27 – Relationships
Situata in
una proprietà che credo sia della grandezza del Montana,
è più larga che alta e
vanta qualcosa come sette camere da letto, cinque bagni, quattro
salotti, un
cinema e una biblioteca. Uno dei salotti, completo di divani e
caminetto, non
ha neanche una portafinestra: si apre direttamente sulla grande piscina
e sul
resto della proprietà, per poi sfociare nella spiaggia
privata e poi
sull’oceano.
È proprio qui
che siamo noi invitati, in giardino: il sole sta tramontando sul
Pacifico
rendendo l’aria leggermente più fresca rispetto a
prima, ma comunque torrida
nonostante sia inizio marzo. C’è il dj e i
camerieri in livrea scorrazzano in
giro come api indaffarate nel tentativo di soddisfare ogni richiesta di
più di
un centinaio di ospiti. Ci sono anche dei buttafuori che, circondando
il
giardino, controllano che non accada niente di strano.
Zayn e Gigi
sono radiosi: se lei si buttasse in acqua, il diamante che porta
all’anulare la
farebbe andare subito a fondo. Stasera sono indiscutibilmente la coppia
più
felice del mondo. Si guardano estasiati, talmente innamorati da far
salire gli
zuccheri nel sangue a chiunque li guardi e girano e chiacchierano con
tutti
quanti. Ci siamo abbracciate io e Gigi quando ci siamo viste, felici di
incontrarci di nuovo. È stato strano per me,
perché ci siamo viste di persona
soltanto due volte, ma del tutto naturale. C’è uno
strano legame tra di noi.
L’atmosfera è
piacevole: gli invitati sono tutti persone famose, io sono la persona
meno
importante di tutti stasera, eppure la cosa non mi mette a disagio.
Sono tutti
molto gentili: c’è Ed Sheeran, Adele, Ellen, Heidi
Klum, Justin Bieber – in
realtà si è fatto vedere per cinque minuti, poi
se n’è andato -, Selena Gomez…
insomma più celebrità di quante avrei mai pensato
di incontrare in tutta una
vita, tutti vestiti a puntino, eleganti e splendenti come penny
lustrati.
Dicono che ci sia anche Kendall, ma siamo qui da un po’ e
ancora non l’ho
vista. Per fortuna.
- Pazzesco –
faccio girare la sangria all’interno del mio bicchiere e ne
bevo un sorso. –
Non diresti mai che due persone possano essere così felici
finché non le vedi.
Louis,
accanto a me, annuisce e continua a guardarsi intorno. Siamo appoggiati
alla
balaustra che si affaccia sulla spiaggia, rivolti verso il giardino. Da
dietro
di noi arriva il suono dell’oceano, da davanti il brusio
degli invitati. In
mezzo a loro il lungo vestito bianco di Gigi spicca come un faro.
- Mi pare
strano che l’unico che non sia voluto venire sia proprio Liam
– continuo. Louis
scrolla le spalle.
- Non so
Annie, secondo me ce l’ha ancora con Zayn. Mi stupisce che
Harry sia venuto,
invece.
- Secondo me
invece non vedeva l’ora di stare in pace con Sophia. E invece
Danielle dov’è? –
Ribatto mentre la brezza mi fa volare i capelli davanti al viso.
- Boh. –
Risponde sospirando.
- Eloquente.
È venuto con
Danielle. Con Danielle. Quando due
settimane fa si è presentato alla festa di Harry con
Eleanor, oggi è venuto con
Danielle. La sua indecisione mi infastidisce.
- Guarda,
arrivano Harry e Ed. – Si limita a dire.
Harry,
camicia con le banane semiaperta sul petto, pantaloni neri stretti,
scarpe
marroncine e cappello nero. Ed, maglioncino blu e jeans stretti,
capelli
spettinati e aria da pacioccone. Vengono verso di noi tenendosi a
braccetto e
coi calici in mano. Ed, a guardarlo bene, sembra stare proprio malino.
Avvicinandoci, notiamo che Harry sta messo nella stessa maniera.
