Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    11/04/2016    6 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Ciao a tutti!
Ebbene, eccoci all’ultimo viaggio delle nostre sette ragazze, speriamo che le valigie che abbiate preparato bastino perché ci fermeremo per un po’!
 

 
Nice to meet you

Pearl Piari - Niijima, Giappone
 
Nella reception dell’albergo ‘Pearl Piari’ che già in passato aveva ospitato le principesse sirene, Meru stava finendo di dare gli ultimi ritocchi.
Dopo undici anni il locale era stato rimodernato e ampliato, divenendo ancora più originale e suggestivo. La voce della sua riapertura era già stata sparsa e molte stanze erano state prenotate.
Tra tutte le candidate al titolo di principessa, solo tre ragazze si sarebbero trasferite all’hotel e cioè le custodi della perla indaco, della viola e della gialla. La blu avrebbe alloggiato nell’Accademia e le restanti ragazze già vivevano in città. Ma ciò non voleva dire che solo loro vi avrebbero lavorato, anzi. Tutte, e Nikora, che le fatto da istruttrice, aveva sottolineato il tutte, avrebbero partecipato alla conduzione dell’attività. Chi in cucina, chi come cameriera e chi come intrattenitrice, visti il talento musicale di molte di loro.
La giovane sirena dai capelli ciano era nervosa, non aveva mai gestito un albergo e la sua mente corse al giorno in cui la regina Luchia e Hanon avevano deciso di affidarle l’incarico.
 
Era passato qualche giorno dal pericoloso attentato che aveva seminato morte e distruzione nel Regno, le condizioni fisiche della Regina si erano ristabilite anche se era ancora un po’ debole, così come tutte le sue consigliere.
Luchia aveva chiesto ad Hanon di far venire la giovane Meru al castello, poiché doveva parlarle. Le nove sirene e il Re erano seduti al tavolo della Sala del Consiglio, i sovrani a capotavola e le altre ragazze quattro per lato. Dietro di loro le immancabili guardie reali tra cui Takeshi, che si era discretamente piazzato dietro a Seira per darle sostegno morale e per starle il più vicino possibile.
La discussione si era subito incentrata sul da farsi imminente.
«Dobbiamo rimandare lo stage delle ragazze, non possiamo farle vivere qui a palazzo con la minaccia che incombe.» Proclamò la regina, stringendo forte il suo scettro. «Per combinazione, alcune ragazze abitano già nella stessa città in cui abbiamo vissuto noi, ma per quelle ‘straniere’ non vedo altra soluzione che la riapertura dell’albergo. Meru…» Disse seriamente, puntando i suoi occhi azzurro cielo in quelli azzurro ghiaccio della sirena più giovane. «Su consiglio di Hanon, di cui mi fido ciecamente...» Disse, sorridendo alla Consigliera dell’Atlantico del Sud. «Avresti dovuto far loro da ‘educatrice’, ma visto che non è possibile, vorrei chiedere a te di gestire il Pearl Piari, come ha fatto in passato Nikora. So che non hai esperienza in merito, ma sono sicura che lei ti insegnerà a dovere e in caso di bisogno urgente sarà disposta ad aiutarti, vero? Inoltre Hanon dice che potrai usare il suo cognome e sulla terra passerai per sua cugina. Te la senti dunque? Tu, Meru, di prenderti l’incarico e tu, Nikora, di darle una mano?» Domandò alla ex principessa della perla rosa, che annuì. «Ovviamente, non c’era nemmeno bisogno di chiederlo.» Nikora si rivolse poi con un sorriso rassicurante alla più giovane: «Avevo un paio d’anni meno di te, quando gestivo l’albergo e me la sono sempre cavata alla grande. Credo che farai un ottimo lavoro. E mi raccomando: non permettere che le ragazze poltriscano, fa in modo che si diano da fare.»
Meru annuì, mentre Nikora, guardando in cagnesco la Regina e le restanti consigliere che impallidirono nel sentire le accuse a loro rivolte, aggiunse serafica: «Tutte quante.»
Con quel sottolineamento Nikora, riferendosi ovviamente ai vecchi tempi, non poté fare a meno di scatenare una risatina di Meru, la quale si ricompose subito e accettò l’incarico, orgogliosa di poter rendere contenta la Regina e soprattutto la sua sirena preferita, Hanon.
 
