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Autore: Robynn    29/03/2016    1 recensioni
Nella breve parabola della nostra umana esistenza, l'adolescenza è una fase delicata, spesso critica. Per un ragazzo non è facile affrontare le sfide che ogni giorno la vita gli mette davanti, fare quelle piccole e gradi scelte che lo plasmeranno nell'adulto che sarà domani.
Ci vuole coraggio per superare gli ostacoli e ritrovarsi ogni volta un po' più grandi, ma non sempre quando si è molto giovani si è anche coraggiosi. A volte anche un bravo ragazzo prende la strada sbagliata, soprattutto se si sente solo. La solitudine inaridisce il cuore e toglie linfa vitale, a chiunque.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INSIEME PER VINCERE



Capitolo I
Una mattina speciale


E' una splendida mattina di giugno, calda e assolata. Sono le sette e trenta.
Diiin! Driiin! Con un colpo deciso, gli occhi ancora chiusi, Marco spegne la sveglia e un attimo dopo la mamma entra nella stanza.
«Marco, ma perché hai puntato la sveglia? E' finita la scuola, o ti sei scordato che da oggi sei in vacanza?» gli dice Anna, con una nota canzonatoria nella voce.
Marco tira fuori la testa da sotto il cuscino e getta un'occhiata alla mamma come fa sempre quando si sente sottovalutato, il che, per la verità, succede secondo lui troppo spesso.
Allunga le braccia in alto, stiracchiandosi ben bene come un gatto, contento della dormita appena fatta. Allarga la bocca in un sonoro sbadiglio e finalmente si decide a rispondere.
«Ma mamma, che dici? Ti sembra che possa dimenticarmi una cosa del genere? E' che devo trovarmi con Luca e Paolo al parco, alle otto e dieci».
«Proprio il primo giorno di vacanza? Io non ti capisco».
«Non sarebbe la prima volta, mamma» conclude con un sorrisetto bonariamente canzonatorio. «Senza offesa, naturalmente».
Poi dà un'occhiata all'ora e, senza aggiungere altro, rapido come un felino scatta giù dal letto e infila i piedi nelle ciabatte.
«Dovevo immaginarmelo, quando ho sentito la sveglia» dice Anna sorridendo «che voi tre avevate già qualcosa. Certo che sei proprio un bel tipo. Quando dovevi andare a scuola ti dovevo tirare giù dal letto a viva forza e mi facevi diventare matta tutte le mattine, perché avevi sempre sonno e volevi poltrire qualche minuto in più. Ora che potresti startene tranquillo a letto, salti giù come se fossi stato morso da una lucertola. E ti permetti anche di fare lo spiritoso!»
Gli va vicino e lo fissa dritto negli occhi, tornando seria. Ha bisogno di sapere sempre cosa fa Marco, per potere stare tranquilla. E' un bravo ragazzo, ma ha un'età in cui è facile prendere decisioni sbagliate, fare incontri pericolosi. Sa che deve stargli vicino, essere sempre presente per poterlo aiutare a non mettersi nei guai. Non capisce tutta questa fretta di incontrarsi al parco, per cui decide di togliersi il dubbio.
«Posso almeno sapere che cosa state architettando questa volta voi tre?»
«Certo. Per un mese e mezzo è vietato toccare i libri». Sottolinea queste parole tracciando con aria solenne nell'aria una croce, a dire che questa è una questione chiusa. Poi continua: «Abbiamo deciso che ci dedicheremo a tempo pieno al pallone, così ogni giorno ci troveremo al parco per allenarci. Dobbiamo diventare forti, come giocatori. Ma non è finita qui. Il nostro obiettivo finale è quello di attirare altri ragazzi ad allenarsi con noi, per poter organizzare una squadra tutta nostra e magari sfidare altre squadre».
Marco ha parlato tutto d'un fiato ed alla fine rimane lì tutto rosso in faccia per l'eccitazione, gli occhi fissi su un punto e un'espressione beata stampata sul viso.
- Ma guardalo - pensa Anna con sollievo - si sta già immaginando giocare di serie A! -.
«Va bene, calmati ora. Pensa a lavarti e a scendere per colazione» gli dice e chiude la porta, scuotendo la testa divertita.
Marco resta lì, in piedi in mezzo alla stanza. Chiude gli occhi e fa un lungo respiro: gli piace sentire sulla faccia l'aria fresca che entra dalla finestra aperta. Odora il buono: il primo giorno di vacanza!
Marco si sente un re: niente più libri, né corse per arrivare in orario! Va alla finestra, ha voglia di godersi il panorama. Sporge la testa, da lì può godere di una vista mozzafiato: i tetti dei palazzi vicini rosseggiano alla luce splendida di quella mattina assolata. Alcuni sono fatti a terrazza e le lenzuola bianche distese al sole lasciano bagliori accecanti tutt'intorno. Il blu dei suoi occhi luccica vivido, rischiarato da quella luce mattutina riflette l'azzurro intenso del cielo. E' una festa a colori. La mattina ideale per iniziare le vacanze!
Osserva divertito i passeri che si rincorrono, volteggiando intorno ai camini dei tetti, alcuni gli passano vicino alla testa e i loro vocii garruli aumentano il suo buon umore. Alza le braccia e grida felice: «Questa sarà un'estate speciale!»
