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Autore: callingonsatellites    07/04/2016    3 recensioni
(trama iniziale leggermente modificata)
Un tranquillo soggiorno nella -per lei tristissima- città di Londra per Kenny, fotografa "nomade" con fisso in testa il pensiero di un paio di occhi che non riuscirà a dimenticare, ma forse nemmeno a rivedere. Meno male che un simpaticissimo hater cercherà di rovinare l'esistenza sia a lei che alla band più famosa del momento, i Tokio Hotel. Riuscirà, in compagnia del vampiro più melodrammatico e del cantante più stridulo del mondo a scovare il nemico misterioso? E soprattutto, rivedrà gli amati occhioni stratruccati che le hanno rubato il cuore?
-crossover-
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ma … allora dove dovremmo passare i prossimi tre giorni?- strillò Vic isterico nel telefono. A quanto sembrava l’hotel dove stavano alloggiando aveva subito un brutto guaio alla rete di cavi dell’elettricità. In poche parole, dovevano trovarsi un altro posto dove stare.
 
-Beh … in fondo, basta trovare un altro hotel, non ci vuole tanto- rifletteva Tony, con un dito sul mento.
 
-TACI, MORTALE!
 
-Ha sempre queste crisi quando non dorme? … - domandò Kenny all’ennesima sfuriata nervosa del vocalist.
 
-Boh- risposero in coro chitarrista e bassista facendo spallucce.
 
-E tu? Sei suo fratello, in teoria lo conosci un po’ meglio- chiese allora la ragazza rivolgendosi a Mike. Che stava smanettando con il cellulare, quindi non aveva capito niente.
 
-Uh?- appunto.
 
-Lasciamo perdere. Piuttosto … - la rossa si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da dire. Ma a quanto pare i muri interni di un fast food londinese piuttosto malmesso all’ora di pranzo non erano di grande ispirazione.
 
-AAARRGHHHH! …- nel frattempo, il cantante non era ancora uscito dalla crisi mistica.
 
-Per favore, iniettategli del cloroformio- l’isterismo di Vic aveva reso isterico anche Jaime. Come se uno non bastasse.
 
-Scusa, non avevi detto che la stanza in parte alla tua si è liberata da poco tempo?- Tony era l’unico che in quel momento si era rivelato d’aiuto.
 
-E’ vero! Beh, non so se vi faccia piacere un appartamentino di centro Londra … dovreste servirvi da soli, non ci sono camerieri, e poi …
 
A quel punto tutti e quattro i Pierce The Veil di voltarono verso Kenny.
-Ma secondo te noi abbiamo bisogno di essere serviti? …- fece Mike alzando gli occhi dal cellulare.
 
-Oddio … non lo so.
 
-HA! Noi siamo ottime donne di casa, scherzi?!
 
-Ah. Bene. Voglio proprio vedere! …
 
-Tu ridi- intervenne Jaime –ma noi abbiamo passato una settimana a Capo Nord totalmente autosufficienti.
 
-Jaime … eravamo in un igloo e una famiglia di pescatori Inuit ci offriva il pesce. Non serviva fare niente- intervenne Tony.
 
-Beh, insomma! È già una gran cosa, eh!
 
-Sì … sì. Sì, hai ragione- mormorò Tony, battendogli una mano sulle spalle.
 
Toc. Toc. Toc.
Toctoc. Toctoc. Toctoc.
Toctocotocotocotocotocotocotocotocotocotoc!!!!
 
-Ehi, vacci piano, gli rompi la schiena!- disse Kenny a Tony.
 
-Ma io sono fermo!
 
-Ma allora … - la rossa si voltò verso la finestra alla propria destra.
-Oh. No. Ancora.
 
Ebbenesì, una nana dalla capigliatura variopinta e uno stallone con la mascella quadrata le facevano ‘ciao’ con la mano dall’altra parte del vetro.
 
-Ragazzi, torno subito.
 
Si alzò dal tavolo e uscì dal locale, andando incontro ai due strani individui.
 
-…non pensate di avermi importunato abbastanza? …- chiese stancamente.
 
-No- risposero in coro e perfettamente sorridenti Amanda e Robert.
 
-Sai cosa mi stupisce?- si rivolse a Robert. –Che una persona adulta, famosa e credo piuttosto impegnata come te si trattenga qui per seguire una ragazzina in giro per la città a disturbare le persone.
 
Forse quello di Kenny doveva essere un rimprovero, a giudicare con lo sguardo serio che stava rivolgendo all’attore.
Ma ovviamente esistono persone tremendamente furbe che riescono a fregarti in ogni caso.
 