«E così mi sono ritrovata a gestire un albergo… Io che non ho mai fatto nulla del genere e che con questa faccia da bambina non verrò minimamente presa sul serio...» Constatò la sirena dell’Atlantico del Sud, pensando che fosse ovvio che la vecchia gestrice, con il suo aspetto molto più maturo, la sua autorità e la puntigliosità che l’avevano sempre caratterizzata, non aveva avuto problemi.
«Miaoooooo!»
La vocina che la distolse dai suoi complessi apparteneva alla sua gatta, adottata subito dopo essere arrivata in città. Era una bella micetta bianca con le orecchie rossicce, medesimo colore che le adornava le estremità di tutte le zampe e della striatura sulla coda.
«Sunset! Ecco dov’eri! Avevo giusto bisogno di te!» Esclamò, prendendo in braccio la gatta che iniziò a fare le fusa e la fissò con i suoi enormi occhioni arancio tramonto; a essi la
giovane sirena si era ispirata per trovarle il nome.
«Sarà tutto perfetto, me lo sento. Tutte le ragazze saranno qui a breve, spero solo andranno d’accordo! So che alcune hanno dei bei caratterini...» Si agitò di nuovo, baciando la testa della gattina per calmarsi. Quest’ultima, per tutta risposta, iniziò a farle il pane sulle gambe.

 
New York
 
«Ecco fatto! Adesso ti faccio anche l’autografo!» Disse la ragazza bionda con un sorriso smagliante mentre consegnava lo smartphone alla proprietaria, con cui si era appena scattata un selfie, per poi prendere un pennarello e firmare il foglio che la fan le aveva porto. La cosa rese estremamente felice la ragazzina, che dopo aver avuto dal suo idolo più di quanto avesse chiesto, si allontanò felice con il giovane cuore che scoppiava dalla troppa gioia. Cose come quella erano per Julia ormai all’ordine del giorno e probabilmente l’unico impatto che avrebbero dovuto avere su di lei era quello di normale routine. Eppure la bionda era sempre disponibile per quei piccoli episodi, anche mentre andava di fretta, proprio come in quel momento. A breve sarebbe dovuta partire per Niijima e doveva assolutamente finire di prepararsi e passare le ultime ore con il suo fidanzato. Sebbene all’inizio fosse stata riluttante nell’accettare il ruolo, alla fine la voglia di conoscere delle nuove amiche, di vivere un’avventura straordinaria e soprattutto di rendere orgogliosa sua nonna, che stava andando a trovare, avevano avuto la meglio e la ragazza era ormai impaziente di partire.
Entrò in quel posto triste e vuoto, pronta a ciò che le si sarebbe mostrato davanti. Non importava quante volte ci fosse già stata, quante volte avesse varcato quel cancello scuro, quel luogo le metteva sempre un’angoscia terribile. Ma purtroppo, la vita era anche questo.
Si immerse nel silenzio del cimitero, camminando con passo lento, quasi fosse riluttante a mettere un piede di fronte all’altro, anche se la realtà era che voleva godersi quegli istanti. Sapeva che non sarebbe potuta andare a trovarla per molto tempo e la cosa le faceva mancare il fiato, perciò percorreva i viali selciati senza fretta, accompagnando con la propria calma la profonda quiete del cimitero.
Arrivò davanti al loculo di sua nonna e la foto della vecchietta la guardò sorridendo dolcemente, come faceva solo con lei.
«Ciao nonna. Non posso rimanere molto perché oggi parto, sono venuta a salutarti. Ti chiedo solo un favore: se puoi proteggere Robert e Minikitty in mia assenza... E concedermi un po’ della tua autostima per dare il meglio di me. So che lo faresti in ogni caso, ma mi sembra educato chiedere.» Strinse le labbra in una riga sottile, mentre i ricordi dell'ultimo incontro con lei ritornavano a galla nella sua memoria. Desiderava poter affondare in essi, poter rivedere il suo volto, anche se solo in un ricordo, ma si fece coraggio e cacciò tutto indietro nel proprio cuore. Sapeva che se avesse ceduto, non avrebbe avuto più il coraggio di tornare alla realtà che la reclamava.
Indossò perciò nuovamente la propria maschera e osservò da dietro di essa la foto della donna sorridente, affermando in tono monotono: «Grazie, nonna. Ti voglio tanto bene… E ti penserò sempre.»
Esternare i sentimenti in qualsiasi modo non era da lei e se capitava si sentiva terribilmente stupida. Inoltre, credere negli spiriti l’aveva aiutata a superare la perdita meglio di quanto avesse mai sperato. Certo, la sua presenza fisica le mancava molto, ma spesso riusciva a sentirla e ciò se l’era fatto bastare.
Lasciò la tomba della nonna pensando al suo fidanzato che la stava aspettando.
Uscendo dal camposanto, andò a sbattere proprio contro il soggetto dei suoi pensieri, che immaginando dove si trovasse la ragazza era venuto a prenderla, con tanto di Sirio al seguito, ma senza sua sorella.
«Andiamo a fare un giro prima di andare all’aereoporto.» Propose il ragazzo e lei accettò. Avrebbe voluto dirgli la verità, ma al momento non era possibile. Prima doveva attuare quel piano. Certo, il senso di colpa la schiacciava ma ciononostante era decisa a provarci.
I due erano arrivati a un pontile, da cui si godeva la vista del mare scintillante. L’atmosfera era suggestiva e i due avvicinarono le loro labbra. Stavano per scambiarsi un tenero bacio a stampo, quando: «Fratellinooooo, fratellino!» Minikitty spuntò come un fungo, come al solito. «Finalmente ti ho trovato! Io… Io…» Non riuscì a finire la frase, talmente piangeva disperata. La ragazza odiava gli addii e l’idea che il suo fratellino soffrisse la faceva stare male, difatti Julia si era beccata una predica enorme da parte della cognata, la quale pensava che fosse uscita di testa.
Visto che l’atmosfera romantica era sfumata del tutto, i tre decisero di tornare a casa, per finire di preparare gli ultimi dettagli prima di dirigersi all’aereoporto dove Coco li stava aspettando.
Dopo i saluti dei due fidanzati, che miracolosamente riuscirono a scambiarsi un bel bacio e la promessa che si sarebbero comunque rivisti tra tre giorni circa, i pianti teatrali di Minikitty e un altro bel bacione, un’orda di sirene e tritoni in forma umana assoldati da Coco, la quale li aveva pagati per fingersi fan del ragazzo, si precipitarono sull’atleta per assalirlo e trascinarlo via, così da permettere alle due sirene e a Sirio di infilarsi nel portale giallo. Un modo di salutarsi triste e squallido, certo, ma la separazione non sarebbe durata a lungo.

