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Autore: Ire_2002    08/04/2016    3 recensioni
Jenny è una ragazza normale, la sua vita e la sua famiglia sono del tutto ordinarie.
Ma tutto cambierà il giorno in cui si accorgerà che nella foresta vicina a casa sua c'è qualcuno.
O meglio qualcosa.
Costretta a essere la serva di un mostro.
Condannata alla prigionia.
E intanto nessuno sa dove si trovi.
Ma nella sua gigantesca prigione incontrerà qualcuno pronto ad aiutarla.
Qualcuno che come lei vuole solo una cosa.
La libertà.
Una ragazza che deve cercare di fuggire.
Una Proxy.
Una Proxy che non vuole essere tale.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hoody, Masky, Nuovo personaggio, Offenderman, Ticci Toby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm not a Proxy'
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- Iniziamo con qualcosa di semplice- dice Tim- Prima di tutto, vediamo se sei agile. Quando fuggiremo Offender, Slender e i Proxy ci staranno alle calcagna, ma cercheremo di evitare i combattimenti e di fuggire, per non ferirci. Tutto chiaro?
Annuisco brevemente, e lui si guarda un attimo attorno, per poi indicare un albero poco lontano- Credi di riuscire ad arrampicarti fin lassù?
Io annuisco e lui incrocia le braccia, aspettando di vedere di cosa sono capace.
Forse non sono una brava combattente, ma sicuramente sono agile. Quando vivevo in città passavo ore al parco con alcuni amici, a correre e ad arrampicarmi sugli alberi.
Resto ferma per un attimo, per poi correre verso il tronco.
Il ramo più basso è subito sopra la mia testa, così lo afferro con una mano e mi tiro su, cercando un appiglio anche per i piedi. Riesco a spingermi verso l'alto con la gamba destra, e con un po' di fatica, inizio a salire. Tirarmi su con l'aiuto delle sole braccia per me è sempre stato difficile, visto che la mia forza è concentrata nelle gambe, e spesso mi serve qualche tentativo. Stavolta invece, per fortuna, ce la faccio subito. Da questo punto in poi le cose si fanno più facili. L'albero ha rami grossi e resistenti, e salire è piuttosto semplice.
- Ok! Direi che per quanto riguarda l'agilità non hai problemi- dice Tim, ed io mi fermo.
Mi osserva dal basso, subito sotto il tronco.
Gli sorrido.
- Adesso scendi, riesci a fare un salto?
Guardo in basso. Sono ad almeno cinque metri d'altezza. Deglutisco e provo a scendere senza saltare, usando i rami come i pioli di una scala. Tim è esattamente sotto di me, pronto a prendermi nel caso cadessi. Ed è un bene che ci sia.
Quando sono a circa due metri dal tappeto di foglie appoggio il piede su un ramo troppo sottile, non appena ci poggio un piede sopra questo cade, mancando per poco Tim.
Poiché, da idiota, non mi stavo curando di afferrare saldamente un ramo con le mani, cado.
Grido, e dopo una breve caduta, mi ritrovo tra le braccia di Masky, che piega leggermente le gambe e si irrigidisce a causa del peso aggiuntivo arrivato all'improvviso. Mi volto un attimo verso di lui, sperando di non essere rossa come un peperone. Il mio viso e la sua maschera sono solo a qualche centimetro di distanza, del resto. Masky ha una presa salda su di me, come se avesse ancora paura che io possa cadere, ma dopo qualche secondo la allenta.
Tim mi riappoggia a terra.
- Va tutto bene?- mi chiede, portandosi una mano dietro la nuca. Sembra un tantino imbarazzato anche lui, probabilmente non si aspettava davvero di dovermi prendere al volo.
- Ehm...- dico io- Sì, sta tranquillo.
Tamburello nervosamente le dita sulla coscia- Allora... che facciamo adesso?
Lui sta zitto, fissando un punto alle mie spalle.
- Che hai?- chiedo io. Guardo dietro di me e vedo una figura femminile che si avvicina. Dai capelli rossi riconosco subito Ann.
- Se ti chiede qualcosa, noi stavamo facendo una passeggiata.
Io annuisco, e la Proxy ci viene incontro, camminando velocemente.
