Anime & Manga > Durarara!!
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Autore: neverenough    01/04/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Note importanti:
Mi scuso in primis se posto a quest’ora. Ho avuto una giornata piena oggi e mi sono ritirata tardi.
Durarara!! è finalmente finito e adesso sappiamo come sono andate le cose. Volendo potrei modificare la storia e adeguarla al finale dell’anime, giacché sono ancora in tempo. Tuttavia non riuscirò mai a far combaciare questa storia come un sequel di quello che succede dopo ketsu.
Quindi il finale da cui parte la storia è diverso da quello dell’anime (o della novel, che dannazione devo trovare il tempo di leggere). E questo è ciò che volevo dirvi.
Grazie per le recensioni che mi avete fatto e per chi segue (anche se in silenzio, lo so che ci siete, io posso vedervi °w°).
Buona lettura!


Capitolo 5


Izaya aveva il fiato corto e il cuore batteva a mille. Si era appoggiato al muro nel tentativo di riprendere fiato. Shizu-chan era diventato veramente agile nel corso degli anni, e adesso era in grado di competere con le capacità di parkour del moro. Tuttavia era una persona che non adorava tirarle per le lunghe: più cercava di prenderlo, più faceva mosse azzardate, più perdeva tempo e più Izaya riusciva ad aumentare le distanze. Era il gioco del gatto e del topo, e lo divertiva da matti vedere come Shizu-chan quasi si spaccava la schiena mentre sradicava pali e alzava distributori automatici (anche se rompersi la schiena non rientrava nel vocabolario del biondo da anni). Aveva un che di affascinante vedere il sorriso sadico dipinto sul suo viso, per essere sostituito dopo qualche ora da una smorfia contratta di fatica. Adorava il modo in cui urlava il suo odio per le strade di Ikebukuro, mostrando la propria natura. Adorava il modo in cui tentava di ucciderlo. All’inizio pensava che fosse perfino creativo, ma dopo tanti anni era diventato un qualcosa di monotono.
Izaya era un masochista e ne era consapevole. Quante volte si era spinto ai limiti con quel mostro, danzando con la morte e riuscendo sempre e comunque a sfuggirle? Era sicuro che un giorno quel suo ballo sarebbe terminato nel peggiore dei modi, e vedeva quel momento con terrore. Un giorno Shizu-chan lo avrebbe ammazzato per davvero, e solo allora Izaya avrebbe visto la vetta della vittoria. Certo, la morte lo avrebbe raggiunto prima di poter realmente festeggiare, ma questo non gli importava.
Immerso nei propri pensieri e con un sorriso a espandergli il volto, Izaya ci mise qualche secondo a registrare un rumore provenire dalla parte opposta in cui stava guardando. E quando si voltò di scatto, riconobbe facilmente un uomo di cui gli sfuggiva momentaneamente il nome. Era stato un suo cliente qualche mese prima, e diverse volte avevano parlato di svariate cose. Era un tipo strano, con pensieri fuori dal comune che incuriosivano Izaya. Ma non era passato molto prima che vi perdesse interesse e allungasse sempre più le distanze. – Toshiro Kuromo-san, che sorpresa vederla qui – disse Izaya, sfilando la mano dalla tasca e avvicinandosi all’uomo. Questi sorrideva, e i suoi occhi sembravano guardare qualcosa che il moro non vedeva. Sembravano rivolti a qualcosa più grande di lui, che nessun altro poteva vedere.
– Orihara Izaya. Stavo cercando proprio lei – fu la risposta, sussurrata mentre il moro si fermava e l’uomo accorciava le distanze.
– Ha il mio numero. Se le serve qualcosa può tranquillamente chiamare.
– Non sono i tuoi servigi di cui ho bisogno. – Fu la risposta. Con un movimento lento, l’uomo puntò quella che sembra una pistola elettrica a lungo raggio su Izaya.
