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Autore: Francesca_H_Martin    29/03/2016    8 recensioni
"Era come se attraverso un singolo sguardo, un breve momento che sembrava però eterno, il ragazzo fosse riuscito a percepire tutto il dolore che Lydia stava sentendo in quell’attimo.
La guardava con una dolcezza indescrivibile.
La mano fredda di Stiles si spostò velocemente dalla tasca già stracolma del suo cappotto e si posò delicatamente sulla guancia di Lydia, provocandole involontariamente un brivido che le percorse tutta la schiena fino ad arrivare a quelle cicatrici sul collo.
—Lydia non sei più sola. Ci sono io con te, non avere paura. —
Quelle dita affusolate continuavano ad accarezzarla come se fosse un petalo delicato pronto a lasciare il suo fiore."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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UN UNEXPECTED TWIST.


Angolo autrice:
Saalve ragazzi! Finalmente ce l'ho fatta! Volevo chiedervi scusa per l'attesa, ma spero vivamente che questa sarà ripagata. Perchè? Perchè penso sia il capitolo più bello che ho scritto, è il mio preferito...forse per un motivo particolare ahahahah Ovviamente perchè io AMO Stiles e Lydia(si era capito, credo xD), ma anche perchè...bè...mi è capitata una cosa del genere. Non so se ve l'ho detto ma questa storia si basa su una storia real, sulla mia. Ok dopo questa mi vado a nascondere e... che dire, buona lettura! **
PS: la parte iniziale non è un sogno ma un RICORDO di Lydia, ho immaginato che questa scena è davvero avvenuta durante la quarta stagione(sarebbe stato bella vederla, secondo me**). Ok, non vi disturbo più <3





Il campanello di casa Martin stava suonando ininterrottamente già da un po’ ormai.

