Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Recchan8    29/03/2016    1 recensioni
[SEGUITO DI "Deep Memories", CROSSOVER E VICENDA PREQUEL DI "Dangerous Heritage", SPOILER DI "Deep Memories" IN DESCRIZIONE]
Fine agosto 2014.
Giappone, Morioh: una ragazza dai capelli color miele e gli occhi ambrati si presenta presso i coniugi Higashikata pretendendo di venir ospitata per un periodo di tempo indeterminato.
Italia, Napoli: un ragazzo moro dagli occhi di smeraldo è ricercato dall'organizzazione mafiosa di cui faceva parte con l'accusa di tradimento.
Cosa lega questi due personaggi così lontani ma allo stesso tempo così vicini? Un passato nascosto nelle memorie più profonde dovrà essere destato.
Il destino, a volte, sa essere davvero comico.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josuke Higashikata, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
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Dopo circa quattro ore e mezza di viaggio sulla A1, Mercuzio, non sapendo che pesci prendere e avvertendo un certo languorino allo stomaco, si fermò alla prima area di servizio in cui incappò. Parcheggiò la macchina e aprì la portiera, ma non scese. La testa riversa sul poggiatesta, si accese una sigaretta e si diede più volte dello stupido. Come aveva potuto fuggire in quel modo? Aveva gettato al vento la sua vita per un maledetto scherzo che la sua mente malata si divertiva a fargli. La sua probabilità di sopravvivenza si avvicinava al 40%.
Spense la sigaretta per terra e uscì dalla macchina. Entrò nell'autogrill e si sorprese un poco nel constatare che nonostante non fossero nemmeno le sei del mattino la zona bar era stracolma di persone. Sospirò, preparandosi alla lunghissima coda che lo attendeva alla cassa. Istintivamente si guardò alle spalle. Avvertiva su di sé un grandissimo senso di tensione e di ansia causato dalla possibilità di avere dei sicari di Passione alle calcagna. Davanti a lui la fila sembrava non scorrere.
E vaffanculo”, pensò staccandosi dalla coda e andando a sedersi a uno dei pochi tavolini liberi della zona bar. Alzò un indice e un lievissimo filo di fumo si attorcigliò attorno al dito. Gli occhi di Mercuzio puntarono prima un croissont al cioccolato, poi una focaccia con prosciutto cotto e fontina, e infine una bottiglia d'acqua da un litro e mezzo; il filo scattò immediatamente verso gli oggetti indicati da Mercuzio e li avvolse nel suo fumo, portandoli poi al tavolino dove sedeva il giovane moro.
Ecco i vantaggi di essere un mafioso portatore di Stand”, pensò ridacchiando e buttandosi sul pezzo dolce.
Ormai che si era gettato in quell'avventura doveva viverla fino in fondo; trovare la ragazza dai capelli color miele era la sua priorità. Aveva viaggiato ininterrottamente verso nord senza una meta precisa ma con l'intento di allontanarsi da Napoli il più possibile. L'area di servizio in cui si era fermato era vicino alla prima uscita per Firenze; quanto ancora avrebbe dovuto salire lungo la penisola?
Sempre che la ragazza si trovi in Italia...”.
Mise da parte la focaccia farcita e appoggiò la fronte sul tavolino, sospirando. I suoi pensieri, in costante lotta tra loro, lo stavano sfinendo da giorni: da una parte era certo di aver compiuto la scelta giusta, ma dall'altra era sicuro di aver firmato la propria condanna a morte. Era talmente confuso da non essere riuscito a piangere la morte accidentale di Gerardo. E Mista? Mercuzio era sparito senza salutarlo, senza spiegargli niente. Chissà da che parte si sarebbe schierato. Ovviamente avrebbe dato ascolto a Giorno, il suo Boss e caro amico.
Che domanda idiota!”, si beffeggiò stringendosi nelle spalle.
Guardò l'ora sul display del cellulare e decise di riprendere il viaggio. Alzò lentamente il capo e...
Non ci credo...”.
Seduta di fronte a lui c'era la ragazza dai capelli color miele. I suoi occhi ambrati leggermente socchiusi sembravano divertiti; le labbra erano incurvate in quello che sembrava un sorrisetto di sfida. Sotto lo sguardo sbigottito di Mercuzio, la ragazza alzò un indice verso l'alto e svanì in un battito di ciglia. La visione durò una manciata di secondi, ma il messaggio della ragazza parve chiaro a Mercuzio: voleva che proseguisse verso nord.
Sapevo che non mi avresti abbandonato!”.
Il giovane, il cuore riempito di nuova speranza, si fiondò fuori dall'autogrill e corse in macchina, buttando sui sedili posteriori la bottiglia d'acqua e la focaccia ripiena chiusa dentro un sacchetto di carta. Mise in moto e partì immediatamente.
Più tardi si accorse di essere in riserva.

