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Autore: Akemichan    10/04/2016    1 recensioni
Sei prime volte, in altrettante one-shot, accadute nel crescere della relazione fra Sabo e Koala. Ormai non più proprio canon, ma in generale missing moments, tanto fluff e romanticismo.
#1: Il primo incontro
#2: La prima separazione
#3: La prima missione
#4: Il primo bacio
#5: La prima volta
#6: La prima dichiarazione
[Partecipante alla challenge "scegli il pairing, scegli l'immagine" indetto da Nami93 sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Sabo
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sei'
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La prima missione



La sua vita nella Rotta Maggiore era stata molto diversa da come l'aveva immaginato quando abitava a Goa. Non c'erano stati viaggi di esplorazione, non scontri con i pirati o con la marina. Questo perché, fondamentalmente, aveva deciso di essere un rivoluzionario, cosa che portava con sé molti doveri. Dragon lo aveva sempre apprezzato, per cui si era impegnato personalmente ad allenarlo per renderlo un ufficiale capace, con la conseguenza che non aveva lasciato la base di Baltigo per anni.
Era uno dei motivi principali per cui Sabo era oltremodo eccitato dall'idea di poter andare finalmente in missione: non solo avrebbe potuto visitare altre isole, ma anche dimostrare a Dragon che la sua fiducia era stata ben riposta. Aveva immaginato quel momento per anni.
Ciò che non aveva immaginato era finire ammalato proprio in quel momento. Aveva passato anni a vivere nel Grey Terminal senza prendere un raffreddore e gli era venuta la febbre non appena aveva messo piede oltre Baltigo. Fosse stata solo un po' d'influenza non ci avrebbe nemmeno fatto caso, ma doveva essere di quelle pesanti, perché i muscoli gli facevano male e non aveva nemmeno fame.
Quando erano arrivati nella stanza d'albergo che avevano affittato, si era seduto a terra senza troppe cerimonie, liberandosi di mantello e cappello. Incrociò le braccia e si allentò la cravatta e il colletto della camicia: aveva freddo e caldo contemporaneamente. Non una sensazione piacevole.
Hack recuperò un termometro e glielo mise in bocca. Koala gli arrivò alle spalle, inginocchiandosi dietro di lui, e gli mise una mano sulla fronte, per confrontare le loro due temperature.
«Scotti» confermò.
«Ma non mi dire» replicò Sabo, incrociando le braccia. Sentiva che anche la gola gli bruciava. Stava così male che non si era nemmeno accorto dei seni di Koala che spingevano contro la sua schiena.
«Quasi quaranta» commentò Hack, controllando il termometro. «Tu non vai da nessuna parte oggi.»
Sabo spinse le mani a terra per alzarsi. «Ce la faccio...» mormorò, mentre tremolava un po' sulle gambe.
«Non ti reggi in piedi.» Hack lo afferrò per le spalle e lo spinse sul letto. Normalmente non sarebbe riuscito a trattenerlo, ma era chiaro che non era in forze.
«Ma siamo in missione...»
«Di quello non ti devi preoccupare» disse Koala, prima di porgergli un bicchiere in cui aveva fatto sciogliere una pastiglia di aspirina. «Ci posso pensare io. Tanto devo solo andare a recuperare la coppa, no? Non è una cosa difficile.»
«È solo la prima parte» le ricordò Sabo, bevendo tutto d'un fiato. «Non sappiamo quante altre persone siano alla ricerca della coppa. E il difficile sarà il dopo, quando dovremo riportarla al legittimo proprietario. Non sappiamo nemmeno se davvero abbia informazioni da darci.»
«Be', allora vedi di metterti in sesto per il dopo» replicò Koala.
«Penso che farò un salto in paese a vedere se hanno qualche antibiotico» disse Hack. Lui e Koala si scambiarono un'occhiata ignorando completamente Sabo, il quale fece un altro tentativo per alzarsi da letto.
«Stai giù.» Koala lo spinse con forza, costringendolo a sdraiarsi. Mentre Hack lasciava la stanza gli tolse la camicia, ignorando le sue proteste, e poi gli asciugò il sudore prima di metterlo sotto le coperte. «Non ti fidi di me? Non pensi sia in grado d farcela da sola?»