Lydia era stesa su quel divano color dei suoi occhi, che, in quel preciso momento, erano arrossati e troppo stanchi. Li aveva sforzati fin troppo per vedere un film , di quelli romantici, proprio come piacevano a lei.
I suoi capelli sciolti, che le cadevano sulle spalle come una cascata di ricci color biondo fragola e quel vestitino primverile dotato di una fantasia floreale, la rendevano più bella del solito.
Era come se avesse una specie di luce attorno che la avvolgeva in quella notte stellata. Sembrava l’avesse rubata proprio a quei puntini all’apparenza microscopici, in quel cielo blu cobalto.
Almeno era ciò che Stiles pensò appena la vide quando gli aprì la porta, nonostante quella specie di smorfia sulle sue labbra carnose e la fronte corrucciata per un motivo che il ragazzo già immaginava.
—Stiles è la quinta volta che vieni qui. La mia risposta è sempre no! — gli disse abbassando lo sguardo e cercando di chiudere la porta color mogano. Stiles fece appena in tempo, riuscendo a bloccarla con un piede.
—Lydia, questa volta non sono venuto per lo stesso motivo delle altre. Visto che sei in alto sulla deadpool…Be’, io…Preferisco che tu non rimanga sola a casa. — Stiles iniziò a fissare la punta delle sue scarpe; un rossore improvviso si manifestò sulle sue guance mentre si grattava la nuca per smorzare l’imbarazzo. Era sempre stato un gesto che faceva in due casi: o quando veniva assalito dalla timidezza e dalla rabbia, come se il suo corpo non riuscisse a trattenerle e quindi dovesse prendersela con qualcosa(in questo caso i suoi poveri e sempre arruffati capelli), stile pallina antristess, o per aggiustarseli e basta, visto che sembrava sempre che uno tzunami l’avesse colpito e scaraventato a destra e manca, guardandoli. In quel momento, Stiles rientrava decisamente nel primo caso.
—Nathalie non tornerà fino a lunedì, quindi…Mi sono equipaggiato. — Con uno di quei suoi movimenti scoordinati e cercando di non cadere su quelle sue cianfusaglie che si trovavano sparpagliate, proprio dietro l’enorme pilastro del portico di quella casa, prese un materassino sgonfio e altri zainetti neri stile “mission impossible” e con un sorriso che andava da un orecchio all’altro le si avvicinò, barcollando.
—Stiles fai attenzione! — Lydia lo disse quasi urlando. Stiles le ammiccò e con fare fiero, iniziò a camminare.
La ragazza dai capelli biondo fragola si chiese come mai, con tutta quella roba in mano, Stiles non fosse ancora inciampato. Quel mucchio di oggetti che aveva tra le braccia tra poco gli coprivano anche il volto, offuscandogli così la visuale. I timori della ragazza si avverarono quasi, quando, cercando di passare attraverso la porta, qualcosa si bloccò, non permettendogli di proseguire.
Lydia ricordò quella volta in cui, al suo compleanno, Stiles se ne stava lì come un idiota, nella stessa identica posizione, con un pacco enorme in mano.
Cosa voleva fare? Sfidare le leggi della fisica, forse?
Era ovvio che quel regalo non sarebbe mai passato, solo lui non lo capiva.
Era così fiero e felice di averglielo fatto che tutto il resto non contava. Forse quella volta avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto smontare le sue convinzioni e i suoi sforzi; vedere la sua espressione, però, le fece cambiare idea.
Lui ci credeva davvero. Quella determinazione, oltre a farla sorridere, la colpiva e meravigliava.
Infatti, Stiles ci riuscì.
Era davvero difficile che quel ragazzo buffo accettasse un “no” come risposta.
L’aveva capito abbondantemente anche dai suoi  continui tentativi di “abbordaggio”, che, almeno da quando erano diventati amici, si erano mutati in qualcosa di raro e velato. In qualcosa di più maturo. In qualcosa di diverso che, nonostante avesse negato più volte a se stessa, le facevano immenso piacere.
Lydia scacciò via quei pensieri, scuotendo vorticosamente la testa, poi sorrise, avvicinandosi ancora di più al ragazzo.
Solo quando vide che cosa davvero stava intralciando il suo cammino, come un camion gigante piazzato al centro della strada proprio quando uno va di fretta, si coprì gli occhi con una mano, sbuffando esasperata. Quel suono sembrò quasi un segno di arresa.
—Che cosa ci fai con questa mazza da baseball, dimensione XXL? — Lydia incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.
