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Autore: neverenough    08/04/2016    2 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 6


Il buio della stanza era diventato familiare. Non sapeva quando era giorno, quando notte. La cognizione del tempo era svanita da... beh, non sapeva dirlo. Il suo corpo faceva male ovunque, in particolar modo sul collo, dove quel bastardo di Kuromo aveva spento una sigaretta quando era andato a fargli visita per ficcargli in bocca del pane stantio e quasi affogarlo facendogli bere dell’acqua.
Izaya era esausto. Il suo fisico non poteva reggere a lungo, ma non avrebbe mai mollato. O almeno così credeva. Sentiva il punto di rottura così vicino, che a questo punto non gli interessava nemmeno più stringere i denti per evitare di urlare di dolore. Tutte le priorità erano andate a puttane, ed essere rinchiuso lì dentro e torturato continuamente lo stava distruggendo psicologicamente. Non riusciva a dormire bene e anche se riusciva ad addormentarsi, il sonno non era come doveva essere. Forse chiudeva solo gli occhi, forse si appisolava fin quando quel Kuromo non tornava di nuovo a fargli visita. Forse persino quando pensava di essere sveglio era una mera illusione. Urlare non serviva a niente. Nessuno sarebbe corso a salvarlo. Probabilmente, nessuno si sarebbe mai accorto della sua prolungata assenza e, anche se alla fine sarebbe diventata evidente, nessuno avrebbe mai aizzato la polizia per cercarlo. Izaya non aveva persone che tenessero davvero a lui, questo lo sapeva. Tutti non avevano fatto altro che odiarlo, e lo stesso Izaya si odiava per quello che era. Ma piangere sul latte versato era inutile.
Qualche lacrima gli uscì dagli occhi, che iniziarono a bruciare maledettamente. Quella stanza puzzava. Lui stesso puzzava, e ormai non riusciva ad avvertire più nessun odore oltre a quello. Lo odiava. Lo odiava davvero tanto.
E adesso iniziava a odiare anche la propria vita. Perché non poteva semplicemente morire e lasciare questo mondo una volte per tutte? Perché quel bastardo non lo ammazzava e basta?
La colpa di tutto ciò era solo di Shizuo. Lui... quel dannato mostro che ancora non si decideva a farlo fuori. In quel momento avrebbe preferito diecimila volte che lo avesse ucciso prima di arrivare in questa situazione. Sarebbe stata una morte veloce e poco dolorosa. – Shizu-chan – sussurrò. – Vorrei che fossi qui per... – Una breve pausa e un respiro tremante, accompagnato da salate e bollenti lacrime. – Ti prego... uccidimi... Shizu-chan...

