Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: mgrandier    04/04/2016    18 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il crepitio della fiamma riempì il vuoto improvvisamente aperto nella sua mente.
Cercami, aveva detto Oscar, e in quell’istante, bruciato dalla consapevolezza di averla così vicina a sé, ancora non riusciva a scorgere quale significato potesse avere quella richiesta. Il petto scavato da un’emozione indefinibile, il respiro bloccato tra sterno e gola, André non seppe come obbedire, rimanendo immobile, fissando il nero sotto la seta stretta sugli occhi, perso nel buio macchiato dal bagliore della fiamma, dal quale era avvolto, e che pareva ardere fuori e dentro di sé.
Tentò di ascoltare ogni minimo soffio, oltre quel morbido scudo di seta che alterava i suoi sensi e annebbiava la mente; cercò di capire se lei si stesse muovendo o se l’avesse ancora lì, di fronte a sé … e per un istante gli parve di essere rimasto solo, quasi lei avesse potuto abbandonarlo, lasciando la stanza; solo allora si accorse di un rumore secco e improvviso. Riconobbe lo stridere acuto del chiavistello mosso fino ad incastrarsi nei fermi ostili di ruggine e comprese come lei, veramente, si fosse allontanata per un istante, ma solo per proibire al mondo di entrare nella stanza e violare quel loro momento. Pochi passi, finalmente percepiti e facili da intuire nel loro attraversare l’ambiente fino a raggiungerlo, portando un soffio delicato e inconfondibile che, insinuandosi tra sensi e anima, gli diede la forza di muoversi.
André sollevò lento le braccia ai lati del corpo, le dita tese, pronte a percepire un contatto e a impedirsi di violare il sacro, e poi le mosse attento, seguendo il respiro pieno di Oscar che ora riusciva a riconoscere nel brusio sommesso di braci e ciocchi che saturava la stanza. Iniziò a chiudere le braccia davanti a sé, cercando di giungere alle sue spalle, e incontrando, per prima, la morbidezza dei suoi capelli. Gli sfuggì un sorriso, trovandola finalmente , e chiuse appena le dita, riconoscendo immediatamente la sensazione setosa e lieve che per lungo tempo si era limitato a recuperare come ricordo lontano, immaginandolo. Giocò con l’indice, avvolgendo una ciocca, e lasciando che sfilasse lentamente, cercando poi il piccolo ricciolo appena modellato, saggiandone la forma. Si perse un  poco in quel contatto, come illudendosi di aver raggiunto lo scopo …
Un respiro pieno, un soffio deciso e impaziente, e André comprese di non aver ancora toccato la meta.
Seguì allora la massa morbida, sfiorò appena un lobo con la punta delle dita e raggiunse la guancia con la mano destra, mentre la sinistra seguiva, speculare, lo stesso cammino. Chiuse i palmi a coppa sulle gote di Oscar e il suo fiato caldo soffiò forte sui polsi, in una attesa tremante, mentre i pollici si muovevano lasciando carezze gemelle; aveva trovato la strada … il sentiero nascosto per quel tesoro caldo e delicato. Un nuovo sorriso, una luce timida nel proprio animo, prese vita al lieve chinarsi di Oscar, che, con il viso, di nuovo cerava il suo palmo. E in quella carezza leggera, dialogo tenero e silenzioso, le dita si aprirono, modellando la mascella e scendendo sul collo, per seguirne il profilo liscio, delicato e senza sporgenze, fino a disegnarne la curva alla base, in un ritratto dipinto nella memoria e plasmato nel silenzio, cercando e trovando la linea obliqua delle clavicole. Fu in quel contatto, sceso appena oltre la base del collo e aperto a cercare di allargare il disegno, che André si bloccò, sollevando d’istinto le mani dalla pelle.
Era sceso cauto, attento e delicato, cercando invano il contatto con quella nuvola di pizzo e seta che non aveva trovato, ed aveva così intuito la realtà che, come dubbio divenuto certezza, gli aveva fatto percepire la pelle nuda della spalla sotto le dita.