Arretrò, sentendo del sudore freddo colargli lungo il collo. Tuttavia sorrise in modo affabile, senza lasciare che la propria ansia fosse visibile da fuori. – E allora cosa cerca da me? E soprattutto a cosa serve quella pistola?
L’uomo sorrise. – Devo ferire una persona.
– Cioè? – Izaya arretrò, cercando una qualche via di fuga. Quell’uomo era pazzo e sapeva il fatto suo.
– È una persona che, quando è nominata, automaticamente spunta anche il tuo nome – spiegò tranquillo. Poco dopo, una forte scossa invase il corpo di Izaya, che crollò a terra in preda ai fremiti, incapace di controllare i propri muscoli. La vista diventava sempre più offuscata, e persino respirare gli era difficile e faticoso. L’uomo si abbassò su di lui, senza smettere di sorridere. – Ti dice niente Heiwajima Shizuo?

Shizuo ha lo sguardo rivolto a terra mentre cammina a passo lento per le strade di Ikebukuro. Tom ha decretato la fine della settimana lavorativa giusto mezz’ora prima, e ha invitato Shizuo a fermarsi con lui a mangiare un boccone in un ristorante nelle vicinanze. Benché nell’ultimo periodo il biondo sia più propenso a restare da solo e rintanarsi nei propri pensieri, accetta di buon grado. La compagnia di Tom lo aiuta a svuotare la mente con i discorsi più vari ed è l’unico con cui si sente a proprio agio anche quando è di pessimo umore. E di umore pessimo lo è ormai da settimane. La cosa è dovuta a diversi fattori, anche se sono tutti collegati inesorabilmente a un’unica persona.
Scacciando via i propri pensieri, Shizuo segue il proprio senpai delle superiori nel ristorante dove mangeranno, quando si sente prendere per un braccio. Voltandosi, si trova di fronte a un tizio dall’aria minacciosa con un vestito elegante di un bianco appassito, accompagnato da una camicia nera. Non porta alcuna cravatta, e quel particolare lo aiuta a ricordare chi è. Si ferma per un secondo in bilico sulla porta. L’uomo sembra più vecchio di quanto in realtà non è, e quella fronte perennemente corrugata non aiuta il suo aspetto. Alle sue spalle ci sono due tizi alti e robusti che danno l’aria di essere dei bodyguard come il biondo.
– Heiwajima-kun, le dispiace se mi unisco a lei e al suo amico? – chiede quando dalle spalle di Shizuo spunta Tom, incuriosito dal suo blocco.
– Shiki-san! – esclama Tom. – Che piacere vederla! Se vuole unirsi faccia pure! Noi abbiamo giusto intenzione di cenare.
– Devo solo scambiare due parole con Heiwajima-kun. – Così si ritrovarono tutti e tre allo stesso tavolo, un po’ isolato dalla clientela su richiesta di Shiki.
– Allora? Di cosa voleva parlarmi? – chiede Shizuo, cercando di mantenere a freno la propria ansia. Non gli ispira fiducia, Shiki.
– Si tratta del tizio che ha portato Orihara-kun al coma – risponde l’interessato, incrociando le mani sul tavolo mentre osserva Shizuo. Questi si congela sul posto, come scosso da un vento artico. Non ha più visto quell’uomo dalla prima e unica conversazione che hanno avuto. Sapeva grazie a Shinra che un suo vecchio amico della yakuza si stava prendendo cura di lui, e oltre questo non gli era interessato più niente sulla sorte di Kuromo (questo è il suo nome, adesso lo ricorda). – Ho parlato a lungo con lui, e oltre ad aver appurato che ha le rotelle completamente fuori posto, ho scoperto che è un sadico e che vedere Izaya soffrire lo divertiva particolarmente. Ho cercato di capire perché l’ha torturato sino a portarlo in fin di vita, ed è uscito un nome.
Shizuo è ghiacciato sulla sedia e del sudore gli imperla la fronte. In qualche assurdo modo conosce già quel nome, e non vuole sentirlo. Le parole dell’uomo, quelle che Izaya stesso ha detto in tempi passati e che Kuromo ha poi riferito a Shizuo e Celty, gli ronzano nella mente.