Ci stacchiamo
dalla ringhiera e andiamo verso di loro. Io prendo il braccio di Harry,
Louis
quello di Ed. Siamo nel bel mezzo della folla.
- Che sta
succedendo, ragazzi?
Stanno
ridendo sorreggendosi a vicenda e sembrano ignorarci completamente.
- Ma siete
ubriachi?
- Ti ricordi…
ti ricordi quando eri in motorino e hai preso la cassetta postale, e il
gatto
della vicina è volato sull’albero? – Ed
si piega in due dalle risate nella
direzione di Harry, che si flette all’indietro ridendo
istericamente e lo
riempie di pacche sulle spalle.
- Certo che
me lo ricordo! E quando la tua felpa ha preso fuoco mentre cercavi di
fare il
barbecue acrobatico?
Ridono più
forte e io e Louis ci scambiamo un’occhiata di disagio.
- Io non sono
ubriaco – spiega Harry asciugandosi gli occhi, le spalle
scosse dai singulti. –
Ed è marcio di sangria.
- Sono
strafatto! – Ed si arruffa i capelli. – Dio, che
buon drink!
- Forse è
meglio che lo porti a casa. – Tira su col naso e slaccia un
bottone della
camicia, lasciando intravedere i pettorali e i suoi tatuaggi.
– Lo porto a casa
e torno, ok love?
- Amore, sei
sicuro di poter guidare?
- Annie, non
ho toccato un goccio! – Si china a baciarmi le labbra.
– Vado e torno. Chiederò
a Niall, se riesco a staccarlo da Selena.
Louis alza
gli occhi al cielo: - Flirtano ancora?
- Sono solo
ottimi amici – ribatte Harry, poi si china su Ed che nel
frattempo si è seduto
per terra, lo tira su e arranca via, mentre il caro pel di carota
è nel pieno
di una crisi nervosa da ridarella.
Ci scambiamo
un’altra occhiata perplessa e Louis si sistema il cravattino
con un sospiro.
- Dopo cinque
lunghi anni di conoscenza, io ormai non ho più parole.
Sorrido
divertita. - Vado a prendere dell’altra sangria.
Mi sistemo
meglio il vestito rosa sulle ginocchia e attraverso il giardino verso
il banco
dei liquori servito da uno dei camerieri in livrea, che prende la
caraffa e mi
verso dell’altro liquido nel bicchiere. Ringrazio e faccio
per tornare verso
Louis, ma dietro di me, a fissarmi immobile e silenziosa, trovo proprio
Kendall.
- Arrampicatrice
sociale – mi saluta con un cenno, guardandomi come se fossi
un escremento di
cane sotto la suola della sua scarpa.
- Prostituta
d’alto borgo – ricambio il gesto imprimendo nel
saluto quanto più veleno riesca
a produrre.
Kendall si
apre in un sorriso di scherno e porta i lunghi capelli sciolti dietro
la
schiena, lasciata scoperta dal corto e volgare vestito.
- Se tu
contassi qualcosa prenderei quello che hai detto come un insulto
– ribatte
tagliente.
- Oh, di
certo non ti consiglio di prenderlo come un complimento.
Beviamo
entrambe dai nostri bicchieri, studiandoci le mosse a vicenda. Questo
incontro
mi sembra una partita di scacchi: Kendall è il bianco, ha
cominciato per prima
con un pedone e ora sta mandando avanti l’alfiere. Io, il
nero, non ho proprio
voglia di stare al suo gioco e sposto la pedina più forte
della scacchiera: la regina.
Vuoi giocare,
Kendall? E allora giochiamo.
- Taylor ti
ha raccontato del nostro incontro di qualche tempo fa? Strano che non
sia
venuta a darti sostegno morale, due stronze insieme sono più
difficili da
zittire.
- Non bisogno
di sostegno morale – alza in mento, la presa sullo stelo del
calice si rafforza
impercettibilmente. Attorno a noi un paio di persone si sono voltate a
seguire
la nostra conversazione.
- Nemmeno io.