 
Casa Swann - Colonia, Germania
 
Hazelle e Robin erano nella loro stanza, a preparare le valigie della prima.
«Bene» Esordì Robin. «Ripassiamo il piano un’ultima volta: l’autista ci condurrà all’aereoporto, noi scendiamo, Karen ti viene a prendere e ti teletrasporti.» Alzò gli occhi dalla valigia per posarli in quelli della gemella, catturandone lo sguardo. «Quando arrivi fammi sapere ok?»
«Sì… Speriamo funzioni… Karen mi ha fatto vivere due anni assurdi, nella follia più totale. Ancora non riesco a crederci… Voglio dire… Io una principessa!» Ridacchiò, portandosi una mano alla fronte e abbassando il volto, ancora incapace di credere che fosse tutto reale.
«Mi chiedo solo…» Hazelle tornò a guardare la sorella, il cui tono si era fatto serio. «Al momento non ci pensavo e in questi giorni ho avuto da fare… Ma come mai Karen ha scelto te e non me?» Domandò Robin, buttandosi sul letto della stanza, realizzando solo in quel momento che a breve sarebbe stata solo sua e percependo un senso di vuoto mai provato prima dentro di sé. Le sarebbero mancate le loro ‘litigate’ su chi dovesse sistemare la stanza, spesso condite da ricatti scherzosi, o lo scambiarsi vestiti e accessori nonostante i loro stili differenti.
«Sinceramente non lo so.» Rispose Hazelle, sedendosi di fianco a lei. «Gliel’ho chiesto ma poi siamo state interrotte e me ne sono scordata…»
A Robin parve che la gemella volesse aggiungere dell’altro, ma la voce del padre fuori dalla porta mise fine alla loro conversazione: «Ragazze, è ora… Vieni qui Hazelle, vogliamo parlarti mentre ti accompagno alla macchina.»
«Uffa! L’ennesima predica che mi avranno fatto mille volte in due giorni!» Sbuffò lei, preparandosi alla solita ridondante solfa e uscendo dalla stanza con la sorella, che non la invidiava per niente. Fortuna la sapeva a memoria, quindi poteva permettersi tranquillamente di pensare ad altro e rispondere semplicemente ‘sì’, ‘no’, ‘va bene’ al momento giusto.
Mentre Hazelle ascoltava pazientemente il discorso trito e ritrito, Robin si sedette su una poltroncina a riflettere. Certo essere sirena era bello, ma aver dovuto rinunciare alle gare di nuoto la faceva soffrire un sacco. Quello sport era tutta la sua vita e adesso non poteva praticarlo più. Aveva provato a esercitarsi per evitare la trasformazione, si era concentrata più che mai, procurandosi anche dei dolorosi mal di testa, ma non c’era stato nulla da fare. Perciò si era dedicata ad altri sport, con ottimi risultati, ma l’adrenalina e il senso di completezza delle sue amate gare erano impareggiabili. Il destino voleva però così, non c’era nulla da fare e non le restava che rassegnarsi.
Dopo l’abbraccio dei genitori, le due ragazze salirono in auto, con meta l’aereoporto. Il tragitto fu breve e dopo aver salutato l’autista, le due entrarono nell’edificio dove ad attenderle c’era Karen, esattamente come da programma.
«Ben arrivate ragazze!» Le salutò in tono contento, conducendole poi in una zona appartata e tirando fuori il ciondolo del teletrasporto.
«Sei pronta, Hazelle?» Chiese alla castana, che annuì, nonostante la tristezza: le sarebbe mancata la sorella. Le due si abbracciarono a lungo commosse, promettendosi di rivedersi il prima possibile, ma prima di infilarsi nel portale la donna dai capelli viola scuro consegnò un ciondolo a Robin. «Te lo manda la regina, per immergerti in acqua senza trasformarti. Così non dovrai più rinunciare alle tue gare di nuoto, Robin! Se lo indosserai resterai umana, quindi non dimenticartene quando dovrai esibirti!»
Gli occhi blu della giovane si illuminarono, colmi di gioia e gratitudine: avrebbe potuto riprendere gli allenamenti e partecipare alla gara di nuoto che tanto sognava.
«Grazie Karen! E grazie anche alla regina! Oh che bello! Siete fantastiche, vero Zelle?» Chiese alla nuova principessa, la quale annuì felice per la sorella, che non aveva mai visto più entusiasta.
Dopo l’ennesimo abbraccio le due si introdussero nel portale, lasciando sola Robin che dopo averle salutate restò per qualche istante ad ammirare il suo regalo con aria estasiata. Era sicura che il mister l’avrebbe riammessa in squadra subito, prima di ritornare dall’autista.