- Jenny, non pensavo che anche tu fossi qui- dice la rossa- Che ci fai?
- Tim mi stava facendo vedere la zona. Così non rischio di perdermi- rispondo, cercando di sembrare il più convincente possibile.
Lei solleva un sopracciglio- Ah, il nostro Masky, sempre talmente e stupidamente altruista... - dice, per poi rivolgersi al ragazzo mascherato. -Comunque, Masky, il capo ha un compito per te.
Tim abbassa leggermente lo sguardo.
- Se non fai di nuovo il tuo lavoro sarai punito severamente. Slender ha detto che non ne può più, e che farsi sfuggire una quarta preda in un mese significa ritrovarsi a sputare sangue per una settimana.
Il tono di Ann è tagliente, quasi accusatorio.
Come è possibile che la pietà qui venga vista come qualcosa di sbagliato? È qualcosa che non riesco a comprendere. Qui tutto è l'esatto contrario di come dovrebbe essere. La bontà è una colpa, la crudeltà un merito.
Non sono sorpresa, so come funzionano le cose qui, ma non capisco come qualcuno possa pensare che uccidere sia motivo di orgoglio.
- Allora... allora ci vediamo dopo- dice Tim, allontanandosi.
È triste vederlo così, impotente. Lo vedo andare via, camminando silenzioso tra gli alberi, come un fantasma. Si volta un'ultima volta verso di me, per poi continuare a camminare. Provo una profonda pena per lui, chissà come si deve sentire. Lo seguo con lo sguardo fino a quando non sparisce nella nebbia. Anche io mi sento del tutto impotente.
Non posso aiutarlo, mentre lui sta rischiando la vita per aiutare me.
Sento lo sguardo di Ann su di me, e mi volto a guardarla in faccia.
- Vieni, ti riporto dentro- dice lei, iniziando a camminare - Non vorrai mica perderti, novellina.
La seguo, titubante, e la osservo per bene. È più alta di me, e ha un fisico snello e formoso.
- Non dovresti stare troppo insieme a Masky- dice, spezzando il silenzio che c'era tra noi.
- Da quando in qua ti interessa?- le rispondo- Ti importa qualcosa di me?
- Figurati!- esclama- Ma Masky ha una brutta influenza sui nuovi Proxy, gli spinge alla ribellione. È per colpa sua se Kate non è ancora Proxy a tutti gli effetti, lui le ha riempito la testa con le sue stupide idee. Ti porterà a fare un'azione stupida, e verremo puniti tutti. Quindi non metterti nei guai.
- E perché verrete puniti tutti?- chiedo, ma in verità è un'altra la domanda che vorrei farle.
- Sei talmente ingenua- risponde lei, e sono convinta che sotto la la mascherina da medico ci sia un un sorriso beffardo.
Sbuffo, ma lei non risponde alla mia domanda. Ciò che ha detto mi fa venire un dubbio. E se gli altri pagassero per la mia fuga? Ma forse Ann sta solo cercando di scoraggiarmi a fuggire.
- E quindi secondo te mi farebbe bene restare in tua compagnia insieme agli altri Proxy piuttosto che con Tim?- riprendo a parlare.
- Almeno non finirai per essere influenzata da lui.
Stringo i pugni, senza rispondere. È tutto sbagliato qui...
- A me questa faccenda dell'uccidere sembra una gigantesca idiozia- dico, in un sussurro.
Ann si volta di scatto verso di me, fissandomi con gli occhi cremisi.
- Tu non capisci- risponde.
- Certo, non capisco come tu possa provare piacere nell'ammazzare qualcuno.
- Sta zitta, tu non sai nulla.
Dopo quest'ultimo scambio di battute torniamo in silenzio, l'unico rumore è quello delle foglie che scricchiolano sotto i nostri piedi.
Non esistono motivi buoni per uccidere. Si può odiare qualcuno, ma arrivare a togliergli la vita significa essere pazzi.
E lei lo è. Sembra comportarsi in modo calmo, ma se uccidere le fa piacere è una persona folle.
Quando arriviamo in vista della magione mi sento sollevata, perché finalmente potrò allontanarmi da lei. Spalanca il portone cigolante, ed io entro immediatamente nella vecchia stanza, illuminata viocamente dalla luce che penetra da alcune finestre.
