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Autore: Strega1981    05/04/2016    1 recensioni
Salve!
In diretta dal mondo Marvel & Co., ecco una nuova storia di Strega1981!
Prima di tutto, una domandina veloce...
Cosa sappiamo, veramente, della storia di Tarabas?
E cosa accadrebbe se il nostro mago preferito dovesse andare in cerca del proprio passato, iniziando un'incredibile avventura con amici vecchi e nuovi?
E magari, lungo il cammino, scoprire qualcosa che Xellesia gli ha tenuto sempre nascosto?
Se vi ho incuriosito, questa è la mia versione della storia...entrate...leggete...e fatemi sapere!!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Nuovo personaggio, Romualdo, Tarabas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6_Demoni.

Ivaldo mise la mano nel secchio, ritraendola colma di sabbia…e sbuffò, costernato ed impotente.
“Rimandatelo giù…”
Il contadino accanto a lui annuì, calando nuovamente il secchio nel pozzo, e quando sentì il fondo lasciò andare la carrucola, asciugandosi il sudore dalla fronte con aria sconfitta.
L’uomo muscoloso, i cui capelli biondi erano resi ancor più chiari dal sole cocente, si guardò attorno, ed attirò con un ampio movimento del braccio l’attenzione di un cavaliere che galoppava a poca distanza da loro, e che nel vedere quel gesto lo raggiunse, tenendo per le redini un secondo cavallo.
Cataldo gli si avvicinò, annuendo con gravità quando ne riconobbe l’espressione rabbiosa.
“Anche questo…vero?”
Ivaldo assentì, avvicinandosi al fianco dell’animale e montando in sella con agilità.
“Si…vuoto e secco…completamente asciutto. Oggi è già il sesto…”
Cataldo scosse il capo, sospirando.
“No…è l’ottavo. Sir Lyonel ha esplorato la provincia nord, stamattina…anche i due pozzi principali alla foce del fiume si sono prosciugati…”
Il volto di Ivaldo tradì una rabbia crescente, ma lo scintillio dei suoi occhi cerulei ne rivelò anche la disperazione che iniziava ad attanagliargli il cuore.
“Non dirai sul serio…? I pozzi della foce…secchi?”
Il suo compagno sospirò, più calmo ma altrettanto sconfortato.
“Vorrei scherzare fratello…ma non è così. Fino alla settimana scorsa continuavano a dare acqua…ma adesso sono totalmente asciutti. Il che significa che ci rimane solo il fiume, per l’approvvigionamento, e la corrente è sempre più lenta. Per fortuna, i canali d’irrigazione che abbiamo scavato nella primavera dell’anno precedente hanno una pendenza sufficiente a raccogliere ogni goccia d’acqua, fino a che il fiume scorrerà… Il problema sarà quando smetterà di scorrere…”
Ivaldo scrutò l’orizzonte, schermandosi la vista con la mano per proteggersi dai raggi di fuoco che spaccavano il terreno, ormai più simile ad una pietra crepata che alla terra fertile ove fino a poche lune prima dondolava il grano maturo…
Da sempre, tra loro due, era Cataldo il più calmo…il più ragionevole…ed anche in quel momento tanto disgraziato, la sua pacatezza non mancava di farsi sentire…malgrado fosse chiaro che anche lui era terribilmente angosciato da quella penosa situazione.
Lui era diverso, era quello istintivo…quello che non si fermava a pensare…quello che agiva.
Tuttavia, sebbene non invidiasse in alcun modo il carattere posato del suo compagno d’armi, era consapevole di come quelle loro diversità, nelle quali si compensavano la calma e l’energia, avessero consentito ad entrambi, in più di un’occasione, di cavarsi fuori dai guai.
Ed i guai, al momento, erano di dimensioni decisamente ciclopiche…  
Ormai da sei lune, non cadeva una sola goccia di pioggia…la terra era talmente arida da sembrare incendiata…i pozzi, uno dopo l’altro, si seccavano…e non c’era più un campo, che non avesse perduto almeno i due terzi del raccolto.