 

 

Fugo si pentì di aver scelto la Panda invece della sua cara Porsche. Amleto aveva ragione: raggiungere Mercuzio non sarebbe stato per niente facile. La loro unica speranza era che il traditore si fermasse da qualche parte, anche solo per andare in bagno o fare benzina. Ogni singolo minuto era prezioso.
-”Andronico, aggiornami sulla posizione di Mercuzio”- gli ordinò.
Il ragazzo, lo sguardo fisso fuori dal finestrino alla sua destra, lo ignorò. Cressida gli tirò una gomitata e gli indicò Fugo con un cenno del capo. Andronico sbatté le palpebre un paio di volte per poi tornare a guardare fuori dal finestrino. Cressida venne fulminata da un'occhiataccia lanciatale da Fugo attraverso lo specchietto retrovisore. La giovane si irrigidì; aveva capito che il capo della Squadra della Mezzanotte la considerava responsabile delle azioni del Pazzo, per cui era un suo dovere trovare il modo di farlo collaborare.
-”Non abbiamo tempo da perdere, perciò datti una mossa”- la riprese duramente Amleto.
Gli occhi color sherry di Cressida si indurirono e la sua espressione si inacidì di colpo. Otello, seduto alla sinistra della ragazza, prevedendo ciò che stava per accadere, si rannicchiò contro la portiera dell'auto e si coprì le orecchie con le mani. Perché non poteva dormire in santa pace? Cosa aveva fatto di male per meritarsi una missione così stressante e faticosa?
-”Ascoltami bene, emerita testa di cazzo: tu non sei nessuno per rivolgerti a me con quel tono da saccente! Nessuno! Solo il capo può darmi ordini e tu, guarda un po', non lo sei! Impara ad avere rispetto per i tuoi compagni, stronzo!”- urlò Cressida con voce stridula. -”Vai a fanculo!”-.
I passeggeri della Panda, Andronico compreso, si pietrificarono. Nessuno immaginava che una ragazza tanto carina come Cressida nascondesse dentro di sé uno scaricatore di porto. Evidentemente il soprannome “La Principessa” non era dovuto ai suoi modi eleganti ed educati ma al suo carattere altezzoso, borghese e snob: nessuno doveva azzardarsi a metterle i piedi in testa.
Andronico parve riprendersi solo allora dal suo stato di trance. Abbracciò Cressida, rossa dalla rabbia, e si guardò attorno lanciando occhiate minacciose a tutti, persino al povero Otello che non aveva detto (e nemmeno fatto) niente di male.
-”Ammazzo tutti, Cassy?”- le chiese.
Cressida espirò rumorosamente e scosse la testa, guardando in modo truce Amleto. Odiava il suo modo saccente e fastidiosamente autoritario di porsi nei confronti di tutti, e odiava ancora di più il fatto che Fugo non le avesse dato ragione. La ragazza era più che certa di essere stata scelta come componente della Squadra solo e unicamente per fare da balia ad Andronico. Quand'è che qualcuno si sarebbe accorto di lei e del suo potenziale?
Si divincolò dall'abbraccio di Andronico e, per quanto le era possibile, gli diede le spalle. Il Pazzo le afferrò violentemente il mento con una mano e la costrinse a voltarsi verso di lui. Il gesto improvviso e inaspettato fece alzare una palpebra a Otello.
-”Io ti voglio bene, lo sai”- le disse piano. -”Tanto, tanto, tanto”-.
-”Lo so”- bofonchiò Cressida alzando gli occhi al cielo.
Andornico sorrise e si chinò a baciarla lievemente sulle labbra, liberandola poi dalla sua burbera presa. Amleto si girò verso Fugo in cerca di sostegno, ma il capo era concentrato sulla strada, il piede premuto fino in fondo sull'acceleratore e la mascella contratta. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai più perso il controllo come era solito fare quando aveva sedici anni, ma quella banda di svitati stava mettendo i suoi nervi a dura prova. Amleto si accorse dello stato d'animo di Fugo e si affrettò a borbottare una veloce scusa a Cressida. La ragazza si strinse nelle spalle e annuì.
-”Adesso, per cortesia, ho bisogno di conoscere la posizione di Mercuzio”- disse Fugo a denti stretti.
-”Hai bisogno di me, dessert ambulante?”- chiese Andornico indicandosi.
Cressida gli tirò una patta mentre Amleto spalancava gli occhi e si voltava verso Fugo, temendo uno dei suoi caratteristici scatti d'ira. Il capo strinse le mani attorno al volante così forte da farsi sbiancare le nocche. La sua pazienza, come era solito dire, aveva un limite ben definito e facilmente visibile, e quel mentecatto riusciva a superarlo con fin troppa facilità.
-”Sì...”- ringhiò.
Non ci sono per nessuno, sto dormendo”, cantilenò Otello nella sua mente.
Andronico, ignorando le occhiate disperate di Cressida e sconvolte di Amleto, si attorcigliò la treccina attorno all'indice sinistro e strinse le labbra, pensoso.
-”Forse perché della fatal quiete...?”- iniziò.
-”...Tu sei l'imago a me sì cara vieni o Sera”- completò in fretta Fugo. -”Dimmi dove cazzo è Mercuzio!”- quasi gridò battendo una mano sul volante e facendo partire un colpo di clacson.
-”Agli ordini, capo!”- scoppiò a ridere il Pazzo. Abbassò il finestrino e tirò fuori l'avambraccio, muovendo la mano nel forte vento.
Fugo si passò la punta della lingua sulle labbra e sospirò rumorosamente. Non vedeva l'ora di scendere da quella maledetta macchina e di sfogarsi su qualcuno, possibilmente su Mercuzio Zeppeli.
-”Sta parlando”- disse Andronico aggrottando la fronte. -”Ha detto che deve fare benzina”-.
-”Finalmente!”- saltò su Amleto. -”Dove si trova?”-.
-”Ha appena superato Barberino di Mugello, direzione Bologna”-.
Fugo e Amleto guardarono il cartello che indicava la prossima uscita: Barberino di Mugello, nove chilometri.
-”Lo stiamo recuperando!”- esultò Cressida.
Fugo strinse le labbra. Già, lo stavano recuperando, ma non era ancora detta l'ultima parola. Il fatto che dovesse fermarsi, però, costituiva un punto a loro favore e una grandiosa opportunità.
-”Andronico, mantieni l'aggiornamento costante”- gli ordinò Fugo.
L'avrebbe preso, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.