 
Casa Hansen - Molde, Norvegia
 
«Oh Crystal, come vorrei portarti con me!» Esclamò Aisu, abbracciando la sua bella cagnolona che per risposta le leccò la faccia, strappandole un piccolo sorriso. A cose normali, con un saluto del genere sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe iniziato a giocare con lei, sdraiandosi per terra incurante di tutto e tutti e lasciandosi lavare la faccia, cercando di intervallare risate e respiri. Ma da qualche giorno, da quando Eiji era stato rapito, la massima gioia che riusciva a provare era rappresentata da quei rari, piccoli e tirati sorrisi, i quali fornivano sempre un’espressione di amarezza al volto della giovane.
«Dopotutto ti ha trovata Eiji, averti al mio fianco sarebbe stato un po’ come avere lui. Saresti una rassicurazione...» Continuò a dire all’amica, con tono malinconico, mentre le grattava dietro l’orecchio. Crystal lanciò un flebile guaito, andando ad appoggiare il muso sulle gambe della principessa, seduta sul bordo del proprio letto.
«Manca anche a te, vero?» Le domandò dopo molto tempo, sentendo le lacrime premerle dietro gli occhi. La cagnetta alzò il muso e la guardò seria con i suoi grandi occhioni espressivi, sguardo che valeva più di mille parole.
La bionda si lasciò cadere all’indietro sul letto, seguita da Crystal che si acciambellò accanto a lei posandole la testa in grembo. Aisu chiuse un istante gli occhi, nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, in quanto era stufa di piangere, ma tutto ciò che ottene fu che la sua mente portò a galla una delle prediche più frequenti del gemello, facendole risuonare la sua voce nella testa: “Aisu, non far salire Crystal sul letto! È appena tornata dalla passeggiata e le sue zampe sono tutte sporche!”
Glielo diceva ogni volta e, regolarmente, lei ogni volta non lo stava a sentire. Non poteva farci nulla: accoccolarsi sul letto con Crystal era una delle sensazioni più belle per lei e non le importava nulla se la cagnolona fosse appena uscita da un bagno di fango anziché di sapone. Sul momento trovava il gemello addirittura seccante, per non dire irritante, ma in quell’istante avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire di nuovo quelle parole, quella voce, anziché solo immaginarle.
“Chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivata a desiderare un rimprovero?” Pensò la norvegese, portandosi un braccio sugli occhi, mentre questi si lasciavano scappare due lacrime. Le sue labbra si serrarono, inclinandosi verso il basso e le sue sopracciglia chiare si avvicinarono, mentre le immagini del rapimento del gemello si fecero vive nella sua mente.
Si costrinse a smettere di piangere, affondando la propria tristezza nell’unico sentimento che era riuscita a trovare negli ultimi giorni: l’ira. La rabbia di voler a tutti i costi vendicare quel torto subito e farla pagare cara a chiunque ci fosse dietro a quell’affronto, che non poteva in alcun modo accettare.
Serrò la mascella e i suoi denti scricchiolarono, mentre riapriva gli occhi e il suo sguardo diventava più ostinato che mai. L’avrebbe pagata cara, chiunque fosse stato, l’avrebbe pagata molto cara.
Bussarono alla porta e la ragazza si riscosse dai propri pensieri truci. «Aisu? Tesoro posso entrare?» Senza attendere risposta, Yue si introdusse nella stanza e trovò la figlia che osservava il soffitto, sdraiata sul letto con Crystal al fianco e le valigie ai piedi, pronte.
«Noel arriverà a breve, sei pronta?» Chiese la donna. Lei annuì, restando in silenzio.
«Vedrai, ce la farai… Ce la farete, tutte insieme.» Le disse la madre per l’ennesima volta, sedendosi sul letto accanto a lei. Aisu ne sentiva il profumo dolce, ma non riusciva a sentirne il calore, o forse era proprio lei che si rifiutava di percepirlo. Da quando Eiji era stato rapito, aveva eretto un muro tra sé e il mondo, un muro che solo l’husky e Hoshi erano riuscite in qualche modo a superare appena.
«E non preoccuparti per Crystal. Starà bene vedrai... E se dovessi averne bisogno, te la manderò con il teletrasporto, un modo lo troveremo! E adesso basta tristezza, ok? Sii allegra e pensa che non sarai sola, le tue nuove compagne saranno con te e ti aiuteranno a riportare indietro Eiji!»
Niente di nuovo in quelle parole dette con finto tono entusiasta. In fondo, la madre non soffriva certo meno di lei per il rapimento di Eiji. “Ma lei è più forte, riesce a nascondere il suo dolore dietro a un sorriso… Anche se finto.” Pensò la ragazza, voltandosi verso la madre e osservando i lineamenti sofferenti della donna, il cui volto era, nonostante tutto, attraversato da un sorriso rassicurante.
Madre, figlia e cane si unirono in un bell’abbraccio, che venne interrotto dal suono del campanello di casa: Noel era venuta a prendere la sua erede. Yue andò ad aprirle, mentre Aisu prendeva i bagagli.
Prima di andare in salotto dove le due donne stavano conversando amabilmente, passò a dare un’occhiata alla stanza di Eiji. Pulita, ordinata e terribilmente vuota. Ebbe una visione di lui seduto alla scrivania che la lasciò incantata fino a che la madre non la chiamò. Si riscosse, andò a salutare Noel e dopo essersi scambiate due parole di circostanza, l’ex principessa aprì il portale.
Aisu salutò la madre e Crystal, promettendo loro di farsi viva il più possibile, dopodiché si infilò nel passaggio assieme a Noel, mentre dentro di sé si ripeteva il proprio obiettivo, preparandosi psicologicamente a tutto ciò che esso avrebbe implicato: “Giuro che ti salverò Eiji, fosse anche l’ultima cosa che faccio.”
 