Shizu-chan∼
Shizuo apre gli occhi lentamente, svegliato da quella voce che l’ha richiamato. Una voce familiare quanto distante. Allunga la mano verso il nulla. Che cosa vuole afferrare di preciso non lo sa: spera di sentire un qualche tipo di sensazione diversa da quel vuoto buio. Ma niente arriva a sollevarlo da quella spirale in
cui è immerso. Riabbassa la mano deluso, ricordando amaramente che è fasciata. Non ha idea di cosa gli sia preso la sera precedente. Forse è stato un crollo, non lo sa dire con certezza. Deve schiarirsi le idee prima di poter emettere giudizio.
La voce che sussurra cantilenante il suo nome torna prepotente nella mente del biondo, e un brivido gli attraversa la schiena. È come se lo stia chiamando, Izaya, e lo sta facendo da giorni ormai. Shizuo lo sa: quella voce che sente nella propria testa non è la pulce, bensì la propria coscienza. Anche se è andato da Shinra durante le settimane successive al ritrovamento, non ha più avuto il coraggio di entrare nella stanza in cui giace e vedere come sta. Shinra lo aggiorna ogni volta sulle sue condizioni, ma non basta.
Si volta di lato e per un secondo osserva Vorona, sdraiata accanto a lui mentre riposa placidamente con la testa sul cuscino. Ieri sera si era fatto abbastanza tardi e non voleva lasciarla tornare a casa da sola con la moto, non dopo aver bevuto due birre per fargli compagnia in quell’evento non programmato. Le ha lasciato il proprio letto, prendendo un futon per se stesso e stendendolo sul pavimento della stessa camera. Tuttavia, l’idea di Vorona era ben diversa, poiché si è infilata nel futon di Shizuo durante la notte.
Sorride mentre la osserva. I capelli in parte le ricadono sul viso e le carezzano il collo mentre la mano è chiusa vicino alle labbra socchiuse. È davvero bella, e Shizuo si sente avvampare quando pensa che al momento indossa solo una delle sue camicie, la quale le andava abbastanza lunga da arrivare quasi alle ginocchia (di certo non poteva dormire in tenuta da moto). Il suo corpo fasciato da una semplice camicia è... Shizuo inizia a sentire caldo e distoglie lo sguardo, cercando di incentrare i propri pensieri su altro.
Quando i suoi occhi si puntano sulla sveglia, capisce che è ora di alzarsi. Silenziosamente lascia il futon e va a preparare un’abbondante colazione per se stesso e la sua ospite. Vorona si alza quando Shizuo ha quasi terminato, già vestita con la propria tenuta da motociclista. Aiuta ad apparecchiare la tavola. Mentre mangiano, parlano di argomenti svariati, sebbene sia lui che parla maggiormente poiché Vorona è sempre stata poco loquace. In verità anche Shizuo è sempre stato un tipo abbastanza silenzioso, ma in questo momento teme le domande che potrebbero venire con un imbarazzante silenzio. Così si sforza, parlando di cose random. In ogni caso, lei sorride e ascolta, mangiando e probabilmente fingendosi interessata (Shizuo fatica a capirlo).
Quando finiscono, e Vorona gli offre un passaggio da Shinra sapendo che Tom ha dato la giornata libera al senpai, Shizuo accetta riluttante. Che cosa dovrebbe fare quando arriva dall’amico? Non ne ha idea.
Il percorso è breve, e Shizuo nota a proprie spese che a Vorona piace correre per le strade di Ikebukuro. Nonostante mostra chiaramente la propria abilità in moto, il biondo si tiene stretto a lei, trattenendo il respiro più volte. Una volta raggiunto il palazzo in cui abita Shinra, Shizuo consegna il casco a Vorona, e questa gli afferra la mano.
Il biondo è incuriosito e, nonostante lei indossi ancora il casco che gli copre il viso, riesce facilmente a scorgere un leggero rossore sulle guance. – Shizuo-senpai, c’è una cosa che vorrei chiederti – dice abbassando lievemente la testa, evidentemente in imbarazzo. – Mi farebbe piacere se... venissi con me al festival di fine autunno, sul colle...
– Sì – la interrompe d’impulso Shizuo. Poi arrossisce e abbassa lo sguardo. – Si terrà fra una settimana se non sbaglio. Verrò.
Vorona sorride timidamente, prima di alzare il mignolo verso l’altro. – Promessa?
Shizuo sorride intenerito, e allunga a propria volta il mignolo della mano per incrociarlo con quello della ragazza. – È una promessa. – Poco dopo la moto si allontana, mentre lui sale le scale verso l’appartamento di Shinra. A ogni passo, sente l’ansia salirgli e non riesce a capirne nemmeno il motivo. Quando arriva alla porta, gli ci vuole qualche minuto prima che decida di bussare.
Ad aprirgli è Shinra, che lo guarda per qualche secondo senza dirgli niente, poi lo lascia entrare in casa. È visibilmente provato: due occhiaie scure gli contornano gli occhi e mentre guida l’ospite verso il soggiorno, tiene poggiata una mano contro il muro per mantenere l’equilibrio. Poi si lascia andare su uno dei divani e, vedendo che Shizuo si siede sulla poltrona, si sdraia senza complimenti.
– Non hai una bella cera. Cos’è successo?
Shinra si toglie gli occhiali, passando le dita sugli occhi e sospirando. – Una delle ferite di Izaya era infetta e non me ne sono accorto in tempo. Ha avuto la febbre alta e ho dovuto riattaccarlo ai respiratori. Ci ho messo una notte intera per risolvere il problema e ci sono voluti un paio di giorni prima che si stabilizzasse. – Shinra sospira di nuovo. – E mio padre se n’è andato il giorno prima che mi rendessi conto della ferita infetta. Celty è stata molto impegnata a causa di un lavoro che gli ha affidato Shiki-san e quindi ho fatto tutto da solo.