 

 

Per risparmiare benzina e resistere fino alla successiva area di servizio, Mercuzio fu costretto a moderare la velocità. Vide la lancetta del contachilometri abbassarsi e sentì una morsa attanagliargli lo stomaco. Non era sicuro di essere seguito, ma aveva una paura matta di ritrovarsi Fugo Pannacotta alle calcagna; eppure non aveva altra scelta se non voleva rischiare di fermarsi in mezzo all'autostrada.
Arrivato a Rioveggio, imboccò la corsia di decelerazione per l'area di servizio. Parcheggiò di fronte all'autogrill e, a malincuore, corse in bagno; forse quella sarebbe stata la sua ultima sosta, e scolarsi l'intera bottiglia d'acqua nel giro di venti minuti non era stata una buona idea.
Anche se perdo cinque minuti non penso cambi qualcosa”.

 

 

-”Si è fermato!”- esclamò Andronico spalancando gli occhi e sghignazzando. -”E' a Rioveggio!”-.
L'abbiamo in pugno”, pensò compiaciuto Fugo.
-”Dovremmo riuscire a raggiungere quell'area di servizio in cinque minuti”- proclamò Amleto dopo aver letto un paio di cartelli e fatto qualche calcolo.
-”Tenetevi pronti”- ordinò il capo.
I quattro ragazzi drizzarono la schiena sul sedile e si esibirono in un perfettamente coordinato “Sì, signore!”.

