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Autore: MartyFire    31/03/2016    2 recensioni
Questa storia racconta di come Roy e Riza scopriranno che il loro rapporto va oltre al rispetto e al semplice affetto, infatti scopriranno di amarsi. La storia incomincia da dove gli episodi di Fullmetal Alchemist Brotherhood finiscono.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dobbiamo visionare ancora un ultimo cantiere e per oggi avremo finito Generale” disse Miles.
Roy tirò un sospiro di sollievo. Nonostante all’inizio la consapevolezza di non dover passare la sua intera giornata in ufficio lo avesse rallegrato, ora non era tanto convinto fosse meno faticoso: era tutto il giorno che camminavano da un cantiere all’altro, dove poi lui aveva dovuto prendere visione del progetto di lavoro e verificare che tutto stesse andando per il verso giusto. In molte occasioni aveva dovuto ricorrere all’alchimia per sistemare alcuni particolari degli edifici o delle tubature in costruzione.
Quando furono a pochi passi dal cantiere E7 sentirono delle urla di avvertimento seguite dal rumore di un crollo che gli fece raggiungere gli operai correndo.
“Colonnello Miles!” richiamò l’attenzione, con voce rauca a causa della polvere, un operaio.
“Cos’è successo?” chiese velocemente Miles.
“Non sappiamo come, ma all’improvviso una parte della nuova casa è crollata…” rispose trafelato l’uomo, che prima di essere nuovamente interrotto continuò spiegando il motivo della sua agitazione “…ora il problema più grave è che tre nostri compagni sono rimasti intrappolati sotto le macerie!” finì guardando poi Miles con preoccupazione.
“Muoviamoci, chiama i tuoi compagni, dobbiamo…” iniziò il Colonnello venendo però interrotto.
“Stai tranquillo Miles, ce ne occuperemo noi” disse Roy avviandosi serio verso le macerie, seguito a ruota dai suoi due subordinati.
“Capitano tieniti pronta a ricevere i feriti, io e Havoc andremo a tirare fuori quegli uomini” ordinò l’alchimista di fuoco mentre univa le mani formando un cerchio alchemico. Visto che aveva usato la pietra filosofale per riavere la vista, poteva ancora utilizzare l’alchimia senza il bisogno di cerchi alchemici scritti.
Dopo che ebbe appoggiato i palmi sul terreno, delle enormi mani fatte di terra si innalzarono, sollevando tutte le macerie sotto lo sguardo sbalordito di Miles e degli operai.
“Presto Havoc, non c’è tempo da perdere” disse velocemente Roy correndo all’interno del passaggio che aveva creato.
 
Una manciata di minuti dopo Havoc uscì insieme a due operai: uno camminava tranquillamente da solo tenendosi al petto il braccio destro, mentre l’altro zoppicava sorretto dal Tenente.
“Dov’è il Generale?” chiese Riza mentre iniziava a prendersi cura dei due uomini.
“Sta cercando il terzo operaio” disse semplicemente Havoc sedendosi su una pietra, rivolgendo poi lo sguardo verso le macerie proprio come Riza.
“Allontanatevi!” gridò la voce di Roy dall’interno del buio passaggio.
Quando Riza comprese il comando si accorse che le mani di terra avevano iniziato a creparsi e dando un’occhiata alla figura di Roy che ora si scorgeva in lontananza capì anche un’altra cosa: non sarebbe riuscito ad uscire in tempo. Si alzò in piedi e fece per corrergli incontro, ma una mano l’afferrò saldamente per il polso.
“Dobbiamo allontanarci Capitano!” le disse Havoc prima di trascinarla via con lui.
In quel momento le macerie crollarono di nuovo alzando un polverone. Riza era rimasta pietrificata e solo la voce di Miles che dava degli ordini la riscosse.
“Tenente andiamo a dare una mano anche noi” disse a Jean avviandosi, quando il rumore di assi che si rompevano attirò l’attenzione di tutti verso un punto preciso del cumulo enorme davanti ai loro occhi.
“Siamo qui” disse la voce di Roy seguita da qualche colpo di tosse dovuto alla polvere.
Roy emerse dalle macerie tenendo sulla schiena il terzo operaio svenuto. Si erano salvati all’ultimo: un secondo prima del crollo il moro era riuscito a trasmutare delle assi vicino a lui in una specie di cupola che li aveva protetti.
“Generale sta bene?” chiese Riza quando finalmente riuscì a raggiungerlo.
Quell’uomo era davvero incredibile, prima o poi le avrebbe provocato un attacco di cuore.
“Si, credo di non avere nulla di rotto” le rispose sorridendo.
Riza dandogli una veloce occhiata vide che tutto il corpo di Roy era ricoperto di tagli e abrasioni, oltre a moltissimi lividi che si stavano creando un po’ ovunque.
Avrà usato il suo corpo come ulteriore scudo per proteggere quell’uomo” pensò esasperata sorridendogli.
L’operaio, infatti, aveva solo un brutto livido sulla nuca dovuto al crollo originale della struttura, che gli aveva fatto perdere i sensi.
 
Intanto a poca distanza dal cantiere, nascosto dentro un edificio da poco ultimato, un paio di occhi rossi li osservava. Una leggera vibrazione sul fianco riscosse l’ombra, che prese in mano la radio.
“Comandante Kanso, com’è andata?” chiese sussurrando una voce dall’altro capo.
“Non male. Alla fine era solo un primo esperimento. Rientro alla base.” Rispose coinciso l’uomo nascosto, per poi chiudere la chiamata e svanire avvolto da un turbine di sabbia.
 