– Se vuoi dormire un po’, resto io qui a badare alla pulce.
Shinra lo guarda interdetto. Dormire lo alletta molto e ha seriamente bisogno di un aiuto. – Sicuro che non finiresti con l’ucciderlo?
– Sai meglio di me la risposta.
– Da quando è qui non sei mai entrato nella stanza in cui è. – Si rimette seduto, osservando serio l’amico. – Se vuoi darmi una mano, dovrai entrare lì e avvisarmi se la regolarità delle macchine ha qualche cambiamento...
– Sono venuto con l’intenzione di entrare in quella stanza – lo interrompe Shizuo, più determinato di quanto non è in realtà. – Anche se non avevo intenzione di passare ore a osservarlo, non importa. Tu sei esausto. Se avessimo chiamato la polizia sarebbe stato tutto più semplice invece di affibbiare a te questo fardello. Ti stai prendendo cura di Izaya, no? Io voglio solo aiutare un amico. Non m’interessa niente della pulce.
Shinra sospira e annuisce. – Grazie per il tuo aiuto – dice, poi lo guida nella stanza in cui Izaya giace e gli indica alcuni macchinari i quali, se hanno un cambiamento (reso evidente da bip più alti di quelli già presenti nella stanza), deve assolutamente correre a svegliarlo. – Non toccare niente e se vuoi metterti comodo, fa’ pure – continua con le raccomandazioni, poi annuncia la propria dipartita nel mondo dei sogni. – Celty dovrebbe essere qui entro un paio di ore. Quando arriva, puoi anche lasciare il resto a lei. Io ho bisogno di almeno sei ore di riposo. – Sospira, uscendo dalla stanza e lasciando finalmente solo il biondo. Forse finalmente non è la parola giusta per dire come Shizuo inizia a sentirsi adesso che è solo con il suo peggior nemico. Vorrebbe quasi bloccare l’amico e dirgli di non abbandonarlo lì, perché ha paura di avvicinarsi al letto e osservare quel corpo immobile. Ha paura?
Shizuo scuote la testa. Non può comportarsi in quella maniera, non può avere paura. Non dopo aver offerto il proprio aiuto all’amico. E quella voce petulante è ancora presente nella sua testa: lo sta chiamando. Continua a chiamarlo. E non smette. Perché non ti avvicini a quel letto? Perché non fai quei passi che ti dividono da quel corpo che è a un passo dalla morte? Non è questo ciò che hai sempre desiderato? Vederlo morto, senza più fiato che lo aiuti a respirare, con quel cuore che batte talmente piano da non sentirlo più, fino a che non scompaia per davvero il battito? Non è questo ciò che hai sempre desiderato, Shizu-chan?
Shizuo scuote nuovamente la testa, cacciando quella voce dalla propria testa. Coscienza o no, deve stare in silenzio, dannazione!
Si avvicina lentamente al letto, e un solo passo lo porta in un mondo diverso. Non sente il ticchettio dei macchinari: tutto ciò che è intorno a lui scompare, eccezione per il letto e per quel corpo disteso su di esso. Quando lo raggiunge, sembra quasi che quella persona non sia Izaya e, per un secondo, Shizuo ha l’impressione che non sia mai esistito. Inizia a contemplarlo per gradi, partendo dai capelli corvini. Sono più lunghi di come li porta normalmente e, sebbene Celty gli abbia detto che il giorno dopo averlo portato qui glieli hanno tagliati, questi sono già ricresciuti abbastanza da necessitare un altro taglio. Forse gli sembra una persona diversa proprio per questo motivo.
Continuando a osservarlo, passa al viso. Gli occhi chiusi sono contornati da un alone scuro, la pelle è pallida e una mascherina gli copre ancora bocca e naso, come l’ultima volta che l’ha visto. Alcune perle di sudore gli gocciolano lungo il viso, segno che la febbre non è ancora passata, e uno degli occhi ha un lieve rigonfiamento, vago segno dello sfregio che aveva.
In questo stato addormentato, Izaya sembra più giovane di quanto è. Sembra che da un momento all’altro possa aprire gli occhi e beffeggiarsi di Shizuo per essere in uno stato così penoso. Ma presto, il biondo si rende conto che persino il fatto che sembri più giovane è una mera illusione: il suo volto è molto smagrito, e per questo i suoi lineamenti sembrano molto più affilati. Sembra veramente un’altra persona.
Shizuo scende con gli occhi, andando a osservare il collo scarno e rabbrividisce, iniziando a trattenere il fiato. Quante volte ha sognato di stringerlo fino a farlo diventare viola e sentire così la vita del suo peggior nemico scivolargli lungo le dita? Quasi involontariamente, allunga la mano e, con dita leggere, accarezza la curva del pomo di Adamo. Si aspetta quasi una reazione da parte dell’altro che non avviene. Shizuo sente un forte peso calargli sulle spalle: non si è mai reso conto di aver pensato e creduto che tutto questo fosse un sogno, per non dire uno scherzo di cattivo gusto da parte del suo peggior nemico. Ma dopo questi segni così evidenti, non può più lasciarsi andare a questi pensieri. Questa è la mera e fottuta realtà.


Angolino nonsense


Autrice: Questo capitolo non mi piace molto. È pressoché inutile...
Izaya: Tesoro, è la storia stessa che è inutile.
Autrice: Vorresti dirmi che non ti piacerebbe avere tutte queste attenzioni da Shizuo, Izaaaayaaaa-kuuuun?
Izaya: Non illuderti. Dovrebbe essere Shizuo quello onorato a darmi tante attenzioni!
Shizuo: Tch. Continua a sognare.
Autrice: Beh... al momento è quello che sta facendo qui sopra...
Izaya: Che noiosi. Sapete che ho ragione.
Shinra: Sembri una donna incinta con delle crisi isteriche di protagonismo.
Izaya: ...
Izaya: Shinra sei odioso.
   
 
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