 

 

Mercuzio, dopo essere stato in bagno e aver rubato un'altra bottiglia d'acqua, rimontò in macchina e raggiunse il benzinaio lì vicino. Spense il motore e uscì dalla Cinquecento. Per qualche strano motivo non amava farsi servire e preferiva fare rifornimento da solo. Dopo aver pagato, inserì la bocchetta della pompa di carburante nel serbatoio e attese pazientemente; nel mentre il suo sguardo vagante venne catturato da una Panda nera che era appena entrata nel parcheggio dell'autogrill.

 

 

-”E' lui, è lui!”- strillò Cressida sporgendosi in avanti e indicando forsennatamente Mercuzio in piedi accanto alla sua auto intento a fare rifornimento.
Gli occhi color ghiaccio di Amleto, nel vedere il giovane, si ridussero a due fessure taglienti e le sue labbra iniziarono a borbottare ciò che alle orecchie di Fugo arrivò come un insieme sconnesso di pesanti insulti. Il capo fermò la Panda nel parcheggio e, lasciando la chiave inserita, si slacciò la cintura e si voltò verso i passeggeri dei sedili posteriori. Notò con piacere che erano tutti operativi, compreso quello scansafatiche di Otello.
-”Che si fa?”- domandò Cressida senza distogliere lo sguardo da Mercuzio.
-”Semplice: lo uccidiamo”- rispose Amleto sistemandosi gli occhiali sul naso, un ghigno sinistro stampato sulle labbra. -”Quel figlio della merda...”- aggiunse a denti stretti.
Fugo scosse la testa; il suo ciuffo biondo ondeggiò con essa. Abbattere il bersaglio nel bel mezzo di un'area di servizio sarebbe stata una mossa troppo vistosa e assolutamente fuori dai canoni di Passione; Giorno non gliela avrebbe fatta passare liscia. Dovevano trovare il modo di eliminare Mercuzio Zeppeli in una zona poco frequentata e, possibilmente, fuori dall'autostrada. Fugo guardò uno a uno i suoi compagni, pensando a come poter sfruttare al meglio i poteri dei loro Stand.
-”Riserva”- biascicò Otello interrompendo il flusso di pensieri di Fugo. Il ragazzo dai capelli color Tiffany rispose all'occhiata interrogativa di Fugo indicando il quadro dei comandi. Nessuno tranne lui si era accorto che la Panda, così come la Cinquecento del traditore, era in riserva.
-”Cazzo...!”- disse Fugo.
Dovevano assolutamente fare rifornimento, altrimenti non sarebbero riusciti a inseguire Mercuzio, ma se si fosse avvicinato al benzinaio alla guida della Panda, il giovane moro l'avrebbe riconosciuto immediatamente.
-”Chi di voi ha la patente?”- domandò rapido.
Cressida, Amleto e Andronico alzarono la mano.
-”Tu hai la patente?!”- domandò Amleto indicando Andronico.
-”La vera domanda è: tu hai la patente?”- ribatté.
-”Cressida, alla guida”- ordinò Fugo indicando il posto del guidatore. -”Muoviti!”- la intimò scendendo dall'auto e facendo il giro per prendere il suo posto nei sedili posteriori. La ragazza, spaesata, eseguì gli ordini e si affrettò a salire sul posto del guidatore. -”Parti, vai verso il benzinaio. Amleto, non provare a incrociare gli occhi di Mercuzio, hai capito?”-.
-”Sì, capo”-.
-”Bene. Non fatevi riconoscere finché non ve lo dirò io”-.

 

 

Gli mancava una ventina di litri di carburante per terminare il rifornimento quando la Panda nera che aveva visto arrivare pochi minuti prima affiancò la sua Cinquecento Abarth. Ne uscì una ragazza sui vent'anni dai capelli mossi castani raccolti in una coda alta e da due occhi da cerbiatta. Gli si avvicinò, titubante, e, scusandosi, gli chiese aiuto per fare benzina. Mercuzio, non potendo resistere al richiamo di una donzella in difficoltà, acconsentì. Aveva un ché di familiare, ma non ci dette troppo peso.
-”Grazie davvero!”- trillò la ragazza una volta riempito il serbatoio della Panda.
Mercuzio le sorrise, ma gli angoli della sua bocca si incurvarono lentamente all'ingiù quando un uomo seduto sui sedili posteriori disse qualcosa alla ragazza e prese il posto del guidatore.
Fugo Pannacotta, una mano sul volante, gli sorrise dall'interno della Panda nera.
Mercuzio si sentì morire. Il suo incubo peggiore si era avverato: Giorno aveva mandato la Squadra della Mezzanotte al suo inseguimento. Il Boss non aveva alcuna intenzione di perdonarlo, lo voleva morto. Il corpo del giovane Zeppeli, ignorando gli ordini del cervello, balzò in macchina e accese il motore, premendo il piede sul pedale dell'acceleratore. La Cinquecento rientrò in autostrada provocando una serie di contrariate suonate di clacson.
La Panda si lanciò al suo inseguimento senza esitazione.