-Ma io abito qui. E non sono assolutamente impegnato- affermò pacato, con un sorriso da schiaffi allargato sulla faccia. Poi aggiunse:
 –Ti prego, smettila di guardarmi con cotanto odio o potrei morire dissanguato per tutte le torture che mi stai infliggendo con la tua immaginazione in questo momento. 
 
-Sai una cosa?- insinuò Kenny stringendo i pugni e facendo il broncio.
 
-No.
 
La ragazza fece cadere mollemente le braccia sui fianchi e assunse un’espressione stanca. –Odio quando parlo con una persona troppo intelligente per poterla battere a parole. E questo mi è accaduto solo due volte.
 
-HA! Lo sapevo- Robert e Amanda si diedero il cinque e si misero a ballare schiena contro schiena. Sì, in mezzo al marciapiede pieno di gente.
 
Kenny intanto li fissava perplessa.
-Quando scoprirò cosa avete voi due darò una festa, ci inviterò un sacco di tedeschi e offrirò birra gratis a tutti.
 
-Tedeschi? Cosa centrano i tedeschi?- ripeté Robert fissandola interrogativo.
 
-Niente … niente, lascia perdere- brutta mossa. Non si era abituata a sentir Certe Parole dagli altri. Certo, era intelligente anche lei a ripeterle per prima. Tentò di mettere sotto chiave il fiume di immagini che le stava invadendo la mente …
 
-Ah … lo so io- si infilò Amanda con un’espressione infida.
 
-No! .. giuro, niente … era per dire, insomma, dai …
 
-Centra con il suo ragazzo! Lo si vede dalla faccia che fai! Fai sempre così quando si tocca quel tasto dolente!


-NON E’ VERO!
 
-E’ vero …- osservò Robert, per poi lanciare uno sguardo complice ad Amanda. Sorrisero maleficamente: avevano trovato un altro pretesto per romperle le scatole.
 
… quello che entrò nel fast food poco dopo, era un terzetto composto da una nana afflitta, un’altra nana e un ragazzotto che la punzecchiavano al suo seguito.
 
-…ragazzi, vi presento la mia rovina: Robert e Amanda. Robert, Amanda, vi presento i Pierce The Veil.
 
#
 
… il mondo doveva ancora capire dove Bill Kaulitz prendesse tutta la sua energia.
 
-Bill … ti prego … stai fermo ALMENO un’ora, per piacere! …
 
-Ma che palle, sono stufo di stare a casa! Voglio uscire, Tom.
 
-Sei impossibile, degenere creatura che non sei altro. Ti rendi conto che meno di due ore fa un rapinatore armato di fucile ti ha impallinato un avambraccio? E adesso tu non sei capace di vivere nei duecento metri quadrati di abitazione che possediamo e vuoi andare in giro per le strade?!
 
-Sì.
 
-In ogni caso, vengo con te. Figuriamoci se ti lascio scorrazzare per una città del genere da SOLO- improvvisamente per Tom Los Angeles era diventata alla pari di un buco di criminali. Eh, l’istinto fraterno.
 
-Evviva.
 
Beh, c’è da dire che non appena misero piede fuori di casa, Bill attaccò a blaterare.
 
-Sai Tomi, ero uscito per trovare l’ispirazione; insomma è un po’ che non scriviamo una canzone, io ci ho provato prima- ‘Ah’ pensò Tom ‘quell’insieme di geroglifici era una canzone?’ –ma non so cosa, qualcosa mi mancava … sai, le grandi città americane sono così piene di gente, di VITA, di colori e rumori …- un automobilista infuriato strombazzò il clacson, come per sottolineare le parole del moro, quando si vide passare davanti la coppia di strani esseri da noi definiti Kaulitz, senza assolutamente che si preoccupassero di guardare a destra o sinistra. - … da qualche parte ci sarebbe dovuta essere qualche idea! Di sicuro, sapevo che la genialata era dietro l’angolo. Basta trovarla, Tom, basta trovarla- ‘Oh, bene, adesso iniziamo con la filosofia’ si disse di nuovo il povero chitarrista. Forza, Tom, sei tutti noi. –Certo che però anche tu potresti impegnarti a fare qualcosa, eh! Io ci provo anche a scrivere, ma tu proprio non fai niente dalla mattina alla sera! Non hai mai niente in mente per il nuovo album? Insomma, qualcosa dobbiamo pur offrire al mondo, Tom, siamo i Tokio Hotel; non possiamo tradire i nostri fan all’appena quinto album!- ‘Ah, è colpa mia adesso’-secondo me è passato già troppo tempo. Insomma, l’ultimo disco è uscito già due anni fa!- ‘Già?!’ Tom si doveva ancora abituare alla vita da rockstar in pausa, non poteva sopportare insinuazioni del genere.
Bill continuò per un po’ con altre perle filosofiche, mentre i loro piedi macinavano metri, decametri, ettometri e chilometri.
-…non credi, Tomi?- chiese poi al gemello, che era stato molto attento ai suoi discorsi.
 