«No...» rispose Sabo immediatamente. «Non è quello... Il capo...»
Lei gli accarezzò lentamente la fronte. «Capisco che tu non voglia deludere Dragon, ma non ci puoi fare nulla» gli disse dolcemente. «Avrai tempo per questo, adesso devi pensare a riprenderti. Come hai detto, abbiamo anche altro da fare. Non è necessario che tu ti sforzi.»
«Sì...» La risposta venne fuori come un singhiozzo. Dragon era praticamente un padre per lui, un padre che ammirava e stimava. Non avrebbe avuto il coraggio di tornare a Baltigo e dirgli che aveva passato tutto il tempo a letto mentre gli altri facevano il lavoro al posto suo.
Oltre a questo c'era anche la voglia di fare finalmente qualcosa. Era entrato nei rivoluzionari per cambiarlo, il mondo, e fino a quel momento sentiva di non essere riuscito a fare nulla.
«Prometto che se non guarisci in tempo non diremo niente a Dragon» sorrise Koala complice, facendolo ridere appena.
«Sai, mi dispiace anche non poter combattere assieme a te» confessò lui. Avevano passato così tanto tempo ad allenarsi e a usarsi come sparring partner che non vedeva l'ora di poter essere al suo fianco contro dei nemici.
«Avremo tutto il tempo del mondo» rispose Koala, in leggero imbarazzo. «Non voglio un partner ridotto in queste condizioni.»
«Ma che cosa posso fare?»
«Dormi. Riposati. È la maniera migliore per far passare la febbre.»
«Ho mal di testa e troppo caldo» commentò lui. «Non so se ci riesco.»
«Ti che non riesci a dormire?» scherzò lei, scuotendo la testa. Tuttavia andò in bagno a recuperare un asciugamano bagnato per metterglielo sulla fronte, solo per scoprire che, appunto, Sabo già sonnecchiava, tra la febbre e il letto comodo. Sorrise appena mentre si sedeva al suo fianco e usava l'asciugamano per pulirgli il sudore dal viso.
«Come sta?» domandò Hack, tornato dalla famacia.
«Dorme» disse Koala, con un gesto eloquente della mano.
«Bene, vuol dire che l'aspirina sta facendo effetto» annuì lui. «Io comunque ho preso delle compresse apposta.»
«Senti, resti tu con lui? Io farei un salto alla chiesa a recuperare questa coppa.»
«Certamente» rispose Hack. «Ma sei sicura di non voler restare tu?»
Koala, che stava recuperando alcune cose utili dalla sua borsa, scoccò un'occhiata verso Sabo e sorrise appena, poi scosse la testa. «Non importa.» Le sarebbe piaciuto restare, ma anche lei voleva iniziare a fare qualcosa per la rivoluzione. «Prenditi cura tu di lui per me.»
«Vai tranquilla.»
E così, quando Sabo si svegliò, si ritrovò Hack che si occupava di passargli un panno sulla fronte, con le sue mani palmate e squamate, invece di quelle piccole e delicate di Koala. «Eh, lo so che avresti preferito qualcun'altra, ma dovrai accontentarti di me» commentò Hack, che si era perfettamente accorto dell'occhiata non felice che gli era stata scoccata.
Sabo borbottò qualcosa fra sé e tentò di voltare la testa per non farsi vedere. «Dov'è?»
«È andata a recuperare la coppa.»
«Da sola?» Sabo balzò su e lo fissò sorpreso e preoccupato.
«Se la sa cavare, sai.»
«Sì, lo so...» Koala era forte e poteva occuparsi di molte cose da sola, non c'era necessità della sua presenza o quella di qualcun altro, ma la realtà era che non poteva non preoccuparsene.
«Tu come stai?» domandò Hack.
Sabo si toccò la fronte: era più fresca. Anche la sensazione di intorpidimento degli arti e di pesantezza alla testa era diminuita. «Meglio» affermò. «Però sei hai preso delle medicine dammele pure.» Si ricordava vagamente che era andato in farmacia.