C’erano state altre carestie, in quegli anni…ma nessuna come quella…anche perché non era la mancanza di pioggia, o l’aridità del terreno, il problema peggiore.
“Ci sono stati altri casi di malattia?  Cosa dicono nei villaggi…?”
Cataldo scosse la testa, osservando malinconico il roteare sinistro di alcuni uccelli sul cadavere di un cervo morto di sete.
“Niente di nuovo…almeno per ora. Il che è una buona notizia, amico mio… Fino a che non sapremo da cosa è provocata, non potremo guarirla… Dobbiamo quindi sperare che nessuno si ammali…ed evitare che il morbo si diffonda con ogni mezzo…”
“Magari fosse così semplice…”
Ivaldo si limitò ad esprimere con la mente quel pensiero, evitando di tradurlo in parole.
Sin da quando era cominciata la siccità, si erano diffusi i sintomi di quella che era stata definita la malattia…
Nessuno sapeva come arrivasse…o come la si potesse curare…si sapeva soltanto che pareva colpire le fasce più povere della popolazione…in particolare gli anziani…e che non c’era modo di sconfiggerla…si poteva solo sperare che guarisse da sola…e fino a quel momento, purtroppo, non c’erano state guarigioni…
Tutti gli indovini di corte erano al lavoro giorno e notte, per capire cosa stesse accadendo…ma nessuno di loro era riuscito a scoprire nulla…ed intanto la fame, ancor più velocemente della malattia, correva di villaggio in villaggio…
All’improvviso, un urlo tagliò l’aria, ed i due cavalieri si fissarono, atterriti.
Quello…non era un urlo umano…ma loro sapevano benissimo, a chi appartenesse…
 
Tarabas viaggiava oramai da giorni, fermandosi solamente a notte inoltrata, per far riposare Negromante e mangiare qualcosa delle provviste che aveva portato con sé.
Dopo la profezia della Melusina, si era affrettato a rientrare a palazzo, per informare il Re Thor di quanto era accaduto al Lago di Pietra, e per dare istruzioni al gran ciambellano di ciò che avrebbero dovuto fare i dignitari di corte durante la sua assenza.
Molti di loro si erano offerti di accompagnarlo in quel viaggio il cui esito era incerto, ma lui aveva rifiutato, sostenendo che preferiva saperli alla reggia, al servizio del popolo ed a vegliare su sua moglie…
In realtà, l’unica cosa che desiderava era partire il prima possibile, seguendo le istruzioni della Pitonessa…poiché lei gli aveva detto di affrontare quel viaggio con qualcuno di assoluta fiducia…e non aveva idea, malgrado fossero passati già tre anni, se ci fosse a Corte qualcuno di cui potersi fidare veramente…mentre al di fuori del Palazzo d’Oro, nei territori del Nord, c’era una sola persona, della quale potesse fidarsi al punto di affidarle la vita della sua sposa, e di suo figlio…
Il regno di Fantaghirò tuttavia era molto lontano dai territori orientali…assai più lontano di quanto ricordasse.
Nei tempi in cui risiedeva con sua madre nel Regno Sotterraneo, pur trovandosi più vicino al loro territorio, aveva percorso la strada aiutandosi con la magia…adesso, non sapendo nemmeno quanta gliene fosse rimasta, e per cosa fosse meglio utilizzarla, aveva scelto di viaggiare come un mortale…ma il cammino si era rivelato talmente lungo…e non era neppure certo di quanto fosse grande, ancora, la distanza da percorrere…
Osservò il sole, agitato…e vide che era già allo zenit…come testimoniava il calore indicibile che gli scottava la pelle…
Benché il regno di Re Romualdo fosse molto a nord, faceva decisamente più caldo di quanto rammentasse.