“Generale, credo le rimarrà una piccola cicatrice qui” disse Riza allontanandosi dal volto di Roy.
“Una cicatrice sul viso?!” urlò lui alzandosi in piedi.
“ Stia tranquillo è minuscola” gli rispose lei sorridendo lievemente per la sua reazione esagerata.
“Ripeto: una cicatrice sul viso” ribadì, scandendo bene le parole, Roy prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.
“Generale, ha una minuscola cicatrice di non più di 2cm sul sopracciglio sinistro…” gli disse Riza sospirando, per poi abbassare la voce prima di aggiungere “…inoltre, se devo essere sincera, credo che le doni” concluse mentre si allontanava di un passo, in modo che le braccia di lui la lasciassero.
Roy rimase momentaneamente spiazzato dalla sua schiettezza e le voltò le spalle sentendo del calore sulle guance: era arrossito. Roy Mustang era arrossito; non ricordava l’ultima volta che gli fosse successo. Prima che potesse riprendersi, Miles lo raggiunse.
“Tutto a posto Generale?” gli chiese tranquillamente.
“Si si, tutto a posto MIles” rispose Roy passandosi le mani sul volto.
“Ehi Generale” lo chiamò Havoc avvicinandosi con le mani in tasca e una sigaretta spenta in bocca.
Una vena pulsò sulla tempia di Roy a quella vista, ma prima che potesse riprenderlo sui suoi modi di rivolgersi al suo superiore, lui riprese a parlare.
“Cosa pensa di fare con questo macello? Ora questo cantiere è molto indietro rispetto alla tabella di marcia” osservò Havoc guardandosi attorno.
Infatti, insieme all’edificio caduto sugli operai, ne erano caduti altri due e alcuni erano rimasti danneggiati.
“Colonnello Miles, rimanderemo le scartoffie a domani, oggi daremo una mano a questi uomini” disse Roy sorridendo e rimboccandosi le maniche della camicia completamente rovinata.
Detto questo, vennero organizzate tre squadre: una capitanata da Miles che si sarebbe occupata degli edifici danneggiati, mentre le altre due capitanate rispettivamente da Havoc e da Riza, si sarebbero occupate dei due edifici crollati; per quanto riguardava il terzo edificio se ne sarebbe occupato Roy da solo. Quando ormai divenne troppo buio, si decise di finire di lavorare per quel giorno. Gli operai si avviarono verso i dormitori a loro adibiti, mentre Roy e gli altri si avviarono all’edificio principale.
“Havoc ci vediamo domani qui alle 07:50 e preparati ad una bella tirata d’orecchi” disse Roy salutando allegramente il suo sottoposto, per poi avviarsi con gli altri due verso la sua abitazione.
Jean si avviò verso camera sua scosso da brividi di paura.
“Generale, posso chiederle una cosa?” domandò Miles lungo la strada.
Roy annuì silenziosamente, guardandolo poi incuriosito.
“Come mai non ha usato l’alchimia per ricostruire l’edificio?” gli domandò alla fine.
Infatti, dopo all’incirca un’ora senza far nulla, Roy si era messo a lavorare come un comune operaio.
“Vedi Miles, credo che dopo tutto quello che abbiamo fatto ad Ishval durante la guerra, usare l’alchimia sia una scorciatoia troppo comoda. Preferisco ricostruire la città un pezzo alla volta. Non mi dispiacerebbe dare una mano ogni tanto, credi che sia possibile?” rispose sinceramente Roy.
“Capisco Generale. Per quanto riguarda la sua richiesta, non vedo perché no. Ovviamente nelle ore libere.” disse Miles mentre raggiungevano l’abitazione dei due soldati.
“Ovviamente” ripeté automaticamente Roy, anche se non molto convinto.
Doveva aver fatto un’espressione contrariata perché Riza stava sorridendo lievemente. Il Colonnello li salutò per poi avvisarsi verso la propria abitazione.
 
“Che giornata” disse Roy buttandosi sul divano, mentre Riza chiudeva la porta d’entrata.
“Roy sei tutto sporco, alzati di lì” lo rimproverò avviandosi verso la cucina.
Lui si alzò dal divano per raggiungerla.
“Abbi pietà per un povero lavoratore” disse sconsolato Roy mentre si sedeva su una sedia del piccolo tavolo in cucina.
Riza si girò verso di lui incrociando le braccia.
“Ora spiegami il motivo per cui hai voluto lavorare da solo” gli disse guardandolo attentamente come se volesse trovare la risposta nei suoi occhi.
“Come sempre non ti sfugge nulla” rispose Roy sospirando e stravaccandosi sulla sedia prima di sorriderle.
Ricambiando il sorriso, Riza si mise a preparare dei semplici panini per cena, mentre aspettava che lui iniziasse a parlare.
“Quando stavo cercando il terzo uomo, ho notato che in alcuni punti del terreno, c’erano i segni di un’alchimia recente” iniziò lui, interrompendosi solo per accettare il panino che Riza gli stava offrendo. “Il fatto è che sono più che certo che non fossero dovuti al mio intervento, perché erano in punti diversi a dove avevo applicato la mia alchimia. Così, visto che mentre soccorrevo l’operaio non ho avuto molto tempo, volevo osservare i segni con più calma; senza nessuno tra i piedi” concluse dando un primo morso al panino.
Per qualche istante nessuno dei due parlò, ma quel silenzio durò ben poco.
“Il crollo non è stato accidentale” disse rapidamente Riza guardandolo preoccupata.
“No, non lo è stato” confermò Roy cupamente ricambiando lo sguardo.


  
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