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Autore: MinexLaggante    02/04/2016    1 recensioni
I viaggiatori di universi sono una specie rara al giorno d'oggi. Seguiremo le avventure di uno di questi, Zenith, nelle sue peregrinazioni tra mondi al di là dell'immaginazione. In questo viaggio, Zenith si ritrova in un mondo popolato da persone di eccezionale valore e strane creature: Valoran, la League of Legends!
Genere: Avventura, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fui avvolto da un estremo calore, che subito si trasformò in un turbinio di rumori bizzarri e vibrazioni sconnesse, per poi cessare dopo pochi secondi; quando riaprii gli occhi, ero nella Landa degli Evocatori, rimasta immutata dalla mia ultima visita, circondato dai miei insoliti compagni.

Fwoooosh... fwooosh... mi senti?

-Forte e chiaro.

Ok! Uhm... Se non sbaglio, dovresti prendere la Lama di Doran dal negozio, oltre a due pozioni.

Chiesi questi oggetti al negoziante, che dopo aver frugato brevemente nelle casse dietro di lui mi diede due boccette piccolissime contenenti un liquido rosso scuro e una piastrella quadrata con incisa l'immagine di una spada; al contatto con la mia mano, la pietra si dissolse in pochi secondi.

-Signor Zenith. Non pensavo di rivederla tanto presto.

-Oh, ehm, salve.

Caitlyn mi guardò con i suoi occhi indagatori. -Non ci ha messo molto a recuperare la sua spada, vedo.

-Beh, non è che avessi cose più importanti da fare...

-Sarebbe stato un peccato che un nuovo campione se ne andasse così presto per un motivo tanto banale. Comunque- disse agitando il fucile verso la sua destra -Ora sarebbe meglio andare.

-Già, già, certo...

Caitlyn si allontanò, e io mi diressi verso la corsia superiore. Quando raggiunsi la prima torre, sentii una voce gracchiante provenire dalla foresta.

-Ehi tu! Dove credi di andare? Mi serve una mano qui!

-Ehm... Sylia? Che devo fare?

Come che devi fare? Devi aiutare Fiddlesticks! Ha bisogno di una mano per uccidere il Gromp!

Non sapevo chi fossero né Fiddlesticks né il Gromp, ma andai comunque verso la direzione da cui proveniva la voce.

-Dove vai? Qui!

Mi voltai verso sinistra e vidi lo spaventapasseri di prima, intento a fissare attraverso le due fessure luminescenti che aveva al posto degli occhi un fungo violaceo, basso e largo.

-Ehm... tu sei Fiddlesticks?

-Certo, certo. Ma ora avvicinati, presto!

Fiddlesticks si alzò in piedi ed estrasse un falcetto, mentre da un cespuglio lì appresso saltò fuori una rana che si mise a sedere sul cappello del fungo; la rana inghiottì il fungo per intero, e istantaneamente crebbe a dismisura, lasciando il posto a una grande creatura grassoccia e marroncina con una gola smisurata.

-Dai! Attaccalo!

Un po' titubante, estrassi la spada e lanciai un fulmine verso l'enorme rospo, il quale, accusato il colpo, rispose sputandomi addosso una sostanza verdastra. Intanto Fiddlesticks, agitando il falcetto come un direttore d'orchestra, evocò dal nulla dei grossi corvi neri e gracchianti che si avventarono sul mostro, lacerandone la carne; dopo pochi secondi, il Gromp crollò a terra morto.

-Ah... ben fatto. Ora però vai nella tua corsia. Ci rivedremo... presto. Eheheheh...

Lo spaventapasseri si allontanò nella nebbia, saltellando sulle sue scheletriche gambe di legno. Era a dir poco inquietante, ma in modo particolare, era come se ogni suo gesto e ogni sua parola fossero spinti da una morbosa e maligna curiosità; da un certo punto di vista, era molto simile a Thresh, ma molto meno sofisticato.

Mi scrollai subito da questi pensieri, giacché non avevo tempo per queste cose; accompagnato dai minion, andai subito verso la seconda torre, dove ad aspettarmi c'era il mio avversario. Una ragazza atletica, all'incirca della mia età, dai corti capelli bianchi mi scrutava da dietro la fila di minion con sguardo serio e determinato; indossava quella che una volta doveva essere una divisa da battaglia, stracciata in diversi punti e riparata più volte, su cui si trovavano ancora il guanto destro e lo spallaccio sinistro di un'imponente armatura e brandiva un pezzo di metallo che doveva appartenere a una spada.

-Ehm, salve!- salutai.

La ragazza non rispose e anzi distolse lo sguardo.

-Ok, quindi sei quel tipo di avversario... Sylia, sai dirmi qualcosa?

