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Autore: queenjane    07/04/2016    1 recensioni
La storia di una donna coraggiosa e del suo viaggio nella vita, amori e lotte e personaggi.. Un'epoca suntuosa e perduta, dalla Francia degli ultimi re passando per le terre del Grande Nord, ecco Catherine e la sua storia.. Chiamata dragone,amore, lady Morgan e beloved
immortal..molte vite in una.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Siamo nel 1762, molte questioni sullo sfondo saranno poi riprese, diciamo che è una sinossi, cioè una cosa di insieme, stile zoom, Catherine si può paragonare a una specie di chevalier d’Eon.
 

Nata principessa Sofia di Anbelt-Zerbest, nel 1729, in un principato tedesco di poca importanza, le mutarono nome in Caterina, maritandola a sedici anni con lo zarevic,Pietro. Allora, nelle Russie,  regnava  Elisabetta, figlia di Pietro il Grande, l’imperatore che nel 1703 aveva fondato San Pietroburgo, la Venezia del Nord,.
Vanitosa, sensuale, eccessiva, l’imperatrice  Elisabetta disprezzava l’erede,  che si circondava di valletti e soldati tedeschi e svedesi. Sfigurato dal vaiolo, questi aveva in uggia la giovane moglie e per anni il matrimonio non venne consumato. Forse era omosessuale, forse la sposa era di scarso gradimento, tranne che la isolava, umiliandola in pubblico e privato, picchiandola o prendendola in giro .
Nato l’erede, Paolo, nel 1754, per festeggiare l’evento lo zarevic  lo portò via da Caterina.
Ubriacone smoderato, circondato da orrende amanti, era nel suo diritto togliere il figlio alla moglie. Comunque, lei non si perse d’animo, sapeva di valere molto più di lui e aspettava la sua occasione- morta Elisabetta, gliela avrebbe fatta vedere, amava la Russia, sarebbe stata la madre del suo popolo, se non di suo figlio.
Lesse la Storia universale di Voltaire, lo Spirito delle Leggi di Montesquieau, gli Annali di Tacito, anzi, incontrando il dragone per la prima volta, chiese a bruciapelo di quel trattato, basendo per la pronta replica. 
I tempi, comunque,  erano duri, anche più del solito.
Nel maggio del 1756, Austria e Spagna si erano alleate, rovesciando antiche inimicizie,  un evento che, a parere di Voltaire, per quanto innaturale, sarebbe stato infine accettato da tutti, come tutte le cose contronatura. A corte quella ribalderia era attribuita alla Pompadour e a Choiseul, il re era solo un pezzo di creta nelle loro mani.
Russia e Francia si unirono contro la Prussia, comunque, il nuovo conflitto passò poi sotto il nome di “Guerra dei Sette Anni”, fu dura, con infinite battaglie e sconfitte e perdite.
Il problema ero lo zarevic. Una volta che fosse salito al trono, la sua debolezza congenita, la venerazione che portava la re di Prussia  avrebbero di certo consegnato quell’intero paese a Federico II, con conseguenze inimmaginabili,una catastrofe annunciata,  lo andava dicendo da sempre a tutti, che non vedeva l’ora di comandare LUI, seguendo le orme del RE di Prussia, che voleva invadere e l'Austria e la Francia.
In quell’epoca di spie ed avventure, vi erano agenti scelti, una specie di jolly, cui affidare le sortite più rischiose, mettiamola così, per semplificare …
“Ai Caraibi di sicuro era più caldo”
”Finirà anche l’inverno”
Scuse plausibili per prolungate assenze, nessuno era a conoscenza che le terre d’oltremare dei Fuents erano state vendute da un pezzo. 
Eravamo in Russia, aspettando gli eventi, preparandoci. Assalti, parate, allenamenti con le armi, Xavier sosteneva che ero una tigre in gabbia, lui, invece,  era un uragano.
“Che azzardo”
“E’ vero ma  questa guerra deve finire, morta la zarina sarà un disastro, lo sanno tutti che il granduca è pazzo per il bere od il bere lo rende pazzo, invece lei è in grado di gestire la situazione …”
“SE riesce”
"Quando"
Mi mostravo sicura fino ai limiti dell'arroganza, sapevo che erano piani aleatori, bastava una soffiata e finis, la morte sarebbe stata preferibile alla prigione od una tortura, tuttavia mi imponevo di non pensarci troppo, faceva parte del pacchetto, lo sapevo quando mi ero infilata in quella vita.
 