- Come mai tanta fretta? Hai paura di me?- chiede Ann, con tono di scherno, entrando.
- La verità è che mi disgusti- rispondo, maledicendomi subito. Quello che dico a volte non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello.
Lei mi fissa, e scandisce le parole- Portami rispetto, novellina!
- Dovrei avere paura? Non puoi uccidermi, no? Ti puniranno! E poi io non avrei mai paura di te!
La vedo afferrare con entrambe le mani la motosega.
- Non giocare con il fuoco. Adesso scusati.
Adesso la percepisco nella sua voce. La rabbia. E la pazzia.
Indietreggio, mentre lei avanza piano piano verso di me.
- Allora, dove sono le tue scuse?
La vista della sua motosega mi mette un tantino in soggezione, lo ammetto.
- Ok, ok. Va bene. Scusami- le dico, ma lei non si allontana. - Ann?- chiedo, continuando ad indietreggiare, fino ad arrivare alle scale.
- Non sei sincera!- dice, accendendo l'arma.
Fantastico, ha perso la testa.
Corro su per le scale, e lei mi insegue velocemente. Evito per un soffio la sua motosega, e corro come una pazza lungo il corridoio, riuscendo ad allontanarmi da lei di alcuni metri.
Devo cercare aiuto! Ann è più veloce di me, e sta guadagnando terreno. Ad un certo punto svolto in un corridoio che non conosco, ma che come tutti gli altri è polveroso e vecchio.
Ann si fa sempre più vicina, e nella mia testa si forma un'idea stupida, ma purtroppo è la mia ultima possibilità. Mi fermo, voltandomi di scatto, e senza preavviso afferrò con entrambe le mani la motosega di Ann.
Lei cerca di colpirmi, ma è difficile, visto che io cerco di tenerla ferma.
Ce la devo fare, è la mia unica possibilità. Non posso lasciare che mi uccida, e morire così.
Ann, con aria quasi disperata, dà un ultimo strattone alla motosega, verso di lei. Io perdo la presa, e Ann barcolla, visto che non si aspettava che io lasciassi andare la sua arma come se niente fosse.
E tutto poi sembra accadere al rallentatore. Ann cade a terra, perdendo la presa sulla motosega...
Che le cade addosso e la decapita.
A quel punto inizio ad urlare. Corro lungo il corridoio, urlando. Devo farmi sentire da qualcuno, da chiunque, e spiegargli quello che è successo. È grave? E se dessero la colpa a me?
Ann è morta, e in un modo del tutto assurdo. Non mi sembra nemmeno vero. Però non provo nulla. Non sono felice della sua morte, ma neppure dispiaciuta. Mi sento solo spaventata. Ho appena visto una ragazza venire decapitata!
Continuando a urlare e a correre svolto all'improvviso in un corridoio, scontrandomi contro qualcuno. Cado all'indietro, e alzando lo sguardo noto due grandi occhi rossi e una bocca triste cuciti su un passamontagna nero.
- Jenny?- chiede lui- Che hai da urlare?
Mi rialzo di fretta, afferrandolo per uno dei suoi guanti neri.
- Ann... la motosega... la testa... vieni!
Mi tiro dietro Hoody, probabilmente molto confuso, tenendolo per la mano e correndo davanti a lui.
- Vuoi spiegarti? E mollano la mano!
Lo ignoro, troppo occupata a ricordare la strada, e lo sento sbuffare dietro di me.
Arriviamo nel corridoio di prima e io mi fermo all'improvviso, confusa.
Ann è in piedi, e tiene la propria testa sotto braccio, come se fosse una palla.
Mi volto inorridita verso Hoody, che non sembra particolarmente sorpreso.
- Sei spaventata?- chiede Ann, beffarda. Il fatto che parli con la testa separata dal corpo mi inquieta non poco.
- Hoody... che è successo?- chiedo, senza voltarmi- Come è possibile?! Lei... lei era morta e adesso...
Il ragazzo tiene lo sguardo su di me, senza dire niente.
- Voi due mi dovete delle spiegazioni!
  
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