Oh no.
È tornato. Un’altra notte senza dormire, un’altra notte di terrore.
Ti si accappona la pelle, tremi. Ti raggomitoli e, titubante, sbirci oltre l’anta semichiusa dell’armadio. Lo vedi, ti sta guardando. Ti nascondi immediatamente, il cuore in gola che batte alla stessa velocità di un cavallo imbizzarrito al galoppo. TUM TUM TUM TUM.
Nuovamente ti chiedi perché a te, perché proprio nella tua camera.
Respiri intensamente e prendi coraggio: questa storia deve assolutamente finire. Sta notte.
Decidi di aspettare un altro po’, il tempo che la cosa si addormenti profondamente.
Non appena il suo respiro diventa pesante, il respiro del sonno, sgusci fuori dalle ante dell’armadio e guardi quella cosa.
Non è come te lo aspettavi, ma è ugualmente ripugnante. Quella pelle rosa pallido, quei dentini e quelle unghiette corte e curate.
Un brivido di terrore ti riscuote dai tuoi pensieri: meglio agire, prima che si risvegli.
Inizi a squarciare quel misero corpicino coi tuoi lunghi artigli, strappi brandelli di carne con le tue zanne. Il sangue ti schizza sul corpo coperto di pelliccia nera e ispida, ma sei così veloce che la cosa non ha nemmeno il tempo di urlare.
Sghignazzi compiaciuto. D'ora potrai dormire in pace.
Ti volti verso l’armadio nel quale sei stato costretto a vivere per quegli otto lunghissimi anni.

Non dovrai tornarvi mai più.