Stava perlustrando con lo sguardo attorno a sé, incerto sulla direzione da prendere…quando un urlo roco ed agghiacciante gli gelò il sangue nelle vene…
Girando il cavallo in direzione delle grida disperate che sentiva a poca distanza dal punto ove si trovava, ebbe la certezza assoluta che quello non fosse un urlo umano…ma più di tutto, fu certo di averlo già sentito, da qualche parte…
 
Ivaldo e Cataldo brandivano le spade, consapevoli però che le loro lame lucenti ben poco potevano fare contro il demone di fumo che aleggiava davanti a loro, circondandoli con una densa nebbia nera che toglieva loro l’aria, le forze…la vita.
Un istante dopo l’altro, si sentivano sempre più deboli…come se quel combattimento inutile li ferisse più di qualsiasi duello…più di uno scontro sul campo di battaglia.
Due contadini li osservavano disperati, stringendosi l’uno all’altro…
Stavano litigando, fino a poco prima…arrivando fin quasi a colpirsi…quando la demoniaca creatura li aveva aggrediti…provocando quelle urla angosciose che avevano condotto i due sovrani in loro soccorso…ma adesso, erano loro a rischiare di morire…ed i due sudditi potevano solo assistere, impotenti, alla loro sconfitta…perché nessuno poteva nulla, contro quei demoni neri…
Ivaldo si piegò su un ginocchio, continuando a roteare l’arma…il ghigno diabolico di quei denti affilati sostenuti dalla sola aria che lo scherniva, in attesa della sua morte…ed i pianti dei due agricoltori che gli riempivano le orecchie con il loro strazio…
All’improvviso però, una folata d’aria gelida e vivificante investì il demone, spazzandolo via come fosse stato semplicemente il fumo di un falò troppo grande…e Cataldo si guardò intorno, stupito e scosso.
Aveva avvertito, seppure in modo confuso, una voce pronunciare delle parole incomprensibili, ma solo una cosa era certa…
Quella creatura maligna che fino ad un istante prima stava per uccidere lui ed Ivaldo si era dissolta…e loro, miracolosamente, erano salvi…
Guardando alle proprie spalle, l’unica cosa che vide fu una figura riversa a terra, con accanto un possente destriero nero come la notte.
“Ivaldo…aiutami!”
 
Quando Tarabas si risvegliò, fu sorpreso di ritrovarsi in un ambiente che non conosceva…
La prima cosa che notò, appena i suoi sensi furono sufficientemente desti da permettergli di riconoscere i dettagli di ciò che lo circondava, fu che qualcuno gli aveva tolto gli abiti che portava, e che recavano i segni di un lungo viaggio…che era pulito, mentre ricordava di non aver quasi toccato l’acqua, negli ultimi giorni, se non per bere…e che il suo braccio – al quale si era ferito dopo una caduta da cavallo, nella fretta di raggiungere i territori del Nord – era stato medicato.
Combattendo contro il senso di nausea che ancora lo spossava, cercò di mettere a fuoco il luogo ove si trovava.
Era in una stanza buia, appena rischiarata dalla luce di alcune candele, ed era stato disteso su un letto enorme, ricoperto di alcune spesse pelli d’animali…le cortine delle finestre erano tirate, e nella camera si percepiva una gradevole frescura, assai piacevole dopo il caldo massacrante che aveva patito lungo la marcia forzata a cui aveva costretto sé stesso e la propria cavalcatura.
Restando disteso con le palpebre abbassate, ancora vittima della stanchezza, si sforzò di andare indietro con la memoria alle ultime ore…e sforzando la mente provata dalla fatica, il giovane rivide con gli occhi del ricordo quell’essere spaventoso che aveva visto infierire contro due uomini…che pur lottando valorosamente stavano per essere sopraffatti dalla sua ferocia.