Quell’affare era davvero ENORME.
—L’ho trovata in offerta su ebay, non potevo non comprarla! — Il suo sguardo si illuminò improvvisamente; sembrava uno di quei nerd brufolosi ossessionati con quegli aggeggi da saghe alla “Signore degli anelli”, tranne per il fatto che Stiles non era un ragazzino brufoloso.
—Forse hanno dimenticato di scrivere “non adatto alla portata dei mortali: l’uso è esclusivamente vietato a coloro che non sono giganti, troll o licantropi dotati di una super forza.
Lydia alzò leggermente gli angoli della bocca mentre Stiles imprecava a bassa voce.
—Spiritosa Lydia, davvero spiritosa. — Stiles assunse la tipica espressione che gli compariva ogni volta che sentiva qualcuno fare una battuta divertente, che non fosse lui.
Occhi leggermente socchiusi, bocca dischiusa, sopracciglia più alte del normale.
Ogni volta che la faceva, Lydia tratteneva una risata.
 —Ok, ora ti aiuto Stiles. Insieme ce la  possiamo fare. — Stiles la guardò. Non capiva se lo stesse prendendo in giro o se stesse parlando seriamente.
A quanto pare, stava parlando seriamente. Cercò di prendere quella lunga mazza da baseball di legno dal cumulo di oggetti e tutto ciò che poteva e riusciva a raccogliere.
Una volta fatto entrarono in casa, chiudendo la porta alle spalle e gettando tutto su quel pavimento scivoloso e brillante.
—Ecco fatto— disse la ragazza, sbattendo le mani in segno di disfatta.
Stiles si guardò attorno. Nonostante non entrasse in quella casa da tanto ormai, tutto era rimasto esattamente come lo ricordava.
Quella pila di libri sulla fisica, chimica e tutte quelle altre materie che aveva paura solo a pronunciare,-quelle che a Lydia piacevano tanto- lì, su quella libreria bianca, gli causavano sempre brividi di freddo.
Quando porse l’attenzione poi sul televisore, notò che l’immagine era bloccata su due persone che si stavano baciando.
Guardò di sottecchi Lydia, la quale appena si voltò di nuovo verso lui, sorrise. Le guance di Stiles si colorarono di un rosso appena visibile.
—Si, prima che tu mi disturbassi, stavo guardando un film d’amore. — Lydia risorrise mentre Stiles era partito con la fantasia.
Perché al posto di quella ragazza c’era lei, con le sue perfette labbra? Perché non Malia? Perché poi, il ragazzo era lui?
No Stiles.
Non di nuovo.
—Stiles sei ancora qui? — La ragazza lo riportò alla realtà, stringendo il suo braccio con quella minuscola mano.
Al sol contatto, brividi gli percorsero tutta la schiena.Quegli occhi verdi, ora posati su di lui, gli facevano ancora quell’effetto. Era come se riuscissero a parlargli. Osservandoli anche solo per un attimo, gli avevano trasmesso sempre quel calore che svaniva però soltanto solo quando si addormentava. L’effetto durava tanto.
E’ vero ciò che si dice. La felicità è fatta di attimi. Di piccoli momenti. Guardare anche solo per un frazione di secondo i suoi occhi, era decisamente quello che preferiva.
Lydia lo stava ancora fissando. Il cuore di Stiles batteva forte, troppo forte.
—Ehm…Di…Di che parla questo film? — fu l’unica cosa che in quella situazione gli venne in mente di dire.
—Bè…la trama principale è che, due migliori amici, dopo tanto tempo e dopo vari problemi e vicessitudini, si accorgono di amarsi.
Stiles non emise fiato. Il cuore gli batteva forte, le mani erano diventate sudaticce e appiccicose.
—Ah…bella trama. Penso che questa sia la mia preferita, dopo ovviamente quella dei cartoni animati e dei film di fantascienza, come se non bastasse già la mia bizzarra realtà.
Lydia sorrise, spostando quella mano dal braccio del ragazzo al suo fianco.
—In ogni film di questo genere, i migliori amici finiscono sempre con l’innamorarsi. Hanno sempre un lietofine, nonostante il percorso frastagliato.E’ questa la cosa che amo di più.
Lydia rialzò gli angoli della bocca. A Stiles parve per un attimo, senza un perché, che stesse parlando di loro.
Scosse la testa per levare quella malsana e impossibile idea che si stava radicando sempre di più nella sua mente e ricambiò il sorriso, cercando di sembrare normale il più possibile.
—Già. Certo, come no.
—Ti va di finire di guardare il film, insieme a me? E no, non dirò a nessuno che sembravi una femminuccia mentre piangevi, guardandolo.
—Io sono un ragazzo tutto d’un pezzo, Lydia Martin. Niente del genere mi farà piangere.
 
