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Autore: QWERTYUIOP00    04/04/2016    3 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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-Che strano fatto- disse Sintas osservando le carte, per poi fare un profondo respiro.
-Che cosa?- chiese Atmah volgendo le spalle alla finestra dalla quale stava guardando.
-L’assassinio della contessa- rispose l’Imperiale senza distogliere lo sguardo dai documenti –Dicono sia stato un Khajiit, uno che accompagnava l’esercito… ovviamente è scomparso, come del resto il figlio di Alessia Caro-
-Magari era un assassino mandato da Mede per far precipitare nel caos i ranghi dell’esercito di Leyawiin- propose la Redguard.
-Bel lavoro, ha fatto- commentò sarcastico l’altro, per poi alzare lo sguardo –e se ci fosse qualcos’altro sotto? Magari Maudelaire, o addirittura Thules stesso sono i colpevoli. Era la figlia di Valga, aveva buoni rapporti con i vassalli di Mede, e non dimenticare la lettera che ha ricevuto di cui nessuno sa ancora il contenuto… e non saprà mai, temo. O magari qualcosa slegato totalmente dalla guerra e dai complotti? Era un Khajiit, a quanto pare, non è un segreto che la contessa li odiasse tutti… magari… non sapremo neanche questo-
-Perché tanto interesse nella morte di Alessia Caro?- domandò Atmah confusa –Mede è stato respinto, ed ora è in ritirata… perché concentrarsi su un dettaglio così poco importante?-
-Tu sostieni che sia poco importante- ribatté Sintas –io ho visto Mede, l’ho conosciuto. L’ho aiutato nei suoi piani riguardo alle rotte di approvvigionamento per la capitale. Lui ha pianificato tutto; fin nei minimi particolari; e quello era niente in confronto ad un’aperta rivolta contro il Potentato, come ha fatto a lanciarsi così impreparato nella prima battaglia per poi perderla?-
-Forse voleva saggiare le forze imperiali- suggerì la Redguard, messa in difficoltà.
-E sacrificare così tanti suoi uomini e lo stesso re di Rimmen? No, non credo- dichiarò l’Imperiale –Siamo in un situazione estremamente delicata e critica. Leyawiin e Bravil sono nell’anarchia e l’ultima delle due è stata distrutta dalla Legione Imperiale. La Colovia ed Elsweyr sono in piena rivolta, e, se Re Waylas di Hammerfell sconfiggerà Mede, l’intera regione potrebbe fare la stessa fine delle città nibenesi; come se non bastasse, dal nord arrivano messaggi di una rivolta dello Jarl di Falkreath contro il Re dei Re Geirmund… al Dominio basterebbe assemblare un piccolo esercito per distruggerci tutti e Lewie ogni giorno ci guarda distruggerci dall’interno e, ridendo, comunica le nostre debolezze ai Thalmor nelle Isole Summerset-
Atmah annuì debolmente, non le importava molto in realtà.
Qualcuno bussò alla porta con decisione.
-Un informatore?- chiese la Redguard a Sintas, che fece segno di non saperne nulla.
La donna si sistemò la veste e si diresse a passi lenti verso la porta.
Dall’altra parte bussarono di nuovo, con insistenza.