Hack annuì e si alzò per andare a recuperare le compresse. In quel momento la porta si aprì: lo sguardo di Koala, appena entrata, corse immediatamente al letto di Sabo e, accorgendosi che era sveglio, sorrise.
«Com'è andata?» chiese immediatamente lui, che comunque diede una rapida scorsa per verificare che non ci fossero ferite visibili.
«Eccola qua!» Koala aveva con sé un pezzo di stoffa rossa, che srotolò per rivelare il piccolo calice d'oro, un tempo usato per alcuni riti, ma che ora era considerato una reliquia preziosa e basta.
«Hai avuto problemi?» Hack aveva passato una compressa a Sabo, che la inghiottì senza nemmeno bere l'acqua.
«No» scosse la testa lei, mentre lo risistemava all'interno della stoffa rossa. «Era esattamente nel posto che ci era stato indicato, ho solo dovuto aspettare che la chiesa fosse vuota» spiegò. «Tuttavia ho visto parecchia gente sospetta al villaggio.»
«Non mi sorprende, dato l'articolo sul giornale che ne parlava» commentò Hack. «Sono in molti che la cercano per poterla vedere al miglior offerente.» Ciò che loro avrebbero avuto nel restituirlo al legittimo proprietario, invece, aveva un valore decisamente superiore al denaro: informazioni segrete per far scoppiare una rivolta e iniziare così a destabilizzare il Governo Mondiale.
«Allora dobbiamo andarcene» affermò Sabo. «Koala, vorrei che tornassi al posto e verificassi che la nostra nave è a posto. Tra un'ora ti raggiungeremo anche noi.»
Non c'era stata nessuna regola su chi dovesse essere il capo di quella piccola spedizione, eppure per Koala e Hack era decisamente chiaro chi avrebbe dato gli ordini sulle loro azioni, anche con la febbre. Lo conoscevano da anni per sapere che sarebbe stato un buon capo, anche se da accudire quando iniziava a fare troppi casini.
«Non vuoi riposarti ancora?» domandò tuttavia lei.
Sabo scosse la testa. «Se davvero ci sono pirati e cacciatori di tesori qui è meglio che ce ne andiamo il prima possibile, proprio perché non sto bene» affermò. «So che ve la potete cavare, ma a bordo di una nave avremo una serie di vantaggi tattici notevoli, soprattutto grazie a Hack.»
«Sono d'accordo» annuì il diretto interessato, che in acqua combatteva meglio ed era anche in grado di affondare navi, con un po' d'impegno. «Inoltre se partiamo subito è possibile che riusciamo a far perdere le nostre tracce.»
«D'accordo.» Koala lasciò la coppa sul tavolo e poi lasciò nuovamente la stanza, portando con sé il suo zaino.
«Mi risposo ancora un po'» disse Sabo ad Hack, tornando ad appoggiare la testa sul cuscino. «Puoi preparare tu la roba?»
«Ma certo.» Per una volta che lui davvero li ascoltava e se ne stava buono a letto, tanto valeva approfittarne. Non che ci fosse comunque tanto da sistemare, perché non avevano avuto il tempo di organizzarsi, solo chiudere gli zaini dopo averci nascosto dentro la coppa.
«Grazie. Svegliami quando è passata un'ora.»
Non ce ne fu bisogno, da parte di Hack, perché nemmeno dieci minuti dopo qualcuno sfondò la porta della camera. Era un gruppo di uomini armati e completamente vestiti di bianco, con un cappuccio a punta, almeno una ventina, tanto da non riuscire a stare tutti in quella stanza.
«Dov'è il calice?» intimò uno di loro, mentre gli altri puntavano le pistole contro di loro.
«Che brutto risveglio...» commentò Sabo, con tono seccato. Non aveva avuto Koala accanto a sé nemmeno prima, ma almeno Hack era stato gentile. Ora stava meglio, ma la febbre non era calata del tutto e non aveva proprio voglia di mettersi a combattere con tutta quella gente.
