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Autore: Stellalontana    04/04/2009    1 recensioni
________Postato l'ultimo capitolo_________ Siamo giunti alla fine.
-Capisco- replicò Briseide. [...]-Allora è meglio se per questa volta sono io ad occuparmi di te- ridacchiò lei, baciandogli la fronte -sei d’accordo?-
-Come potrei non esserlo?- chiese allora Will, cercando di non perdere la presa sulla realtà.
Ma poi, non riuscendoci, la lasciò andare, e scoprì che in quel momento non importava poi così tanto.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 12

Capitolo dodici



-Una settimana, capisci? Una settimana!- strillò Oriana contro Will mentre camminavano nel prato.
Will alzò gli occhi al cielo. Odiava le sfuriate di Oriana. Non sapeva mai come comportarsi con lei. Era sicuro che suo zio l’amasse molto più di quanto dava a vedere anche se non gli aveva mai dato eredi.
-Calmati Oriana. Andrà tutto bene- disse infine mentre rientravano dentro il castello. Oriana lo guardò storto, gli occhi leggermente allungati che brillavano di rabbia.
-Sirio non se ne andrà fino a che tu non sarai incoronato- scosse la testa -e non capisco perché tuo zio voglia aspettare ancora-
-Te lo dico io perché- Will entrò nella sala del trono -non posso rischiare che qualcuno mi metta i bastoni fra le ruote- alzò la voce mentre Ashat passava loro accanto. Il Ministro ringhiò alcune parole incomprensibili nella loro direzione.
-Ti sei fatto un nemico potente- disse Oriana. Will alzò le spalle.
-Io sono più coriaceo di lui... e comunque devo aspettare, perché devo ancora ricevere notizie da Salazard-
-Oh- fece allora Oriana, come se si fosse ridestata da un sogno -a proposito- frugò all’interno della tasca della tunica che portava sopra il vestito di velluto -è arrivata questa, stamattina presto-
Will la guardò incredulo. -E non mi hai detto nulla?-
-Dormivi- fu la serafica risposta di Oriana. Will si morse la lingua per non risponderle. Aprì la lettera e sentì il cuore fare un balzo. Era proprio del Governatore di Salazard. Un po’ di speranza si affacciò all’interno della sua giornata.
-A William di Monte Argento, principe di Solea, i miei più sentiti saluti e le mie più sentite scuse per il ritardo di questo messo. Ho da comunicarvi una notizia: mia figlia è stata rapita. Non so chi siano né da dove siano arrivati. Il mio generale Guy di Monte Argento non ha trovato alcuna traccia, né i miei soldati. Vi invio la mia richiesta di aiuto. Pericle di Salazard, Governatore-
Will lasciò cadere la pergamena. Si sedette sui gradini del trono. Rapita! Rapita!, come poteva essere? Che cosa era successo? Chi aveva fatto una cosa del genere?
-Will?- la voce di Oriana lo infastidì.
-Zitta!- intimò secco, raccogliendo la pergamena -Dovrai aspettare ancora prima di vedermi sul trono- ringhiò fra i denti. Oriana lo guardò per un momento senza capire.
Il cuore di Will martellava nel suo petto come un tamburo, sembrava volesse frantumargli le costole. Dio mio... accartocciò la missiva e la scagliò il più lontano possibile. Prima che Oriana potesse fermarlo corse via, rifugiandosi su una delle torri, la prima su cui avesse messo piede. Si lasciò scivolare a terra, prendendosi la testa fra le mani. Com’è potuto succedere? Nessuno era lì quando è stata rapita? E chi? Chi?
Will si rialzò, appoggiandosi ai merli della torre. Era primo pomeriggio e il sole appena tiepido lasciava una luce bianca sulla valle. Strinse le pietre fino a farsi male. Non era il momento di rimanere a guardare il paesaggio. Non era davvero il momento per piangersi addosso o aspettare che qualcuno facesse qualcosa al suo posto. Questa era la sua battaglia. Si lanciò di nuovo giù per le scale, scendendole a tre a tre e si precipitò da suo zio. Lyone sedeva tranquillamente su una sedia.