Casa Shell - Niijima, Giappone
 
Yumi era in cucina che stava preparando una torta da portare all’albergo: voleva fare una bella figura di fronte alle sue colleghe. In realtà non è che in cucina fosse un gran fenomeno, l’unico che riusciva a mangiare i suoi esperimenti era Maxime, il suo cavalluccio marino, però la verde si impegnava molto e si divertiva a cucinare, quindi perché negarselo? E poi stavolta non poteva sbagliare, aveva seguito tutto alla lettera, senza improvvisare e l’impasto crudo era buono. Lo sapeva, lo aveva assaggiato con un dito, perciò sarebbe andato tutto a meraviglia.
Con un sorriso di soddisfazione che le illuminava il viso, infilò la torta nel forno e regolò il timer. Quindi si diresse verso la sua camera, volendosi preparare per bene in vista dell’incontro. Si era ripromessa di farsi valere ed era intenzionata a mantenere il suo proposito.
Si diede una bella sistemata, il tutto a passo di danza poiché amava il ballo e quando fu pronta si diresse nella stanza della sorella, la quale viveva con loro da circa una settimana, dopo la tragica sera in cui era scappata di casa.
Resha si stava esercitando e le note del suo sassofono risuonavano melodiose nella camera. Aveva saputo che una delle sue colleghe era una musicista famosa e la cosa, anche se non l’avrebbe mai ammesso, la irritava un poco, pur sapendo di non aver nulla da temere: quella ragazza sarà stata anche famosa, ma lei era Reesham Shell e niente e nessuno l’avrebbe ostacolata. E poi fama non voleva necessariamente dire talento.
Assorta com’era nella sua musica, non si accorse che la sorella era entrata nella stanza fino a che ella non le mise una mano sulla spalla, facendola trasalire.
«È già ora?» Chiese la rossa, che aveva pregato la minore di venirla a chiamare quando fosse giunto il momento di partire. Voleva, anzi doveva, essere la prima a varcare la soglia dell’hotel.
Yumi confermò notando poi lo sguardo della sorella, perso nel vuoto. «Tutto ok, Resha?» Chiese premurosamente, guardandola in faccia.
Resha si riscosse. «Sì, certo! Sistemo il sax nella custodia e scendiamo ok?» Esclamò, cercando di sviare l’argomento. «Certo…» Rispose l’altra, mentre un odore di bruciato iniziò a spargersi nell’aria, provocando un grido nella più piccola: «La torta! Oh no!»
Si precipitò giù per le scale a corsa, spegnendo il forno ed estraendo il dolce, ma ormai era troppo tardi e il suo capolavoro culinario era ridotto a un informe ammasso marrone scuro e fumante. “Accidenti…” Pensò Yumi, con espressione triste, mentre poggiava quella che della torta che si era immaginata non aveva più nulla sul tavolo della cucina, con un sospiro sconsolato. Ci teneva così tanto a fare quel regalo alle future compagne di squadra. Voleva dire che il povero Maxime a cena avrebbe mangiato torta carbonizzata.
Resha arrivò in cucina, consolò la sorella e insieme uscirono di casa. Mentre Yumi fantasticava su cosa sarebbe successo a breve, Resha era immersa nelle sue riflessioni. Perché il pensiero dei fatti degli ultimi giorni la preoccupava, temeva che nonostante la lettera il padre sarebbe venuto a cercarla, mettendo nei guai anche sua sorella e questa era l’ultima cosa che voleva. Doveva proteggerla a tutti i costi.

