Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: Rorschach D Wolfwood    26/03/2016    6 recensioni
La città dei sogni di qualunque animale, la bellezza, la maschera dietro la quale si cela la verità: un letamaio che non aveva conosciuto nè pietà nè bontà.
Ispirato dal fumetto Blacksad, la storia di una giovane volpe solitaria dal carattere chiuso e senza alcuna speranza in un futuro migliore, un incontro inaspettato, uno spiraglio di luce in una spirale di eventi oscuri.
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  1. Io sono Nicholas Wilde

    Il  grosso lupo bianco mi prese per la spalla e mi scaraventò a terra facendomi sbattere violentemente la testa contro il pavimento gelido.  " Muoviti, volpe!" Tuonò lo sbruffone.
    " Ehi, bello" dissi io, massaggiandomi la testa.  "Ti costerebbe tanto un po’ di gentilezza? Ti ricordo che la testa l’ho già picchiata abbastanza, ieri sera…".  L’agente “Bianco spacca tutto”, così lo chiamavo io, afferrò  il colletto della mia camicia e mi rimise in piedi col suo solito fare da duro, che pensava bastasse a nascondere ciò che era davvero, ovvero un povero idiota, e mi spinse fuori dalla cella nella quale avevo passato la notte. "Ritieniti fortunato ad avere qualcuno che ha parlato in tuo favore!"  Replicò bruscamente lui.
    E dire che non l’avevo nemmeno cominciata io quella rissa… Ma non mi stupii più di tanto, dopotutto la frase “lo sapevo che c’entravi tu, maledetta volpe!” avrebbe fatto capire come sarebbero andate le cose.
    Potevo comunque dire di essermela cavata, con un occhio nero, dei lividi sul muso e un paio di bernoccoli, ma sempre meglio che ritrovarsi senza denti a forza di pugni e manganellate come i miei “compagni” di botte.  “Stupidi orsi ubriaconi” borbottai guardandoli con la coda dell’occhio, prima di allontanarmi definitivamente dalla cella.
    Ovviamente “Bianco spacca tutto” non fu parco di spintoni nello scortarmi fuori dalla centrale – Come, nessun calcio nel sedere? – e quando arrivammo all’uscita mi diede proprio il tanto atteso calcio. Imbecille di un lupo.
    "La prossima volta non sarò così gentile con te, Wilde"
    Sistemandomi la camicia  "Non mi sorprende che questa tua gentilezza abbia spinto tua moglie a cornificarti con quel tigrone più dotato, e molto più carino di te, devo dire!"
    La soddisfazione nel vedere il suo muso deformarsi in un ringhio pieno di rabbia fu impagabile, e il pelo, che da bianco divenne talmente rosso che sembrava fumare, mi diede un maggior senso di vittoria. Se fosse stato DAVVERO un duro, avrebbe preso il manganello e me l’avrebbe spaccato sul muso, istigato maggiormente dal mio sorrisetto compiaciuto, e dall’occhiolino che gli feci con tanto amore. Ma il massimo che ottenni fu uno sputo sul naso. "Vattene, sporca volpe!". Aggiunse, per poi darmi le spalle e rientrare in centrale.
    - Tsk, lupo senza palle… -

    Mi lasciai alle spalle quel postaccio pieno di falsità e mi diressi verso quello scricciolo di appartamento che chiamavo casa. Detta così, qualcuno potrebbe pensare che io vivessi in uno dei peggiori quartieri della città, ma nessuno poteva più permettersi di definire “squallido” quel posto, poiché questo avrebbe implicato ammettere la bellezza del resto della città. E questa sarebbe stata una bugia che nemmeno una volpe poteva sparare.
    Camminare era un ottimo esercizio per il corpo, per quanto non mi desse la muscolatura di un leone, ma un pessimo esercizio era, invece, osservare la gente che mi circondava. Tutta gente che evitavo –e da cui ero evitato -.
    Sentivo solo qualcuno che borbottava riguardo al ritrovamento del cadavere di un predatore appeso ad un lampione, tra lo sconcerto e la paura di tutti. Avevo sentito notizie simili nei giorni passati. Ma in fondo cosa mi importava?

