Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Eowyn_SEE    06/04/2016    1 recensioni
Mi chiamo Amelia Stefani, e questa è la mia storia. Non vi voglio convincere a leggerla. Dopotutto, forse voi state cercando una storia romantica. Beh, vi anticipo subito che questa non lo è: io non sono una persona romantica, mai stata. E lui lo sapeva. Non per cinismo o qualche altra fesseria del genere, solo che non sono capace, mi scappa da ridere. Quindi no, niente romanticismo.
Questa è soltanto la storia di un'inaspettata amicizia. Inaspettata perché mi prese alla sprovvista. Non ebbi neanche il tempo di vederla arrivare che già mi era impossibile separarmene, se non molto dolorosamente. Non è una storia romantica, è una storia di vita, che a volte è felice, e poi non lo è più. E ci può essere passione, ma anche quella non dura per sempre. Ma la vita è l'unica cosa che conosco, e l'unica che posso raccontare.
"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate." (Una citazione di Dante ci sta sempre)
Tom HiddlestonX Nuovo Personaggio
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ho caricato due capitoli insieme, perciò prima di leggere questo, credo che vorrete dare un'occhiata al capitolo quattro. E_SEE

Chapter Five

 

Quando mi svegliai, la mattina dopo, con un gran mal di testa, fui subito investita dai ricordi della sera prima. Ricordavo di aver iniziato a giocare a beerpong con gli altri, facendo movimenti sempre più strani mentre preparavo il tiro, nel vano tentativo di imitare un samurai. Ma man mano che il gioco procedeva, ed io bevevo di conseguenza, ero sempre più inferma sulle gambe e le acrobazie dovevano essere risultate sempre più ridicole. Ricordavo che, tra un turno e l'altro, mi ero messa a fare pop corn, urlando 'Pipoca!!' (il termine portoghese per pop corn, appunto) una volta messi in una ciotola. Ricordavo di aver costretto Tom a ballare con me una canzone jazz anni '50, rimanendo piacevolmente sorpresa che sapesse ballare così bene, al contrario di me che mi limitavo a cercare di non pestargli i piedi. Ricordavo di aver ballato anche con Gabriel, un po' meno elegantemente. Dopotutto, però, non avevo fatto niente per cui avrei dovuto nascondermi per il resto della mia vita dalla vergogna. Grazie a Dio!

Quello che non ricordavo, evidentemente, era di essermi addormentata sul divano. Ci misi qualche minuto a rendermi conto di avere la testa poggiata su qualcosa di troppo duro per essere un cuscino. Sempre a occhi chiusi, alzai una mano e tastai alla cieca.

...un ginocchio??

Aprii gli occhi e mi tirai su di scatto. Non avrei dovuto. Mi portai le mani alla testa con una smorfia dolorante.

Vicino a me qualcun altro sembrò svegliarsi con un verso. Riaprii un occhio per vedere chi.

-Buongiorno!- mi disse strofinandosi gli occhi con una mano. E' mai possibile che Tom Hiddleston sembri l'immagine della perfezione anche dopo aver passato una notte intera ubriaco a dormire seduto su un divano? Che ingiustizia!

-Buono non lo so, mi scoppia la testa!- risposi ributtandomi sul divano con la schiena e ricoprendomi gli occhi con le mani. -Scusami tanto...

Sbadigliò, coprendosi la bocca. -Per cosa?

Spostai una mano per guardarlo.-Essermi addormentata su di te. Non era mia intenzione, giuro! E' davvero imbarazzante...

Rise della mia espressione. -Non ti preoccupare!

-Sono terribilmente dispiaciuta!- ripetei, a mo' di disco rotto.

-Guarda che se qualcuno deve essere dispiaciuto, quello sono io. Non sei tu che ti sei addormentata su un divano altrui, e senza neanche conoscerli bene questi 'altri'!

In effetti. -Beh, a dirla tutta non è neanche il mio divano...

Ci guardammo e iniziammo a ridere come degli idioti.

Quando finalmente ci calmammo gli dissi: -Senti, che ne dici se per sdebitarmi ti offro la colazione? C'è un bar vicino alla stazione che prepara delle colazioni con i fiocchi!

-Non rifiuto mai una buona colazione! Anche se non hai nulla di cui sdebitarti.

-Fai finta di sì, allora! Vado solo un attimo a cambiarmi e sistemarmi, torno subito!- gli dissi afferrando la borsa e dirigendomi verso la porta del salotto.

-Allora ne approfitto anche io per andare in bagno..dov'è?- chiese.