– E quel nome – continua Shiki, riportandolo alla realtà – è il tuo. Heiwajima Shizuo.
Il biondo poggia i gomiti sul tavolo e incrocia le dita delle mani davanti agli occhi, scontrando momentaneamente la fronte su di esse e sperando di scomparire. Dove l’ha già incontrato Kuromo? Perché sembra avere un che di familiare, sebbene sia un perfetto sconosciuto?
– Non capisco, – interviene Tom – cosa centra Shizuo?
Shiki guarda per un momento il più giovane a quel tavolo, aspettando che lui stesso risponda alla domanda. E così Shizuo apre bocca: – Quando abbiamo trovato Izaya, ho interrogato Kuromo con Celty. Ha detto che la pulce non era il suo obiettivo. L’ha portato in fin di vita solo perché voleva colpire un’altra persona. Colpire e distruggere la sua psicologia significa uccidere in maniera lenta e dolorosa, più di quanto potrebbe fare la morte. Deteriora internamente e non esiste via d’uscita. Lui ha detto così.
Shiki stringe le labbra, confermando che quanto ha detto Shizuo è vero e che anche lui lo sa. Tom non trattiene il suo stupore. – Ma sicuri che sei tu la persona che voleva colpire? – chiede. – E perché utilizzare Izaya per abbattere te? Non ha senso! Tu lo odi sin dal primo giorno! Hai sempre voluto ammazzarlo!
– Tom-san, credo che Heiwajima-kun abbia una visione distorta della parola odio. – Sposta lo sguardo sul biondo. – Quante volte potevi ammazzarlo per davvero e non l’hai fatto?
Shizuo stringe i denti, continuando a nascondere gli occhi dietro le proprie mani. – L’obiettivo di Izaya era quello di farmi diventare un mostro. Se lo avessi davvero ucciso con le mie mani, gli avrei dato ragione. L’ho capito recentemente grazie a Shinra.
Tom non fiata più e, per qualche minuto, restano in silenzio. La cameriera arriva, poggiando dei piatti fumanti davanti a Tom e Shizuo. – Bene – dice Shiki alzandosi dal proprio posto. – Questo è tutto quello che avevo da dire. Non sono interessato a sapere perché Kuromo ce l’abbia con te, Heiwajima-kun. Pensavo solo che dovessi saperlo. Se vuoi scambiare due parole con quel tizio, dì a Celty-san di portarti da me. – E dopo aver salutato, Shiki si allontana dal locale.

Shizuo odia la birra. Odia il suo sapore, il suo colore, la sua schiuma. Non gli è mai piaciuta, e in questo momento si sta chiedendo perché ne stringe una lattina nella mano destra, seduto sul davanzale della finestra più grande della sua casa mentre guarda la strada deserta. La tranquillità gli è sempre piaciuta ed è per questo motivo che, quando ha cercato casa per la prima volta, ha cercato solo case un po’ più distanti dalla città, in quartieri tranquilli. Anche se in verità il quartiere dove abita è tranquillo solo perché malfamato. Non poche volte ha visto sconosciuti spacciare droga o fare risse. Tuttavia, grazie alla propria fama, nessuno gli ha mai dato fastidio. Anzi, si può quasi dire che dal suo arrivo persino i vicini hanno iniziato ad avere un po’ di tregua. All’inizio è stato molto difficile, poiché ha dovuto educare personalmente quegli sconosciuti per allontanarli, ma anche i vicini gli sono grati... sebbene tendano a evitarlo. Tutti tranne una signora anziana con il nipotino, che spesso gli porta un dolce fatto in casa e lo invita a pranzo o a cena, notando quanto tardi rientra alcune sere. È una persona molto gentile, e a Shizuo ricorda molto il calore della propria famiglia. È come avere una nonna adottiva o una zia con dei modi molto gentili. Non ha paura della sua forza, e qualche volta gli ha chiesto aiuto per spostare qualcosa di veramente pesante, sdebitandosi con delle enormi torte di panna e cioccolata (che il biondo adora). Altrettanto tante, sono le volte in cui lo prende in giro, dicendo che ormai ha l’età per trovarsi una bella donna e andarsene da quell’orribile quartiere. Shizuo sorride al pensiero. Anche sua madre glielo dice sempre, affermando che sarebbe ora che le portasse a casa qualche bel nipotino, così che lei possa mettersi l’anima in pace e diventare finalmente nonna. Forse Kasuka sarà il primo a regalarle un nipotino, nonostante la propria carriera da attore. In ogni caso, l’idea di avere un bambino non gli ha ancora sfiorato la mente, e ancor meno l’idea di trovarsi una donna e magari sposarla. Shizuo le vede come una cosa delicata e teme di poter far loro del male anche troppo facilmente. Ciò l’ha convinto a rinunciare la ricerca che, quando ormai stava uscendo dall’adolescenza, si era ritrovato a fare. A essere sinceri, una persona che gli piace a c’è.
