai dirigendo in cucina, quando passando vicino alla sala da pranzo noti tuo padre e i tuoi fratelli mangiare. Ti fermi vicino alla porta e osservi l’interno della stanza. La tavola è apparecchiata anche per te e, non solo, ci sono tutte le cose con cui sei solito iniziare la giornata. 

Diffidente, entri nella stanza, augurandoti che gli altri non si ricordino niente della sera precedente.

<< Buongiorno figliolo >>.

Mentre ti siedi accenni un saluto e inizi a mangiare. 

Dopo alcuni minuti che sembrano anni tuo padre rompe il silenzio e tu avresti preferito il contrario. 

<< Robert, volevo chiederti scusa per ieri sera, dovevo immaginare che non eri pronto e come al solito non ti ho ascoltato… >> stai per interromperlo ma lui ti ferma.

<< Non interrompermi, volevo chiederti una possibilità, ti prego fammi spiegare, sono convinto che possiamo sistemare le cose>>. 

Tu lo guardi, per un istante vedi passare nei suoi occhi una piccola scintilla di speranza, quasi ti dispiace deluderlo, anzi no, con persone come lui non bisogna dimostrarsi deboli.

<< Spiegare cosa? Vuoi darmi una tua versione di come hai ucciso uno dei miei fratelli? Sistemare? Adesso non c’è proprio nulla da sistemare e temo che non farai comunque in tempo Edward >>, spalanca gli occhi, gli trema leggermente una mano.

Dal canto loro, i tuoi fratelli ti osservano senza pronunciare mezza parola.

<< Non vorrai dire che sparisci di nuovo? >>.

<< Dopo che ho fatto visita alla mamma, parto per Los Angeles >>. 

Quando sei salito sull’aero, conservavi la speranza che le cose sarebbero potute aggiustarsi in qualche modo ma ora, dopo aver trascorso alcuni giorni a casa, non ne sei più così convinto. 

Tu ci hai provato a rimanere qui, hai provato a riallacciare i rapporti che avevi reciso nello stesso modo con cui si recidono i fiori. Non ce la fai più a sostenere i loro sguardi, è da quando sei arrivato che ti fissano con la paura che tu possa sparire di nuovo. Per te è troppo e sai di essere un codardo infondo ma preferisci convivere con i sensi di colpa piuttosto che affrontare un più che probabile esaurimento nervoso.

<< Non puoi andartene così Rob >>.

<< Si che posso Matt, non ho più dieci anni e non sei tu a decidere della mia vita>>.

<< Te ne sei già andato una volta, non puoi farlo ancora >>

<< Senti da chi viene la predica>>.

Il tuo sguardo non ammette ripensamenti, quando decidi una cosa è quella.

Improvvisamente senti una sedia muoversi e guardandoti in giro, ti accorgi che tuo padre adesso è dritto in piedi e poggia le mani sul grande tavolo.

<< Ragazzi smettetela, se Robert non vuole rimanere qui può anche andarsene >>.

Ti alzi anche tu e decidi di fronteggiarlo.

<< Ma come? Fino a cinque minuti fa pretendevi che ti dessi la possibilità di spiegarti, di chiedermi scusa, e adesso mi stai cacciando? >>.

<< Mi dispiace Robert, ma non sei più il ragazzino che adorava nascondersi nei posti più assurdi per poi farsi trovare da me. Inoltre sei fermamente convinto che solo tu abbia sofferto in questi anni per la morte di tuo fratello e posso assicurarti che non è così >>.

Non puoi credere alle parole che escono dalla bocca dell’uomo.

<< Io non sono più quello di una volta? Stai scherzando spero, dopo ciò che hai fatto come puoi solo minimamente pensare che io sia uguale a quando ero bambino? >>.

Prendi un profondo respiro, mentre gli altri ti guardano e non osano aprire bocca.

<< Be sai che ti dico meglio così, infondo non volevo nemmeno ascoltarti. Matthew e stato bello rivederti, purtroppo non posso dire la stessa cosa di voi due. Addio signori >>.

