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Autore: queenjane    01/04/2016    1 recensioni
La storia di una donna coraggiosa e del suo viaggio nella vita, amori e lotte e personaggi.. Un'epoca suntuosa e perduta, dalla Francia degli ultimi re passando per le terre del Grande Nord, ecco Catherine e la sua storia.. Chiamata dragone,amore, lady Morgan e beloved
immortal..molte vite in una.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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La ragazza osservò le fiamme che guizzavano, il profumo delle bucce di arancia che vi aveva gettato permeava l’aria.
Quella era la gran sera, doveva essere pronta, sollecita, ma non impaziente, inaccessibile, come una dea, se voleva, una predica della signora madre, Isabel, impagabile stratega.

Vi era sempre da darle retta, imparando da lei, giunta dalla Spagna a inizio secolo,il 1700 era appena iniziato,in un giorno remoto.
Il padre della formidabile Isabel era imparentato col marchese Castel del Rios, che aveva recato a Filippo, duca d’Angiò, la novella che Carlo II di Spagna, morendo, aveva nominato Lui,nipote  del Roi Soleil, erede del trono di Spagna e delle sue immense colonie, le ricche e feconde terre d'oltremare.
Dopo vi era stata la guerra di successione spagnola, ma il padre di Isabel si era ritagliato un posto a Versailles, dietro al marchese-messaggero, lasciando la regione di provenienza, Granada.
La sua ottava figlia, Isabel, era graziosa fin da bambina e poteva aiutare suo padre nel gioco delle alleanze, così, invece che destinarla alla clausura come le sorelle sopravvissute, l’aveva collocata a Saint Cyr, per affinare le sue maniere e poi trovarle un buon partito, che non chiedesse una dote esagerata, come tutte le allieve di quel collegio, aperto da Madame Maintenon, che si sussurrava fosse la seconda e morganatica moglie del Re Sole. 
Buon pretendente che si accontentasse delle illustri ascendenze e parentele, erano, appunto, imparentati alla lontana con il cardinale Albornoz, cancelliere di un Papa nel XIV secolo,e molti Grandi di Spagna.
Infine, Isabel poteva vantare un incarnato chiaro e puro, in netto contrasto con gli occhi ed i capelli scuri, impeccabili maniere e buon senso.
Benemerenze di cui si era invaghito il conte Maurice de Saint- Evit.
La grazia spiritosa e l’abilità nei mot de esprit erano valsi un posto come dama di compagnia di Adelaide di Savoia, duchessa di Borgogna,madre di Luigi XV,
Isabel aveva generato figli su figli, di cui otto, ovvero cinque maschi e tre femmine, erano approdati all’età adulta.
La ragazza era, invece, arrivata a sorpresa nel 1723, nel mese di agosto, anno peraltro prolifico, chè, nel giorno di Capodanno, anche a Nicolas d’Alençon, amico del conte Maurice, militare come lui della Guardia Reale Francese, era giunto il dono e la grazia di un maschio.
L’idea di farli sposare Gabrielle non sapeva a chi fosse venuta, tranne che quella sera sarebbe stato annunciato il fidanzamento, essendo entrambi scampati alle malattie ed ai pericoli dell’infanzia, lei sopravvivendo anche alla sua indecorosa vivacità.
Il nome del ragazzo era Regnier.
 
 
 
 
Da tempo immemore i d'Alençon detenevano la carica di comandante delle guardia reale francese, titolo che passava di padre in figlio, una lunga tradizione.
Avevano dato prova di sé sotto i Capeto, i Valois e i Borboni, in ogni guerra dichiarata dai cristiniassimi Re di Francia, vigilando, inoltre sulla loro sacra ed inviolabile persona. Tra i simboli araldici annoveravano un leone rampante et le lys. Le loro origini erano nel dodicesimo secolo, venivano dalla regione dell’Artois, prendendo parte alle due  crociate  di San Luigi, altri avevano combattuto sotto Luigi XII, partecipato al corteo nuziale di Anna di Bretagna. Avevano trionfato a Marignano, accanto a Francesco I, seguendolo poi nella prigione spagnola, dopo lo smacco di Pavia del 1525….Enrico II, Francesco II, Carlo IX ed, infine, Enrico IV di Navarra, le Vert Galant, il primo Borbone regnante.
Nicolas si era rifugiato nella storia di famiglia, riflettendo sul disastro che sarebbe successo se sua moglie Claude non gli avesse dato un figlio maschio legittimo che passasse l’infanzia.
Regnier era arrivato quando non ci contavano più.
 
