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Autore: Flos Ignis    25/03/2016    4 recensioni
Una grande novità sta per sconvolgere la caotica quotidianità della gilda più forte di Fiore: due giovani maghe, Alchimiste della Luce e del Buio, chiedono di poter entrare a Fairy Tail. Il loro arrivo porterà una ventata di novità che creerà non poche situazioni piene di comicità, ma porterà anche alla luce sentimenti finora celati nel profondo dei cuori.
E proprio quando tutto sembra volgere al meglio per ognuno di loro, un evento riporterà l'antica tristezza nei cuori delle gemelle della luce e del buio; stavolta avranno i loro compagni a sostenerle nella loro battaglia personale contro l'odio, ma dovranno vincere in fretta.
Perchè c'è chi non aspetterà per sferrare il suo attacco contro la gilda che tanto l'ha ostacolato in passato. Il mago oscuro immortale è pronto a dare il via alla battaglia finale.
Ohayo minna! Un paio di appunti obbligatori: seguo la storia del manga fino al capitolo 417, dopodichè mi limito a prendere qualche spunto da quelli successivi per la mia storia.
Spero davvero di intrattenervi piacevolmente con le mie parole, che la mia storia possa trasmettervi i sentimenti che ho provato nello scriverla!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore che cambia


 


 

-Ti senti meglio adesso?-

-Sì, grazie Gray-sama.-

-Dovresti comunque stenderti, sembri pallida.-

Pallida era un eufemismo: Juvia sembrava esausta, terrorizzata ed infuriata al contempo, e tutti quei sentimenti si notavano uno ad uno nei suoi occhi color oltremare. Occhi che, da qualche ora a quella parte, avevano versato fiumi di lacrime.

Era moltissimo tempo che non la vedeva così abbattuta, e una voce nella sua testa gli urlava che non andava bene che lei fosse triste, che doveva fare qualcosa per aiutarla.

-Non credo sia il caso che tu torni nel tuo appartamento, sei troppo scossa. Puoi dormire qui, ti lascio il letto, io starò sul divano.-

Era incredibilmente preoccupato. Dopo averla sentita urlare terrorizzata, era corso da lei più in fretta che poteva, e l’aveva trovata che aiutava a trasportare Levy su un lettino. Non aveva mai smesso di piangere però, e nemmeno di fissare Gajeel e Levy, svenuti, con preoccupazione evidente.

Si era praticamente accasciata a terra una volta saputo che i loro amici si sarebbero ripresi dopo un po’ di riposo e delle cure adeguate.

Gray si era spaventato, l’aveva sorretta per la vita lungo tutto il tragitto per arrivare a casa sua, che era la più vicina; l’aveva fatta sedere sul divano, trovando una coperta sepolta da qualche parte in un armadio. Era talmente raro che usasse coperte pesanti che a malapena ricordava di averne una, forse quella era un retaggio di quando era stato malato da piccolo.

Juvia ci si era avvolta strettamente, poi aveva iniziato a piangere. Non era la prima volta che degli amici restavano feriti, eppure qualcosa di diverso doveva pur esserci, o lei non avrebbe reagito tanto violentemente.

Le aveva preparato un tè caldo, alla pesca come piaceva a lei, ma sul perché avesse comprato giorni prima proprio la miscela preferita di Juvia, o come facesse a sapere quale fosse, non aveva voluto soffermarsi.

Non aveva detto una parola, si era limitata a sorridere leggermente per ringraziarlo; poi aveva ripreso a piangere.

Adesso che si era un po’ calmata, Gray aveva ripreso a respirare. Era stato in tensione per ore, incerto sul modo migliore per consolare la sua nakama, ed era un’esperienza che non avrebbe voluto provare mai più. Sentirsi così impacciato e inutile era stato davvero orribile.

Soprattutto perché era Juvia, l’amica che non poteva aiutare.