Aprì gli occhi, rammentando quell’urlo che l’aveva portato a soccorrere i due cavalieri…e la figura maligna di quella creatura che mai ricordava d’aver visto nella propria, lunga vita…e che tuttavia non gli era apparsa del tutto estranea…come non gli era parso sconosciuto il suo grido terrificante.
Tarabas aggrottò le sopracciglia, voltandosi a guardare la luce di una candela posta su un grande mobile di legno scuro a poca distanza dal letto.
No…era certo di non aver mai incontrato qualcosa come quello strano…demone…fatto di fumo nero…ma dentro di sé, anche se non avrebbe saputo dire in quale luogo ed in quale anfratto della propria anima…qualcosa gli diceva che non era la prima volta…in cui lo vedeva…
Tuttavia, quello sforzo di memoria gli stava provocando un forte mal di testa…e dopo la fatica alla quale si era sottoposto, non era in grado di sopportare a lungo il dolore…non fino a che non fosse riuscito a riposare un poco.
Per sottrarre i due uomini dalle grinfie di quell’essere, aveva lanciato un incantesimo di vento…dissolvendolo…ma da tempo non ne utilizzava di così potenti…e la sua debolezza dal punto di vista magico aveva fatto il resto, rubandogli le forze, e lasciandolo svenuto su quel prato corroso dal calore impietoso del sole.
Sospirò, desolato ed impotente…
Se la sua magia era ormai così debole che anche un semplice incantesimo sugli elementi lo privava di ogni energia…come poteva ritrovare ciò che aveva perduto…e con esso riacquistare la propria, perduta potenza?
In quell’istante, la porta della stanza si aprì, e fece il suo ingresso una bellissima donna dai lunghi capelli biondi ed ondulati, vestita con un abito di broccato rosa, seguita da una bambina che poteva contare forse quattro primavere, quasi identica a lei, se non più bella.
La donna gli sorrise, chinando piano la testa in segno di saluto.
“Vi siete svegliato finalmente…come vi sentite?”
A fatica, Tarabas si raddrizzò sui cuscini, cercando di rimanere seduto e di osservare la dovuta educazione…dopotutto, era ospite…e sebbene non sapesse ancora di chi, quella gente lo aveva comunque portato al sicuro.
“Un po’ meglio…grazie mia signora. Posso sapere chi devo ringraziare, per avermi così generosamente prestato assistenza?”
Lei rise con gentilezza, tenendo per mano la bambina.
“Siamo noi a dovervi ringraziare… Senza il vostro intervento, mio marito sarebbe probabilmente morto…e con lui mio cognato. A nome mio e di mia sorella, la Regina Caterina, vi dò il benvenuto nei Territori di Nord Est… Io sono la Regina Carolina…e lei è mia figlia, la principessa Gisele…”
Carolina…Caterina…il cuore di Tarabas ebbe un sussulto.
Le sorelle di Fantaghirò si chiamavano così…ricordava, al vulcano Nekrad, di averla udita chiamarle, quando aveva osservato il proprio castello rimpicciolito sotto la campana di vetro che lo proteggeva, vittima dell’incantesimo di Darken…
Uno spasimo doloroso gli contrasse il petto, nell’osservare la bambina che lo scrutava con due grandi occhi color campanula.
Quella piccina…era la nipote di Fantaghirò…la bambina che assieme ad un altro…forse il figlio dell’altra sua sorella…Romualdo gli aveva impedito di rapire.
Poi Romualdo era caduto nel fiume…si era pietrificato…e Fantaghirò era partita per trovare lui e salvare l’uomo che amava…a costo di sposare il mago più potente e malvagio di tutti i tempi.
Era stato così, che si erano incontrati…quanto tempo era passato…già quattro anni…forse anche di più…e sembrava un’eternità.
Tossicchiò, raddrizzandosi maggiormente e schiarendosi la voce, incerto su cosa dire…non era sicuro, infatti, che la scoperta della sua identità sarebbe stata per i suoi ospiti una sorpresa gradita.
