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Autore: Robynn    03/04/2016    1 recensioni
Nella breve parabola della nostra umana esistenza, l'adolescenza è una fase delicata, spesso critica. Per un ragazzo non è facile affrontare le sfide che ogni giorno la vita gli mette davanti, fare quelle piccole e gradi scelte che lo plasmeranno nell'adulto che sarà domani.
Ci vuole coraggio per superare gli ostacoli e ritrovarsi ogni volta un po' più grandi, ma non sempre quando si è molto giovani si è anche coraggiosi. A volte anche un bravo ragazzo prende la strada sbagliata, soprattutto se si sente solo. La solitudine inaridisce il cuore e toglie linfa vitale, a chiunque.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
Nonno Piero


La casa di nonno Piero è poco lontana dalla sua. Camminando tranquillamente bastano cinque minuti arrivarci. Ma oggi Marco non riesce a fare niente con calma e così corre, scansando a destra e a sinistra i passanti sul marciapiede. E' divertente, come fare un percorso  a ostacoli. Inavvertitamente, urta con un gomito una vecchietta. La sente brontolare minacciosa: «Teppista!» ma non ha tempo per fermarsi.
«Mi scusi, non volevo» le grida, prima di sparire dietro l'angolo.
Lui ha una vera passione per suo nonno. E' un tipo eccezionale, sempre allegro e disponibile. Fin da piccolo ha imparato a fidarsi ciecamente di lui. E nonno Piero non lo ha mai deluso. A lui Marco può raccontare tutto. Nonno Piero lo ascolta con attenzione, muovendo la testa per dire sì o no. Se ne sta in silenzio, lasciandolo parlare finché ne ha voglia. Solo alla fine, quando gli ha detto tutto e si è sfogato ben bene, lui gli dice come la pensa e Marco può stare certo che il consiglio che gli dà il nonno è quello giusto. Niente da stupirsi, perciò, se adesso Marco non vede l'ora di essere da lui.
«Perché non vieni ad abitare con noi, papà?» gli aveva chiesto tante volte sua mamma.
«Vuoi scherzare?» rispondeva puntualmente nonno Piero. «E la mia libertà dove va a finire? Io ho le mie abitudini, le mie manie. Non voglio dare fastidio a nessuno. Non ci penso nemmeno a cambiare casa». Dette queste parole, nonno Piero si metteva a fare qualcos'altro con tanta attenzione, così Anna capiva che era inutile insistere. Era il suo modo per farti capire che la discussione era chiusa. Per fortuna la sua salute era buona e lui sapeva badare a se stesso pienamente.
«Il nonno è proprio forte» pensa Marco allegramente, facendo lo slalom tra i passanti sul marciapiede «ha settant'anni, ma ha vitalità e l'entusiasmo di un ragazzo». Ormai sono dieci anni che è in pensione.
«Sai, Marco» raccontava spesso «da quando ho smesso di lavorare, è come se fossi rinato: non ho più padroni che mi dicono cosa devo fare, posso scegliere come trascorrere il mio tempo e fare sempre ciò che preferisco. E' da una vita che sognavo di lavorare il legno, ma il lavoro in fabbrica e la famiglia non mi lasciavano tempo per me. Ora ho tutto il tempo che voglio e, credimi, questa è la mia più grande soddisfazione».
Il nonno gli parlava spesso di sua nonna, a cui era ancora molto attaccato. Lei era una persona buona e gentile. Era morta da dodici anni; una terribile malattia l'aveva portata via prematuramente e Marco non l'aveva mai conosciuta, se non attraverso i racconti del nonno. Lui gli raccontava spesso di lei, di quello che amava fare, del suo modo di amare le persone a lei vicine.
«Non puoi nemmeno immaginare il vuoto che ha lasciato nella mia vita. Per fortuna sei nato tu, Marco. Quando ti ho preso in braccio per la prima volta, ho subito capito che eri il regalo che tua nonna Ada mi ha voluto fare, perché non mi sentissi più solo. Hai i suoi occhi blu e lo stesso modo di sorridere, e quando ti guardo sento che la mia Ada è qui, vicina  a me».
Marco ha perso il conto di quante volte lo ha sentito pronunciare queste parole, ma ogni volta una calda sensazione di benessere lo pervade tutto: è orgoglioso del legame speciale che ha con suo nonno. Come la mamma, anche lui gli è sempre vicino, molto più di suo papà.
«Starà già lavorando» pensa divertito.
Nonno Piero ha il pallino di aggiustare tutto ciò che è di legno. In quei giorni sta aggiustando le gambe di una seggiola.
«Perché buttarla via solo perché è vecchia?» gli aveva detto due giorni prima. «Basta metterle le game nuove e il problema è risolto. Magari potessi fare lo stesso con le mie gambe!» e finiva con una sonora risata.
Il suo piccolo appartamento è al piano terra. E' composto da due stanze, una cucina e una stanza da letto, più un bagno.
Di fianco ha un piccolo garage che lui, dal momento che non ha la macchina, ha trasformato nel suo laboratorio di falegname.
Quando arriva, come ha previsto, Marco lo trova già al lavoro, totalmente intento a sistemare una gamba alla sedia che non si accorge del suo arrivo.
«Ciao nonno!».
«Ecco il mio nipotino preferito!» esclama nonno Piero allegramente. «Anche perché è l'unico» aggiunge strizzandogli l'occhio destro. «Perché sei già alzato? Non avevi voglia di poltrire oggi che sei in vacanza?».
«Mi devo trovare al parco con Luca e Paolo per giocare a calcio. Sai, abbiamo intenzione di cercare altri ragazzi che si possano unire a noi e chissà, magari formare una vera squadra. Che ne dici? Non ti sembra una buona idea?».
«Mi sembra ottima. Se vi terrete occupati con il pallone, non andrete a cercare guai. Inoltre è un buon sistema per cercare nuovi amici». Mette giù la sedia e con uno straccio cerca di togliersi la colla dalle dita.
«Sai che ti dico? Tra uno o due giorni, quando avrò finito di riparare questa benedetta sedia, verrò al parco a vedervi giocare e così vedrò cosa avrete concluso».
«Benissimo. Ciao nonno, corro perché sono già in ritardo!».
«A presto! Salutami gli altri moschettieri» dice nonno Piero con un cenno della mano e pochi secondi e già di nuovo chino sul suo lavoro.
   
 
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