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Autore: Recchan8    02/04/2016    2 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni seguenti Lidia non poté non notare la freddezza e il distacco col quale Michele la trattava. Certamente l'Arcangelo non era mai stato un giovane caloroso e loquace, ma Lidia non aveva mai visto in un essere umano così tanta indifferenza e apatia.
Grazie alle medicine di Vittorio, Lidia era pian piano riuscita a tenere sotto controllo la propria agorafobia; nel mentre, le lezioni di Michele si erano fatte più dure e difficili. L'Arcangelo le insegnò in pochi giorni a combattere usando vari tipi di spade, coltelli da lancio, alabarda, pugnale e, ovviamente, la lama celata. Lidia era contenta, sapeva di aver fatto dei passi da gigante e di essere pronta a dare inizio alla sua missione della vita, ma il comportamento di Michele, ogni volta che tentava di renderlo partecipe della propria gioia, la trascinava in un mare di sconforto.
Il culmine venne raggiunto quando, a una settimana dall'ultimo incontro col medico, l'Arcangelo, con una voce piatta e priva di alcuna emozione, le comunicò la fine del proprio compito da istruttore e del suo stato di Novizia; Lidia era felice, si sentiva realizzata, ma Michele, da quel giorno, non si fece più vedere.

 

 

-”Non sei contenta, Bice?”-.
Paola e Lidia, tenendosi a braccetto, stavano passeggiando per il cortile interno della Rosa Colta. Per festeggiare la “promozione” di Lidia, Paola aveva stappato una bottiglia di ottimo vino rosso toscano. Nonostante lei c'entrasse poco, era orgogliosa dei risultati ottenuti dalla giovane dagli occhi da cerbiatta, quasi come se fosse stata lei stessa a istruirla.
-”...Ovviamente”- rispose Lidia, un sorriso tirato stampato sul volto.
Siamo alle solite”, pensò Paola stringendo le labbra carnose.
Il viso di Lidia poteva anche essere sorridente, ma i suoi occhi verdi stavano manifestando tutt'altra emozione. Le lanciò un'occhiata di rimprovero e la ragazza fece un lieve sospiro. Lidia odiava come Paola riuscisse sempre a capire i suoi veri pensieri e, puntualmente, glielo facesse notare.
-”E' l'Arcangelo, vero?”- si azzardò a domandare la matrona.
Il braccio di Lidia si irrigidì e la ragazza gettò lo sguardo a terra per evitare che Paola vedesse i suoi occhi lucidi. La donna si fermò e posò le sue mani ben curate sulle spalle della giovane Assassina. Si guardò furtivamente attorno e le calò il cappuccio sugli occhi; non voleva che qualche sua cortigiana pettegola la vedesse piangere.
-”Mia cara, ti avevo avvisata”- le disse tristemente. -”Perché non mi hai dato ascolto?”-.
Lidia, senza scomporsi, lasciò che una lacrima silenziosa le scivolasse lungo la guancia. Era un'Assassina, e gli Assassini non potevano permettere alle emozioni di prendere il sopravvento. Forse la condotta di Michele non era così sbagliata come aveva sempre creduto.
-”Ci sono cose che non possono essere decise, Matrona Paola...”- sussurrò.
-”Purtroppo hai ragione”-.
-”...E cose che, invece, lo possono essere”-.
Il tono di voce della ragazza, improvvisamente fermo e deciso, fece aggrottare la fronte alla matrona. Lidia si tolse il cappuccio a becco d'aquila, si asciugò gli occhi e alzò un poco il mento. Paola non riuscì a nascondere quel debole sorriso che le aveva incurvato verso l'alto gli angoli della bocca. Aveva sempre adorato la determinazione di quella ragazza dai capelli color cannella.
-”Matrona Paola, ho intenzione di fare luce sul passato di Michele”- proclamò.
-”E' un abisso molto profondo e pericoloso, mia cara; come pensi di calarti al suo interno?”-.
Lidia sorrise e nei suoi occhi verdi passò un lampo di risolutezza.
-”Non mi ci calerò. Mi ci butterò con un Salto della Fede”-.