Atmah riuscì a percepire il suono di metallo che colpiva il duro legno dell’uscio.
La Redguard accelerò il passo arrivando alla porta.
-Chi è?- chiese nascondendo male un velo d’irritazione per la fretta che pareva avere quella persona.
-Aprite, è urgente- ordinò una voce profonda e potente dall’altra parte.
La donna aprì e si ritrovò davanti un anziano Imperiale, dal viso percorso da profonde rughe, che indossava una splendente armatura bianca con rifiniture dorate.
Atmah si ricordò di averlo già incontrato al gran ballo tenuto il giorno prima, ma il nome in quel momento le sfuggiva.
L’uomo rimaneva immobile, sull’attenti, fissandola glacialmente.
-Salve…- improvvisò la Redguard, non sapendo cosa dire –voi siete…-
-Sintas è qui? Ho bisogno di parlargli- si limitò a dire lui senza battere ciglio.
Solo il tono della voce esprimeva l’agitazione del soldato, l’aspetto rimaneva calmo e freddo.
-È qui, generale…- ipotizzò la donna voltandosi verso Sintas.
Quello si era alzato dalla sedia e li aveva raggiunti silenziosamente.
-Gratiatus- completò per lei l’Imperiale, facendo cenno all’ufficiale di entrare.
-Cosa posso fare per voi, generale?- chiese Sintas, una volta che Gratiatus fu entrato.
Il generale guardò Atmah con insistenza.
-Non vi preoccupate- lo rassicurò l’altro –lei è alle mie dipendenze, è affidabile-
Dopo qualche secondo di silenzio, Gratiatus annuì e chiese di potersi sedere.
-So che non è un segreto il fatto che Maudelaire ed io non siamo in buoni rapporti- cominciò –ma dovete credermi… quel Bretone sta tramando qualcosa-
Sintas scoppiò in una sonora risata.
-C’è qualcuno in questa città che non lo è, generale? Non c’era bisogno che veniste voi a dirmelo- commentò.
-No davvero- convenne Gratiatus –ma, come voi sapete bene, Maudelaire è particolarmente legato a Titus Mede, e quest’ultimo è in particolare difficoltà. Se c’è un momento in cui un suo alleato debba uscire allo scoperto… è questo-
-Sappiamo che è legato a Mede, non alleato- ribatté Sintas –non ne abbiamo la certezza, né prove. E il suo uomo, il legato Scavatus ha fatto un ottimo lavoro a Bravil-
-Certo, certo, ma magari Maudelaire lo ha proposto proprio per… toglierlo dalla capitale, in modo da avere le mani libere, conoscendone la lealtà; e certamente vi ricordate che gli ultimi arrivati nella guardia personale del monarca Thules, due maghi guerrieri al servizio di Maudelaire…-
-Perché siete qui, generale?- chiese Sintas interrompendo il discorso e sedendosi sul suo seggio.
-Dovete aiutarmi a convincere Thules a spedire Maudelaire lontano da qui- rispose il comandante, sicuro.
-Devo?- chiese Sintas, inclinando la testa e abbozzando un debole e languido sorriso.
-È un vostro dovere di cittadino imperiale fare la cosa giusta per il bene dell’Impero- dichiarò Gratiatus –nel caso vi rifiutaste… non mi è concesso arrestare un generale come Maudelaire… ma posso arrestare voi per tradimento-
Il sorriso si trasferì dalla bocca di Sintas a quella del generale.
 