 

Non riusciva a dormire. Si sentiva stremata, tutte le lacrime che aveva versato quel pomeriggio l’avevano privata di ogni energia, eppure se chiudeva gli occhi rivedeva chiaramente il volto pallido e ferito della sua amica Levy, o il sangue sul corpo di Gajeel-kun.

Aveva visto i suoi amici ridotti molto peggio, nemmeno lei sapeva spiegare perché aveva reagito tanto male quella mattina, ma non era riuscita a fermare le lacrime né a pronunciare una singola parola. La premura di Gray-sama alla fine l’aveva tranquillizzata, ma non riusciva lo stesso a prendere sonno. Non voleva chiudere gli occhi.

Si alzò il più silenziosamente possibile, dirigendosi in salotto. Forse guardare Gray-sama dormire avrebbe fatto sparire quel terribile sentimento d’angoscia che le opprimeva il cuore: quando era triste cercava sempre lo sguardo gelido del suo amato, capace di farle battere il cuore all’impazzata e scacciare i demoni che albergavano nella sua anima, senza bisogno che lui dicesse nulla. Le era sempre bastato vederlo o sapere che era vivo e al sicuro per essere felice, neppure sapere che non la ricambiava l’aveva mai indotta a dimenticarlo.

L’amore non è un sentimento egoista, non ama allo scopo di ricevere amore: ama perchè non può farne a meno, per vedere l’altro felice, perché l’amore esiste e non ha senso nasconderlo o vergognarsene. Juvia amava Gray, e non capiva perché dovesse fare finta del contrario. Quel sentimento totalizzante era entrato all’improvviso nella sua vita, e lei ne era estremamente felice, perché l’aveva resa una persona migliore.

Quindi, anche senza essere ricambiata, amare il suo Gray-sama la rendeva felice, e lo dimostrava in tutti i modi che poteva, perché non era qualcosa da nascondere: era un sentimento che andava vestito con orgoglio sgargiante, perché faceva parte di lei e ne era molto fiera.

Perciò ora che si sentiva così male, aveva bisogno più che mai di guardare il volto del suo amato, di guardarlo dormire sereno, sperando che il suo amore sarebbe bastato a tenerlo al sicuro.


 

Gray aveva volutamente mantenuto uno stato di leggera dormiveglia, come faceva sempre durante le missioni pericolose, di modo che fosse sempre pronto a intervenire in caso di necessità, al sorgere improvviso di problemi.

La sua missione, quella sera, era di tenere sotto controllo Juvia, ed il problema improvviso era che la sua nakama era ancora in preda ad una tale agitazione da indurla a girovagare in piena notte.

Quando sentì il profumo di salsedine ed il fruscio della gonna di Juvia, aprì di scatto gli occhi, certo di quello che avrebbe visto… e non fu deluso.

Certo che aprire gli occhi e vedere il blu dei suoi occhi… non sarebbe male se fosse sempre così. Se non fossero ancora lucidi di lacrime….’

-Gray-sama… Juvia non voleva svegliarti… Juvia ti chiede scusa!-

-Ero sveglio, non scusarti.-

-Gray-sama non riesce a dormire?-

-Sono io che dovrei chiedertelo…-

Beh, perlomeno aveva ripreso a parlare con qualcosa di più che monosillabi.

-Forse sfogandoti ti sentirai un po’ meglio, e potrai tranquillizzarti abbastanza da dormire. Ti va di dirmi perché hai reagito così male oggi?-

Juvia si sedette al fianco del suo amato, torcendosi le dita freneticamente a causa dal nervosismo che le dilagava tra cuore e gola. Non le era però chiaro se ciò fosse dovuto al suo essere così vicina al suo Gray-sama, o alla difficoltà della sua domanda.

Da dove cominciare a spiegare, se nemmeno lei sapeva cosa c’era da dire? Forse si sarebbe chiarita le idee parlando dei suoi dubbi ad alta voce, e chi meglio di Gray-sama per aiutarla a mettere ordine nella sua anima confusa?