-Lo so già- alzò la mano mentre Will apriva bocca, ansimante -Me l’ha detto Oriana- chiuse il libro che stava leggendo e si alzò, lasciandolo sulla sedia. -Che cosa hai intenzione di fare?-
-Andrò a cercarla- disse.
-Con chi?-
-Da solo- Will sapeva che suo zio non sarebbe stato d’accordo. Sapeva che cosa avrebbe detto. Sapeva perfettamente che non poteva andarsene in quel momento, ma non poteva lasciare Briseide in mano a loro chiunque fossero questi loro.
-Ho capito- replicò Lyone -Sai dove sono?- chiese poi, accarezzandosi il mento. Will rimase immobile. Non se l’aspettava quella domanda. Non rispose.
-Mmm- fece suo zio -Sai dove sono diretti?-
Will rimase in silenzio, mentre la rabbia montava dentro di lui come un fiume in piena.
-Sai chi sono? Da che parte dell’Aschart si trovano? A quanti giorni di distanza da qui possono essere? In che...-
-Basta!- urlò allora Will -Basta!- si voltò, ricacciando indietro le lacrime -Non sai niente di come mi sento, non sai nulla di quello che provo e mi vieni a chiedere quanti sono, che cosa vogliono... non lo so, va bene?- si voltò di nuovo, e il volto impassibile di suo zio gli fece ancora più male. Come poteva rimanere così insensibile a quello che provava. Will non sapeva dove fosse Briseide, quanti la tenevano in ostaggio, se fosse stata maltrattata, se fosse ancora... Deve essere viva!, si costrinse a pensare Will. Deve esserlo...
-Will- Lyone si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle -ragazzo mio... non decidere affrettatamente. Non sappiamo dove siano, e se lei sia ancora...-
-È viva- ribatté Will -è viva. Lo so. Deve essere viva, altrimenti non... non è giusto, zio- disse all’improvviso, mentre una lacrima silenziosa gli rigava il volto -Io... devo andare a cercarla, capisci?-
-Capisco, Will, anche se non approvo- scosse lentamente la testa, mentre sospirava -Non voglio che tu...-
-Non mi succederà nulla- disse alla fine Will. Si voltò. -Devo andare. E devo partire subito-
-Lascia che uno dei miei soldati parta con te- ribatté Lyone.
-No- Will scosse la testa. -No. Non è giusto. Questa è la mia battaglia, zio... io non posso rischiare la vita di altri-
-D’accordo- capitolò allora Lyone -Ma stai molto attento- abbracciò così stretto che Will credette di soffocare.
-Grazie-
Salito nella sua camera, si tolse gli abiti che aveva indossato per tutti quei giorni e si vestì con abiti da viaggio, lisciando le pieghe della camicia grezza. Scese nelle cucine, e recuperò delle provviste per il viaggio. Non sapeva a cosa andava in contro ma per i primi giorni preferiva non dover cacciare. Avrebbe viaggiato a ritmo serrato, anche di notte, se fosse stato necessario, avrebbe dormito sul cavallo se ne avesse avuto il bisogno. Si strinse il mantello al collo e tirò su il cappuccio, poi s’infilò i suoi preziosi guanti e scese nelle stalle. Strigliò il cavallo e lo caricò della sacca.
-Stiamo per partire di nuovo, bello mio- gli sussurrò. Quello nitrì, come se avesse capito quello che stava succedendo. Will montò in sella, di nuovo a suo agio dopo tutte le volte che era stato costretto a girare in carrozza in quell’ultima settimana.
-Credi di lasciarmi qui?- una voce lo fece voltare. Fedric stava appoggiato al muro. Will lo guardò per un momento.
-E tu che cosa ci fai qui?- chiese stupito. Fedric alzò le spalle.