 
 
Atmah bussò distrattamente alla porta della magione mentre si guardava in giro notando i passanti.
Quelle persone camminavano spensieratamente per strada senza avere idea del caos che dilagava per Cyrodiil da mesi ormai; continuavano a vivere le loro vite sentendo soltanto accenni delle guerre e delle rivolte che stavano dissanguando tutto l’Impero, il massimo che avevano patito era stato l’aumento dei prezzi a causa delle continue interruzioni delle vie di rifornimento della Città Imperiale: prima era stato il Niben, in quel momento era la Colovia.
Ma, se Gratiatus aveva ragione, presto anche le loro vite avrebbero conosciuto la guerra.
Presto… ma quando? La Redguard doveva agire al più presto, o lei e Sintas sarebbero stati rovinati.
Bussò di nuovo, con più insistenza.
Si accorse che in strada vi era un ragazzo, probabilmente Bretone, che stava correndo.
Subito sorrise pensando si trattasse di un normale ragazzo che si era cacciato in qualche guaio, poi si accorse che le stava andando incontro.
Pensò di scappare, ma si accorse che non si trattava d’altro che della nuova guardia del corpo del monarca Thules, il mago guerriero “regalato” da Maudelaire.
-Ecco, ecco, sono arrivato- disse quello col fiatone, una volta arrivato alla porta della casa, tirando fuori da una tasca un mazzo di chiavi nere, dal quale ne scelse una lunga e spessa.
La porta della magione venne aperta e i due entrarono.
-Il monarca è in ritardo, arriverà a breve- annunciò il mago guerriero, continuando a gonfiare il petto per respirare.
-Aspetterò- si limitò a dire la donna.
Detto ciò, salì le scale, dirigendosi nella camera da letto.
Thules arrivò dopo un quarto d’ora, accompagnato dalla maga guerriera che, insieme a quello che aveva aperto la porta ad Atmah poco prima, si era unita il giorno prima alla guardia.
-Allora…- disse il monarca, sfregandosi le mani –che novità mi porti?-
La Redguard si tolse il soprabito che indossava.
-Il generale Gratiatus è venuto a parlare con Sintas stamattina- rispose dirigendosi verso un tavolino sul quale vi era appoggiato un cesto di frutta.
La donna prese un coltello e cominciò a sbucciare una mela.
-E di cosa hanno parlato?- domandò Thules con tono insistente, mentre si spogliava.
Non gli piaceva il dover chiedere.
-Hanno dei dubbi riguardo la fedeltà di Maudelaire- continuò Atmah, finendo di sbucciare il frutto e cominciando a mangiarlo-hanno intenzione di parlarvene-
Il monarca ridacchiò, infilandosi sotto le coperte –chiunque avrebbe dei dubbi riguardo la sua fedeltà, una volta conosciutolo, ma non credo che sia intenzionato  colpire così… presto. Gratiatus si sta lasciando trasportare troppo dalla sua invidia per Maudelaire-
La Redguard lo osservò per qualche istante.
“Sei davvero uno stupido se lo credi” pensò “e ti fidi così tanto di quell’uomo da farti accompagnare soltanto dai suoi soldati in queste ‘visite di piacere’…”
Thules invitò Atmah a raggiungerlo nel letto con un cenno del braccio.
In breve la Redguard finì la mela e andò sotto le coperte, premurandosi di non mostrare il coltello che teneva in mano.
 
 
 