 
 
Dopo mezz’ora, Stiles era steso su quel lettino gonfibile(che aveva gonfiato prima di premere play, perdendo quasi un polmone), con le lacrime che gli scendevano a mo’ di cascata.
Lydia lo guardava divertita. Stiles era davvero troppo prevedibile.
—Lydia, io… non sto piangendo, mi è solo entrato qualcosa nell’occhio.
Certo, e ora Lydia Martin, la ragazza più intelligente che conoscesse, avrebbe sicuro creduto a quella stupidaggine, vero? Avrebbe potuto inventare qualsiasi altra cosa, ma non quella-pensò.
—Si Stiles, e pigreco non ha infinite cifre.
Lydia e le sue battute da secchiona. Perché quelle battute però la rendevano ancora più bella e interessante ai suoi occhi?
—Ok, ora basta prendermi in giro. Io dormo Lydia, buonanotte.
Lydia si domandò per un attimo se Stiles se la fosse davvero presa, visto che si era girato immediatamente di spalle, poi gli rispose dolcemente.
Vederlo così, accovacciato e indifeso, con quelle gambe che gli penzolavano da quel materassino perché di gran lunga più lunghe, le fece quasi tenerezza.
—Ehi Stiles…stai dormendo?
—Si. E anche profondamente.
Lydia sorrise, nascondendosi sotto la coperta.
—Visto che sono una persona buona e  generosa, solo per stanotte ti permetto di dormire con me, sul divano.—.
A Stiles tremò l’occhio destro.
Dormire accanto a Lydia? Forse era stato il suo più grande sogno di sempre. Senza forse, lo era davvero.
Si era sempre domandato che cosa avesse provato se, in un’altra vita e in un’altra dimensione, fosse davvero successo. La sensazione che stava provando in quel momento era simile a quella che si prova per quei sogni che sembrano fin troppo reali. Solo che quello non era un sogno. Era reale, stava davvero accadendo.
—Io…Io…ok, arrivo. Questo materassino è troppo corto. Non lo ricordavo per niente così.
—Forse perché l’ultima volta che l’hai usato avevi 10 anni, vista la polvere.
—In realtà ne avevo 9.
Lydia si coprì la faccia con le mani, esasperata.
Stiles si alzò dal materassino e cautamente si avvicinò al divano. Il suo cuore cedette di un battito quando, con la grazia e la leggiadria di una farfalla(si,era davvero Stiles) cercò di posizionarsi senza ferire Lydia. Il suo petto ora era contro la sua piccola schiena che si alzava e si abbassava delicatamente, come a ritmo di una musica soave. Da quella vicinanza ristretta riusciva a sentire il profumo di vaniglia dei suoi capelli biondo fragola e quei piccoli piedi gelati che si muovevano sotto le coperte, toccando con le punte delle dita i suoi.
Sentiva un buco allo stomaco che non gli permetteva di respirare. Le sue braccia, compresse e accartocciate per non darle il benchè minimo fastidio, gli causavano una fitta di dolore.
—Stiles…puoi anche abbracciarmi, magari stai più comodo.
Lydia si meravigliò delle sue stesse parole. Appena il ragazzo la circondò con il suo braccio, ponendo la mano sulla sua, schiacciata sul suo petto, provò una sensazione strana. Una specie di ansia improvvisa, ma allo stesso tempo di pace e tranquillità.
Entrambi chiusero gli occhi.
In quel silenzio, l’unica cosa che si sentivano erano i battiti accelerati dei loro cuori.
—Stiles…— Lydia mormorò il suo nome quasi in modo impercettibile.
—Che c’è? Ti  sto schiacciando forse? Ti  faccio male? Mi devo togliere?
Ogni volta che era nervoso, biascicava milioni di parole.
—Stiles!
Stiles smise di parlare.
—Anche questa volta sei venuto per dirmi di non farlo, vero?
—Fare cosa?
—Lo sai cosa.
—Intendi baciare qualsiasi sconosciuto, con un’alta probabilità di mischiarti qualche infezione, per una stupida asta dei baci decisa da uno stupido consiglio studentesco?... No.
—Stiles…—
Stiles nonostante non potesse vederla, immaginò precisamente la sua espressione di disappunto.
—Ok, forse… Per quello, o magari per il tuo squisito caffè.
Stiles e Lydia sorrisero nello stesso momento.
—Certo che non ti arrendi mai, vero?
—Mi arrendo solo quando penso non ne valga più la pena.
Lydia strinse ancora di più la mano di Stiles, creando così ancora più brividi lungo la schiena già frastagliata del ragazzo.
Lei ne valeva la pena.
Finalmente si addormentarono, lasciandosi cullare da quel dolce calore e  da quei battiti accelerati.
 
 
 
 
 
 
 