 

 

Lidia ne era quasi certa: l'unica persona che poteva essere in grado di fornire le risposte alle sue domande era Vittorio. Michele era cambiato dopo aver parlato in privato con lui; doveva per forza essere successo qualcosa.
Lidia fece il suo ingresso nella bottega, e nonostante il medico indossasse la sua caratteristica maschera, capì che non era molto contento di vederla: il suo corpo si era irrigidito non appena l'aveva vista entrare e i suoi movimenti si erano fatti più lenti e cauti. Era stato Alfonso a insegnarle a fare caso al linguaggio del corpo. Vide Vittorio mettere sotto il bancone il registro che stava sfogliando e incrociare le dita sul tavolo.
-”Buon pomeriggio, madonna”- la salutò chinando lievemente il capo. -”In cosa posso esservi utile? Avete bisogno di una dose in più dei vostri calmanti?”-.
-”In verità necessito solamente che voi rispondiate a qualche mia domanda”- disse Lidia avvicinandosi al bancone e appoggiandovi una mano inguantata.
Lo sguardo di Vittorio si posò sulla mano della ragazza per poi salire lungo il braccio e piantarsi sul suo viso nascosto dal cappuccio a becco d'aquila. Il medico non impiegò molto tempo a capire quale fosse l'argomento sul quale Lidia volesse delle risposte.
-”Madonna”- iniziò con voce pacata. -”Mi state forse chiedendo di venir meno al segreto professionale?”-.
-”Esattamente”- rispose Lidia sinceramente. -”Da quando il mio compagno ha parlato con voi, sette giorni fa, è cambiato. Io ho la sensazione che abbiate parlato di qualcosa che riguarda il suo passato”-.
-”Se parlerò mi ucciderà”- disse Vittorio dopo qualche secondo di silenzio. Ricordava ancora la sensazione della fredda lama celata di Michele puntata contro il proprio collo, ed era un'esperienza che non teneva a ripetere. La giovane sembrava molto determinata nel suo intento ma non intenzionata a ricorrere alle minacce.
-”Avete ragione, non lo sono”- disse Lidia sorprendendo il medico. -”Non ho alcuna intenzione di minacciarvi o di ferirvi; vorrei solo che mi parlaste di Michele”-.
Vittorio ringraziò il cielo che il suo viso fosse nascosto dalla maschera dal becco adunco, altrimenti Lidia avrebbe visto chiaramente l'indecisione stampata sul suo volto. Era la prima volta in sei anni che qualcuno sembrava veramente determinato ad aiutare Michele Adimari. Vittorio si era sempre chiesto per quale motivo nessuno avesse mai voluto scavare nel suo passato; forse quella ragazza era l'unica a essere riuscita a intravedere una breccia nelle mura che circondavano l'Arcangelo.
Lentamente, la mano di Vittorio scivolò sotto il bancone e prese il registro. Dopo qualche attimo di esitazione lo consegnò a Lidia.
-”Qualcuno dovrà pur salvarlo dai suoi demoni”- disse stringendosi nelle spalle. -”Vi chiedo di prestare attenzione a ciò che sto per raccontarvi, perché non ripeterò una sola parola...”-.

 

 



NOTE DELL'AUTRICE
Eh... Scusate se c'ho messo tanto ad aggiornare, ma, come ho scritto nell'ultimo capitolo pubblicato di "Defeat me", le mie due fanfiction su JoJo della serie "Deep Memories" mi avevano completamente assorbita, talmente tanto da non avere più ispirazione per le altre storie >w< Non preoccupatevi, nessuna delle mie storie è interrotta. Le aggiornerò tutte, con calma, ma le aggiornerò :>
Come penso abbiate intuito, nel prossimo capitolo scopriremo (finalmente) il passato dell'Arcangelo >:)
Alla prossima! ^^ (E scusate ancora ><)

 

   
 
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