Shizuo è talmente immerso nei propri pensieri che sussulta quando il campanello suona. E la sua sorpresa è grande quando vede Vorona, in tenuta da motociclista e con un casco sotto braccio. La saluta con un sorriso, felice di vederla, e lei ricambia nel proprio piccolo. – Non credevo tornassi così presto. Hai trovato le risposte che cercavi? – chiede il biondo, facendole spazio per entrare in casa.
Vorona avanza, fermandosi e aspettando che Shizuo la guidi nella piccola cucina. Si siede al tavolo, mentre osserva il padrone di casa aprire il frigorifero, porle una lattina e sedersi davanti a lei. Lui ne stringe un’altra già aperta. – Ho capito che in Russia non avrei trovato le risposte che cercavo – spiega con tono neutrale e glaciale. Un tono che Shizuo trova familiare e piacevole. In verità gli è mancato. – Ciò di cui ho bisogno si trova qui, a Ikebukuro. Non lo posso trovare da nessun’altra parte.
Il biondo annuisce. – Ovviamente non mi dirai cosa cerchi. Che hai fatto durante questi dieci mesi?
Vorona abbassa lo sguardo, evidentemente a disagio. – Ho cercato le mie risposte. Non le ho trovate. – Shizuo annuisce, sorseggiando la propria birra mentre Vorona fa lo stesso con la propria. – Birra? – chiede poi, e lui annuisce. – Tanaka-san aveva ragione.
Shizuo la guarda, senza capire. – Ragione su cosa?
– Shizuo-senpai è turbato. La birra ne è la conferma.
Il padrone di casa sospira, abbassando gli occhi. – Penso sia normale esserlo.
– Shizuo-senpai, non hai mai visto un cadavere?
Scuote la testa. – Non è questo il problema. Izaya è... ancora vivo. Lui potrebbe farcela e se riesce a uscire dal coma... potrebbe tornare a vivere ma niente sarà più come prima. – Dopo essersi spiegato, Shizuo stringe la lattina tra le mani, sentendola piegarsi. – Da sempre ho voluto uccidere quella dannata pulce. Dal primo giorno che me lo sono trovato davanti, ho provato un odio viscerale che non si è mai estinto. Ho sognato tante volte di poterlo ridurre in fin di vita e farlo crepare con le mie stesse mani. Ma in quel momento...
– Shizuo-senpai è diverso da me – lo blocca Vorona, guardandolo dritto negli occhi. – Shizuo-senpai non sarebbe mai in grado di ammazzare una persona, anche se lo volesse. Ha un’indole buona.
– Non sono come tu dici.
– Il poco controllo della rabbia non fa’ di te una persona cattiva. L’omicidio è un tabù per Shizuo-senpai. Anche se si tratta del miglior nemico.