 
Casa Honopura/Wizmon - Niijima, Giappone
 
Seduta sulla sedia in cucina, Moni si stava subendo il rimprovero della nonna perché la sua stanza era di nuovo il caos più totale, aveva promesso che l’avrebbe riordinata, le buone intenzioni c’erano tutte, veramente! Ma combinazione, proprio mentre stava iniziando, un raggio di sole entrato dalla finestra si era posato sulla sua adorata arpa, come se fosse un segno del destino, come a voler dire: “Sono qui, Moni! Guardami, tutta luccicante, pronta per essere suonata! Non è quello che vuoi veramente? Toccare le mie corde, sentire il mio suono dolce e soave… Avanti vieni, vieni da me! So che non desideri altro, cosa aspetti? Suonami!” E la ragazza ovviamente non aveva potuto resistere al richiamo, aveva mollato le coperte del letto che stava sistemando e si era precipitata dal suo amato strumento. Aveva suonato per molto, moltissimo tempo, perdendone totalmente la cognizione, assorbita com’era da quel passatempo che amava e che non avrebbe mai trascurato, difatti aveva tutte le intenzioni di iscriversi alla banda della scuola.
«Ma insomma Harmony, cos’hai da dire in merito?» La voce della nonna la riportò alla realtà, anche se a dire il vero la rossa non stava prestando molta attenzione alle parole di Letty, che ormai sapeva a memoria. Da molti giorni era di ottimo umore, tutto sembrava andare per il verso giusto e aver passato l’audizione l’altro giorno la faceva sentire realizzata. Inoltre, una delle sue future colleghe era famosa, la conosceva di nome e di vista, di sicuro le avrebbe chiesto un sacco di consigli, sperando ovviamente non si trattasse di una bambina viziata e presuntuosa dalla testa montata. Certo per come si presentava al pubblico non sembrava, ma le apparenze spesso ingannano e i cosiddetti ‘VIP’ devono spesso fingere in pubblico per ingraziarsi i fans.
“In caso...” Aveva pensato “Non si creda di essermi superiore, gliela farei vedere io! Nessuno può prendersi gioco di Moni!” Si disse tra sé e sé in silenzio, decisa e risoluta, balzando in piedi dalla sedia e ribaltando quest’ultima.
«Ma… Mi stai ascoltando Harmony?» Domandò la vecchietta, pur conoscendo già la risposta.
«Sì, sì.» Rispose in modo molto vago la ragazza. «Però adesso devo andare! Ciao nonnina!» Si defilò allegramente, correndo fuori di casa, ma non prima di aver dato un bacio sulla guancia della nonna, alla quale passò subito l’arrabbiatura: nonostante fosse una pasticciona disordinata, voleva un gran bene alla nipote e a gesti di affetto come quelli non sapeva proprio resistere.
Harmony uscì di corsa, prendendo dei biscottini per i gatti del quartiere. La sirena aveva appuntamento con Renée prima di andare all’albergo: dopotutto non poteva tenere la sua migliore amica all’oscuro delle sue vicende e soprattutto non poteva trascurarla, altrimenti che migliore amica sarebbe stata?
Trovò la mora che la aspettava all’angolo della via, poiché era venuta a prenderla per acquisire minuti extra per stare insieme. Harmony la raggiunse salutandola con un braccio alzato ancor prima di arrivarle di fronte, dopodiché non perse tempo e la sommerse di chiacchiere, mentre si dirigevano verso il centro della città.
Mancava ancora un’oretta all’appuntamento e le due volevano godersi un po’ di relax, passeggiando per le vie del centro, attività che Renée si godeva molto di più da quando i problemi di ‘stalking’ dell’amica si erano risolti, anche se le occasioni in cui veniva messa in imbarazzo continuavano a non mancarle di certo, ma ormai ci era abituata. In fondo, avere Mony per amica, significava accettare di avere gli occhi dei passanti addosso, per un motivo o per un altro. Era spesso imbarazzante, certo, ma anche molto divertente.