Rimase immobile, attento a non sfiorarla, ma con le mani aperte al di sopra della sua pelle, così vicina da poterne percepire chiaramente la presenza calda, oltre il tepore proveniente dalla fiamma del camino. L’esitazione gli serrò le labbra, lasciandolo incredulo, ancora incapace di comprendere.
L’animo bruciò l’attesa, perse gli attimi e la coscienza di quanto stesse accadendo, fino a che i polsi non vennero stretti dalla presa decisa di mani piccole, che forzavano il dubbio imponendo un nuovo contatto, finché lui stesso non riprese a muovere le proprie mani. Una carezza, riempiendo i palmi con le spalle un poco spigolose, e poi un movimento simmetrico, a riunire le dita sullo sterno, lasciando che i polpastrelli scorressero lenti sulla pelle, disegnando curve sinuose, cerchi e spirali, indugiando per ingannare nuove incertezze. Oscar si riempì di respiro profondo, sollevando lo sterno, trattenendo il fiato e inarcando la schiena, e André comprese quella sorta di attesa che lei stessa, silenziosa, lo chiamava a concludere …
Deglutì, le labbra strette, aride come un deserto desolato, la gola secca implorante sollievo, e inspirando a sua volta, comprese di non potersi fermare, spinto dal silenzio di Oscar e dalla forza del proprio bisogno di proseguire in quella follia di sensi, chiedendosi appena dove lo avrebbe condotto quel cammino …
Scese allora lento, due dita della destra ad aprire la strada, percorrendo il sentiero tra le dune, il polso sollevato ad evitarne attento le vette, le falangi tremanti di tensione inesplosa, nel realizzare quanto la tortura delle fasce, in quel momento gli avrebbe forse potuto dare sollievo e comprendendo come, al contrario, Oscar avesse scelto di lasciarsi scoprire dalla sue mani senza che stoffa o pregiudizio potessero separarli o celarli l’uno all’altra. Percorse il rio seguendo la destra con la sinistra, e ricongiungendole dove il ventre piatto si insinuava nel vuoto segreto dell’ombelico e disegnandone il contorno fino ad imprimerlo nella propria mente, riuscendo a visualizzare ciò che le dita avevano visto davvero. Indugiò ancora e poi scese, incontrando il profilo della stoffa e seguendone il filo in un segno orizzontale, allargando le mani fino a poggiare i palmi sulla pelle di Oscar, riempiendoli della seta calda della vita e premendoli appena per fermare il loro moto su quelle anse morbide.
Si accorse presto che lei si stava muovendo, allentò appena la presa, timoroso che volesse sfuggirgli, e a stento trattenne un singulto, quando si accorse che lei, al contrario, sembrava farsi ancor più vicina … Il fiato caldo divenne un soffio sul suo petto, una carezza leggera tra la pelle e la stoffa aperta sullo sterno, mentre la frangia morbida gli sfiorava il mento.
Solo allora, avvertì le sue mani poggiarsi sulle proprie, stringere un poco e poi lasciarlo, la pelle a scorrere sotto i propri palmi, un fruscio segreto il suo voltarsi fino a dargli a schiena, per ritrovarsi con le ciocche morbide a sfiorargli il petto, dove i lembi della stoffa lasciavano spazio alla pelle, e con le mani delicate ancora a stringergli i polsi.
In un istante, André tornò a quella notte, al corsetto strappato, al suo gesto folle, ripercorrendo in un sospiro il precipitare degli eventi lungo la china di un desiderio che gli aveva oscurato la ragione. Si bloccò, il segno di quella notte impresso nella mente, fino a fondere passione e colpa, in una macchia sulla’anima. Non osò muovere un solo dito, trovandosi condotto laddove i suoi sensi avevano smarrito la strada della coscienza.
Poi, all’improvviso, la sensazione di un tremore percepito sotto i palmi. Un fremito, le dita sottili ancora più salde sulle sue mani, e infine un invito, impossibile da non comprendere, quando sentì i polsi accompagnati in una nuova ascesa.