- Ahm? … sì, sì, Bill, hai ragione.
 
Il moro annuì, e continuò con i suoi discorsi sullo stato delle balenottere azzurre in Kenya.
Nel frattempo, Tom si guardava intorno. In effetti Bill aveva ragione, le città americane erano così piene di movimento.
Così piene di movimento che non si accorse dei clacson allarmati e delle grida delle persone: il suo criceto entrò in allarme solo quando uno stridore di gomme invase la strada. Un fascio argentato si stava avvicinando velocemente e pericolosamente ad un punto vicino a loro.
 
-BILL, SPOSTATI!- gridò, interrompendo le riflessioni del fratello e spingendolo in mezzo ad un’aiuola che si trovava a pochi metri da loro, buttandocisi addosso a sua volta.
Tutto accadde in fretta: le sirene si udirono in lontananza, un sacco di persone urlavano e un cartoccio fumante color grigio metallizzato giaceva fra i vetri rotti di una vetrina di profumi.
 
-Che diavolo è successo? …- mormorò Bill, alzando la testa dalla nuvoletta di gigli profumati che gli aveva fatto da cuscino.
 
-Non ne ho idea. So solo che è meglio levarsi di torno- fece Tom alzandosi frettolosamente da sopra di lui e tirandolo su per una mano.
 
-Ma…- cercò di protestare il vocalist, ma venne trascinato via dal fratello.
 
-Ho detto che è meglio se ce ne andiamo- tagliò corto Tom, non gli era mai piaciuto trovarsi in luoghi pieni di persone scandalizzate e uomini in divisa che tentano di tenerle calme. Ed era già la seconda volta in meno di quattro ore.
 
#
 
-Siamo una calamita per guai- mormorava sconsolato Bill, mentre si allontanavano velocemente dal luogo dove qualche ubricone non li aveva spiattellati su un muro per un soffio.
 
-Dai, è stata una coincidenza …- lo rassicurava Tom, che in realtà la pensava esattamente come lui.
 
-Voglio la mamma- certo che non la smetteva di lamentarsi. Già Tom non era campione di pazienza, in più doveva sopportare le lagne di suo fratello. Eh no.
Eppure … certo che non era una brutta idea la sua …
 
-Hei Bill- lo chiamò Tom, fiero della sua idea geniale.
 
-Eh?
 
-Ti va di prenderci una vacanza?
 
-Cosa intendi?...
 
-Torniamo a Mag. Solo per un po’, poi facciamo rientro qua. Che dici?- il chitarrista guardava speranzoso il moro; in attesa che alzasse la testa, lo guardasse sorridendo e con quella particolare luce negli occhi che compariva quando condividevano un’idea; e gli dicesse ‘Cavolo! Che idea!’ … e infatti Bill alzò il capo e lo fissò negli occhi:
 
-Che cavolo stai dicendo, Thomas? Io ho un album da comporre! Canzoni da scrivere! E poi ci sono così tanti centri commerciali americani che non hanno ancora avuto l’onore di accogliermi! Non possiamo mica evitare i nostri doveri così- esclamò risoluto, guardando il fratello come se avesse detto le peggiori bestemmie.
 
‘Come non detto’.
 
 
 
Povero Tom, mi fa pena! A voi non fa pena? … non gliene va bene una! Ma d’altronde se si sa un gemello come Bill bisogna aspettarselo. Bene, dato che non ho voglia di aggiungere altro, vi mollerò crudelmente senza nemmeno uno dei miei saggi monologhi. Ciao.                    
… daiiii, non sono così cattiva! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante sia un po' più breve del solito (ma don't worratevi, aggiornerò uno di questi giorni. Forse. Se non mi sparo prima) e anche se le mie tempistiche di scrittura superano in lentezza quelle di un triceratopo in letargo. Belli, i triceratopi!! Vero?! :D
  OK, vado. Ciaooooooooo :P Lisa^^
   
 
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