 
Accademia per Stilisti Royal Collage Of Art - Niijima, Giappone
 
Reana osservò soddisfatta il paesaggio che le si mostrava di fronte dal balcone del dormitorio dell’Accademia. Era lì già da tre giorni e si trovava splendidamente, anche se i corsi non erano ancora iniziati non le pareva vero di poter studiare, quasi, solo ed esclusivamente materie che le piacevano e dedicarsi interamente al suo hobby preferito. Le sembrava un sogno poter stare lì, in quella scuola prestigiosa e soprattutto lontana da quei rompipalle dei suoi genitori adottivi e da quelle pesti di Riosei e Buroi. Chiuse gli occhi, in modo da godersi la brezza marina che le accarezzava il volto e il silenzio che la circondava. Si stava così bene senza nessuno dei suoi parenti acquisiti.
La camera era ampia e doppia, la divideva con una compagna di stanza un po’ troppo precisina che la rimproverava spesso quando inciampava, combinava un macello dei suoi o faceva troppo shopping online, ma nel complesso era simpatica e le aveva ceduto volentieri il letto vicino alla portafinestra con vista mare, nonostante fosse arrivata per prima.
L’ambiente era caldo e accogliente, non freddo e snob come quello di casa sua e, soprattutto, lì nessuno la vedeva come una figlia di papà viziata e da tenere alla larga. Insomma non poteva chiedere di meglio.
Mancava ancora un po’ all’appuntamento e l’idea di dare un’occhiata alle vetrine dei negozi era troppo stuzzicante per essere abbandonata, perciò decise di uscire prima per compiere la sua missione. Sorrise furbescamente, dirigendosi verso l’armadio per prendere le scarpe e inciampando sul suo gattone, che si era portata dietro e sarebbe franata rovinosamente sul pavimento se non si fosse aggrappata al cassetto della scrivania. Fu difatti lui a sfilarsi dall’incasso e cadere per terra, sparpagliando tutto il proprio contenuto, composto prevalentemente da fogli con disegnate sopra alcune delle sue creazioni, con sommo sgomento della ragazza dai capelli blu.
«Dannazione, pure questa ci mancava! I negozi mi stanno aspettando!» Disse, mettendo alla rinfusa le sue carte dentro il cassetto e risistemandolo.
Una volta pronta fece una carezza al gatto, salutò frettolosamente la sua compagna di stanza che stava entrando con un mucchio di stoffe in mano, rischiando di travolgerla e si apprestò a scendere le scale, ma con calma per evitare di inciampare. Non poteva permettersi di rompersi un osso: come avrebbe fatto ad adempiere alla sua missione se si fosse ridotta in mille pezzi?
Una volta fuori dalla struttura, si diresse in centro città per mantenere il suo proposito: girare i negozi, sperando di non restare delusa, cosa comunque difficile per una fanatica come lei.
“La responsabile dell’albergo è una sirena del mio Oceano, chissà cosa penserà di me… E chissà come saranno le mie compagne… Spero non siano delle perfettine boriose!” Pensò, incamminandosi e pregustandosi le bellissime vetrine dei negozi.