Tremò a sua volta, un brivido insinuato lungo la schiena e una fitta insolente e fiera, laddove l’uomo divenne esigente, mentre le mani ripercorrevano quel cammino breve che già una volta l’aveva portato all’oblio, ma in questa occasione consapevole di esservi condotto da Oscar e incredulo nel sentirla così docile … così decisa … così coraggiosa da tornare su quello stesso sentiero, accompagnandolo lei stessa sulla via dalla quale lui era fuggito.
Salì lento, e si stupì nel riconoscere quello stesso costato magro, la pelle tesa e poi … la stessa curva morbida sulla quale si era perduto; si sentì bruciare, ardere di desiderio e scottare nello sforzo di trattenersi, ma esplose in un sospiro e in un gemere soffocato, fino a chinare il mento sul proprio petto, quando lei lo chiamò a non fermarsi, scoprendo e cullando quella forma sulla quale pensò di poter morire …
Morbida e piena nei suoi palmi, la femminilità di Oscar gli si mostrò tutta, arresa e al contempo fiera, acuta nella forma mai vista e ora così pungente sulla pelle, fino ad annebbiargli la mente. Temette di non potersi reggere sulle gambe, avvertendo Oscar arretrare appena, fino a poggiare la schiena sul suo petto; le ginocchia rischiarono di cedere, quando lei si abbandonò al suo tocco, riversando il capo all’indietro, fino a posarlo sulla sua spalla sinistra. Mosse allora appena le dita, stringendo la presa su quella carne che non poteva vedere con gli occhi, ma che sentiva così viva e sensibile, scossa da fremiti profondi e mossa da respiri serrati. Oscar gli parve abbandonata completamente al suo sostegno, quasi lei stessa non riuscisse a reggersi, ansimante e arresa … poi un gemito sfuggì dalle labbra delicate …
Comprese di doversi fermare; si accorse di non poter continuare senza correre il rischio di perdere anche l’ultimo baluardo del controllo di sé, tanto da poter infrangere il velo sottile e fragile di ciò che Oscar gli stava chiedendo, perdendo magari la lucidità necessaria per comprendere quando lei avesse raggiunto il proprio limite …
Allora mosse le mani da quella pelle proibita, trasformando il suo tocco in un abbraccio pieno, stringendola a sé e cullandola un poco, desiderando di chiamarla, parlarle, sussurrarle dolcezza e amore infinito, ma imponendosi un silenzio che non violasse ciò che era impossibile rivelare.
Si sorprese quando lei, ancora ansimante, sollevò il capo dalla sua spalla, forzò appena in suo abbraccio e si voltò di nuovo, senza però permettergli di liberarla dalla sua presa. La sentì tornare vicina, fino a puntargli il suo orgoglio di donna sul petto, la camicia soltanto a separarli, e poi posare le mani sulle braccia, risalendo in una carezza lungo i muscoli, disegnando le sue ossa nel gioco delle spalle e fermandosi salde al di sopra delle clavicole. Il suo seno vibrante sul petto, il ventre appoggiato al suo, André si impose di inarcare la schiena, nascondendo il contatto delle proprie reni per celare il proprio innegabile desiderio, acceso e vibrante oltre ogni decenza.
Ancora tremò, André, quando lei parve aggrapparsi alle sue spalle e farsi forza, fino a cercarlo, portando la guancia morbida sulla sua e facendogli avvertire il suo respiro a vibrare sulla pelle della mascella. Comprese allora ogni movimento, l’angolo delle labbra di lei a sfiorare la piega esterna delle proprie, in un muto cercare il limite sul quale fermarsi a discernere … Le labbra delicate di mossero, divenendo umide in un gesto teso che sfiorò la sua guancia, e si aprirono ad un profondo respiro che sfiorò la sua pelle in una calda carezza, prima di violare il silenzio in un sussurro vibrante.
- Ho un corpo selvatico, che si piega all’istinto del cuore e rifiuta la ragione e le sue motivazioni … tu sai dare un nome a tutto questo, André? –
Un sospiro, l’unica risposta possibile; una stretta ancora più salda sulla schiena liscia e nuda, fu il suo invito a non abbandonarsi al dubbio.