 

 

La prima fase del piano elaborato da Fugo prevedeva l'utilizzo di un solo Stand, quello di Cressida: 20 Years Old. Riporre fiducia nelle mani dei suoi poteri era equivalente al consegnare il proprio destino alla Dea Bendata, ma in quei pochi minuti che Fugo aveva avuto a disposizione non era riuscito a elaborare una soluzione migliore. Nella peggiore delle ipotesi avrebbero dovuto attendere cinquantacinque minuti. Una volta ottenuto un potere in particolare, avrebbero spinto Mercuzio a lasciare l'autostrada e a raggiungere un posto isolato che sarebbe diventato la sua tomba.
-”Cressida, inizia”- disse Fugo, lo sguardo puntato sul lunotto posteriore della Cinquecento bianca di fronte a lui.
La ragazza evocò il proprio Stand, ordinandogli di assumere la forma oggetto: un orologio apparve sul polso sinistro di Cressida. Nel quadrante rotondo al posto dei numeri vi erano i simboli astrologici dei dodici segni zodiacali.
-”20 Years Old, sfido il destino”- sussurrò all'orologio.
L'unica lancetta presente sul quadrante prese a girare rapidamente per poi rallentare e fermarsi sul simbolo dello Scorpione.
-”Scorpione...”- comunicò delusa. -”Adesso devo aspettare cinque minuti prima di girare nuovamente la ruota”-.
-”Aspetteremo”- disse Fugo lapidario.

 

 

Mercuzio sentiva il cuore martellare all'impazzata nel petto. Un rivolo di sudore freddo scese lentamente lungo la sua tempia destra, e il giovane se la deterse col dorso della mano tremante. Tutto il suo corpo, in realtà, era scosso da più e meno forti tremiti. Sapeva benissimo di cosa era capace Fugo Pannacotta; se fosse riuscito a raggiungerlo, Mercuzio avrebbe dovuto considerarsi morto. Il muso stondato della Panda nera faceva capolino dallo specchietto retrovisore centrale. Per quanti sforzi avesse fatto non riusciva a seminarla.
Chi erano i componenti della Squadra della Mezzanotte? Era riuscito a vedere solamente la ragazza. Dopo averci pensato un po' su, si era ricordato di lei e del particolare legame che aveva con Andronico il Pazzo.
Ci deve essere per forza anche lui”, pensò percorrendo la corsia di sorpasso a centotrenta.
E gli altri due membri chi erano?

 

 

-”...E ti pareva che non doveva essere l'ultimo segno a uscire?”- sbottò Amleto dopo un breve gridolino di vittoria emesso da Cressida. -”E' quasi un'ora che inseguiamo quel figlio della merda!”-.
Fugo non disse niente, ma sotto sotto era pienamente d'accordo con Amleto. Evidentemente la fortuna non era completamente dalla loro parte.
-”Come se fosse colpa mia!”- rispose Cressida a tono.
-”Non perdiamo tempo”- disse Fugo. -”Cressida, agisci”-.
La Panda fece una brusca accelerazione e si portò il più vicino possibile alla Cinquecento Abarth bianca per entrare nel raggio d'azione di 20 Years Old.
-”Virgo, da mihi potestatem”- recitò Cressida stendendo un braccio di fronte a sé. Il simbolo del segno zodiacale della Vergine apparve sulla fronte della giovane, e una miriade di fili sottilissimi uscirono dalla sua mano, oltrepassarono i vetri delle macchine e avvolsero il corpo di Mercuzio. -”Preso”- sussurrò la Principessa. -”Posso controllarlo per cinque minuti, ricordatevelo”-.
-”Fagli prendere la prima uscita”- ordinò Fugo.
-”Sì, capo!”-.