Le tenute confinavano e le fughe perenni dai loro sorveglianti, frustata più, frustata meno, non importava, avevano rafforzato i loro giochi e le loro strategie.
Gabrielle era un tornado, l’esatto contrario di quello che ci si aspettava da una fanciulla, si arrampicava sugli alberi, le gonne a brandelli, intrepida, lo assecondava in tutto …o no? Entrambi figli unici, non potevano certo abbassarsi a giocare con i bambini del popolo, lui era unico che non aveva fratelli o sorelle, lei perché nata quando gli altri erano ormai cresciuti.
Plaudiva quando infilzava una rana ed una lucertola, lo paragonava d uno dei cavalieri di re Artù, le gambe leggere da Atalanta che lo battevano nella corsa..


-Le altre bambine ricamano, obbediscono ma tu…

-Io sono come sono, tanto anche se le prendo …continuo. Abituati, che se non mi busco qualche accidenti, mi dovrai sposare.

-GABRIELLE

-Come se tu non li sentissi i discorsi, eh. Per te è un buon affare, riunirai delle terre e credo che avrò una buona dote, i nostri padri sono amici-

-Sì, è un buon affare-

-Potrebbe non esserlo avere me come moglie-
-Potrei sempre picchiarti ed importi l’obbedienza-

Del resto, era nel diritto di un marito, di un padre farlo, così era l’uso e nessuno eccepiva nulla. Tranne che con Gabrielle era una battaglia persa in partenza, più la tenevano a freno più si ribellava.L’avevano messa in convento, ma era evasa, rifugiandosi nel cesto della biancheria, e poi scappando a casa sua -lo scandalo era stato sedato, tranne che nessuno la voleva e a quel punto Isabel la teneva a palazzo Saint-Evit, quella ribelle, una testa di legno, alternando frustate e digiuni. A quello rimediava Regnier, portandole del pane, sgraffignato a caso, mentre lei mangiava le bacche.



Non per sempre, questo no, la bambina dagli occhi di fumo quella volta lo guardava in modo fermo e diretto.- I miei cinque fratelli sono stati valletti di camera del re e gli anciens, con le nuove reclute, ci vanno pesanti, le iniziazioni sono…rudi.
-Io sono il figlio del comandante delle guardie reali, mi hanno ammesso in anticipo, a otto anni, non a dodici..un’eccezione gloriosa.
-Se lo dici tu, signor generale....-
-Ora perché usi il titolo di mio padre?
-Perché un giorno sarà il tuo, mio caro, scommettiamo? Sarai il più grande di tutti. Tempo fa ti ho detto che preferisco leggere ed è vero, tranne che  è meglio stare con te. Quindi, prima cominci, prima finisci.
- Va bene, ma tu non scappare più principessa, non sempre potrò venire a riprenderti ...(Ho amato tua madre da sempre e per sempre, Catherine, tu le somigliavi così tanto che dopo stavo male solo a fissarti)
-Io, una principessa? Semmai cabeza de cabra, testa di capra, in spagnolo, come dice mia madre.
-Testarda, questo sì, tranne che…
Anche tattica, quella volta, la ragazzina, dando prova di un insperato genio tattico, una volta sgusciata dal cesto di biancheria, con gli spicci che aveva dietro, aveva rimediato un passaggio da Saint-Cyr a casa sua. Avevano comprato il silenzio, appunto, tranne che, a suo modo Gabrielle era stata coerente, lo aveva detto che voleva stare a casa, ed era tornata, prendendosi poi una ripassata con i fiocchi, tanto da svenire. A quel punto, Isabel era inorridita, aveva deciso che sarebbe rimasta, tanto, conoscendola., sarebbe fuggita alla prima, ammesso e non concesso che un convento od un collegio la riprendesse.
-Bonne chance, generale, e alla prossima.
-Oui, però credimi, prima o poi smetterai di essere così terribile…