Shizuo abbassa lo sguardo sul tavolo. Non è sull’orlo del tracollo, ma straordinariamente vorrebbe esserlo. Vorrebbe dare sfogo a tutte le proprie frustrazioni, urlare e piangere, scomparire dal mondo fin quando non sentirà più tutte quelle emozioni contrastanti. Tuttavia è il suo orgoglio da uomo che non gli permette di cedere così facilmente.
Vorona poggia la propria mano su quella del senpai. – Shizuo, vorresti scappare da tutto questo? Andare lontano per un po’ e staccare la spina?
– Sì – risponde Shizuo senza pensarci, prima di abbassare lo sguardo mortificato. – Ma non posso. Ho scoperto che il motivo per cui Izaya è in coma sono io. È a causa di un qualcosa che ho fatto a quel tizio, Kuromo Toshiro. Io... non riesco a ricordare cosa...
– Shizuo-senpai, calmati – lo richiama Vorona. Shizuo si rende conto di aver iniziato a parlare a raffica, di aver stretto talmente forte la lattina da romperla e tagliarsi profondamente il palmo della mano, mentre il liquido restante è tutto sul tavolo.
Si sente disorientato e, meccanicamente, si alza e va a lavarsi la mano nel lavello della cucina. Gratta via le tracce di sangue, peggiorando la ferita ma non sentendo il dolore. E lo vorrebbe provare. Vorrebbe sentire il dolore e condividere tutto ciò che Izaya ha subito per mano di Kuromo e della sua vendetta. La colpa è sua, solo sua. Izaya è in fin di vita, e tutta la colpa è solo e unicamente sua. Se lo avesse ucciso con le proprie mani, forse non si sarebbe sentito in quella maniera. Forse si sarebbe sentito meglio. Forse peggio. Ma che importanza ha adesso? Tanto, pur volendo, non riuscirebbe ad alzare un dito contro la pulce. Non più. Non ne è più in grado. E ciò lo sta facendo impazzire. Possibile che avesse un tale affetto per quel dannato? Possibile che tutto il suo odio, tutto il rancore e tutto il nervosismo siano solo una mera illusione? Che cos’è Izaya? Cos’è? CHE COS’È!?
Vorona gli afferra le mani, bloccando il loro tremolio e il grattare. – Stai peggiorando le cose – dice, iniziando a pulire le sue mani. – Shizuo-senpai, non ti riconosco più. – Le sue mani sono delicate su quelle di Shizuo. – Perché ti senti tanto in colpa per quella persona? Non riesco a capire. Credevo che Shizuo-senpai odiasse Orihara Izaya.
– Lo odio – risponde atono.
– E allora perché?
– Non lo so.


Angolino nonsense

Autrice: Aaaaah non ce la posso fare più con questi pesci d’aprile...
Izaya: Oh? Ne sei stata vittima?
Autrice: Sì... ma c’è una cosa che ancora di più mi ha distrutto per un’intera settimana... Non fraintendermi! Mi aspettavo un finale del genere ma... hanno rovinato per sempre la mia OTP preferita. Non ci sarà mai un poi! (╥_╥)
Izaya: Pesci di aprile... Uhm...
Autrice: Izaya... il fatto che sembra tu stia tramando qualcosa mi preoccupa.
Shizuo: Oh? Sono appena arrivato. È successo qualcosa d’interessante?
Izaya: Shizu-chaaaaan!
Shizuo: Non urlare dannata pulce. E non accollarti, dannazione!
Izaya: Ma Shizu-chan... io... io.. ti...
Shizuo: Che vuoi adesso!?
Izaya: IO TI AMO!
*Freeze*
Shizuo: Eh?
Autrice, Erika Karisawa, tutte le scippatrici(?) di Shizaya: Kyaaaaaaaa∼
Izaya: *Sorride innocentemente* Pesce d’aprile! (。◕‿◕。)
Shizuo: Izayaaaaaaaaaa!
*I due iniziano a correre*
Autrice: È stato bello per un secondo. Anche se avevo già capito tutto.
Erika: Dovrebbero proprio mettersi insieme.
Autrice: Già.
   
 
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