 

 

Il suo corpo si muoveva da solo. Mercuzio non riuscì a capire cosa gli stesse succedendo finché un raggio di sole non colpì un filo attorcigliato attorno al suo gomito. Il suo intero corpo era avvolto da una miriade di sottilissimi fili come quello. Il giovane Zeppeli provò a strattonarli e a divincolarsi, ma la loro presa era fortissima e la loro consistenza simile all'acciaio. Le sue mani scivolarono sugli indicatori di direzione e la freccia destra venne azionata.
-”Cosa cazzo sta succedendo?!”-.
I fili fecero girare il volante e la macchina imboccò l'uscita dall'autostrada in direzione La Bassa; la Panda nera lo seguì.
-”A mali estremi, estremi rimedi”- ringhiò.

 

 

-”L'ho perso!”- esclamò Cressida incredula. -”Si è liberato dai fili della Vergine!”-.
-”Fumo”- borbottò Otello.
Fugo si morse il labbro. Otello aveva ragione: Mercuzio doveva essersi trasformato in fumo per una manciata di secondi in modo tale da far perdere la presa ai fili di Cressida. La Cinquecento ingranò la quarta e sfrecciò via. Non potevano permettergli di fuggire.
-”Ci penso io!”- proruppe Amleto. Si sganciò la cintura di sicurezza e tirò completamente giù il finestrino. -”Cressida, Andronico, reggetemi per le gambe”- disse mentre sporgeva tutto il busto fuori dalla macchina in corsa.
I due gli afferrarono gli stinchi e fecero il possibile per non perdere la presa. Fugo, messa la quarta, tentò di fare meno curve possibili per non sbilanciare il compagno.
-”Nico, rendi il vento favorevole a Leto!”- gridò Cressida per sovrastare il rumore che proveniva da fuori.
-”Non ce n'è bisogno!”- disse Amleto.
Nelle sue mani apparve il suo Stand, un grosso arco riflesso unno. Il giovane tese la corda e, improvvisamente, assicurata alla cocca, si materializzò una freccia composta di luce gialla brillante.
-”Ciao ciao, figlio della merda...”- mormorò Amleto prima di scoccare la freccia.

 

 

Mercuzio sentì un fortissimo scoppio provenire dalla ruota posteriore destra dell'automobile. La Cinquecento prese una curva stretta a sinistra e la macchina, non potendo contare sull'appoggio fornitole dalla ruota posteriore, si cappottò e finì fuori strada, rotolando nella campagna per una decina di metri. L'airbag si gonfiò immediatamente e impedì a Mercuzio di prendere una testata contro lo sterzo. L'auto si fermò nel mezzo di un campo, completamente ammaccata e coi vetri in frantumi. Uno strano fumo nerastro si innalzava in colonna dal cofano accartocciato. Le portiere, bloccate, non lasciavano alcuna via d'uscita.

 

 

Fugo inchiodò la Panda sul ciglio della strada, azionò le quattro frecce e si precipitò fuori assieme ai suoi compagni. Corsero verso l'Abarth, esultando e considerando la missione ormai conclusa. Andronico spalancò la portiera dell'automobile con una folata di vento e Amleto si precipitò al suo interno, pronto a tirare fuori e riempire di pugni Mercuzio.
-”Cosa succede?”- domandò Fugo vedendo la schiena di Amleto irrigidirsi.
Il giovane dai capelli rossi si voltò verso il capo e scosse la testa.
-”Non c'è...”-.
-”Porca puttana!”- urlò Fugo pestando un piede a terra.
Mercuzio Zeppeli era riuscito a fuggire.








NOTE DELL'AUTRICE
"I don't know what to do, I don't know" ---> Et Cetera
Date le mie schifosissime skills di geografia, ho dovuto studiarmi tutto il percorso compiuto da Mercuzio su Google Maps >w< Vabbe', lasciamo perdere... 
Attenzione, attenzione! La città di La Bassa è una città fittizia inventata da AlsoSprachVelociraptor, per cui no, non esiste; posso però dirvi che è idealmente collocata vicino a Mantova (credo...).
Be', alla prossima! ^^

 

   
 
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