-Tumulti- rispose -Voglio venire con te- disse poi prendendo le briglie di un altro cavallo. Era vestito con abiti da viaggio, i pantaloni infilati negli stivali al ginocchio, la camicia sotto il giustacuore marrone e il mantello di lana allacciato strettamente al collo.
-Fedric hai...-
-... appena ritrovato la donna della mia vita- scherzò lui montando in sella -mi aspetterà. Tu hai bisogno di aiuto, Will. Ammettilo. Non sai da che parte andare-
Will non rispose ma abbassò la testa.
-Non è un male lasciarsi aiutare qualche volta- disse Fedric mentre uscivano dalla stalla. Aggirarono il castello e uscirono proprio in mezzo a Desra. L’attraversarono e uscirono dalla porta sud, che mostrava la parte meglio di fesa di Desra, quella in faccia ai monti dell’Ammar.
-Sai Fedric- cominciò Will -mio zio pensa che non sia in grado di salvare Briseide- sorrise amaramente -e comincio a dubitarlo anche io-
Fedric non rispose subito, gli occhi scuri che scrutavano l’orizzonte. Will si voltò verso Desra. Lasciava un’altra volta un posto in cui si sentiva a casa. Ci sarebbe mai tornato? Non sapeva nemmeno se avrebbe mai trovato Briseide. Il solo fatto di poterla perdere per sempre gli faceva diventare lo stomaco un pezzo di piombo. Deglutì, cercando di calmarsi. Il cuore gli martellava nel petto.  Non c’era un attimo in cui non pensasse a dove adesso Briseide potesse essere.
-Pensare al peggio non ti servirà- commentò ad un tratto Fedric. Will lo guardò. Procedeva al suo fianco, il volto tranquillo, gli occhi scuri che scrutavano l’orizzonte. Will non rispose. -E nemmeno compiangerti, servirà-
-Non siamo più in guerra, Fedric- gli ricordò sprezzante Will -Non mi servono le parole-
-Non ti serve amareggiarti- rispose l’altro voltando lo sguardo verso di lui. -Non serve a niente pensare a che cosa accadrà, Will- sospirò -Al monastero ho imparato che il caso non esiste, che le cose succedono perché devono succedere. Ti preoccupi troppo di quello che sarà-
Will alzò la testa verso il sole. Scendeva lentamente dietro le colline, gettando una luce aranciata intorno alla valle, coprendo con un cappuccio rosso le chiome degli alberi.
-Lei mi ha salvato dalla morte, Fedric- disse -è ora che saldi il mio debito-
-Raccontami-
Will non ricordava di aver mai parlato tanto e tanto a lungo. Forse soltanto il primo giorno con suo zio, raccontandogli di sua madre, di suo padre, del luogo in cui viveva prima della guerra. I ricordi del suo mondo erano dolorosi, resi più brucianti dalla consapevolezza di non poter più tornare a Erden, di non poter rivedere la sua terra natale. Avrebbe voluto che qualcuno andasse ad avvertire i suoi genitori, ma era un viaggio pericoloso e ci voleva un mese soltanto per raggiungere la costa dell’Aschart. Ma aveva comunque incaricato un messaggero. Will non sapeva se quella lettera sarebbe mai arrivata, né se i suoi genitori avrebbero intrapreso il viaggio fino alla Solea, ma la speranza era l’ultima a morire, e in quel momento ne aveva bisogno, più di tutto. E aveva bisogno di tempo, per poter pensare a dove andare. Insieme a Fedric cavalcarono quattro giorni, fino ad arrivare ai primi villaggi poco distanti dalla frontiera. Will avrebbe voluto chiedere loro se avevano visto la ragazza, ma non se la sentiva, che cosa gli avrebbero risposto? Magari molti di loro non sapevano nemmeno leggere, né scrivere, né riconoscere un cittadino libero da un soldato. Soldati. Le colonne che Fedric e Will avevano incrociato sarebbero andate a ingrossare le fila di entrambi gli eserciti.