La mia fuga personale dal mio dolore di prima, tutto iniziato per caso. Avevo seguito i due Fuentes, padre e figlio, in quella sera oscura, pensavo a tutto fuorché di salvargli la pelle, effetto sorpresa, come suole dirsi.
“CHE INVENTATE?”
Allora me lo spiegarono, tenevo ancora la pistola fumante tra le mani, la rabbia più forte del rimorso e della paura, poi lanciai l’idea. Se avevo fregato quei due, agenti scelti, se anche mia suocera lo aveva fatto, perché non potevo essere anch’io della partita?
Le basi di partenza della scherma le avevo già, tutti quegli anni, dopo Luois, che avevo continuato ad esercitarmi, le cavalcate ad uomo non erano stati vani, avevo una buona mira.  Mi addestrarono, senza se e senza ma, per Xavier e suo padre non contava l’essere uomo   o donna, quanto il valore di una persona, io avevo del potenziale, erano in debito con me, mi accomodassi pure, libera poi di cambiare idea.  Mai avrei avuto la forza fisica, quindi sviluppai l’agilità, un trattamento intensivo, mi allenavo con un corsetto imbottito di quindici chili, che delizia, muovermi con quella corazza i primi tempi …fu un delirio di lividi e dolore, poi affinai la tecnica e imparai a non essere distratta. Già, la cicatrice sul polso destro è un ricordino di quando lo appoggiai sulla canna della pistola calda…
Comunque, ero giovane e cretina, è stato poi che ho capito ed ho aggiunto gli ideali. O no..Io guardo le spalle a te e tu a me, conto su di te e viceversa
 %%%%%%%%

 La zarina Elisabetta, malata più del solito  a partire dal  mese di ottobre 1761, morì il Natale di quell’anno.
Il dragone, con il suo gusto per i gesti importanti, si inginocchiò dinanzi alla granduchessa, le baciò una mano, con disinvoltura.
–Siete imperatrice, mia signora, Dio vi benedica-
-Rimarrete al mio fianco, ?.. —
-Certo, Vostra Maestà, ora e sempre-
Un mistero, una leggenda che vantava un’altezza di un metro e settanta, le gambe lunghe, un profilo perfetto, sopracciglia scure sopra iridi chiare, bende sul petto per comprimere paure e celare forme.
- Siete abile sia con le parole che con le armi-
Quale era la sua vera maschera, un cavaliere, una spia, un avventuriero, soprattutto, vi era da fidarsi in maniera totale?
Alea dada tracta sunt.
- Sarete i miei occhi e le mie orecchie, insieme agli altri-
Già, oltre lei e suo marito, erano coinvolti i fratelli Orlov, che a loro volta si occupavano dell’esercito, ed un poliedrico inglese, Alexander Malcomess, alias “leo”.
All’inizio lui ed il dragone non avevano legato molto, una donna che sa usare la spada, figuriamoci, ma la ragazza, con la massima serenità, gli aveva tirato un calcio in mezzo alle gambe, invitandolo a non sottovalutarla.
“LO terrò in conto”, aveva replicato lui, ansimando di dolore.
…Passarono sei settimane, di ritorno dalla cattedrale di Kazan, dopo i consueti omaggi alla salma della defunta, previsti dal protocollo di corte, la nuova zarina trovò il dragone nel suo appartamento privato, sortito, in apparenza dal nulla, a cui chiese ragguagli.
-Le manifestazioni di pace dell’imperatore verso la Prussia hanno generato una cattiva impressione, peggiore ancora è stata la nomina di vostro zio George di Holstein-Gottorp a capo dell’esercito, sostituire i membri della guardia con le truppe dell’Holstein.Vostra Maestà, gira voce che il sovrano voglia consegnare la Russia a Federico II-
 -In piedi, continuate- 
I demoni dello zar, ostinazione, etilismo, crisi di rabbia e quanto altro non si erano affatto assopiti.Se la Russia avesse lasciato l’alleanza, schierandosi con la Prussia, vi erano rischi CONCRETI di invasione, Federico II bramava la Francia e non ne faceva mistero.
…i fratelli Orlov tessono le vostre lodi nelle loro arringhe, distribuiscono soldi e…-
 