Prese fiato, nemmeno lei sapeva bene per dire cosa, ma prima che potesse pronunciare una singola parola qualcosa la interruppe.

Entrambi percepirono un potere magico dal sapore oscuro, un potere che entrambi conoscevano, perché l’avevano già incontrato. Presero a correre più veloce che potevano verso la gilda per una riunione d’emergenza. Poco importava che era notte fonda, Warren viveva in gilda e poteva svegliare tutti i membri di Fairy Tail per informarli che il più pericoloso mago oscuro degli ultimi secoli si stava dirigendo verso Magnolia. La sua magia era così grande che si percepiva a chilometri di distanza, ma perché li stava avvertendo volontariamente della sua presenza? Sapevano ceh era abile abbastanza da apparirti alle spalle all’improvviso, senza che tu potessi minimamente percepirlo. Zeref era il più temibile avversario mai incontrato per un motivo.

Li aspettava la battaglia più grande delle loro vite.


 


 

Erza aveva aperto di scatto gli occhi: conosceva bene quella sensazione, era quella che la avvertiva di un pericolo imminente e che molte volte le aveva salvato la vita.

Ma questa magia che si sta avvicinando… possibile che…?’

C’erano delle volte che odiava aver ragione. Quando le gemelle erano state aggredite dal loro padre, Lucy aveva spiegato a tutti loro ciò che quell’uomo aveva intenzione di fare: consegnare le sue stesse figlie al mago oscuro, che assurdità… eppure era proprio quello il suo obiettivo.

Titania non poteva nemmeno immaginare che razza di persona fosse uno che sacrificava il sangue del suo sangue solo per ottenere potere. Poteva essere solo felice che Iris ed Angie fossero lì con loro, che stessero bene, che avessero trovato degli amici e una nuova famiglia. Almeno nella sua mente, ammetteva di essere orgogliosa di farne parte anche lei.

A volte si perdeva a guardare come Lucy e Natsu fossero cambiati grazie all’amore delle bambine che avevano praticamente adottato.

Lucy le aveva prese a cuore fin da subito: in una delle loro serate tra ragazze, aveva confessato che in loro aveva visto un po’ di sé ed un po’ di Natsu, e si era innamorata di loro all’istante. Erza aveva pensato ad una specie di imprinting materno, quello che ogni madre prova quando vede per la prima volta suo figlio. Non glielo aveva detto, ma non ce n’era stato bisogno dato che stava già facendo un ottimo lavoro con loro: vegliava su di loro da lontano quando si allenavano, cercava sempre nuovi modi per farle sentire amate e desiderate, aveva insegnato loro ad esprimere i sentimenti, a dimostrarli anche, a non temere il giudizio degli altri e a non cadere nei pregiudizi, a perdonare e perdonarsi. Lucy stessa era cambiata: certi retaggi del suo ingombrante cognome erano spariti del tutto, prova ne era la sua convivenza con Natsu, e mentre insegnava loro a gestire i sentimenti lei stessa imparava a farlo.

Natsu poi, lo stesso Natsu casinista che conosceva da quando erano bambini, lo stesso che distruggeva qualcosa un giorno sì e l’altro pure, lo stesso che anche da ragazzo aveva conservato un’ingenuità disarmante quanto tenera, che non capiva i sottintesi e si ribellava ad ogni ordine che non gli andasse a genio, adesso si comportava da perfetto genitore: proteggeva le sue bambine da chi voleva importunarle, le coccolava, le consolava quando avevano incubi, le spronava a dare il meglio di loro e le faceva sorridere con ogni mezzo. E poi, Erza non aveva dubbi su questo, avrebbe distrutto ogni cosa che le faceva soffrire. Natsu era sempre stato dotato di un istinto di protezione fuori dal comune, direttamente proporzionale alla sua ingenuità: con l’arrivo di Iris ed Angie, se la prima era persino aumentata, la seconda aveva preso a dissolversi piano piano. Certi sguardi che lanciava a Lucy, gli stessi che le aveva sempre riservato, finalmente avevano preso consapevolezza.