Che crudeltà, pensava Will, mentre si avvicinavano ad un paesino incastrato fra due colline rocciose, ultimo baluardo prima della strada per i Monti Ammar, condannare migliaia di uomini a morte...
Ma presto, la guerra sarebbe finita, in un modo o nell’altro. Fedric scese da cavallo, e Will lo imitò. Non era più il soldato spaventato che aveva incontrato nelle retrovie. Sapeva il fatto suo e la vita monastica l’aveva indurito. Gli aveva raccontato del lavoro nei campi, della cura dei malati. Non doveva essere stata uno scherzo nemmeno per lui, la vita dopo la guerra.
Si fermarono vicino ad una fontana, per bere. Di là da questa una donna attingeva l’acqua. Alzò il viso e incrociò lo sguardo con quello di Will. La brocca colma d’acqua fino all’orlo le scivolò di mano rotolando nell’acqua con un tonfo. Will aggirò la fontana, cercando di aiutarla. Questa continuava a guardarlo come fosse incantata.
-Tutto bene?- chiese lui. La donna dimostrava una quarantina d’anni, scura di capelli, gli occhi blu scuro.
-Sì...- esalò quando lui le porse l’anfora.
-Posso fare qualcosa per voi?- Will si allacciò il mantello più stretto al collo. Lo sguardo della donna lo metteva a disagio.
-Io... io vi conosco- disse lei -ma voi... voi no... io... venite con me- aggiunse alla fine. Will alzò le spalle quando Fedric gli chiese che volesse.
La donna li accompagnò dentro la sua casa, essenziale e con tre misere stanze. Forse la guerra si era portata via suo marito, rifletté Will.
-Mi chiamo Yvana- disse mentre faceva loro segno di sedersi al piccolo tavolo di legno. -Ho... mio figlio... credo che abbia qualcosa che vi appartiene- aggiunse guardando Will. Il ragazzo ricambiò lo sguardo senza capire.
-Che cosa?- chiese.
-Una donna- rispose allora lei -Una ragazza. Lei mi ha... mi ha descritto un cavaliere che... voi assomigliate molto al cavaliere che lei mi ha descritto prima di... di partire di nuovo. Io ho dovuto nasconderla, capite?- proseguì ansiosa la donna -E questo- trasse fuori dalla tasca del grembiule bianco un foglio di pergamena -penso che dovreste leggerlo- lo passò a Will che lo prese e lo spiegò.

William, se mai leggerai questo messaggio, sappi che ti amo. Dei briganti mi hanno rapita. Non ho molto tempo, posso solo dirti che siamo diretti verso Teti. Ti prego aiutami. Tua Briseide.


*


Briseide si guardò alle spalle, ansiosa. Se mai fosse riuscita a fuggire, ma soprattutto a rivedere Will, sarebbe stata pronta a fare qualsiasi cosa. Si guardò le mani legate al pomello della sella. Seth le camminava al fianco, tenendo le briglie del cavallo, una mano sulla spada e il cappuccio che gli nascondeva il volto. Briseide non sapeva che cosa stesse pensando. Sperava solamente che non stesse architettando una punizione per lei. Da quando aveva tentato di scappare Seth era diventato molto più crudele con lei. Freddo e impassibile aveva deciso di tenerla legata tutto il giorno oltre che la notte. Briseide guardò il polso dell’uomo. Aveva profondi segni rossi, dove la corda gli tagliava la pelle. Ma come poteva sentirsi anche solo un po’ in colpa dopo quello che le aveva fatto? Se ci ripensava le venivano ancora i brividi e le lacrime agli occhi. Non sarebbe più stata la stessa. Sorrise amaramente, e chissà se Will l’avrebbe voluta ancora, ammesso e non concesso che riuscisse a trovarla. Da quando aveva scritto il messaggio, era ormai passata un’altra settimana che si andava a sommare a tutte le altre che aveva passato con quei briganti. Avrebbe tanto voluto non essere mai uscita dal palazzo di suo padre. Forse sarebbe stato tutto diverso. Lo sarebbe stato... pensò, mentre osservava il sole calare.