Peccato che in questo determinato campo da gioco, però,
vinca io.
- Perché mai?
- Perché in
mezzo a tanta gente non puoi spogliarti di fronte al mio ragazzo per
convincerlo a scoparti, brutta troia da quattro soldi che non sei
altro. –
Sibilo velenosa.
Gli
spettatori attorno a noi commentano eccitati la mia risposta attirando
l’attenzione di tutti gli altri su me e Kendall, e sul suo
viso stravolto dalla
furia. I suoi occhi allungati lampeggiano d’ira.
E in un
attimo mi versa in testa il bicchiere di sangria e mi lancia il
bicchiere vuoto
addosso. Questo si rompe quando riesco a bloccarlo con un braccio,
accecata dal
liquido che mi sta bruciando gli occhi.
- Ehi, ehi,
EHI! – Louis mi si para davanti, facendomi scudo con un
braccio e allontanando
Kendall con l’altro. – Sei impazzita?
- Sei una puttana! –
Grida Kendall tremante dalla
rabbia. – Sono felice che ti abbiano spaccato la testa, avrei
voluto che fossi
morta!!
- Kendall. –
La voce gelida di Gigi ci va voltare tutti verso di lei, in piedi
davanti al
cerchio di spettatori che si è formato intorno a noi. Il
lungo vestito bianco
non fa altro che risaltare l’espressione del suo viso, dura e
severa come un
blocco di granito. – Che cosa ti ha fatto credere di poter
comportarti in
questo modo in casa mia? Non tollero certi comportamenti
all’interno delle mie
mura, alla mia festa. Ti invito ad andartene dalla mia casa.
Kendall ride
senza gioia, incredula. – Mi stai sbattendo fuori, Gigi? Sono
la tua migliore
amica, non puoi cacciarmi!
-
Immediatamente, Kendall.
Lei resta
ferma dove si trova. Louis mi passa il fazzoletto di stoffa preso dal
taschino
dei suoi pantaloni.
- Devo farti
scortare fuori?
Un buttafuori
affianca Gigi insieme a Zayn, che solo ora si è accorto
della situazione.
Kendall si volta verso di me.
- Va’
all’inferno, nullità – mi sibila contro,
prima di incamminarsi verso l’uscita
scortata dal buttafuori. Lo sguardo di Gigi la segue per un
po’, prima di
tornare a posarsi su di me.
- E tu, Annie
– continua – quando sarai invitata al mio
matrimonio, cerca almeno di non
creare altrettanto trambusto. Sono stata abbastanza chiara?
-
Cristallina, Gigi.
- Louis,
accompagnala al bagno padronale. Credo che tu conosca la strada.
-
È stato
assurdo. Assurdo! – Commento per l’ennesima volta
prima di chiudere l’acqua del
rubinetto e frizionarmi i capelli con un asciugamano, nelle narici
l’odore
dello shampoo alla lavanda che ho trovato sul bordo della vasca. Louis,
seduto
sulla tavoletta abbassata del gabinetto, segue pazientemente il mio
discorso
cercando di rabbonirmi. Sul pavimento intorno ai suoi piedi ci sono
sparsi i rotoli
e rotoli di carta igienica che ho usato per asciugarmi viso, collo e
vestito.
- Non dovevi
raccogliere così la provocazione.
- Louis, ha
sentito cos’ha detto? Come mi guardava?
- Ho sentito
e ho visto. Non dico che sono d’accordo con quello che le hai
detto, ma di
sicuro se lo meritava.
- Quella stronza.
Ha cercato di fare sesso col mio ragazzo e ha pure il
coraggio di
versarmi la sangria in testa. Troia.
- Calmati. Gigi l’ha
sbattuta fuori, se
n’è andata. Non c’è bisogno
di continuare a essere arrabbiati.
Afferro una
spazzola e mi pettino rabbiosamente i capelli, prima di annodarli
bagnati in
una croccia sulla cima della testa. Il mio trucco è andato
completamente a
puttane, ho dovuto struccarmi, e il vestito è da
buttare… Farò una pessima
figura con tutti quei ricconi luccicanti.