- Io ho avuto paura – riprese lei in un nuovo soffio – perché conoscevo il fremito, la stretta del ventre che è brivido e piacere di un istante … Perché capivo come queste fossero le mie risposte, ma mi impedivo di comprendere quale fosse l’unica domanda possibile. – la presa sulle spalle si allentò un poco e il contatto al viso sfumò in un istante, mentre le mani risalivano lungo il collo per poi fermarsi sulla mascella in una carezza che si insinuava giocando appena con la pelle ruvida di un accenno di barba – Perché ho scoperto che cambiando la domanda … davvero la risposta non era più questa … -
Barcollò quasi, sostenendola e insieme tenendola stretta, recuperando l’equilibrio, mentre, ancora perso nel labirinto di quelle parole e nel buio della propria condizione, ripercorse in un volo tutti gli istanti in cui, dal giorno del ballo, e ancor prima di averla condotta a Corte, lei era apparsa titubante, tesa, dubbiosa … Recuperò ad uno a uno tutti i frammenti di quei giorni di incertezza, nei quali Oscar era parsa inquieta, ferito ancora una volta dal pensiero della donna fragile che aveva raccolto in quella notte senza precedenti, e nella sua mente alcuni dei frammenti disordinati di quel mosaico confuso parvero ricomporsi in un sospetto concreto.
- Oscar … - la chiamò piano, cercando di nuovo il suo volto e trovando la sua guancia sulla propria – Oscar … E’ per questo che quella notte tu cercasti di allontanarti da … -
La pelle vibrò sulla guancia, nell’annuire deciso di Oscar – Provai una vergogna infinita, la stessa che ancora mi chiude l’animo e mi soffoca, e che mi impediva di cercare le mie risposte … Compresi di non poter resistere oltre … riconobbi il disgusto … La pelle, le mani, un sentore dolciastro … il contatto con … il respiro … tutto mi pareva insostenibile, inaccettabile, anche se ancora non potevo ammetterlo. –
André tolse la mano dalla schiena di Oscar, muovendosi con inattesa sicurezza nel trovare il suo viso, per lasciarle una carezza, fermandosi con le dita sulla nuca, insinuate tra i capelli, mentre il respiro ritrovava lentamente la pace e la mente recuperava lucidità.
- Se tu non fossi rimasto alla reggia, io non so davvero cosa … - riprese lei, ma André non la lasciò proseguire.
- Tu eri davvero provata, quella sera. Io ti ho scorto nella cour e ho visto che ti accasciavi a terra! Non avrei mai potuto fare a meno di intervenire! Non avrei mai potuto abbandonarti … – le confidò scuotendo appena il capo.
- André io ho convinto il … io l’ho convinto a lasciarmi sola un istante, dicendogli che avevo accusato un leggero malore. Ma poi … mentre mi … sistemavo per poter abbandonare quella stanza, mi resi conto di avvertire davvero una strana sensazione … Avevo dei capogiri e anche l’impressione che tutto attorno a me fosse irreale … come sbiadito o persino velato di una nebbia strana, quasi dorata. –
André aggrottò la fronte sotto la seta, cercando di comprendere e muovendo la mano in una nuova carezza tra i suoi capelli morbidi.
- E’ in seguito a questo che hai perso i sensi? –
- Credo di sì – ammise lei – solo che quando mi risvegliai, ero già con te e altro non ricordo, se non di aver avvertito la tua presenza e il tuo … profumo, di averti riconosciuto immediatamente e di non aver desiderato niente altro che di rientrare a casa con te. –
Il capo di Oscar tornò sulla sua spalla, il viso incastrato tra collo e mento, il fiato caldo come un soffio sulla pelle appena sotto la piega della camicia, in un equilibrio di pace calda e pacata che pervasero i suoi sensi donando nuovo fuoco al suo corpo e al suo animo. Un brivido percorse la schiena, una sorta di richiamo disperato, che attraversò il suo corpo, puntando dritto al bisogno di placare un desiderio ormai disperato.
Si accorse di non poter affrontare oltre quel bruciore profondo che insinuato tra pelle e respiro, si stava impadronendo della mente, soverchiando la ragione.