    Arrivai finalmente a casa.
    Accesi la tv e feci un rapido giro tra i canali, beccando il telegiornale. Trasmettevano un servizio con protagonista quel patetico, idiota e pomposo del sindaco Leodore Lionheart, povero scemo, durante un annuncio davanti a tutti i poliziotti di Zootropolis, blaterando di un programma di inserimento o qualcosa del genere, non ricordo bene adesso.
    "Sono fiero di annunciare che la mia iniziativa di integrazione mammifera ha portato alla promozione di una cadetta, che si è distinta diventando il primo agente coniglio di Zootropolis: Judy Hopps!"
    - Un coniglio poliziotto? Come no, non resisterà più di una settimana-

    Presi del ghiaccio e, dopo essermi sdraiato sul divano, comodo e, allo stesso tempo, polveroso, lo posai sull’occhio ancora gonfio. Senza accorgermene mi addormentai.
    - Quella coniglietta non sarà un granchè come agente, però devo ammettere che aveva un bel sorriso -
    Non ricordo quanto dormii, ricordo solo che una volta sveglio mi ritrovai davanti il muso di quel nanetto di Finnick, e la sua mano palesemente pronta a prendermi a schiaffi. Fortunatamente lo fermai in tempo.
    "Aww, il mio fratellino è venuto a svegliarmi" Veloce come un fulmine, stampai un bacione sulla guanciotta pelosa del mio amico. Era così piccoletto che chiunque l’avrebbe scambiato per un cucciolo di volpe. Ed in effetti, da ragazzi, avevamo fatto non pochi soldi con truffe che lo spacciavano per mio figlio.
    Finnick assottigliò lo sguardo  "Se mi baci un’altra volta ti mangio la faccia a morsi!" Esclamò. Cercava di essere in qualche modo minaccioso, ma riuscì solo a strapparmi una lieve risata. "Perché vieni a disturbarmi, Finnick?"
    "Hai idea di che ore sono? È passata l’ora di pranzo!" Sbraitò indicando l’orologio appeso al muro. "Hai dormito tutta la mattina e non ti sei presentato nemmeno a lavoro"
    "E allora? Guardami il muso, sono un povero invalido!" Ah, il mio sarcasmo. Fosse stato più alto, o quanto meno più grosso fisicamente, Finnick mi avrebbe preso a sberle. Invece rimase a fissarmi con un’espressione rassegnata che lasciava trasparire un “si, certo…”. Tirò fuori dalla tasca quella che sembrava una comune cartaccia, ma che invece era il mio stipendio. E senza aggiungere altro, se ne andò.
    200 dollari a settimana, che ora erano solo 100.  – Dannata rissa-
    Visto che non aveva senso ormai raggiungere il cantiere, dato che avevo i soldi, tornai a dormire, fino a sera.
    Quando te ne freghi di tutto, te ne freghi di tutto.



    Feci un’altra visitina al bar della sera precedente, quello in cui ebbe luogo la rissa. Pochi mi salutarono, tra cui quel vecchio caprone del barista, che mi servì la solita birra. “Birra” si fa per dire. In realtà, ogni sorso di quella roba equivaleva ad ingoiare una poltiglia gommosa ed appiccicaticcia che della birra non aveva nemmeno il sapore. Ma come si dice? Questo passa il convento.
    Dietro di me notai un gruppo di faine, 4 per la precisione, intente a giocare a carte. Un classico di ogni faina, il gioco d’azzardo. Erano chiaramente dei dilettanti. Peccato per tutti quei soldi, sarebbero finiti in tasca a chi non ne era degno. Qualcuno avrebbe dovuto insegnargli a “giocare” davvero.
    Con un giro di parole che non starò qui a dirvi, riuscii a unirmi a loro. La partita non fu esente da diffidenza nei miei confronti –del resto, anche io a volte diffido di me stesso- ma ciò non toglie che le mie abilità mi permisero di vincerla. Ero riuscito a recuperare almeno 300 dollari. Certo, non ero diventato ricco ma meglio di niente, no?
    Inutile dire che quei babbei mi diedero addosso, accusandomi di aver barato. E forse avevo effettivamente barato, chissà. O forse erano proprio loro che non sapevano perdere?
    Molto più probabile la prima opzione.
    Una di loro estrasse addirittura un coltello e me lo puntò contro.
    "Signori, signori" Con una tranquillità che chiunque avrebbe trovato strana ma, andiamo, erano solo faine. "Prima di stabilire se effettivamente questa volpe ha barato o no, dovreste chiedervi una cosa…. COSA STA FACENDO QUEL TIZIO, DIETRO DI VOI?"
    Indovinate? Come polli, si girarono per guardare dietro di loro, pensando che ci fosse davvero qualcuno. Del resto chi non era a conoscenza della stupidità delle faine?
    Mi dispiace non aver avuto la possibilità di godermi le loro facce quando, voltatisi di nuovo verso di me, si accorsero che io ero già sparito, con i soldi arraffati e nascosti al sicuro nelle tasche dei miei pantaloni.

    Lo so, sono un monellaccio.

     
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Rorschach D Wolfwood