“Mia signora…non so come ringraziarvi…per avermi prestato aiuto. Perdonate una domanda…conoscete forse voi la Regina Fantaghirò…?”
Un'altra voce si intromise nella discussione, ed una seconda figura, fasciata in un abito di broccato azzurro, entrò nella camera…una donna con i capelli neri, gli occhi scuri ed il viso meno bello di quello di colei che l’aveva preceduta…ma più dolce, ed indubbiamente più saggio.
“Certo che la conosciamo, cavaliere…è nostra sorella… Tuttavia, il suo castello si trova nel Regno di Nord Ovest… C’è ancora un giorno intero di cammino, prima che possiate raggiungerlo…”
“Come mai vi state recando lì?”
Due uomini erano entrati, seguendo le due donne…e quello con i capelli più scuri e ricciuti gli si avvicinò, sorridendo affabilmente.
Tarabas annuì, sentendosi a disagio…improvvisamente, quella stanza enorme gli appariva piccolissima.
“Io…ho bisogno di parlare con Fantaghirò, di un fatto molto urgente…una questione di vita o di morte… E’ l’unica persona di cui mi fidi abbastanza…non potrei rivolgermi a nessun altro…”
L’uomo biondo si fece avanti, perplesso.
“Chi siete? Non ce lo avete ancora detto… Se avete bisogno di aiuto, potremmo esservi utili…in fondo, vi dobbiamo la vita…”
Tarabas distolse lo sguardo, poi prese fiato, buttandolo fuori assieme al proprio nome.
“Il mio nome è Tarabas…sono il Re del Regno della Pagoda d’Oro, nei Territori d’Oriente…”
A quell’unica parola, le quattro figure indietreggiarono…ed Ivaldo sguainò la spada che portava sul fianco, ponendola a difesa della donna bionda e della bambina.
“Voi! Con quale coraggio…osate venire nel nostro territorio?!”
L’uomo accanto a lui gli pose una mano sulla mano sulla spalla…ma l’altro si scansò, fissandolo con rabbia.
“No Cataldo! Quest’essere immondo ha cercato di rapire i nostri figli…anni fa…non te lo ricordi?! Come puoi…chiedermi di calmarmi?!”
Carolina – doveva essere sua moglie, senza dubbio…poiché la bambina somigliava ad entrambi – gli andò vicino, scuotendo piano la testa.
“No Ivaldo…nessuno l’ha dimenticato… Ma Fantaghirò ci ha detto che Tarabas gode della sua fiducia…e che ha fatto molto per salvare il nostro regno, l’ultima volta. Se lei ha fiducia in lui, almeno dobbiamo lasciare che si spieghi.”
Caterina si affiancò alla sorella, calma, e guardò il cognato con disapprovazione.
“Ivaldo…noi eravamo nel castello di Fantaghirò, quando il vento nero l’ha rapito con tutti coloro che vi erano dentro… Ricordo di aver visto il volto di quest’uomo, sopra la cupola di vetro, prima che il castello tornasse alle sue dimensioni normali… Nostra sorella ci ha detto tante volte che senza il suo aiuto non ce l’avrebbe mai fatta…e che Romualdo stesso gli deve molto. Se la sta cercando, deve essere per un motivo più che serio… Che parli, quindi…ascoltiamolo.”
Ivaldo fissò alternativamente la moglie, la cognata e l’altro uomo…quindi, seppure con evidente riluttanza, rimise la spada nel fodero, senza tuttavia smettere di scrutarlo con malcelato disprezzo.
Annuendo con un sorriso tranquillo, la Regina Caterina tornò a rivolgersi a lui, pacata.
“Diteci, quindi…Re Tarabas… Quali gravi motivi vi hanno condotto al nostro regno?”