 
Era passato ancora del tempo
- Vengono ammassate le provviste per la campagna contro la Danimarca, tranne che gira voce  che difenderanno i territori dell’Holstein del sovrano, non certo l’impero-
Caterina la scrutò, era magra e sottile, gli occhi freddi, che avevano visto troppe cose, stanchi..Tuttavia.-
Si raccomanda di sostenere la  moglie dell’imperatore, che, pur se straniera, ama questo Paese..
-Astio e rancore erano sentimenti diffusi, tuttavia prima di proclamare una rivolta occorreva avere la sicurezza, pur se tutti gli informatori riferivano che i quartieri della capitale erano in subbuglio, nelle baracche dei soldati si parlava a gran voce contro il “matto”…
 
 
(Dai diari di XAVIER Fuentes, stilati in terza persona, un esercizio di stile e prudenza) L’aria dl Baltico, in quel mese di giugno 1762, era umida e calda, mentre all’alba una carrozza sgangherata volava dalla capitale a Peterhof, guidata dall’agente detto Torre,senza rallentare per le buche,  dentro vi era Aleksei Orlov, fratello di Grigorij, quest’ultimo amante di lungo corso della zarina, ed il suo luogotenente.
Tutti e tre avevano urgenza di riferire a Caterina dell’arresto di uno dei suoi più fidati sostenitori, che era tempo di agire, lo zar sarebbe presto andato in Danimarca, il 30 giugno al più tardi. Ormai, da settimane gli incontri si erano moltiplicati, nell’affare della  congiura erano coinvolti molti ufficiali della Guardia e migliaia di soldati che avevano preso l’impegno di sollevarsi contro l’imperatore ad un suo cenno..
 
 
.Rumore di ruote, una carrozza che si avvicinava alla villetta Mon Plaiser, ormai stavo lì, facendo la spola con la capitale, subito mi inquietai. E scattai in piedi, infilando gli stivali, avevo dormito vestita e scesi di corsa.
–Ci siamo?-
Orlov salì a svegliare la zarina
-Sì, tutto pronto, lui è a Oraniebam, con 1500 soldati dell’Holstein, sempre a letto per la sbronza-
-Dobbiamo agire ora-
Tensione e paura e eccitazione, la carrozza aveva un nuovo membro, la direzione era la capitale, il dragone faceva da scorta. Erano matti, audaci, insensati, se andava bene, avrebbero fatto la storia, se fallivano la morte sarebbe stato nulla in confronto alle torture che potevano infliggere….
Quanti l’avrebbero sostenuta a San Pietroburgo?Da settimane, era a Peterhof per attirare il meno possibile l’attenzione, tuttavia..la paura era in agguato ..
Grigorij Orlov, che si unì al gruppetto, aveva svolto un ottimo lavoro, conquistando i soldati scontenti di Pietro con regali, promesse e bevute, stanando le spie di controparte…
Mi concessi un sorriso, smontando, mentre il gruppetto si dirigeva verso le baracche del primo reggimento da visitare.
Con un tamburo, venne disposta l’adunata, ero su un fianco, Xavier all’altro, mentre i soldati la circondavano, chi piangeva, chi le baciava le vesti o l piedi, chi l’acclamava, Malcomess doveva essere anche lui lì.
Spiavo quella calca, quando mi accorsi di un movimento sospetto, uno scintillio, di un pugnale riconoscendo una spia di Pietro.
Di preciso, non so che inventai, tranne che mi ritrovai a combattere, corpo a corpo, in un cortile poco distante…
Buttai via i guanti, vi erano delle macchie di sangue fresco, schizzate da lui che ora non respirava più…
Mi rialzai, barcollando, come un automa meccanico,chi ero? Che facevo?Mi aiutò Xavier a fasciare il braccio sinistro, alla peggio,
 
Alle nove altri soldati allungarono le file del corteo, mentre andavamo verso la Cattedrale di Nostra Signora del Kazan, sotto le icone e dinanzi a infiniti testimoni, Caterina divenne “autocrate”, con la pronta benedizione del metropolita di Pietroburgo., poi al palazzo d’Inverno fu letto il manifesto ufficiale, non vi furono tumulti, senato e popolo e esercito la accettavano, difendeva la Russia e i suoi abitanti, ripristinando quanto distrutto dal marito.
Era una liberatrice, il trono era suo per quello, non per diritti di legge o sangue, ci riuscì..L’imperatore non fece nulla ed il 29 giugno abdicò, arrendendosi.
 