Il petto del monarca si alzava e si abbassava ritmicamente ormai da mezz’ora, ma Atmah non aveva chiuso occhio per neanche un secondo.
La porta della camera si aprì molto silenziosamente, ma non abbastanza perché la Redguard non la sentisse.
La maga guerriera avanzava con passo incredibilmente leggero, probabilmente grazie ad un incantesimo di Illusione.
Una luce si generò di fianco al letto.
La maga guerriera stava per lanciare una palla di fuoco.
Atmah inspirò profondamente e cominciò a contare fino a tre.
“Uno”
Cominciava a sentire il calore della palla che si generava a un metro e mezzo da lei.
“Due”
La luce era aumentata.
L’incantesimo era quasi pronto.
“Tre”
La Redguard scattò fuori dalle coperte e conficcò con tutta la sua forza il freddo coltello che stringeva in mano nel costato della maga guerriera, protetta soltanto da una leggera veste.
La donna ferita urlò e l’incantesimo si disperse nel nulla, mentre Thules, risvegliato dalle urla, si alzò in modo fulmineo e, con un incantesimo, scaraventò dalla parte opposta della stanza la fonte del rumore.
-Che cosa sta succedendo?!- chiese ad Atmah, che rispose, urlando: -Quella donna ha tentato di ucciderci!-
L’oggetto della discussione, dall’altra parte della stanza, si rialzò a fatica, solo per essere colpita da una lancia di ghiaccio generata dal monarca.
-Non sapevo tu fossi in grado di maneggiare le armi- disse Thules –chi ti ha insegnato?-
-Mia sorella. E io non credevo sapeste lanciare incantesimi!- esclamò stupita Atmah.
-Prima di ascendere al trono imperiale ero uno dei maghi guerrieri più potenti di Cyrodiil- disse in risposta Thules, con un tono d’orgoglio –veramente non ne avevi mai sentito nulla?-
La Redguard scosse la testa.
L’altro parve deluso, ma subito si vestì ed uscì dalla camera per occuparsi dell’altro attentatore.
Quello, allarmato dalle urla, aveva capito che qualcosa era andato storto e si era appostato in modo tale da intercettarli sulle scale.
Il monarca si fermò di scatto dopo aver percorso i primi gradini bloccando Atmah con il braccio.
La Redguard si accorse delle rune del fulmine che si illuminavano a metà scalinata.
Un dardo elettrico li sfiorò di qualche centimetro, andando a colpire il muro.
Thules si ritrasse trascinando Atmah con sé.
-È meglio che tu stia qui, me ne occupo io- le ordinò per poi evocare un famiglio delle fiamme che, con un solo balzo, saltò le due rune delle scale, per poi esplodere di fianco al mago guerriero ribelle.
Il monarca si affacciò per lanciare un’altra lancia di ghiaccio, che finì il soldato morente.
-Devi saltare- dichiarò Thules –te la senti?-
La Redguard annuì e, presa una piccola rincorsa, saltò lungo i gradini per evitare le due rune del fulmine; cercò di attutire la caduta con una capriola ma la veste glielo impedì e lei cadde distesa per terra.
Il monarca la raggiunse subito dopo essersi lanciato un incantesimo di protezione.
-Ti sei ferita?- le chiese mentre la aiutava ad alzarsi.
-È tutto a posto- lo tranquillizzò lei lisciandosi la vestaglia mentre si guardava attorno.
Il cadavere del mago guerriero ucciso poco prima era ad un paio di metri da lei.
Il corpo era ustionato in più punti, la faccia quasi irriconoscibile, a causa degli sfregi, il centro del petto era stato bucato  dalla lancia di ghiaccio che lo aveva finito.
-Dobbiamo andarcene- disse Thules –Maudelaire pagherà caro questo tradimento; devo contattare le mie guardie e il corpo della Legione… forse il generale Gratiatus saprà cosa fare-
“Se ti fossi fidato delle mie parole forse non saresti in questa situazione” non poté far altro che pensare Atmah.
Il monarca aprì la porta della magione per poi rimanere immobile.
-Che cosa c’è? Soldati?- chiese la Redguard.
-Scappa- si limitò a sussurrare Thules per poi alzare le mani in segno di resa e avanzare in strada.
Atmah non se lo fece ripetere e, presa un’altra rincorsa, superò le due rune sulle scale.
“Sarò al sicuro quassù” pensò.
Entrata nella camera da letto, la Redguard si affacciò alla finestra facendo in modo di non farsi notare.
In strada il monarca era circondato da una compagnia di soldati, una decina dei quali teneva l’arco puntato verso Thules.
Circondato da guardie, al centro, vi era Maudelaire, sorridente e a braccia conserte.
Uno dei maghi guerrieri lanciò un incantesimo di paralisi, e il monarca deposto cadde a terra inerme, tenendo sempre le mani fisse in alto.
-Controllate la casa- ordinò Maudelaire –imprigionate chiunque vi sia dentro-, poi se ne andò, scortato dalla maggior parte dei soldati.
I cittadini erano rimasti a guardare inermi.
Tre soldati, però, entrarono nella magione, sguainando le spade.
Atmah si guardò intorno disperata, nel tentativo di trovare un nascondiglio, e prese il coltello, ancora conficcato nel costato della maga guerriera.
Sentì le esplosioni provocate dalle rune sulle scale.
“Almeno uno è morto” pensò continuando a cercare un riparo.
La porta si spalancò e due legionari entrarono con le armi in mano; la Redguard tentò di saltare dalla finestra, ma le mani guantate dal freddo metallo la raggiunsero prima, tenendola ferma.
Cominciarono a tirare, le dita iniziavano a lasciare segni sulla pelle scura della donna che, giratasi, tentò di accoltellarne uno, ma venne intercettata.
Atmah, cominciò a dimenarsi e a scalciare, urlando.
Poi la colpirono alla testa.
 
 
 
   
 
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