André sospirò, e allargò il braccio sinistro trovando presto la forma dritta e semplice della sponda di fondo del letto, come un sostegno al proprio vacillare; fece scorrere la mano sul profilo di legno riconoscendo il contatto con una stoffa morbida, la afferrò e la portò al viso, inspirando appena e ritrovando in essa il profumo amato da una vita.
- Oscar, ti prego … ora mettiti questa … - la invitò piano, e lei si sollevò lenta dalla sua spalla afferrando la camicia dalla sua mano. Attese e comprese che Oscar era rimasta immobile, ancora troppo prossima al suo corpo, per essersi rivestita.
- Oscar … per favore … - ripeté, e solo allora ne intese i movimenti. André udì il fruscio della stoffa, il soffio dell’aria smossa dai gesti ampi, strofinio di seta e pelle, e poi di nuovo quel profumo, intenso e dolce, addosso a sé.
Il volto di Oscar accanto al proprio, le guance a sfiorarsi di nuovo, avvertì la stretta della fusciacca cedere appena e farsi morbida, fino a scivolare lenta dal viso, permettendogli di tornare finalmente a vedere anche con gli occhi. Trovò il viso chino di Oscar ad un soffio dal proprio, gli occhi chiusi sotto la frangia dorata e le labbra rosee serrate. Portò una mano al suo mento, con due dita la invitò a sollevare lo sguardo, ad aprirlo al proprio volto, e in un istante ritrovò il mare, immenso e lucido, di quegli occhi profondi, densi di emozione.
Un sorriso appena, scambiato ad un soffio dal suo, per poi sentire le braccia strette attorno a sé e accoglierla in un abbraccio forte e denso di sincera gratitudine e fiducia, oltre ogni timore e al di là di ogni possibile spiegazione.
- André, io vorrei poter … -
- Non dire nulla, Oscar. Ti prego … non dire nulla. – la rassicurò, con una nuova stretta attorno alla sua schiena, prima di lasciarla per permetterle di staccarsi dal suo petto, mentre un mano scendeva rapida a stringere la propria camicia poco sopra la cintola, tirando appena fino a sfilarne i lembi in un necessario tentativo di celare l’istinto ancora vivo – Si è fatto tardi … è meglio che torni nella tua stanza … Questa notte … davvero, non puoi restare qui … -
Oscar strinse le labbra e annuì, il viso rivolto al fuoco, colorato di fiamma e di emozione, mentre con gesti un poco tremanti si passava la fusciacca attorno ai fianchi per poi fissarla in un fiocco stretto, chiudendo la camicia arrangiata alla meglio nel profilo delle brache. Arretrò di un passo, per poi voltarsi e raggiungere la porta; afferrò il chiavistello, sbloccandolo e socchiudendo il battente, muovendosi veloce, come se una premura improvvisa l’avesse colta, tutta in quell’istante. André la seguì, accompagnandola alla porta e restò ad osservarla, mentre già apriva l’uscio per allontanarsi.
Poi, un attimo. Lei si bloccò sulla soglia, una mano allo stipite e l’altra alla maniglia; si voltò rapida e con un passo lo raggiunse di nuovo.
Le mani alle spalle e il suo capo ad un soffio dal collo, André trovò Oscar di nuovo tra le proprie braccia e non poté che accogliere, incredulo e perso, la sua guancia delicata premuta contro la propria pelle, e la massa morbida dei suoi capelli a sfiorargli il viso.
 Un contatto forte quanto rapido, ultimo sigillo silenzioso dopo il tempo infinito di quello sensuale e travolgente, un battito di ciglia oltre il quale Oscar era già svanita nel buio silenzioso del corridoio.





Angolo dell'autrice: a questo punto, ho poco da aggiungere... In questa matassa di sensi anche la notte del ballo ha guadagnato qualche dettaglio, per quel poco che Oscar è riuscita a dirci.
Un abbraccio e sentiti ringraziamenti a chi sostiene questo racconto... in qualunque modo. A presto


Nota del 15/04/2016: è con immenso piacere che aggiungo a questo capitolo l'opera di Alga, che si è lasciata ispirare dalle mie parole creando questo capolavoro. Grazie cara! Un bacione!
  
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