Scansi la sedia  e con passo deciso ti dirigi verso la porta di casa. A un passo dall’aprire lo sportello della macchina ti senti chiamare e decidi di girarti a guardare coloro che un tempo erano la tua famiglia.

<< Addio a tutti >>.

Non lasci il tempo a nessuno di replicare, sali velocemente in macchina, chiudi lo sportello e  accendi immediatamente il motore. Un quarto d’ora più tardi ti trovi davanti all’entrata dell’unico ospedale della città.

Appena entri, l’odore familiare di disinfettante riporta a galla i tuoi ricordi, ti investe facendoti sentire ancora più male di quanto già non ti senta. 

Ti avvicini al banco informazioni e chiedi la stanza dov’è ricoverata tua madre.

<< Scusi ma solo i parenti possono entrare a vederla >>.

La giornata non potrebbe andare peggio di così.

<< Io sono un suo parente, sono suo figlio >>, l’infermiera ti guarda sospettosa.

<< Impossibile, la signora ha solo tre figli, e uno di loro non vive più qui da anni >>,

<< Io sono Robert, possibile che tu non ti ricordi di me Megan? È vero che sono passati anni dall’ultima volta ma il mio viso è difficile da dimenticare >>.

La vedi riflettere un momento su quello che le hai appena detto, quando spalanca la bocca per l’emozione e alcune lacrime iniziano a scenderle giù lungo il volto. 

<< Io non ti avevo riconosciuto, o signore come sei cambiato, vieni qui, fatti abbracciare>>,

<< No tranquilla non ce n’è bisogno >>,

ma lei come al suo solito non ti da retta. 

Mentre ti lasci abbracciare riluttante, ti vengono in mente tutte le volte che finivi al pronto soccorso a causa delle maniere poco gentili di tuo padre e lei era sempre l’infermiera che non ti trattava come un caso clinico ma come una persona. 

<< Bene direi che ora ti posso anche accompagnare da tua madre,
Carmen occupati un momento del banco informazioni >>,

<< Si tranquilla, vai pure >>. 

Mentre vi incamminate per i corridoi dell’ospedale ti accorgi di come le cose siano cambiate totalmente dall’ultima volta che sei stato qui.

<< Bene siamo arrivati >> ,

la donna ti stringe leggermente il braccio sinistro convinta che tu abbia bisogno di forza per poter entrare nella stanza, ma in realtà non è così, tu fino a qualche tempo fa vedevi queste situazioni tutti i giorni, sai come gestire tutto questo.

<< Allora io entro >>,

<< Si >>.

Poco dopo ti lascia da solo e tu entri nella stanza. 

Appena entri , il forte odore di disinfettante ti impregna le narici fino al punto di provocarti un disgustoso senso di nausea.

Fai un bel respiro e ti vai a sedere accanto al letto dove sta riposando tua madre.

Nel prenderle la mano tra le tue ti accorgi che non ti sei preparato un
discorso nel quale ti scusavi per tutti gli anni in cui non ti sei fatto ne sentire ne vedere. Alla fine fai un bel respiro e decidi di improvvisare.

<< Ciao mamma, è tanto tempo che non ci vediamo eh? >>.

Ti prendi un momento per comprendere ciò che davvero vuoi dire alla donna che ti ha dato la vita. 

<< Ti dovrei dare molte spiegazioni, ti dovrei chiedere scusa, dovrei fare tante cose ma non ne sono capace, ho dimenticato come si fa >>.

La guardi, sdraiata in un letto d’ospedale, dove hai l’impressione che il tempo si fermi e le persone si trovino a lottare con le unghie per
rimanere ancorati alla vita, mentre la vita al di fuori dell’edificio scorre
quasi freneticamente, ceca di fronte alle tragedie che si succedono in ospedale. 