Sente i rumori della città, che si sta svegliando, salire fino a lui. Istintivamente, prima di ritirare la testa, dà un'occhiata alla strada sottostante. Lui abita al decimo e ultimo piano di un palazzo uguale a tanti altri, nel centro di una città uguale a tante altre città. Là sotto, la strada si sta riempiendo di persone, le osserva correre indaffarate di qua e di là. Si diverte a guardarle. Ne immagina alcune disratte dai loro pensieri, altre tutte prese ad arrivare presto a un appuntamento, che si urtano e non danno nemmeno il tempo o la voglia di fermarsi e chiedere scusa o, perché no, iniziare una nuova amicizia.
Marco ride.
«Ma guardale, sembrano tante piccole formiche!»
Le saracinesche dei negozi iniziano ad alzarsi una ad una e il loro rumore ferisce l'aria come un brontolio, che giunge alle orecchie di Marco mescolato al rumore dei motori delle auto.
«Marco, che stai facendo? Ti sei rimesso a dormire?». La voce di mamma lo riporta alla realtà.
«Accidenti, se non mi sbrigo farò tardi proprio il primo giorno!»
Si fionda in bagno e si lava alla svelta, poi corre trafelato in cucina.
Lo accoglie il profumo caldo e invitante di una tazza di cioccolata già pronta e non mancano, ovviamente, i suoi biscotti preferiti. La mamma è un po' brontolona e a volte rompe, ma Marco deve ammettere che sa indovinare sempre ciò che può fargli piacere. Lei è già seduta e lo sta aspettando, come al solito.
Marco la osserva, mentre lei sorseggia pensierosa il suo caffè. Intuisce a che cosa sta pensando.
«Papà starà via ancora per molto?» le chiede cercando di avere un tono disinvolto.
«Ieri sera mi ha telefonato e mi ha assicurato che tornerà a fine mese». Anche se cerca di nasconderlo, la sua voce tradisce una certa insoddisfazione. Entrambi fingono. Nessuno dei due vuole confessare all'altro che l'assenza del padre gli pesa.
Il papà di Marco, Antonio, è capitano di una nave mercantile che viaggia in tutto il modo e a volte lui si assenta da casa per uno o anche due mesi. Anna gli aveva chiesto tante volte di cercarsi un lavoro che gli permettesse di stare con la sua famiglia e, in un primo momento, Antonio aveva sul serio cercato di accontentarla.
Col passare del tempo, però, aveva smesso le sue ricerche e le aveva detto che amava molto lei e il piccolo Marco, ma non sarebbe stato felice se fosse stato costretto a lasciare il suo lavoro. Anna si era così rassegnata a dividere Antonio con la sua passione per il mare.
Lo aspettava pazientemente e cercava di godere di ogni minuto che trascorrevano insieme, tra un viaggio e l'altro. Erano sposati ormai da tredici anni, la loro unione era salda e il sentimento che li univa era ancora intenso e vivido, nonostante le continue lontananze di lui.
Ma non era una vita facile. Quando doveva prendere una decisione era da sola, a volte pensava di non farcela, la responsabilità le pesava sulle spalle come un macigno troppo pesante per le sue sole forze. Si sentiva spesso inadeguata ad affrontare certe situazioni, così per reazione finiva con l'essere troppo severa e possessiva.
Per dedicarsi a tempo pieno a Marco, aveva preferito non lavorare fuori casa. A volte il suo lavoro di segretaria le mancava, ma non si era mai pentita di quella decisione: suo figlio era la cosa più importante della sua vita.
Finito il suo caffè, Anna posa la tazza e, allontanando quei pensieri, osserva Marco mangiare in fretta la sua colazione.
«Cerca di non strozzarti, altrimenti non arriverai all'appuntamento con i tuoi amici! Hai tutto il tempo per mangiare e prepararti» dice Anna ridendo. Con un gesto affettuoso gli accarezza i capelli castani, arruffandogleli tutti.
«Ma dai, mamma, falla finita! Devo sbrigarmi, perché prima di andare al parco voglio passare da nonno Piero, per raccontargli il nostro programma per l'estate» risponde Marco con la bocca piena. Ora rischia sul serio di strozzarsi.
Un colpo di tosse gli fa salire le lacrime agli occhi. Si affretta a bere un lungo sorso di cioccolata e ingoia tutti i biscotti che ha in bocca. Si batte il petto con il pugno della mano, - sta morendo - e fa un lungo respiro. Finalmente riesce a riprendere di parlare.
«Lo sai che lui mi dà sempre buoni consigli».
La mamma gli sorride e sta per dirgli qualcosa, ma Marco è già corso in camera sua.
Dopo dieci minuti eccolo di nuovo in cucina, con pantaloncini bianchi e canottiera blu, pronto per il calcio. Infila nello zaino il pallone e il panino al salame che Anna gli allunga. Si mette il cappello di tela azzurra che gli ha regalato nonno Piero e di cui va fiero, d'estate non esce mai senza.
«Vedi di essere a casa per mezzogiorno e non scordarti di salutare per me il nonno. Digli che lo andrò a trovare presto».
Poi gli dà un buffetto sulla guancia e lo abbraccia affettuosamente.
«Stai attento quando attraversi la strada» gli sussurra in un orecchio. Poi lo bacia sulla guancia.
«Tranquilla mamma, ormai ho dodici anni». Marco si libera dal suo abbraccio ed esce di corsa da casa. L'ascensore è come al solito occupato e così decide di scendere a piedi per non perdere tempo. Fa i gradini a due a due di corsa e arriva sulla strada col fiatone. - Ho proprio bisogno di allenarmi! -.  

   
 
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