-Ci fermiamo!- ordinò Seth alzando una mano e arrestando il cavallo. Erano in mezzo ad una radura, con intorno un fitto bosco di castagni e aceri che li avrebbe protetti. Seth la prese per la vita e la fece scendere, per poi farla sedere a terra, legando la corda ad un picchetto che aveva conficcato nel terreno. Briseide cercò di trovare una posizione comoda, mentre i briganti accendevano dei piccoli fuochi e montavano di guardia. Dopo qualche minuto nella radura si sentì lo scoppiettare del fuoco e un lieve profumo della carne affumicata. Briseide, distante dal fuoco, rabbrividì. Abbassò la testa, cercando di non piangere di nuovo. Non sarebbe stato facile per Will trovarla, ammesso che avesse letto il biglietto e ammesso ancora che avesse saputo che lei era prigioniera. Forse se ne stava con la sua bella “compagna” in qualche camera di una locanda adesso. Cercò di ricacciare indietro le lacrime. Doveva essere forte, non doveva piangere.
Un movimento vicino a lei le fece alzare la testa. Era Seth. Si sedette accanto a lei, poi si sdraiò, un filo d’erba in bocca. Briseide voltò la testa dall’altra parte.
-Come ti senti?- le chiese il brigante.
-Come vuoi che mi senta?- replicò lei caustica -triste-
Lo vide alzarsi sui gomiti, e guardarla. Lei non ricambiò lo sguardo. Sapeva che cosa avrebbe letto nei suoi occhi blu. Sapeva anche che Seth avrebbe letto nei suoi tutto l’odio che provava per lui. Dopo quello che mi hai fatto... pensò Briseide mordendosi un labbro. Seth continuò a guardarla per un tempo che le parve infinito.
-Che cosa c’è?- chiese alla fine Briseide. Lui sfoderò un ghigno che non le piacque per niente.
-Sei arrabbiata con me?- Seth si allungò di nuovo sul prato.
Briseide scoppiò a ridere. -Io, arrabbiata con te?- replicò -Ma come può mai succedere una cosa del genere? Non hai fatto nulla per farmi arrabbiare-
Seth la guardò di nuovo, poi si tolse il filo d’erba dalla bocca. -Sai da quanto era che non facevo una cosa del genere?- le chiese avvicinandosi al suo orecchio. Briseide si scostò per quanto la corda le permettesse. Non rispose. Aveva paura.
-Tanto- aggiunse allora lui -tantissimo tempo- sospirò.
-Beh, e chi ti ha detto di farlo con me?- chiese Briseide sull’orlo delle lacrime. -Se fossimo in Aschart...-
-Ma non ci siamo- ridacchiò lui -e poi... non credo che avrebbe fatto molta differenza- alzò una mano per accarezzarle i capelli. Briseide non poteva più scostarsi, perciò rimase immobile. Il tocco di Seth la fece rabbrividire.
-Sei un... sei un bastardo- riuscì ad articolare. Sentì Seth scoppiare a ridere. I suoi occhi blu la guardarono con attenzione per un momento.
-Hai tentato di scappare per ben due volte, Briseide- sospirò -Avrei dovuto lasciarti fuggire?- ridacchiò -Beh, certo che avrei dovuto se non fossi un brigante... se non volessi che tuo padre paghi per ciò che ha fatto...-. Si alzò, lasciandola finalmente libera. -Adesso dormi- le ordinò, di nuovo burbero.
Briseide si sdraiò sull’erba. Aveva così tanta voglia di piangere. Si chiedeva se mai avrebbe rivisto suo padre, o la sua balia, o Will.