Uhm, lei è Riven, e... viene da Noxus...

-Intendevo qualcosa riguardo alle sue tecniche.

Ehm... prende a spadate la gente..? A essere onesta, non ne so molto...

-Grazie tante...

Ehi, sto facendo del mio meglio! Pensa ai minion, piuttosto!

-Hai finito?- disse Riven mentre tagliava in due un minion.

-C-certo, certo. Ora a noi due..!

Sfoderai la spada e colpii velocemente il minion più vicino, che scomparve in una polvere azzurra; nel mentre, Riven ne aveva già uccisi altri due e stava per colpirne un terzo, quando mi accorsi che si era esposta posizionandosi troppo in avanti; ne approfittai e cercai di colpirla con un fendente orizzontale, ma lei lo schivò con un rapido scatto lasciando dietro di sé una scia di energia verde per poi lanciarsi contro di me con una spallata, gettandomi a terra. Mi aveva colpito in pieno petto con il suo spallaccio metallico; non riuscivo a respirare, né tantomeno a rialzarmi. Riven non perse tempo e sollevò l'arma per finirmi, ma quando la lama toccò terra io ero qualche metro più in là, al sicuro sotto la torre.

Ripresi lentamente il fiato e mi risollevai da terra.

-Whew... grazie...

Sta' più attento! Non posso salvarti così per sempre; Flash ha bisogno di almeno altri cinque minuti per ricaricarsi.

Sollevai il pollice. -Ok... grazie del suggerimento.

Nel frattempo, la mia avversaria mi fissava con i suoi occhi color nocciola, ma non riuscii a capire se l'espressione che aveva in volto era di disprezzo o di ilarità.

-Che stai facendo? Non è un gioco.

-E va bene, il primo round è tuo. Ora tocca a me!

Mi sentii stranamente determinato a non dargliela vinta. Lanciai un fulmine dalla spada, che Riven scansò facilmente per poi gettarsi di nuovo contro di me; per tutta risposta, afferrai uno dei miei minion e glielo tirai addosso per frenare la sua corsa; se ne sbarazzò facilmente, ma intanto io avevo già preparata nella mano sinistra una Lancia del Fulmine: la sua visuale era stata impedita dalla mia inusuale mossa e non ebbe il tempo di evitare la saetta.

Soddisfatto della mia astuzia, comparve sul mio viso un sorrisetto odioso, ma sapevo bene che l'avevo soltanto ferita; anzi, nel suo volto mezzo ustionato si era acceso un fuoco e una determinazione indescrivibili, una sensazione che sentivo in parte mia, mista a una sconcertante brama di sangue, cosa che trovai parecchio strana e fuori dal mio carattere.

Mentre eravamo impegnati in questo acceso conflitto di sguardi, sentii l'aria muoversi sopra di me, assieme a un rumore simile a un battito d'ali; un'ombra possente si librò in aria e scese in picchiata, atterrando alla mia destra. La creatura aveva di umano la forma, e nulla più; le sue ali dalla forma di stendardo brillavano incandescenti, così come il suo sguardo sanguigno e feroce; la sua spada, che colava incessantemente di sangue, sembrava la spina dorsale di un qualche strano mostro che respirasse ancora. Eppure, vedendo quel demone non provai paura, ma un bruciore come di una furia primitiva, bestiale, una smania incontrollabile di battaglia, che mi spingeva a far scorrere il sangue del demone e di Riven.

L'essere non parlò, ma si scagliò verso di me con un ruggito ferale; preso da quella stessa strana ebbrezza, feci altrettanto. In quel momento, la mia visione si offuscò, mentre la mia mente veniva completamente invasa dalla rabbia; attaccavo alla cieca, senza finezza, ma con una forza che non era mia. Mi ripresi solo quando sentii le parole di Sylia riecheggiare nella testa.

Zenith! ZENITH! Ti prego, riprenditi!

Sentii un forte colpo alla testa, come se avessi tirato una testata su una roccia, ma ciò mi fece riacquistare quel poco di senso che mi bastava a vedere chiaramente quello che stavo facendo.

La mia spada era incastrata nel petto di Riven, che mi fissava con occhi vitrei, il suo corpo privo di vita sostenuto solo dalla forza delle mie braccia; solo allora che mi accorsi che gran parte della sua lama era conficcata nel mio addome, e solo allora mi ricordai di provare dolore.

Caddi a terra, mentre tutte le sensazioni si affievolivano pian piano; l'ultima cosa che vidi fu la sagoma del demone (o forse era un angelo?) che mi guardava da lontano con lo stesso sguardo di un artista che ha appena terminato il suo capolavoro.

   
 
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