Sono due ore
che siamo chiusi in bagno, e questo è il massimo che sono
riuscita a fare. Sono
impresentabile.
- Adesso sono
arrabbiata con te – mi giro a guardarlo con le mani sui
fianchi. Louis mi guarda
confuso.
- Che ho
fatto?
- Come
sarebbe che hai fatto, Louis? Devi prendere una cavolo di decisione.
- Riguardo
cosa?
- Briana,
Eleanor o Danielle? Perché sembra che tu non sappia
scegliere fra le tre: sei
andato a letto con Briana e hai portato un figlio in questo mondo
assieme a
lei, ti sei presentato alla festa di Harry al fianco di Eleanor e
stasera hai
portato Danielle! Chi vuoi, Louis? Di chi diavolo sei innamorato?
Deciditi!
- Annie.
- Che c’è?
Mi guarda
come un cane bastonato, seduto sul water. Con un gesto del pollice
indica il
giardino sotto di noi, fuori dalla finestra accanto al bancone del
lavandino.
- Ho lasciato
Danielle più di un’ora fa.
- Oh.
- L’ho
portata qui solo per pretesto, se n’è
già andata.
Silenzio
imbarazzato.
- Rimangono
Briana ed Eleanor. Louis, di chi sei innamorato?
Louis
sospira, si alza e si avvicina alla finestra, guardando fuori
malinconicamente.
- Eleanor.
Eleanor, sarà sempre Eleanor.
I tifosi
nella mia testa fanno la ola e suonano le vuvuzela, come neanche il gol
di
Grosso alla finale dei mondiali 2006.
- Lei lo sa?
- Non lo so –
continua a osservare il giardino.
“Non metterti
in mezzo” risuona l’eco della voce di Carlo nella
mia testa. “Non impicciarti”.
- Lei
potrebbe sperarci – mormoro in risposta, ma Louis mi sente e
si volta a
guardarmi. Il ciuffo gli ricade sull’occhio destro.
– E che mi dici di Briana?
- Te l’ho già
detto molto tempo fa, lei è soltanto mia amica. Quella notte
di sesso è stato
uno sbaglio, ma ne è nato Freddie. Lui è
l’unico essere umano che amo più di
Eleanor, più dei miei migliori amici.
Mi sento
male. Poco dopo aver accettato il mio ruolo di madrina,
nell’ospedale di LA,
Harry e Louis sono usciti dalla stanza e io sono rimasta sola con
Briana e
Freddie. Gliel’ho passato fra le mani, Briana l’ha
guardato con occhi pieni di
adorazione e mi ha mormorato:
“Annie, devo
dirti una cosa: è un segreto, devi giurarmi di non dirlo a
nessuno. A Harry, ma
soprattutto a Louis.”
“Sarò muta
come un pesce. Che cosa c’è?”, ho
risposto. Briana ha alzato lo sguardo su di
me con occhi impauriti e pieni di sensi di colpa.
“Ecco… io non
sono certa che Louis sia il padre.”
“Che cosa?”
“Ho fatto
sesso con un altro uomo, qualche giorno dopo averlo fatto con Louis. Di
nuovo,
non protetto”.
“Con chi
l’hai fatto, Briana?”
“Non è
importante”, ha scosso la testa. “Ti prego, Annie,
non dirlo a Louis!”.
- Annie,
tutto ok? – Louis mi riscuote dai miei ricordi sventolandomi
una mano davanti
agli occhi.
- Sì, sto
bene.
Ho promesso
di non dirgli niente. Ho giurato.
Il diavoletto
sulla mia spalla sinistra mi sussurra all’orecchio: Dirglielo chiaro e tondo è una cosa,
dargli il beneficio del dubbio
un’altra!
La miniatura
di Carlo, seduto sulla spalla destra: Taci,
Annie. Non dirgli nulla. Vuoi togliergli la gioia di essere padre?
Ma quale gioia! Replica il diavolo.
Se la sta facendo nelle mutande per questa
responsabilità, e magari il figlio non è neanche
suo!