Will... scivolò in un sonno agitato, e, poco prima dell’alba si svegliò, cercando di capire che tipo di rumore l’aveva tolta dal sonno. I fuochi erano ridotti a braci. I briganti dormivano quieti, mentre le due guardie ciondolavano in attesa del cambio. Cercò di cambiare posizione, ma le corde le laceravano la pelle, perciò se ne stette buona, aspettando che il sonno tornasse. Poi, un nuovo rumore la scosse. Un passo, poi un altro, si avvicinavano alla radura velocemente. Briseide non era brava a dividere i rumori, ma le sembrò di sentire due diversi passi, procedere veloci verso di loro. Deglutì. Pregò che i briganti si svegliassero, che Seth si svegliasse. Ma non osò muoversi, facendo finta di dormire. Chiuse gli occhi, cercando di rendere il respiro regolare. I passi l’aggirarono. E una mano guantata le premette sulla bocca.
-Shhh- le intimò una voce vicinissima al suo orecchio. Lei voltò la testa e nell’oscurità, gli occhi di Will le provocarono una gioia talmente grande e improvvisa che si sentì svenire. -Resta ferma. Cerca di prendere il coltello-
Briseide sentì la lama del coltello che le accarezzava le dita, poi le dita coperte da guanti di pelle di Will. -Cerca di liberarti. Non vogliamo dare nell’occhio. Quando ci sarai riuscita, fuggi verso il bosco, sarò io a trovarti- proseguì il suo sussurro. Briseide lo sentì allontanarsi e poi il fruscio dei cespugli. Doveva essere tornato al riparo delle fronde.
Ok, Bri, tranquilla... si disse deglutendo. Armeggiò per un momento con il coltello, e si ferì il palmo della mano. Si morse le labbra talmente forte per non gridare, che sentì il sapore del sangue sulla lingua. Alla fine, dopo molti tentativi riuscì a liberarsi le mani. Sentiva il sangue caldo sul palmo, ma decise di ignorare il dolore. Ci avrebbe pensato dopo, adesso doveva trovare Will. Si voltò supina, senza alzarsi. Si alzò sulle ginocchia e si tirò su la gonna del vestito. Per un momento pensò di tornare indietro, cercando di trovare le sue scarpe, ma non poteva rischiare di svegliare Seth, che dormiva beato a pochi passi da lei. Lo guardò per un momento, incerta sul da farsi, poi prese a scivolare lentamente verso il bosco. Arrivata alla fine della radura, si alzò e s’infilò in mezzo a due enormi aceri. Si sedette tra le radici di una di queste e nascose il volto tra le braccia. Cercò di calmarsi, era salva, per il momento, il resto sarebbe stato una sciocchezza. Alzò la testa verso i rami degli alberi. Tra poco sarebbe sorto il sole. Tra poco si sarebbero accorti che lei non c’era più. Estrasse il coltello dalla fascia che teneva legata in vita. Era uno stiletto, a doppio taglio, e al centro c’erano incise delle rune. L’impugnatura era di avorio decorato. Lo ripose tra le pieghe della fascia.
-Sei stata brava- Briseide alzò di scatto la testa. Accanto ad un albero, in piedi, una mano sul pomolo della spada e una appoggiata al tronco stava Will, bellissimo, il volto leggermente in ombra, ma tanto le bastava. Era Will, era lui. Briseide si alzò e gli gettò le braccia al collo, stringendolo fino a togliergli il respiro. Will le cinse la vita con le braccia, appoggiando il mento sui suoi capelli.
-Sono qui adesso- lo sentì sussurrare.
-Come hai fatto a trovarmi?- chiese Briseide alzando la testa per guardarlo negli occhi. Oh, i suoi bellissimi occhi azzurri, quante volte li aveva sognati, e finalmente erano lì, davanti a lei.