<< In questi giorni sono passato a casa e devo dire che sono rimasto scioccato dal fatto che hai tenuto tutte le mie cose nel perfetto stato in cui le ho lasciate. Probabilmente se davvero mi stai ascoltando, ti starai domandando se il mio incontro con il resto della famiglia sia andato a buon fine. Purtroppo devo deluderti, le cose non sono andate come avrai immaginato tante volte, per tutto il tempo ho litigato con David, Matt mi tratta come se fossi un estranio, il che è comprensibile, e per quanto riguarda Edward le cose sono esattamente com’erano quattordici anni fa >>. 

Prendi fiato e ti stupisci di te stesso, di solito non sei così loquace. 

<< In tutti questi anni la persona di cui ho sentito di più la mancanza sei tu. Ho provato così tante volte a tornare a casa, evidentemente sono un codardo perché ogni mio tentativo è sempre fallito miseramente >>.

Ti fermi nuovamente, inizia a mancarti l’aria e il panico sta iniziando a farsi sentire. Odi questo genere di cose.

<< La cosa che mi ha stupito di più sai qual’è?  Quanto sia cambiato in questi anni Matt. Ti ricordi quando da bambini David gli tinse i capelli di biondo, spacciandolo per un esperimento e tu glieli dovesti ritingere di nero perché quel poveretto era diventato inguardabile, ti garantisco che non ho mai riso così tanto in vita mia >>.

Ora non sai più cosa dire, ti blocchi  e capisci che è arrivato il momento di lasciare spazio al tanto amato silenzio, che nella maggior parte dei casi ti culla e ti protegge da tutte quelle emozioni che altrimenti per te sarebbero impossibili da gestire.

Guardi l’orologio appeso al muro e ti accorgi che l’orario di visite mattutino sta volgendo a termine, guardi un’ ultima volta tua madre e esci dalla stanza. 

Arrivi all’ingresso dell’ospedale e stai per uscire dall’edificio quando ti fermi a riflettere sulle condizioni di tua madre e ti viene il forte sospetto che al telefono tuo fratello ti abbia mentito, così torni indietro, dirigendoti alla reception.

<< Megan chi è il neurochirurgo che si occupa di mia madre? >>.

<< Il dottor Thomas Berckly, come mai me lo stai chiedendo? >>,

<< Sono laureato in neurochirurgia e volevo conoscere le reali condizioni di mia madre >>.

<< Strano che tu non le conosca, il dottore le ha comunicate a David >> 
stai iniziando ad innervosirti, perché la gente non fa mai ciò che dici?.

<< Si lo so ma le voglio sentire direttamente dal dottore, ti prego >>. 

<< D’accordo, aspetta qui, lo vado a chiamare >>. 

Dopo alcuni minuti d’attesa, vedi tornare la donna con cui hai parlato poco prima insieme a un uomo dall’aria vagamente familiare.

<< Salve signor Miller, l’infermiera mi stava dicendo che lei delle informazioni sulle condizioni di sua madre >>.

<< Si dottore >>, lui ti guarda e sembra riflettere su ciò che deve dirti.

<< Va bene, mi segua >>. 

Vi dirigete nel suo ufficio e ti fa accomodare.

<< Allora, Megan mi ha detto che possediamo la stessa laurea, quindi sarò franco con lei.  Nell’incidente sua madre ha riportato lesioni più gravi di quelle credevo all’inizio. L’ematoma in questi giorni si è esteso e sta comprimendo sempre di più il suo cervello, l’unica soluzione possibile è quella di operarla per cercare di rimediare alle lesioni che ha riportato >>.

Lo guardi scioccato, altro che nascondere qualche dettaglio tuo fratello ti ha nascosto metà della situazione.

<< Perché non la opera al più presto possibile? Più si aspetta più le sue condizioni peggioreranno >>.

<< Lo so mi creda, ma con gli anni sua madre ha iniziato a soffrire di cuore, abbiamo paura che se la  operiamo adesso, potrebbe morire e poi temo di non essere in grado di eseguire questo tipo di operazione. Da quello che so inoltre, lei è un neurochirurgo di grande fama, quindi magari anche se è sua madre la potrebbe operare, sicuramente lei ha eseguito centinaia di queste operazioni >>.