 
Da qualche parte negli Oceani
 
«Bene, bene, bene... Così quelle insulse ragazzine si incontreranno oggi per la prima volta...» A parlare era stata la stessa donna che aveva inflitto il pestaggio alla Regina dei Sette Mari, poco tempo addietro. «Ottimo lavoro, sapevo che sarebbe stata una buona idea mandarti sulla terra a spiare le loro mosse. Quelle mocciosette inesperte non immaginano minimamente i piani che abbiamo in serbo per loro…» Ghignò cinicamente, annuendo soddisfatta verso una delle cinque figure che si trovavano al suo cospetto. «Adesso non ci resta che architettare un piano d’azione per vedere come se la cavano quelle principessine da strapazzo… Confido che, concentrandoci su di loro, la Regina e le sue Consigliere decidano di abbassare le difese. Cretine come sono, sarebbero capacissime di farlo! Quella lurida sciacquetta, frignona e malata di vittimismo della Regina poi… Sempre a voler vedere il buono in tutti, sempre a credersi chissà chi e a pensare di essere in ragione… Ma lo vedrai, mia cara Luchia, tu e il tuo faccino d’angelo...» Proseguì schifata, sistemandosi la maschera che le copriva il volto. «Avete qualche piano voi?» Chiese ai suoi sottoposti.
Uno di loro si fece avanti, esclamando perfidamente: «Capo, lascia fare a me, ho un’idea geniale per testare le loro capacità e spargere un bel po’ di sangue.»
«Eh no carino, non rubarmi le battute!» Si intromise seccata l’unica donna del quintetto. «Io sì che avrei un piano perfetto…» Iniziò, innervosendo non poco l’uomo che si era offerto antecedentemente: «Senti, il tuo atteggiamento da primadonna…»
Ma un cenno della loro leader uccise la lite sul nascere: «Basta, Elementali! Non voglio sentire discussioni!» Appena acquietati i due, si rivolse all’uomo: «Bene, adesso voglio vedere cosa ha elaborato la tua mente.»
Egli sorrise soddisfatto, lasciando la sua collega nel più totale disappunto per quell’occasione persa. «Insulso fiammifero da quattro soldi!» Sbottò irritata, scrollando la testa con rabbia e disgusto.
«Lo vedrai, capo. Non resterai delusa!» La rassicurò l’uomo, congedandosi in un vortice di fiamme.
 

 



Angolo delle autrici:

Eccoci, siamo giunti finalmente alla fine del viaggio che avevamo iniziato a intraprendere! Capitolo decisamente tranquillo in cui vediamo come le nostre eroine si preparano a vivere un’avventura che stravolgerà per sempre le loro vite. Nulla sarà più come prima per queste sette ragazze, nulla! Specialmente perché negli abissi qualcuno trama… E la minaccia che incombe su di loro sembra essere inquietante...Ma di cosa si tratta? Non vi resta che restare collegati e scoprirlo nel prossimo capitolo! A proposito al fondo del capitolo potete ammirare le chibi delle nuove sette principesse in versione sirene e adesso le note in singolo:
 

L’angolo di Kelly:

Eccoci qui, tre delle nostre care sirenette stanno per arrivare a Niijima, le altre ci sono già, vediamo cosa succederà!In questo capitolo abbiamo scoperto qualcosa sulla vita delle ragazze ed  è tornata Minikitty che nel suo capitolo si è fatta notare per la sua follia dilagante, inoltre con somma gioia dei suoi supporter Robin ha trovato una soluzione al suo problema...ebbene, spero siate pronte all’azione del prossimo capitolo...ioe, ou te iloa, ou te iloa!(ossia: si, lo so, lo so! in samoano :P )siamo state perfide a spezzarlo così, sul più bello...ma che volete farci...l’abbiamo detto che siamo cattive e dispettose no?E anche matte, il che non guasta mai!E tutte queste qualità sono un mix pericoloso ed imprevedibile!E adesso penso che non mi resti che passare la parola a Mr Sculettone a.k.a. Sirio:

Sirio: no, ma dico...ci sono anch’io nel capitolo, non trovate che sia dolcissimo?Per rinfrescarvi la memoria sulla mia faccia da fragolo andate pure a vedere il capitolo 4!Ma adesso basta parlare di me, anche se ve lo dico:due grattini dietro le mie orecchiette a punta sarebbero gradite *_* dicevo...state tranquilli che anche se nel prossimo capitolo ci sarà azione io starò al sicuro in albergo...e che dite, diventerò amico della gatta Sunset?Anche se continuo a sperare in un incontro con quella gnoccona di Crystal <3 sono innamorato!Che volete farci?Magari se sfodero le mie armi migliori convinco quelle due pazze a farmela conoscere?Supportate la causa mi raccomando!Credo di aver detto tutto!Passo il testimone <3 E godetevi il disegno!
 

L’angolo di Elsira:

Ehilà! Questo è uno degli ultimi con questo schema a spezzoni, promesso! xD Dal prossimo le ragazze si incontreranno finalmente e dovranno far subito fronte al nemico (che si toglierà quel benedetto mantello! xD)
Non aggiungo altro, se non che ci sentiamo presto! Un bacione a tutti!
 


E per finire, ecco a voi le sette principesse sirene in versione chibi, ovviamente made by Kelly!
 

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