-Ho trovato il tuo messaggio. È stata tutta questione di fortuna- Briseide lo guardò. Non era lo stesso Will. Sembrava più vecchio, anche se era passato solo poco più di un mese, un’eternità, da quando si erano lasciati a Salazard. Aveva i capelli leggermente più lunghi, la barba non fatta che gli conferiva un’aria tetra, e il volto scuro, senza la minima traccia di un sorriso. Indossava vestiti da viaggio, ma non quelli che aveva indosso quando si erano conosciuti. Portava una camicia di lana grezza ma ricamata d’oro e d’argento ai polsini e al colletto con dei lacci fatti di cuoio, quasi un doppiopetto, e sopra un giustacuore rosso porpora con lo stemma della Solea. I pantaloni erano marroni, infilati all’interno degli alti stivali di cuoio fino al ginocchio. La spada era legata ad un’alta cintura che riportava lo stemma della Solea.
-Che cosa è successo da quando sei riuscito a fuggire?- chiese. Le labbra di lui s’incresparono per un attimo.
-Niente di speciale. Ti racconterò tutto quando saremo fuori da questo pasticcio- la guardò con aria critica per un momento. Passò in rassegna il vestito di velluto lacero al collo e all’orlo della gonna e i suoi piedi nudi. Improvvisamente Briseide si rese conto di avere un gran freddo e rabbrividì. Will si voltò e fece un cenno nell’oscurità. Briseide vide avanzare due cavalli e un uomo.
-Fedric!- esclamò sorpresa. Il monaco le sorrise apertamente.
-Ben trovata, Briseide. State bene?-
-Adesso sì, grazie, ma come...-
-Basta- la zittì Will, prendendo il mantello che Fedric gli porgeva. Glielo avvolse sulle spalle e la guardò. -Mi potrai fare tutte le domande che vorrai quando ti avrò portato via da questo enorme macello, intesi?-
-Sì- sibilò lei, leggermente irritata dal tono di Will. Ma troppa era la felicità per averlo ritrovato. D’un tratto lo vide alzare la testa, gli occhi ridotti a fessure.
-Perfetto- ringhiò tra i denti -Si stanno svegliando- la guardò di nuovo -Come si chiama il capo? Descrivimelo-
-Seth- rispose Briseide -È quello con la camicia rossa e i capelli biondi. Porta un mantello verde scuro-
-Tu rimani qui, intesi?- la lasciò, prima che lei potesse dire qualcosa. Si voltò appena in tempo per vedere Will irrompere nella radura. Briseide avrebbe voluto correre da lui, ma la mano di Fedric le afferrò il braccio. Lo vide scuotere lentamente la testa, senza dire nulla. Briseide guardò verso la radura. Will stava davanti a Seth, e ai suoi briganti perfettamente svegli. Li vide discutere, Seth scoppiò a ridere, ma poi, quando Will sguainò la spada, tornò serio, rivolgendosi al ragazzo. Briseide non poteva vedere l’espressione di Will, ma poteva scommettere che stava sorridendo. A quel punto, vide Seth togliersi il mantello e gettarlo a terra. Will fece lo stesso, e i briganti si disposero a semicerchio dietro Seth, come un ventaglio. Briseide cercò di divincolarsi dalla presa di Fedric, ma fu inutile. Vide Seth sguainare la spada e cominciare a girare in tondo assieme a Will. Poi Seth si lanciò verso Will. Briseide gridò, ma Fedric le tappò la bocca con l’altra mano.