Lo aveva avvisato, tranne che era dura. Con i suoi compagni, ad otto anni era alto come un ragazzo di dodici, assisteva al lever del Roi, che era poi scortato alla messa, oppure rischiarava il cammino al ritorno dalla caccia o porgeva le regali pantofole, al momento del coucher, compiti non gravosi, ma era onerosa l’iniziazione, gli anciens avevano mani pesanti e bastoni duri, tutto doveva essere perfetto e rigoroso, anticipando anche i loro desideri.
Alloggiavano in Rue de l’Orangerie, la mattina, prima del lever delle undici imparavano a cavalcare come “titani”-Gabrille conosceva la mitologia meglio di un precettore. Nelle giornate ove non erano di turno, imparavano la matematica, il tedesco, il latino, la scherma e l’uso delle armi, compiendo anche esercizi atletici. Vi erano zuffe e duelli, disapprovati in via ufficiale, tollerati de facto, erano parte della vita di un futuro ufficiale dell’esercito.
Quattro anni dopo, era stato assegnato alla grande scuderia reale, le regole erano meno severe e avevano diverse ore di libertà giornaliere.

-Un altro occhio nero, eh?-
Ogni tanto si incrociavano, la ragazzina era cresciuta (strano ma vero), si dedicava al noblesse oblige, visitando i poveri, la sua cameriera personale al seguito, oppure con Isabel, che le aveva concesso un angolo del parco per coltivare le erbe officinali- meglio le rose, pure quella era la minore stramberia della ragazza, anche nei conventi vi erano i giardini di piante officinali.

Un gruppo selezionato di paggi, in fredde e lucide albe ove anche i suoni degli ottoni erano nitidi e secchi, accompagnava il re nelle sue cacce, la giacca adorna di ricche passamanerie d’oro che variavano in base all’animale da stanare.  Porgevano i fucili carichi a Louis XV, riprendendoli dopo l’uso, al che l’arquebusier li ricaricava.
Finito e distribuita la selvaggina, banchettavano con la loro parte e champagne.
Studio, armi, caccia, giochi d’azzardo a carte e dadi, accompagnati da tintinnare di bicchieri e bracciali, abbracci furtivi, adesso aveva quattordici anni, pure se da un pezzo gli venivano lanciati sguardi concupiscenti. Era alto e dimostrava più dei suoi anni, un ragazzo che rivestiva con ambili corazze i suoi pensieri e le sue paure, impagabile nei baisemain di rigore e nel raccontare petit riens con acume ed ironia.



Anche Gabrielle era cresciuta, migliorando appena, secondo sua madre, detestava il ricamo, disegnava con i piedi, era stonata e suonava male la spinetta, bene che tacesse spesso, quel suo carattere metteva i brividi.  L’aveva frustata, tenuta chiusa nella sua camera, fatta digiunare –altri rimedi non ne aveva o, forse, si era un poco ammorbidita, anche se le scocciava ammetterlo. Le aveva insegnato lo spagnolo e, al contrario dei suoi fratelli, le era piaciuto. Caritatevole, prendeva sul serio il precetto del noblesse oblige..Forse forse non era così irrecuperabile, se quella volta era scappata, aveva detto, dopo un pezzo, era perché preferiva sua madre e casa sua alle suore e Isabel, in segreto, ne era stata contenta.

Comunque, il matrimonio sarebbe stato celebrato, Nicolas raccontava che suo figlio, tra una lettura e l’altra dei trattati  di Vauban, il grande stratega, e dei cicli di re Artù, mostrava inclinazione per le brune-lo avrebbe accontentato, dopo averlo spedito a quattordici anni e pochi mesi nell’esercito, con la carica di capitano, pronto al battesimo delle armi nelle terre di Polonia.
 
-Eccoti qui-Aveva avuto il biglietto ed era al laghetto al confine delle due proprietà, ove avevano raccolto le more il giorno di San Michele, giocato, tirato  i sassi o parlato.
– Sei scapolo, figlio unico e ti mandano alla guerra. Che dire?-
Aveva scosso le spalle, se li trovavano altro che scandalo. Il guerriero e l’amazzone.
Era alta, per essere una ragazzina, anche se lui la superava di un palmo abbondante, i lineamenti armoniosi e la figura sottile.
–Tenez, ti ho ricamato un  fazzoletto-ironizzò lei-Apprezza lo sforzo, con i gigli di Francia, se non il risultato -Sapevano entrambi che era negata e detestava quegli ammennicoli
-Quando torno ti sposo, lo sai-
- E? quello che vuoi od è quello che ci ordinano?-
Un bacio, leggero e delicato, solo con lei l’indicibile non esisteva, nessuno scandalo, nessuna onta, era al di là di quello- il ragazzo non voleva che fosse come suggeriva la principessa Palatina, che i matrimoni sono come la morte, impossibile sfuggirvi di un’ora od un giorno
.- Comunque, prima parti, prima torni, io ti aspetto. Au revoir.
 
