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Autore: Stella cadente    06/04/2016    5 recensioni
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago.
[…]
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
– Chi è Samara?
[…]
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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1973

 

– Ashley, vieni qui!
Lucy, la donna che si occupava di lei, la chiamò gentilmente.
La piccola Ashley camminò velocemente verso la sua balia, rivolgendole un dolce sorriso. I capelli rossi erano legati in due trecce che oscillavano continuamente e gli occhi nocciola sembravano esplorare tutto ciò che le stava intorno.
– Dimmi, Lucy – disse.
– Ascoltami tesoro – fece la donna. – Una bambina piccola, arrivata qui da poco, ha perso da poco la balia e ci sta molto male.
– La signora Holly? – chiese lei.
– Proprio così. C’è la signora Nancy, ma non può fare tutto da sola. E questa bambina ha bisogno di qualcuno. È piccolissima, ha bisogno di un’amica.
Fece una pausa.
– Ho pensato a te quando me lo hanno detto. Sei una bambina intelligente e buona, e credo che saresti l’ideale per lei.
Gli occhi di Ashley si illuminarono e la sua boccuccia si aprì in un sorriso felice.
– Davvero pensi questo di me? – chiese, al colmo della contentezza.
– Certo – le rispose la balia. – So che ci riuscirai, perché ti conosco e so che ti piacciono molto i bambini più piccoli.
Ashley non poté fare a meno di annuire.
– Posso andare da lei subito?
Lucy sorrise.
– Certo. La sua stanza è l’ultima a sinistra, al primo piano.
E la bambina si avviò lungo le scale, allegra.
 
 
****
 
 
 
Quando arrivò di fronte alla porta della stanza della bambina piccola, sentì che dall’interno lei stava cantando una canzone con delle strane parole.
 
Round we go, the world is spinning
When it stops it’s just beginning
Sun comes up, we live and we cry,
Sun goes down, and then we all die…
 
 Per un attimo quella melodia le dette l’ansia, ma poi decise che non c’era niente di cui aver paura. Si sentiva, dalla voce, che era molto più piccola di lei.
Bussò. E la voce smise di cantare.
– Ciao – disse, contro la porta. – Sono Ashley. La tua nuova amica. Tu come ti chiami?
Sentì dei passi sul pavimento, poi la porta si aprì, rivelando una bambina piccolissima, con dei lunghi capelli scuri raccolti in due codine. Gli occhi color caffè la guardavano come a volerla studiare.
– Samara – disse poi, con una voce finissima che fece intenerire Ashley.
Era così seria. Ashley non credeva che una bambina della sua età potesse esserlo – avrà avuto tre anni, ad occhio e croce. Ma del resto, Lucy le aveva detto che stava molto male per la signora Holly.
Poi, dal nulla, sul suo viso – così pallido, così bianco da sembrare quello di un fantasma – apparve un sorriso entusiasta.
– Vuoi giocare con me? – chiese, contenta.
– Certo – disse Ashley, felice che la bambina si fosse finalmente sciolta con lei.
Le sorrise ed entrò nella stanza, seguendo la sua nuova amica.
 
 
****
 
 
– Lucy!
Chiamava la sua balia, ma lei non rispondeva.
Non le voleva rispondere.
Intorno a lei c’era il buio. E delle immagini, delle immagini strane. Una luna calante, un cielo scuro, un cerchio.
Ashley stava sognando e lo sapeva, ma era come se fosse sospesa a metà tra sogno e mondo reale, come se fosse in uno strano universo parallelo in cui non esisteva né spazio né tempo.
Si vide entrare in una specie di tunnel, un buco nero che andava sempre più in profondità.
Poi vedeva delle ossa. Ossa bianche e scricchiolanti, che venivano mosse sommessamente dallo sciacquio dell’acqua.
Era finita in fondo ad un pozzo.
– Lucy!
Nessuno rispondeva.
 
 
 
****
 
 
– Ti senti bene, Ashley? – le chiese Lucy quella mattina. – Se vuoi ti faccio un tè caldo, sei un po’ pallida.
Ashley scosse la testa.
– Tesoro – la chiamò la sua balia. – Se c’è qualcosa puoi dirmelo, lo sai.
Le accarezzò i capelli rossi, mentre li legava nelle due trecce, e ad Ashley quel gesto fece venir voglia di piangere.
Si girò d’improvviso e abbracciò la sua balia, singhiozzando.
Lucy la strinse forte.
– Ho fatto un brutto sogno stanotte – disse la bambina.
– Non è niente – la rassicurò la donna. – Tutti facciamo brutti sogni, ma poi svaniscono. Cosa c’era nel sogno? – aggiunse poi, dopo una breve pausa.
Ashley alzò la testa.
– Ero in un posto molto buio – cominciò. – Ti chiamavo, ma tu non mi rispondevi.
L’immagine di quello scheletro bianco e piccolo le balenò di nuovo in mente, e sentì una fitta di gelo nelle ossa.
Lucy le dette un bacio sulla fronte.
– Dai, non ci pensare. È passato, ora.
– Ashley!
Una vocina rimbombò nel corridoio, e Lucy sorrise nel sentirla, ma lei si raggelò. Non seppe perché, ma quella voce l’aveva fatta immobilizzare dalla paura.
– Vuoi giocare con me?
 

 
  
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