 Conoscete quella sensazione di dolore così forte che sembri quasi che il cuore vi rotoli via dal petto da un momento all’altro? Quella straziante agonia che non vi permette di respirare, di vedere, di sentire, di capire?
Lydia la stava provando proprio in quel momento, per la prima volta. Le era così estranea che, anche se solo per un attimo, si era domandata se si sentisse così perché non aveva cenato o forse perché aveva bevuto tutto quel caffè che gentilmente Stiles le aveva portato in camera.
Stiles. Lo stesso ragazzo che stava ancora baciando quella ragazza sconosciuta.
Lydia si vergognò al sol pensiero di aver espresso(anzi urlato), nella sua testa, giudizi poco carini nei riguardi di una persona che, in fin dei conti,  neanche conosceva. Era una cosa più forte di lei, però.
Stiles avrà provato quest’orrenda sensazione migliaia di volte. Ora toccava a lei. La legge del contrappasso era un qualcosa che odiava profondamente.
Senza neanche accorgersene, senza neanche capire come fosse arrivata di nuovo lì, vicino quel muretto dove poco prima aveva parlato con Danny e Malia, poggiò lentamente la schiena nuda per quel meraviglioso vestito che aveva scelto con cura per stupire ancora di più Stiles e senza espressione in volto si lasciò scivolare fino a toccare quel freddo pavimento.
I suoi occhi era come se si trovassero in una di quelle camere oscure piene di foto appese su quei fili, foto che avrebbe voluto tanto stracciare con tutta la forza e la rabbia che stava provando in quel momento.
Era come se quelle immagini si ripetessero velocemente nella sua testa, tormentandola. Quel buio che la circondava si era impadronito anche del suo cuore, troppo scalfito anche solo per emettere un battito. Aveva perso tutta la sua forza e la vitalità che fino a poco prima lo avevano fatto esplodere in un milione di fuochi d’artificio.
“Lydia…Stai bene?”
Alzò il viso e si trovò circondata da tutti i suoi amici, tranne Kira che era già in camera a dormire e un altro: quello che desiderava di più in quel momento accanto a lei. Stiles.
Vide il viso di Scott contorto dal dolore, proprio come il suo. Sembrava quasi che tutto quello che stava provando la ragazza dai capelli biondo fragola, lo stesse sentendo anche lui.
Le tese una mano e dolcemente la aiutò ad alzarsi, sforzandosi di sorridere.
—Lydia…—
Non ne valgo più la pena. Non ne valgo più la pena. — La ragazza dagli occhi verde foglia ripeteva questa frase come se fosse assente, fissando il vuoto. Quello sguardo ormai  era come se avesse risucchiato tutta la luce di cui risplendeva, lasciando spazio alla tristezza.
—Lydia… non è così. Tu questo lo sai. —
Le parole di Malia le sembrarono così ovattate e distanti, come se si trovasse intrappolata in una campana di vetro che le toglieva anche il respiro.
Tutti conoscevano i suoi sentimenti per Stiles, anche se aveva cercato di nasconderli al meglio. D’altronde come si fa a camuffare una cosa del genere? Come si fa a non sorridere solo perché si trova al tuo fianco, come si fa ad ordinare al cuore di non battere così forte quando ti sfiora o semplicemente ti guarda?
Impossibile. Neanche lei ci sarebbe riuscita. Lei, la maestra nell’usare sempre la testa al posto del cuore.
Stiles le aveva insegnato ad usare più il cuore, ed ecco il risultato-pensò.
Facendo questo, però, l’aveva migliorata, lo sapeva. Stiles l’aveva salvata.
L’unico ragazzo che l’aveva sempre salvata, ora la stava facendo affogare in uno dei più profondi abissi.
Che cosa assurda.
Amare un ragazzino logorroico, idiota, ipocondriaco, esagerato, folle, buffo, ridicolo…ma il suo ragazzino.
Amare? L’aveva davvero detto, anche se solo nella sua testa ora così confusa?
Si tirò su con l’aiuto dell’amico e neanche lo fece che Stiles già le si avvicinò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
—Allora, vi state divertendo? — Stiles si poggiò con il gomito sul muro, rivolgendo lo sguardo sognante su Lydia.
—Non quanto te, direi. — Lydia cercò di dire quelle parole con il tono più normale di questo mondo, non rendendosi conto che era un tantino alterato.
Stiles si grattò la nuca, spostandosi quei capelli ribelli dagli occhi.
—Perché non ti stai divertendo, Lydia? Che c’è che non va? —
—Niente, me ne vado in camera….Se volete scusarmi. — Lydia si allontanò da tutti, sparendo velocemente dietro quella porta di legno della terrazza.
—Che aveva? —
Scott e gli altri lo guardarono in un modo strano. Avevano tutti la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Stiles si domandò perché mai lo stessero fissando così.
Amico, se non l’hai capito…sei un idiota. Tutti l’hanno capito ormai. A quanto pare solo tu no. —Scott si coprì il viso con una mano.
—Capire che cosa, Scott? —
—Che Lydia è innamorata di te. — Stiles iniziò a ridere. Solo quando vide la faccia seria dell’amico, capì che non era uno scherzo.
—Certo, e io sono Cameron Diaz. E’ una cosa alquanto impossibile. —
—Non te lo direi, se non fosse al cento per cento vero. Ti avviso Stiles, se non fai niente per lei, ora, io ti ammazzo. Ho creato anche il nome per la vostra coppia. Stydia, e io sono il primo fan. Chiamami pure capitan stydia. — Scott sorrise.
—Io invece sono il secondo. Abbiamo un accordo io e Scott. — Danny si avvicinò a Scott e porse il braccio attorno al collo dell’altro. —Appena diventerete canon, ci ubriacheremo e festeggeremo come non mai. —
—Eh? Cosa? —Intervenne Stiles con un’espressione da ebete.
—Ti facevo più esperto visto che non fai altro che guardare telefilm e film. — Stiles guardò Danny in malo modo, mentre Scott, inarcando un sopracciglio, ricominciò a parlare.
—Non è questo il punto. Il punto è… che cosa aspetti? —
 