 
Il ragazzo aveva sperimentato solitudini indicibili,  il freddo gelava le ossa, le foreste fitte e senza sole, il fango  che entrava in ogni pertugio, la tensione, gli uomini feriti, l’attesa di combattere.

Fu nel ’37 che conobbe il marchese don Juan dei Fuentes y la Cueva, signore di Moguer y Ahumada, conte di Sierra Morena, di anni ventotto, signore di un vasto feudo sui Pirenei e padre di un figlio maschio, Xavier, che vide la luce nei giorni d’ambra di quell’autunno polacco.
Xavier, che un giorno avrei sposato ..
Ci saremmo odiati e amati senza misura..
 
 
 
-Questa ragazza,Gabrielle, invece di mettere su qualche curva, cresce di altezza…quasi uno e settanta..fortuna che lui è uno e ottantotto-
-Andrebbe bene anche al contrario, porta una bella dote, il casato si rafforza….

Una sposa di maggio, ecco chi era, tra un commento e l'altro sulle sue scarse curve, l'altezza fuori misura e uno svenimento e l'altro delle sarte.

 
Mia madre, Gabrielle, teneva un diario, vari quaderni, che ho poi recuperato, riletti poi nella distanza amara, per capire e trovare tracce di un uomo che amava la vita, sopravisse alla perdita pagando un prezzo immane, amandola, pur se tra nobili non usava, poi odiandola con pari intensità,  per il suo abbandono.
 
 
-Io …prendo voi Gabrielle Marie de Saint Evitcome mia sposa, secondo la dottrina di Santa Romana Chiesa, da questo giorno in avanti, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia, e prometto di amarvi ed onorarvi tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi-
infilandole l’anello, scintillio policromo di gioielli e candele, incenso, si sposavano nella cappella reale di Versailles, un sommo onore, nel glorioso mese di maggio 1738. Anche Gabrielle formulò le sue promesse, passarono sotto una pioggia di petali, un sorriso obliquo, un’altra solitudine.
Dopo il banchetto, venne preparata lei per prima accompagnata dalla madre e dalle sorelle (chiudi gli occhi e fai tutto quello che ti dice, mi raccomando, queste furono le istruzioni, gli raccontò poi), lui poco dopo, scortato dal padre ed altri, battute scurrili, il mondo doveva vedere che Monsieur le comte d’Alençon divideva il letto con la figlia di Saint-Evit, strana, bella e selvatica…
Erano giovani, così giovani da rasentare immortalità e perfezione, seta e fumo, oltre la superficie, solo l’oblio e la morte potevano sconfiggerli
 
 
Luois nacque nel mese di aprile 1739, undici mesi dopo le nozze.

Nel ’40, morto l’imperatore Carlo VI di Asburgo, il trono passò a sua figlia Maria Teresa, in base alla Prammatica Sanzione.
Da copione, scoppiarono le ostilità. Austria e Inghilterra contro Francia e Prussia et alia. Regnier ripartì, destinazione Fiandre, diventando colonnello a nemmeno vent’anni, la contessa Gabrielle non commentava, era la moglie di un soldato e fine.Rimasta di nuovo in attesa, il 28 gennaio 1742 partorì una bambina, che chiamò Catherine, in greco Katros, pura.  In onore della principessa che in Alessandria vinse un gruppo di sapienti pagani con il solo ausilio della sua mirabile sapienza. O la santa italiana che convinse papi e imperatori con la sua eloquenza. Lo stesso nome ebbe la regina di Cipro, la Cornaro che nell’esilio si circondava di musici e letterati. O  la regina nera, la Medici reggente che, per gli inetti figli minori, commissionò la strage di San Bartolomeo, con lei non si sapeva mai quale fosse il confine tra Vennero aggiunti Isabel e Claude, in onore di madre e suocera, Regnier le regalò una parure,quella bambina ero io..
 
   
 
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