Scoccò un'occhiata complice ad Hack, il quale annuì. «Nello zaino» rispose.
Quello che sembrava il capo del gruppo si spostò di lato, mentre i suoi uomini continuavano a tenerli sotto tiro, ma quando fece un passo per lo zaino, Hack e Sabo balzarono, afferrarono gli zaini e in due passi furono alla finestra. Erano già saltati di sotto, proteggendosi con le braccia dai vetri, quanto sentirono i colpi di pistola dietro di loro.
Non si fermarono a guardare dietro di sé, ma presero immediatamente la strada per il porto. La sparatoria aveva però attirato gli altri gruppi che stavano cercando la coppa, per cui gli inseguitori aumentarono di numero. La fortuna fu che iniziarono anche a combattere fra di loro per decidere chi doveva essere ad inseguire i due rivoluzionari, con il risultato di rallentarsi a vicenda.
Quando ebbero messo un po' di distanza, Sabo si fermò. «Vai avanti, fino alla nave» ordinò ad Hack. «Qualcuno potrebbe essere andato a cercare Koala. Inoltre, voglio che la nave sia pronta a salpare subito.»
«Ma che cosa vuoi fare?»
«Non preoccuparti, non farò nulla di pericoloso.»
Hack ne dubitava, ma non avevano il tempo di parlare, per cui annuì e riprese la corsa verso il posto. Sabo si chinò e tastò il terreno, alla ricerca del cuore. Quando l'ebbe trovato, il gruppo degli inseguitori era diventato omogeneo: si erano evidentemente resi conto che avrebbero perso il calice a continuare a combattere.
Per Sabo andava benissimo: sorrise fra sé e, nel momento in cui furono a portata, premette i pugni nel terreno e lo distrusse completamente, aprendo una voragine in cui l'intero gruppo cadde. Gli uomini si schiantarono al suolo gli uni sugli altri, in posizioni strane nel tentativo di salvarsi. Quando Sabo si affacciò sul bordo, vide che pochissimi erano rimasti fuori dalla frana che era susseguita alla voragine e non erano comunque in grado di salvarsi.
Anche con la febbre, certa gente non era in grado di competere con lui. Già lo sapeva, ma era bello averne finalmente la prova sul campo. Si voltò per riprendere il sentiero verso il porto, con più tranquillità rispetto a prima, anche se aveva l'Haki dell'Osservazione sempre attivo, per sicurezza.
Fu una prudenza utile, perché altrimenti non sarebbe riuscito ad evitare la lama che aveva puntato al suo ventre con l'intenzione di sbudellarlo. Sabo fece un balzo in avanti, rotolando, e poi si rialzò in piedi in fretta, voltandosi a vedere il suo assalitore.
Era un uomo smilzo, completamente vestito di nero, compresa la bandana che teneva sulla fronte pelata. La sua spada non era una katana standard, perché aveva la lama estremamente lunga, tanto che lui era costretto a tenere il braccio alzato perché altrimenti avrebbe toccato il terreno.
«Chi sei?» domandò a Sabo. Aveva una voce squillante. «Non uno qualunque... Ma non ho mai visto la tua taglia.»
«I cacciatori di taglie non ne hanno una» rispose Sabo, con un leggero sorriso ad increspargli il volto. Se fosse stato un pirata, chissà quanto alta sarebbe stata invece!
«Non lo sei» scosse la testa l'uomo. «Li conosco tutti e non t'ho mai visto. Chi sei?» ripeté.
«Non è bello chiedere senza essersi presentati prima.» Anche se a Sabo non importava affatto. Sentiva che la febbre l'aveva comunque reso debole e non aveva voglia di combattere contro qualcuno che poteva avere abbastanza capacità da metterlo un attimo in difficoltà.
L'uomo alzò le spalle. «Io volevo solo saperlo per la tua lapide» affermò. «Per questo sapere chi sono io non ti serve.»
E poi si scagliò verso di lui, ad una velocità per cui Sabo riuscì a evitarlo appena. La lama gli strappò la camicia, che era ancora aperta dato che Sabo se l'era infilata in tutta fretta mentre scappavano dalla stanza d'albergo. L'uomo non gli diede un attimo di tregua, continuando a cercare ogni possibile modo per affettarlo con la sua lunga spada.