-Queste due porte qui...- iniziai a frugare nella borsa finchè non trovai un pacchetto di fazzoletti. Glieli porsi. -Tieni, non c'è la carta igienica. In 16 è difficile organizzarsi per comprarla, perciò ognuno ha la propria.- gli spiegai.

-Oh, grazie mille!- esclamò, afferrandoli.

Gli sorrisi in risposta e mi diressi su per le scale. Era sabato, perciò quando entrai nella stanza di Rossana lei ancora dormiva. Raggiunsi il più silenziosamente possibile la mia valigia e aprii piano la cerniera. Non abbastanza piano.

-Già sveglia?- mi chiese Rossana, la voce ancora impastata dal sonno.

-Sono quasi le dieci.

-Non ti ho sentita salire ieri sera.- Era incredibile, in qualunque stato fosse, riusciva sempre a trovare l'argomento più spinoso, e tu non potevi fare a meno che confessare.

-Ho dormito sul divano...-dissi, afferrando il vestito verde.

-Dove vai con quel bel vestito?

-Porto Thomas a fare colazione.- Mi aveva beccata.

-Ahhhh, Thomas!- disse con fare sognante, ma trattenendo le risate.

-Oh, shut up!!- ma anche io, uscendo per andare in bagno, dovetti trattenere un sorriso.

Mi feci una doccia veloce, senza però lavarmi i capelli per evitare di far aspettare Tom per qualche ora. Mi lavai anche i denti visto che immaginavo che il mio alito puzzasse così tanto di vodka che pure un russo alcolizzato si sarebbe sentito male davanti a me. Mi infilai il vestito, rinfilai i sandali e mi truccai leggermente con un po' di matita e mascara e giusto un po' di correttore sulle occhiaie. Riportando la mia roba in camera notai che Rossana si era già riaddormentata. Afferrai la borsa silenziosamente e tornai di sotto. Trovai Tom in piedi davanti alla porta-finestra. Aprii la porta del salotto e mi affacciai. -Sono pronta!- annunciai.

Lui si girò verso di me frugandosi nella tasca dei jeans e porgendomi quindi il pacchetto di fazzoletti. -Grazie davvero! Andiamo?- quindi mi porse il braccio, come aveva già fatto il giorno prima. Ficcai i fazzoletti in borsa e glielo afferrai.

Passammo i dieci minuti che ci separavano dalla stazione camminando silenziosamente. La cosa mi sorprese parecchio: non è normale sentirsi così a proprio agio a camminare in silenzio a fianco di una persona praticamente sconosciuta. Eppure sembrò la cosa più naturale del mondo. Non appena arrivammo e mi spostò la sedia con galanteria, decisi di non stare a pensarci troppo. Affamata, iniziai a consultare il menù. Il cameriere ci raggiunse dopo un minuto, pronto a prendere il nostro ordine.

-Mmm, credo che opterò per un tè e una fetta di quella torta al doppio cioccolato che vedo là in vetrina.- gli dissi ridandogli la carta. -Tu?- mi rivolsi a Tom.

-Colazione all'inglese e caffè, grazie!

Il cameriere se ne andò e io scossi la testa.

-Che c'è?- mi fece lui.

-L'ho presa anche io una volta la colazione all'inglese...per pranzo. Non capirò mai come fate a mangiare così tanto di prima mattina!

-Beh, a parte il fatto che sono quasi le undici,- ridacchiai. In effetti... -credo che sia questione di abitudine. E poi noi mangiamo meno di voi a pranzo, perciò, in un certo senso, bilanciamo.

-Ottima risposta, Dottore!

Mi sorrise e io ricambiai. Mannaggia a lui e al suo sorriso contagioso.

-Posso farti una domanda?- mi chiese dopo un attimo.

-Se so la risposta, certo!

-Come mai Gabriel ti chiama...Italiana...

-Italiana Piccollina Prima?

-Quello!

-Beh, tre anni fa quando sono arrivata in quella casa eravamo 9 italiani su 16, ed essendo portoghese per lui l'italiano è facile da imparare, soprattutto visto che era circondato. Così per distinguermi ha iniziato a chiamarmi Italiana Piccollina. La ragione mi sembra evidente.- mi indicai la testa per sottolineare il concetto. Con il mio metro e cinquanta scarso non potevo certo definirmi una stangona! -Poi quando è arrivata Martina, c'era un'altra Italiana Piccollina, e quindi io sono diventata Italiana Piccollina Prima e lei Italiana Piccollina Secunda, in ordine di arrivo!- conclusi.

Scosse la testa, ridacchiando. -Che tipo!

-Non ne hai idea! Te ne potrei raccontare all'infinito sul povero vecchio Gabriel, ma staremmo qui davvero fino a notte fonda!

Il cameriere si avvicinò con le nostre colazioni. -Ecco a voi, buon appetito!