Lo guardi e sai che non sta mentendo, ma tu non sei in grado in questo momento di operarla, non tocchi un bisturi da quasi un anno ormai.

<< Mi dispiace ma io non posso operarla >>, il neurochirurgo ti guarda stupito e probabilmente l’avrai anche deluso ma tu hai le tue ragioni per dire no e non c’entrano nulla con il passato.

<< D’accordo, appena ho delle novità sulle condizioni di salute di sua madre gliele comunicherò >>.

Esci dall’ospedale e l’aria fresca t’investe, la visita a tua madre ha stravolto tutto, adesso l’unica cosa che desideri è tornare a casa e chiedere spiegazioni a quel pomposo avvocato che è tuo fratello.
Sali in macchina e ti dirigi verso casa. 

Quando arrivi, spegni il motore e afferri il volante talmente forte da far sbiancare le nocche. Avresti una voglia matta di picchiare David e togliergli quello sguardo da santarellino.

Decidi di scendere dall’auto ed entrare in casa, è il momento di prendere il toro per le corna. 

Appena entri in casa Matt ti saluta e ti sorride, probabilmente è sollevato dal fatto che sei tornato a casa.

<< Ehi Matthew dov’è David? >>,

<< In camera sua >>

<< Grazie.

Sali le scale fino al terzo piano dove si trovano le vostre stanze da letto. All’inizio del corridoio c’è quella di Matt, accanto alla sua c’è la tua, di fronte alla tua si trova quella di David e infondo, accanto alla finestra si trova la camera che un tempo apparteneva a Ivan.

Ti sbrighi ad arrivare alla stanza del tuo tanto odiato fratello, fermandoti sulla porta.

<< Ben tornato Robert, com’è andata la visita? >>  in questo momento ti stai chiedendo come hai fatto a sopportarlo per tutti questi anni.

<< Come hai potuto mentirmi sulle condizioni di nostra madre? >> , si gira verso di te e tu non riesci a decifrare i suoi occhi, non riesci più a leggerli come facevi un tempo.

<< Perché ero convinto che non saresti venuto lo stesso, anche se ti avessi detto la verità >>. 

<< Allora perché mi hai telefonato, eh? Se non mi volevi qui potevi anche non cercarmi >>. 

<< È pur sempre tua madre, anche se sei sparito anni fa senza farti più vedere >>, inizia a farti arrabbiare. 

<< La vuoi smettere di rinfacciarmelo sempre? Anche tu sei scappato quando avevo bisogno di te, >>,

lo guardi e i tuoi occhi trasmettono tutto l’odio che senti appena provi a
far riaffiorare i ricordi di quei momenti bui. 

<< Io andavo al college, non potevo fare nulla >>. 

<< Non potevi fare nulla? Sbaglio o ti sei laureato in legge? Sapevi cosa succedeva in casa e sapevi come agire, altro che non potevi, di invece che non te ne fregava nulla >>.

La rabbia ti sta salendo al cervello e sai che di li a poco dirai cose di cui poi ti pentirai.

<< Io sarò anche laureato in legge ma sei tu il medico in famiglia, il dottore mi ha chiamato e mi ha pregato di farti ragionare sulla possibilità di farti operare la mamma >>. 

Stai per controbattere poi ti fermi,

<< No, non posso operarla >> .

<< E perché sentiamo, quale scusa idiota ti sei inventato >>.

<< Non c’è nessuna scusa, non posso e basta >>.

Lui ti guarda allibito,

<< A non puoi, tu sei un uomo divorato dall’odio e dal rancore nei suoi confronti, altro che non puoi >>.

Ti avvicini pericolosamente e lui fa lo stesso. Quando state per prendervi a pugni Matt vi urla di fermarvi.

<< Mi avete stufato, tutti e due. Sono io che ti ho avvertito David e
sono sempre io che ho cercato te Robert, anche se ha chiamato lui.
Volevo riavere solo la mia famiglia, i miei fratelli, ma sapete che vi dico, andate al diavolo >>.