-Ci siamo riusciti?
-Non ne dubitavo…… Questa  era lei, quella strana e colta ragazza, che sapeva battersi meglio di un soldato, dall’antipatia Alexander l’inglese era approdato alla stima, adesso che la zarina aveva preso il trono potevano anche scherzare, no?
- Scusate, che avete al braccio?L’arto sinistro appariva stranamente gonfio, per una fasciatura improvvisata.
Glielo aveva detto, stringendosi nelle spalle, nemmeno fosse una cosa da niente, Dio mi scampi dall’avervi come nemica, aveva riso lui, magari ve la rifaccio io, così vi impaccia, sono bravissimo….
Certo e modestissimo, secondo solito, lo aveva canzonato, con un sorriso, va bene, vediamo, fate conto che sono un soldato-
Profumava di acqua di rose, appena un lieve aroma di sudore, mentre lui aveva preso un paio di forbici, stracciato il tessuto della manica, sciolto le bende, la ferita era appena rimarginata, aveva rifatto la fasciatura, presto e veloce, le dita calde su quel pezzo di pelle…
Credo che vi resterà la cicatrice, peccato, comunque tenete la mia giacca, non potete girare così.
Vi ringrazio, Alexander, state certo che lo avrei fatto anche io per voi, anche se siete inglese…(avevano discusso anche di quello…)
Lo so.
 
 
Un solo guazzabuglio di confusione, che ricostruisco rileggendo i dispacci di allora, per sbrogliarlo.Tutto ritorna, ho vent’anni, mi sento immortale..Giunse poi la notizia che l’imperatore era stato strangolato, si cercò di occultarla, non è in nessun documento, la zarina non mollò la presa, per Voltaire era la “luminosa stella del nord”,così la voglio ricordare, a prescindere da tutto- da allora, nel mio patrimonio personale privato, iniziarono a confluire migliaia e migliaia di rubli, poi dopo l’incoronazione, finalmente il congedo.
Mosca, città di pietra bianca, coperta dai disegni di brina nell’autunno, 500 chiese, 5000 palazzi dorati, guglie, cupole e croci, piazze e ttetti smaltati, la fortezza del Cremlino incombeva su  tutto. Era detta la Terza Roma, le campane erano così tante che i loro rintocchi facevano tramare la terra e uno straniero doveva tapparsi le orecchie, il rombo continuo faceva diventare sordi …ed il sudicio, più di Londra o Parigi, il fetore delle fogne toglieva il fiato.
.il quartiere del mercato, sulle rive della Moscova, aveva infinite file di bancarelle, mezzo mondo era esposto lì, prendevi una tazza di tè, ridendo nel vedere la danza degli orsi od il corteo dei ciechi dinanzi a San Basilio…il 13 settembre 1762, la zarina entrò nella piazza Rossa, seguirono 15 giorni di sfrenate celebrazioni.
Adesso, che è passata una vita, quando desidero sentirmi di nuovo giovane, basta poco, che rievochi il sapore del vento sulla pelle, tutto si ferma, ho di nuovo 20 anni, le mani sottili che tengono le redini, cavalco a fianco di una carrozza su una strada dissestata, nessuna fatica o disagio, solo eccitazione nel reticolo di vene e arterie, un brivido e giusto un filo di paura.
Cominciava la storia, la leggenda. I fratelli Orlov, io, Xavier, l’inglese …
 
 

“Vi piacciono gli zaffiri?”
“Avete sentito la conversazione a cena, sulla nuova corona, eh? È un mio parere, scegliendo, opterei per gli zaffiri, appunto, rispetto ai diamanti”.
Volteggiavano insieme, un ballo per l’incoronazione, seguendo i delicati movimenti dei violini, il profumo armonico dei fiori, era molto bella, inutile raccontare storie.
“Domani partiamo, torniamo verso la Francia”
“Ah. Va bene, solo che, prima della vostra partenza, vi posso offrire una coppa di champagne, alla vostra ed alla mia”.
“Ed alla zarina, che offre tutto”. Poi aveva sorriso, va bene, sapete che non resisto alle battute.
Si erano affacciati un momento ad una finestra, i calici avevano tintinnato nella notte.
- Grazie, cercate di stare bene.
- Ci proverò, buon ritorno a casa.
A presto Alex..
 
   
 
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