 
Lydia era stesa su quel letto, cercando dsperatamente di dormire, purtroppo senza successo. Una parte di lei stava aspettando che quel ragazzo dagli occhi color miele rientrasse da quella porta, anche solo per potergli stare vicino, nonostante tutto, nonostante la situazione.
Stava fissando quella porta ormai da troppo tempo, o almeno, a lei era sembrata un’eternità.
Il  cuore le batteva ancora a mille. Il battito aumentò ancora di più quando sentì il rumore della maniglia che si stava muovendo. Istintivamente(o per paura) chiuse gli occhi, fingendo di dormire. Era Stiles, ne era certa. Lo sentiva.
Stiles si era fiondato in camera sua come un forsennato, ma era troppo tardi. Lydia dormiva beatamente(o almeno, così credeva), con quel suo pigiama azzurro cielo e quella coperta che le copriva tutte le sue meravigliose forme. Era bellissima. Quei capelli disordinati che coprivano tutto il cuscino, come se fossero i raggi e quest’ultimo il sole, la rendevano perfetta ai suoi occhi.
Quella ragazza, Lydia, una dea scesa in Terra, con la bellezza e l’intelligenza più grande di qualsiasi altro essere umano di questo pianeta, era innamorata di lui, Stiles Stilinski. Che cosa strana e improbabile. Che cosa assurda. Che cosa folle.
Non riusciva a crederci. Milioni di parole gli passavano per la testa, facendogliela girare vorticosamente.
Guardandola così indifesa e piccina, su quel letto inferiore del letto a castello, dove sopra stava dormendo Kira, gli fece battere il cuore ancora di più, sempre se possibile.
Lydia Martin amava Stiles Stilinski.
Stiles Stilinski amava Lydia Martin.
Il suo sogno era divenuto realtà.
Si sentì stupido. Stupido per aver baciato quella sconosciuta che non significava niente, con Lydia al suo fianco. Stupido per non essersi reso conto prima di tutto. Stupido.
Senza fare il benchè minimo rumore, le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
Lydia sentiva una leggera sensazione di calore alla gamba destra. Il  cuore sembrava le stesse per scoppiare da un momento all’altro. Con quel poco che poteva intravedere, avendo le palpebre quasi del tutto chiuse, riuscì a cogliere l’immagine di lui che stava chiudendo gli occhi.
Li chiuse completamente di riflesso anche lei.
Che stava facendo?
Lydia sentiva le mani che le tremavano, il cuore ormai martellava troppo forte per essere ancora viva. Forse era davvero morta. Forse stava sognando.
Quando sentì una ventata calda sul viso, capì che non era così. Il fiato di Stiles sulle labbra e sul collo le causarono brividi lungo la schiena.
Era troppo vicino, fin troppo vicino.
Quel silenzio era rotto continuamente solo dal rumore accelerato dei loro battiti e dal respiro affannato di entrambi.
Le loro labbra erano una ad un centimetro dall’altra. Il naso di Stiles aveva toccato la punta gelida di quello della ragazza dai capelli biondo fragola, riscardandola. Si sentivano in paradiso.
Stiles…stava per baciarla.
Le loro labbra si stavano per sfiorare una seconda volta.
Le loro bocche stavano per…
Per allontanarsi.
Stiles improvvisamente si allontanò dal suo viso, impaurito.
Perché mai? Perché?!
Perché un occhio le era tremato, facendo capire a lui che stava fingendo di dormire, ecco perché. Forse lui aveva paura di affrontare il dopo, forse preferiva stesse dormendo, forse si era accorto che non stava dormendo, forse… Troppi forse.
Troppo dolore.
Questi pensieri occuparono tutta la  mente di Lydia.
Il ragazzo, spostandosì velocemente, colpì di tutta forza con la testa il letto superiore, dove dormiva Kira, svegliandola per l’assordante rumore.
—Una bombaaa! Si salvi chi può—
—Sono solo io Kira, torna a dormire. —disse Stiles mentre si massaggiava la testa per il forte dolore.
Lydia finalmente aprì gli  occhi. Stiles smise di massaggiarsi la testa e la guardò con un misto di tristezza e delusione.
—Che…che è successo Stiles? —
Perché non mi hai baciata? Perché ti sei allontanato?
—Niente. Torna a dormire. —
Perché hai fatto finta di dormire? Perché non hai il coraggio di dirmi la verità?
 
 
 
   
 
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