Prima che voi due possiate ribattere il ragazzo scende velocemente le scale ed esce in giardino.

<< Lascia stare David vado io >>.

Dopo pochi minuti ti ritrovi in giardino, nel retro della casa. Vai alla ricerca di tuo fratello e lo trovi su uno dei due dondoli all’ombra di un cipresso.

Ti avvicini piano a lui e gli scompigli i capelli, nello stesso modo di quando era piccolo.

<< È incredibile di come i tuoi capelli siano diventati ancora più neri in questi anni. Ti ricordi quando David te li tinse di biondo? >>, 
lui sospira e ti accorgi che qualche lacrima ribelle sta bagnando il suo giovane volto.

<< Come faccio a scordarmelo? La mamma mise in punizione anche me >>.

<< Già, quella ramanzina fu epica ahahaha >>, rimanete un attimo in silenzio e tu ne approfitti per pensare a cosa dici. 

<< Per quanto riguarda prima mi dispiace per quello che hai sentito >>.

<< Io lo so di aver sbagliato portandovi qui tutti e due, ma ero stanco di sentirmi solo. Tu e Deve mi avete lasciato solo a sopportare quel peso
sulle spalle, e per un po’ di tempo la mia vita ha iniziato ad andare alla deriva, come le barche dei pescatori quando in mare c’è una tempesta, poi però la nonna ha preso in mano la situazione ed ha aiutato sia me che la mamma >>.

Rimani in silenzio nuovamente per capire fino in fondo le parole di tuo fratello, quanto ti piacerebbe parlare così anche con quell’altro, ma sai che sarebbe una causa persa ormai. 

<< Mi dispiace davvero di averti lasciato solo, ma all’epoca non ero in grado di esserti d’aiuto in qualche modo, non sapevo nemmeno come aiutare me stesso >>.

<< Perché non vuoi operare la mamma? >> detesti dover rispondere a questa domanda ma sai che glielo devi, almeno questo.

<< Quasi un anno fa, stavo facendo il turno di notte all’ospedale, quando arriva un ragazzino sugli undici anni in condizioni gravissime causate da un’incidente d’auto >> sospiri, non riesci a continuare.

<< Continua >>,

<< Il ragazzo si chiamava Ivan e somigliava in modo impressionante a nostro fratello, ho fatto tutto il possibile ma non c’è stato niente da fare. Quando due giorni dopo sono andato a lavorare ero completamente ubriaco, così la direzione mi disse che se non mi prendevo un periodo d’aspettativa me denunciavano all’albo. Alla fine ho optato per la prima opzione >>.

Lui rimane sorpreso dalla mia confessione ed è talmente imbarazzato che non sa cosa dire.

<< Ti prego non lo dire a David >>.

Lui capisce il tuo disagio e ti promette che non lo farà.

<< I tuoi occhi sono uguali a quelli della mamma mentre i tuoi capelli
sono così neri. Invece io ho i capelli neri e gli occhi scuri proprio come
David, noi somigliamo a papà >>.

<< Hai ragione, fortunatamente però nessuno ha il suo stesso carattere >>.

<< Senti facciamo una cosa, adesso torniamo in casa, ci riposiamo un po’e poi andiamo a fare una passeggiata, come i vecchi tempi, d’accordo? >>.

<< Non scapperai di nuovo vero? >>

<< No te lo prometto >>

<< Allora va bene >>. 

Mentre rientrate in casa pensi a quanto quel ragazzino diventato troppo in fretta un uomo, ti sia mancato così tanto. 









Angolo dell'autrice:
Dato che per me è una storia davvero molto importante, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate attraverso una piccolissima recensione. 
Lo so che sto aggiornando dopo quasi due mesi dall'ultima volta, ma per me scrivere questa storia è abbastanza difficile dal punto di vista umano, dato che mi sono ripromessa di portarla a termine eccomi qui.

Cercherò di aggiornare il più presto possibile.

A presto,

July. 
   
 
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