- Louis, non
ti è mai venuto il dubbio di non essere davvero il padre di
Freddie? – Apro la
bocca ancora prima di pensarlo, regalando la vittoria schiacciante al
diavoletto. La miniatura di Carlo scuote la testa amareggiata e
scompare.
- Sì, in
effetti sì – sospira. – Mi sembra troppo
strano che una sola volta, e neanche
ben fatta, sia stata la causa scatenante. Ma può succedere.
- Perché non
chiedi il test del DNA?
Pianta gli
occhi nei miei. – Perché in ogni caso io
mi sono fatto avanti. Non l’eventuale altro padre. Sono certo
nel caso Briana
ha annunciato la sua gravidanza a entrambi, è bravissima a
pararsi il culo. E
non ho visto nessun altro potenziale padre, nel corso di questi sei
mesi. E poi
– alza il mento orgoglioso. – Freddie è mio.
L’ho visto appena nato, l’ho tenuto fra le braccia,
me ne sono innamorato. È MIO.
Io sono suo padre e io lo
crescerò.
- Questo ti
fa molto onore, Louis.
Forse non se la sta facendo nelle
mutande, ammette il
diavolo.
- Forse è
meglio tornare alla festa, Harry si starà preoccupando.
– Si avvia verso la
porta.
- Louis?
Si volta. –
Sì?
- Ti voglio
bene.
Mi rivolge un
triste sorriso. – Perché?
- Lo sai il
perché. Tu sei… - sospiro, i battiti cardiaci
accelerano lievemente. – Uffa,
sei… Eri con me a casa di Zayn, eri con me quando sono corsa
fuori, eri con me
quando Harry è sparito per ore e non si è fatto
vedere, eri con me quando sono
andata da mio padre e abbiamo discusso... sei sempre stato
lì per me. Insomma,
sei il mio dannato migliore amico, che cavolo!
Mi si
avvicina in fretta dopo un attimo di esitazione e mi abbraccia stretta,
dandomi
un bacio sulla guancia.
- Ti voglio
bene anch’io, Annie.
Gli bacio una
guancia e gli prendo una mano, senza però intrecciare le mie
dita con le sue. È
una cosa che faccio soltanto con Harry.
- Andiamo, è
meglio.
Ci
incamminiamo di nuovo verso la porta, quando mi fermo improvvisamente.
- Louis.
Il suo
sguardo si posa su di me, in attesa.
- Louis, devo
sapere che cosa state combinando tu e Harry.
Scuote la testa.
– Non posso dirtelo, Annie.
Con uno
scatto rabbioso mi libero della sua stretta ed esco dal bagno senza
dire più
niente.
Sto
cercando
Harry da un’ora e mezza, furiosa. Non risponde alle chiamate
né ai messaggi,
quando gli chiedo che cosa ha fatto durante la giornata fa lo schivo, e
non
risponde alle mie domande.
Forse questa
relazione sta andando alla deriva. Forse ha un’altra. Forse
proprio Kendall.
Fra un mese e
mezzo partiremo tutti insieme per Disneyland: io, lui, Louis, Niall,
Liam. Ma se
questa situazione persiste… io non sono disposta a
continuare così, a dargli
fiducia malriposta. Non sono disposta a non sapere che cosa fa, quando
glielo
chiedo. Ad avere segreti.
Io gli ho
sempre detto tutto, anche quando dirglielo era una cosa sbagliata che
non
avrebbe portato altro che guai. Tutto. Sempre.
E lui invece
che fa? Non mi dice niente. Da quasi un mese.
No. Non sono
disposta a continuare così.
Vagando in
mezzo agli ospiti che stanno ballando come in discoteca, divertendosi
anche a
tuffarsi in piscina completamente vestiti – chi
l’avrebbe mai detto che Colin Farrell
amasse fare il bagno coi vestiti addosso? – e passando poco
lontano a Gigi e
Zayn avvinghiati e zuccherosi, riesco finalmente a trovare Harry: sta
seduto per
terra contro la ringhiera sulla spiaggia, dove qualche ora fa stavamo
io e Louis,
a capo chino, circondato da una dozzina di calici vuoti.