Avrebbe dovuto fare un regalo enorme a quei due angeli che avevano sbloccato quella situazione: magari una torta panna e fragole sarebbe andata bene…

Intanto era arrivata alle soglie della gilda. Evidentemente non era la sola ad avere avuto una brutta sensazione: oltre a lei, vide subito Juvia e Gray che parlavano in modo concitato con un master in pigiama e una Mira che sembrava appena uscita da un centro di bellezza, persino con quell’aria corrucciata. Come facesse Laxus a non accorgersi del Demone stupendo che aveva accanto, ancora non riusciva a capirlo, specialmente perché certe occhiate che le lanciava erano pura elettricità.

Anche Gajeel era presente, seduto a sgranocchiare un tubo di ferro, con ancora qualche benda sulla fronte e sulle braccia, ma sostanzialmente guarito. Titania si stupiva ogni volta della capacità di ripresa dei Dragon Slayer.

Warren arrivò di corsa, quasi rotolando dalle scale che conducevano ad un dormitorio maschile interno alla gilda, più piccolo di quello femminile che aveva sede propria poco distante. Vide il master parlare con lui, poi la sua attenzione fu distolta da qualcuno che pensò bene di buttar giù il portone di ingresso per entrare.

Si sentì una vena pulsare sulla fronte: va bene che erano in una situazione potenzialmente critica, ma che bisogno c’era di buttare giù con un calcio la porta? Non ebbe neppure bisogno di voltarsi per sapere chi era appena entrato con la grazia di un drago incazzato, non avrebbe neppure avuto bisogno di riconoscerne il potere magico in ebollizione, e nemmeno di sentirne la voce che si mise a urlare improperi e domande. Conosceva solo una persona che si sarebbe comportata così, avrebbe potuto scommetterci tutte le sue prenotazione di torte e dolci assortiti dal suo pasticcere di fiducia.

Non aveva appena finito di riflettere su quanto fosse maturato grazie all’arrivo di Iris ed Angie? Ecco, invece certe cose non cambiavano mai.

Dietro di lui erano arrivate correndo anche Lucy ed Iris, mentre Angie le raggiungeva camminando lentamente dalla porta laterale che portava alle scale dell’infermeria.

-Natsu! Ti sembra il modo di entrare? Hai buttato giù la porta! Vedi di darti una calmata!-

Salamander si girò di scatto verso di lei, interrompendo a metà un’imprecazione assai colorita. Lo vide chiaramente avere il solito brivido terrorizzato di quando utilizzava il suo tono di rimprovero, ma poi avvenne qualcosa di inaudito. Riprese tutto il suo coraggio e la sua irritazione, e le si rivolse senza un briciolo di paura.

-No, Erza! Questo non è proprio il momento di stare calmi! Zeref sta venendo qui, e probabilmente lo fa per riprendersi il suo subordinato e con lui anche le gemelle. Non glielo permetterò mai! Perciò no, non mi calmo!-

Fu lei ad ammutolirsi, per la prima volta. Ma che gli era preso? Non era mai stato così. O meglio, sì, se un suo nakama si trovava in pericolo faceva sempre anche l’impossibile per salvarlo, ma c’era qualcosa di diverso in quel momento, qualcosa che lo aveva mandato fuori di testa dalla rabbia e dalla preoccupazione. Ma cosa?

Ci pensò Gajeel a chiarire la situazione. E le sue parole, nel silenzio di tomba che era calato dopo l’esplosione del Dragon Slayer di fuoco, risuonò come la campana del giudizio universale.

-Ghighi, Salamander, alla fine ce l’hai fatta eh? Adesso dobbiamo chiamare la tua Compagna ‘Lucy Dragneel’?-


 

 

  
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