Sabo riusciva a stargli dietro e si accorse che in circostanze normali non avrebbe avuto problemi, ma la febbre lo rallentava, per cui lo evitava appena. Anche se evidentemente quello bastava ad irritare l'uomo, che fino a quel momento era riuscito solo a tagliuzzarli la camicia.
Se era forte tanto quanto era veloce, Sabo immaginò che avrebbe potuto sconfiggerlo facilmente, però non voleva rischiare di sprecare energie a vuoto, dato che non sapeva quanto il suo corpo avrebbe retto alla fatica. Doveva trovare un'apertura che fosse sufficiente a sconfiggerlo con un'unica mossa.
Finché non si accorse che non aveva bisogno di essere lui a farlo.
Sorrise appena fra sé e si mosse in modo da voltare le spalle in direzione del porto, mentre rallentava i movimenti. Quando fu il momento esatto, cadde sulle sue ginocchia, dando l'idea di essere esausto. L'uomo concentrò tutta la sua attenzione su di lui, ma all'ultimo Sabo alzò il braccio e fermò la lama che stava scendendo su di lui. La mano con cui l'aveva bloccata era ricoperta d'Haki dell'Armatura e non ci volle che un minimo sforzo per spezzarla in due.
L'uomo era troppo stupito da quella scena per poter notare Koala che era appena spuntata dal sentiero in quel momento. Alla scena che le si presentò davanti lei non rifletté nemmeno un attimo, ma fece un balzò in avanti e lo colpì in pieno petto con una delle sue mosse di karate che normalmente avrebbero spaccato cinquecento tegole. Sentì la cassa toracica dell'uomo che si spezzava sotto il colpo, prima che il corpo rotolasse per qualche metro e poi rimanesse immobile come una bambola rotta.
Solo allora Koala si accorse della spada spezzata al fianco di Sabo, che si stava rialzando. «Uno così avresti potuto sconfiggerlo in un attimo» affermò, contrariata. «Non avevi bisogno di aspettare me.» Per quanto conoscesse la sua forza, doveva ammettere che lui era ancora superiore a lui.
«Sì, probabilmente» annuì lui. «Però sto ancora un po' male. E so che potevo contare su di te.»
Lei si addolcì appena. «Hack è già alla nave, siamo pronti a partire» spiegò. «Se fosse arrivato qualcuno avrebbe potuto scappare a nuoto.»
Sabo annuì. «Non sarà necessario, credo di averli rallentati abbastanza. Raggiungiamolo.» Si voltò e tremò appena sulle gambe. Il suo fisico era ancora debilitato e quello scontro, per quanto contro un nemico non alla sua altezza, lo aveva decisamente stancato.
Koala gli si affiancò e lasciò che si appoggiasse a lei. «L'hai fatto perché volevi combattere assieme a me per forza, vero?» commentò divertita. «E adesso sei distrutto.»
«Non sono distrutto, solo un po' stanco» negò lui, ma lasciò che lei lo sostenesse.
«Sì, sì...»
Mentre andavano verso il porto, entrambi si resero conto di una cosa. Se la cavavano perfettamente da soli, perché erano forti e si fidavano l'uno dell'altro. Se Sabo aveva aspettato l'arrivo di Koala non era perché aveva bisogno di lei, era perché la voleva.
Non era necessità, era voler stare assieme, in qualunque situazione.

***

Akemichan parla senza coerenza:
Di tutte le shot che completano questa raccolta, questa forse è quella che mi convince meno. Non saprei dire perché, forse per via dell'immagine scleta che stona un po' con l'argomento, forse per via del fatto che è la meno incentrata sull'amore di questi due (cosa che prometto verrà ampiamente rimediata nelle prossime tre, giuro!)... Però volevo assolutamente mostrarli nel contesto a loro più congeniale, che è quello di essere rivoluzionari. Spero che a voi sia piaciuta lo stesso! :)

 
   
 
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