 
Tarabas parlò a lungo, descrivendo ai quattro sovrani il tragico fato che aveva colpito la sua sposa, incinta del loro erede…raccontò loro del viaggio fino al Lago di Pietra…del suo incontro con la Melusina…e di ciò che lei gli aveva suggerito di fare.
Alla fine sospirò, stremato da quel racconto e dalla fatica che ancora non accennava ad abbandonare il suo corpo prostrato.
“Io…so di chiedere molto…nel domandare aiuto. Molti sono i miei torti, nei confronti dei vostri regni…e mi assumo anche le colpe dell’uomo che, pur avendolo ignorato per secoli, avrei dovuto chiamare padre… Ma se io non merito nulla, mia moglie…ed il bambino che porta in grembo…non hanno alcuna colpa. Chiedo soltanto di poter salvare le loro vite…della mia non m’importa. La Pitonessa sostiene che devo affrontare questo viaggio…ma che debbo farlo con qualcuno in cui io possa riporre la più completa fiducia. Io e Fantaghirò ci siamo promessi eterna amicizia…ed è l’unica persona della quale io possa fidarmi ciecamente… Indicatemi solo la direzione…me ne andrò oggi stesso…senza arrecarvi ulteriore disturbo…”
Cataldo tacque, camminando avanti e indietro sul pavimento di legno della stanza…quindi, dopo qualche minuto di silenzio, si girò in direzione della moglie, scambiandosi con lei un cenno d’intesa.
“Re Tarabas…comprendo pienamente le vostre ragioni…ed anche se i nostri motivi di…risentimento…nei vostri confronti…sono più che giustificati dalle vostre azioni passate…la mia regina ha ragione. Inoltre, potrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che i nostri regni stiano seguendo, seppure per strade diverse, il medesimo fato… Come, non saprei dirlo… Avete detto che la vostra sposa è caduta nel…sonno incantato…più o meno due lune fa…giusto? Bene, è lo stesso periodo in cui i nostri pozzi hanno cominciato a seccarsi… Senza contare che, a ben pensarci, vi è un’altra coincidenza che li lega… La siccità che affligge i nostri territori dura ormai da sei lune…esattamente il tempo trascorso da quando la vostra sposa ha scoperto di attendere un bambino.”
Caterina assentì, pensierosa.
“Quindi…stando alle lune…ne rimangono meno di due…prima che l’incantesimo che ha colpito la Regina Angelica…divenga irreversibile…”
L’uomo sospirò, fissando colui che era stato il mago più crudele e temuto di ogni tempo…Tarabas ricambiò il suo sguardo, in un lampo di improvvisa comprensione reciproca.
“E con esso, temo, anche il destino dei nostri regni… “




Nota Autrice:
Prima regola di una buona storia - dal manuale di Strega1981 - ogni personaggio deve fare almeno una comparsata!
Qui ci salutiamo, lettori e lettrici, con la speranza che io riesca a postare presto, magari entro la fine del mese.
Tarabas è giunto quasi al primo dei suoi obbiettivi, trovare Fantaghirò ed iniziare con lei questa lunga, difficile avventura alla scoperta dei segreti celati dal suo passato?
Cosa accadrà quando il nostro mago e l'eroina per eccellenza si ritroveranno?
Lo saprete il prima possibile, e spero che nel frattempo vorrete farmi avere i vostri pareri sugli ultimi capitoli, soprattutto chi aveva già iniziato a recensire questa storia!
Vi aspetto, e vi saluto con un abbraccio!
A presto!

Strega1981


PS: i primi capitoli della storia sono stati revisionati, in quanto ho cercato di migliorarne lo stile secondo me un pò frettoloso dovuto all'ansia di postare (mi succede con ogni nuova storia).
Chi vuole - mi farebbe piacere - può farmi sapere se gli sembrano migliori rispetto a quelli iniziali, e nel frattempo ringrazio ancora tutti coloro che anche solo si fermano a leggere, un grande grazie di cuore!

Strega1981
  
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