-Grazie!- rispondemmo in coro.

Ah, che fame! Mi buttai con gusto sulla mia torta mentre Tom iniziava a godersi le sue uova.

-Ieri non hai finito di spiegarmi la complicata storia della tua carriera di attrice.- disse poi dopo un paio di minuti.

Mi bloccai con la forchetta a mezz'aria. -No, infatti.- Ritornai a concentrarmi sulla torta.

-Proprio non vuoi parlarmene?- indagò ancora lui, inclinando la testa.

-In realtà non c'è niente da dire.- risposi alzando le spalle. -Tu perchè hai scelto questa carriera?

-Stai cercando di evitare la domanda spostando l'attenzione su di me!- alzò un sopracciglio.

-Proprio così!- sorrisi. Probabilmente i miei occhi lasciavano trapelare un po' della disperazione che provavo, perchè sospirò e si arrese.

-D'accordo, te la do vinta per questa volta!-

Fu il mio turno di sospirare, ma di sollievo.

-Perchè ho voluto fare l'attore? Mi piaceva l'idea di poter essere qualcun altro. Una cosa che mio padre non ha mai capito, ma a me ha sempre affascinato.

Si sentiva dalla sua voce, il modo in cui lo diceva trasmetteva passione.

-Non ti piace essere te stesso?- gli chiesi.

-No, non dico questo. Solo che mi piace poter vedere il mondo attraverso un punto di vista diverso dal mio solito, mi piace potermi comportare come io personalmente non mi comporterei mai. E' difficile talvolta, specialmente se devo interpretare una persona diametralmente opposta a me, ma è anche liberatorio. Dopotutto, sono convinto che dentro di noi ci siano più personalità diverse, ma per conservare le apparenze ed essere parte della società, siamo costretti a farne trapelare una soltanto. Come attore, invece, posso trasgredire a questa regola della società.

Rimasi a fissarlo per un attimo, affascinata dalla passione che aveva messo in quel discorso. Quando riuscii a spiccicare parola, dissi soltanto: -Deve essere davvero fantastico!

-Lo è.- confermò. Prese un boccone dalla sua colazione e poi mi disse: -Ora tocca a te!

-Eh?

-Io ti ho dato le mie ragioni, ora sono curioso delle tue.

-Avevi detto che me la davi vinta!- mi lamentai.

Sorrise malefico. -Ho cambiato idea!

Sbuffai.

-Che è successo?- ora sembrava tra il curioso e il preoccupato.

Sospirai la mia resa. -Niente, a dire il vero. Appena finito il liceo, ho fatto un provino per un'importante scuola di recitazione di Roma. Centinaia di candidati, ne prendevano solo 14. Prova a indovinare!

-Non ti hanno presa...

-Sorpresa delle sorprese! No, sono stata rifiutata. Così ho messo in atto il mio piano di riserva: ho fatto armi e bagagli e sono venuta a Londra a lavorare. E' andato tutto bene per tre mesi. Poi ho litigato con quell'ubriacone del mio padrone di casa, che mi ha dato due settimane per sgomberare; una settimana dopo il mio capo mi ha annunciato che non avevano i soldi per rinnovarmi il contratto, e quindi quella sarebbe stata la mia ultima settimana di lavoro. E' stato terrificante: da sola, a Londra, praticamente senza lavoro e senza casa. Non fosse stato per La Gonza sarei tornata in Italia. Poi abbiamo trovato la casa e le cose sono migliorate, ma ho cercato lavoro ancora per due settimane, prima di trovare il posto da Clarks. Non mi è piaciuto per niente. Quella sensazione di impotenza, la paura di non arrivare alla fine del mese! Qualche mese dopo mi è venuto in mente che se facessi l'attrice, quella sensazione sarebbe quasi permanente nella mia vita, a meno di non essere molto ma molto fortunata. E io non voglio più sentirmi così.- terminai fissando il fondo della mia tazza di tè.

Cadde il silenzio. Dopo un attimo, visto che non diceva niente, alzai lo sguardo su di lui. Mi guardava a occhi spalancati, colmi di...ammirazione? E un po' di tristezza.

-Avevo ragione!- disse alla fine.

-Di cosa parli?- chiesi confusa.

-Avevo detto che pensavo che sarebbe stato interessante conoscere una ragazza che ballava in un negozio senza alcuna ragione apparente. Avevo ragione!

 

 

N.A.: come promesso ecco anche il sesto capitolo, che mi piace molto di più. Spero che piaccia anche a voi. Finalmente vediamo i nostri protagonisti aprirsi l'uno con l'altra!

Fatemi sapere!

Xx

E_SEE

  
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