Mi paro
davanti a lui sovrastandolo a braccia incrociate.
- Harold
Edward Styles.
Lui alza la
testa e mi guarda con gli occhi annebbiati e un sorriso ebete.
- Ehi,
piccola mia – biascica. – Adesso sì che
sono proprio ubriaco!
Se fosse un
fumetto avrebbe le linee oblique rosse appena sotto gli occhi.
- Ma non ti
vergogni?
Tende una
mano verso di me. La afferro per tirarlo su, ma ha il culo troppo
pesante e
cado rovinosamente seduta accanto a lui.
- Santo Dio –
sospiro. Tiro fuori il cellulare dalla borsetta e chiamo Louis.
- Prometto che
è l’ultima volta che ti rompo le scatole, ma
potresti aiutarmi a mettere in
piedi questo povero fesso?
- Hai idea
della quantità di favori che mi devi, amica mia? Cosa farai
per sdebitarti? –
Ride dall’altra parte della cornetta.
- Giuro che
se mi aiuti con questa ti ritraggo nudo nella posa del David di
Michelangelo,
come mi hai chiesto una volta.
- Ero ubriaco
quando te l’ho chiesto!
Harry intanto
mi riempie di bacini alcolizzati. Puzza di sangria. Sorride,
completamente
imbambolato, e mi abbraccia all’altezza delle spalle
nascondendo la testa
dietro alla mia schiena.
- Harold,
potresti lasciarmi?
- No.
Sospiro,
tornando a rivolgermi a Louis che intanto si sta facendo largo tra la
folla. –
Giuro che preferisco la sbornia lacrimogena a quella coccolosa.
- Harry non
si prende mai la sbornia lacrimogena.
- Purtroppo.
Louis chiude la
telefonata e mi si avvicina, sorridendo divertito.
- Dai. Io lo
prendo di qua e tu lo prendi di là. Pronta? Al mio tre. Uno.
Due. Tre!
Arranco fino
al grande letto matrimoniale e lascio andare Harry, che cade sulle
lenzuola a
peso morto.
Guidare la
sua Mercedes col tettuccio abbassato fino a Jawbelly Ville è
stato un piacere
unico, fino a quando Harry non si è messo a blaterare sul
fatto che, secondo
lui, le penne a sfera sono utilissime per mangiare la zuppa cinese.
Louis mi ha
aiutato a metterlo in macchina, poi è tornato alla festa.
Harry, sul
letto, comincia a russare sommessamente.
Gli slaccio
le scarpe, bestemmiando contro i maledetti tacchi che ancora porto ai
piedi,
gliele sfilo e me le tolgo con un calcio, cadendo seduta sul letto.
- Annie
– nel
buio i suoi occhi luccicano nella mia direzione. – Sei la mia
stessa vita, lo
sai questo?
Indugio.
– Lo
so.
Mi accarezza
una guancia. – Io ho soltanto bisogno che tu ti fidi di me.
Fidati di me.
- Ci sto
provando.
- Guardami.
Mi giro
verso
di lui, accarezzandogli il braccio tatuato, disegnando il contorno di
ognuno
dei suoi tatuaggi. I nostri sguardi si incrociano.
- Fidati di
me – ripete, sussurrando. – Ho bisogno di questo.
- Non so
come
fare – sospiro.
- Amami e
basta. Prometto che ti spiegherò tutto a tempo debito. Devi
solo fidarti di me.
- Non esci
con Kendall, vero? – Chiedo a bruciapelo.
- No, non
esco con Kendall. Non esco con nessuna, se non con te. Dopo
l’ultima volta ho
imparato la lezione.
Sbuffo.
- Annie. Ti
prometto
che ti spiegherò ogni cosa, e allora riderai. Ma fino ad
allora, fidati, e non
smettere di amarmi. Ti prego.
Lo guardo
mestamente. – Ci proverò, Harry.