-Vi prego, non mi costringete a bendarvi- sussurrò -per favore, William sa che cosa fare-
Briseide annuì, e rivolse lo sguardo verso i due. Will era a terra, la spada alta sopra la testa per parare il colpo di Seth. Il brigante rotolò sul fianco mentre Will si rialzava e faceva calare la spada sulla sua schiena. Seth parò il colpo con l’elsa della spada. Si separarono di nuovo, poi il brigante partì all’attacco, calando la spada sul fianco di Will. Briseide sentì un grido. Will si accasciò in ginocchio, portandosi la mano al fianco. Briseide si coprì il volto con le mani. Ma poi si costrinse a guardare di nuovo la scena. Seth stava correndo di nuovo verso Will, ma il ragazzo si spostò, mandando il brigante lungo disteso sul terreno con un calcio. Will calcò lo stivale sul polso dell’uomo che urlò di dolore, lasciando andare la spada. Il ragazzo gli puntò la lama alla gola. Briseide non poteva sentire quello che si stavano dicendo, ma ad un tratto Will si rialzò leggermente e li chiamò. Briseide corse verso di lui, fermandosi quando Will allungò il braccio. Si avvicinò e lo schiaffeggiò.
-Mi hai fatto prendere un colpo!- gridò, sentendo le lacrime premere contro i suoi occhi. Will la guardò per un attimo, aggrottando la fronte, poi scoppiò a ridere e l’attirò a sé. Seth se ne stava seduto, una mano a sorreggere il polso fratturato. I suoi occhi blu la scrutarono per un momento, poi si rivolsero verso Will.

-Pericle di Salazard ha ucciso mio padre, quindici anni fa. Mi ha portato via ciò che avevo di più importante al mondo. Volevo che soffrisse- ringhiò. Briseide aprì la bocca un paio di volte.
-Mio padre non ha ucciso nessuno!- esclamò indignata. -Lui non... lui non farebbe mai una cosa del genere-
-Ne sei così sicura?- chiese allora Seth rialzandosi. La lama di Will scattò puntata alla sua gola. -Ho un polso rotto, cavaliere- sogghignò, sconfitto -non ti ucciderò-
-Sempre meglio partire prevenuti- sibilò Will, riducendo gli occhi a fessure. Seth alzò le spalle.
-Lui ha fatto soffrire me, io volevo far soffrire lui-
-E così hai rapito Briseide. Ma hai fatto soffrire anche lei- replicò Will, senza abbassare la lama. Seth aggrottò la fronte. -Non è un mio problema. Sono un brigante. È la mia natura-
-Ma non lo eri prima, non è vero? Non sei sempre stato un fuorilegge. Sarai stato bambino anche tu- obiettò Will, abbassando la voce di un tono.
-Che cosa ne sai di che cosa ho passato, ragazzo?- sibilò allora Seth -Hai vinto- alzò le spalle -prenditi la tua bella e vattene. Erano questi i patti, niente manfrine-
-Hai ragione, ma non è del tutto così che stanno le cose- Will sogghignò, mentre lasciava Briseide. Lei si scostò, mentre il ragazzo estraeva dalla tasca interna del mantello un medaglione. Una stella d’oro, al cui centro spiccava una quercia smaltata in rosso, il simbolo della Solea. Solo ai re e alle regine di Solea era permesso portare e mostrare quel ciondolo. Seth indietreggiò di un passo.
-Allora era vero quello che si vociferava- borbottò contrariato, le labbra tese in un maligno sorriso di scherno -Il vero re della Solea si è finalmente fatto avanti- sospirò -E va bene, mio signore- il brigante s’inginocchiò, insieme a tutti gli altri briganti. Briseide guardò Will. I suoi occhi azzurri la scrutarono per un momento, poi il suo volto si distese in un timido sorriso.
-Niente di speciale eh?- chiese Briseide -Sei soltanto diventato re-




SPAZIO AUTRICE

Araluna: è un onore scrivere per te, l'unica lettrice così appassionata!
Cmq spero di aver rimesso a posto alcune cose. Il quadro d'insieme è delineato, mancano solo pochi capitoli alla fine, perciò credo di aver fatto, fin qui, un lavoretto discreto. Hai ragione, Ashat, oltre ad essere un buffone (^^) è anche un idiota, ma mi sono divertita troppo a renderlo così ottuso... spero che la sorte di Seth ti abbia lasciato di che pensare perchè ancora per lui non è finita!
Un bacione!

Stellalontana




   
 
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