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Autore: QWERTYUIOP00    11/04/2016    2 recensioni
Dopo la caduta di Bravil, Titus Mede è finalmente pronto per iniziare la rivolta che lo porterà sul trono imperiale, ma la sua ascesa sarà duramente ostacolata dal monarca al potere Thules, immerso nei giochi di potere della Città Imperiale.
Terza storia della serie "Downfall"
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Downfall'
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Le scure guglie in cima alle torri delle mura di Skingrad risaltavano nel grigio cielo di quel giorno.
Il paesaggio declinava dolcemente ai lati della Via d’Oro, che, verso ovest, conduceva fino ad Anvil, sulla Costa d’oro, lo sbocco di Cyrodiil sul Mare Abeceano.
Rodrick staccò un grappolo d’uva dalle vigne dei fratelli Surillie, che erano tra le più pregiate di Tamriel, senza farsi notare, per poi dirigersi verso la tettoia ai margini del campo per gustarsi il frutto vicino ai suoi compagni.
Alexia era seduta su una piccola sedia di legno, mentre gli altri erano accovacciati per terra mangiando uva.
Di Matius non c’era traccia.
Una volta arrivato a Skingrad, l’esercito era stato accolto col massimo rispetto dagli abitanti con tanto di cibo e, per gli ufficiali, un letto caldo alle locande, mentre i soldati semplici si erano sistemati in tende lungo le strade.
I nobili, compreso Mede, erano stati ospitati nel castello del conte, Janus Hassildor, che non era mai stato visto durante la loro permanenza.
Durante la notte era arrivato un messaggero dal nord, giravano voci riguardo ad un’invasione della Colovia da parte dell’esercito di Hammerfell.
Se quelle voci si fossero rivelate vere, la guerra di Mede poteva già essere conclusa, come un completo fallimento.
-Secondo te, quando partiamo?- chiese Rodrick ad Alexia.
-Uh, se ci stanno veramente invadendo… un’ora e saremo in marcia- rispose quella sicura, dopo aver scrutato il cielo, come se fosse servito a qualcosa.
Il Bretone si mise in bocca un chicco d’uva assaporandone il succo, per poi girarsi a contemplare le mura cittadine.
I cancelli della città si aprirono e un gruppo di cavalieri, circondati da stendardi, uscì.
Alla testa del gruppo vi era Titus Mede, con un’espressione ferrea in volto, seguito da Corvus e Millona Umbranox, il conte e la contessa di Anvil, Arriana Valga e da Lazare Milvan, un nobile bretone che un anno prima aveva ricevuto in dono dal Potentato i territori di Forte Sutch,  una fortezza nel nord ovest della Colovia fino a qualche anno prima occupata dai banditi, perché li amministrasse come conte.
Lui aveva preso possesso dei territori e degli uomini del forte, ma aveva continuato a vivere a Skingrad, preferendo il suo palazzo ad un fortilizio ormai in rovina a causa di un attacco dei Daedra durante la Crisi dell’Oblivion.
Dopo il passaggio dei cavalieri, fu il turno del resto dell’esercito, accampato all’interno delle mura cittadine.
-Beh, forse anche meno di un’ora- osservò Alexia mangiando l’ultimo chicco e alzandosi dalla sedia di legno.
Rodrick cominciò a straccare più acini alla volta per finire il grappolo prima della partenza per non doverlo buttare.
Dai portali della città comparve Savlian Matius, che si stava massaggiando la tempia, mentre puntava verso il gruppo.
La sera prima lui e Rodrick si erano addestrati per un’ora; il Bretone era riuscito a malapena a parare e schivare i violenti attacchi del capitano della guardia di Kvatch, e infatti ancora in quello momento aveva le gambe e le braccia dolenti.
Ma verso la fine, dopo un affondo di Savlian andato a vuoto per pura sfortuna, Rodrick aveva fatto una piroetta e con la spada di legno aveva colpito con inaspettata forza l’avversario alla testa.
Tra le imprecazioni, il capitano si era congratulato, per poi ritirarsi a bagnare la tempia colpita.
Tutti i compagni, che erano stati a guardare per tutto il tempo schiamazzando e scherzando, si erano congratulati con Rodrick, che non aveva potuto far a meno di arrossire.
Il Bretone finì il grappolo che aveva in mano per poi sistemarsi la spada alla cintura e assicurarsi lo scudo al braccio, che, a causa dell’addestramento della sera prima, faceva fatica a sollevare.
Savlian Matius giunse alla tettoia dove si trovavano i suoi uomini.
-Ah, vedo che vi trattate bene, qui- osservò indicando ciò che rimaneva de grappoli –mi dispiace, ma, come avrete capito, dobbiamo muoverci-
-Quindi è confermata l’invasione da parte di Re Waylas, signore?- chiese Alexia, mettendosi a braccia conserte.
Il capitano annuì, per poi aggiungere –dobbiamo sbrigarci, l’esercito di Hammerfell potrebbe raggiungere Chorrol in giornata, dobbiamo far vedere loro che noi ci siamo, siamo pronti ad affrontarli a viso aperto; questo è l’unico modo che abbiamo per impedire che distruggano la Colovia-
-Ma, signore quell’armata comprende anche reparti di High Rock e Orsinium, è uno degli eserciti più forti in circolazione, siamo sicuri di poterlo affrontare in una battaglia aperta?- chiese un piccolo soldato biondo che, a giudicare dal tono della voce, aveva molta paura.
Savlian sospirò, poi disse: -Non vi dovete preoccupare; Mede sa quello che fa, ha i suoi piani, e noi dobbiamo rispettarli-, poi, rivolgendosi a Rodrick: -Affronterai una vera battaglia tra poco, eh, ragazzo? Ma non ti preoccupare. Ti ho addestrato bene, se meni come hai menato ieri sera, i Redguard, i Bretoni, e anche gli Orchi fuggiranno da te impauriti-
La compagnia rise, compreso Rodrick, ma il Bretone cominciò a preoccuparsi della battaglia imminente.
Quell’esercito era composto dai migliori guerrieri di Tamriel… lui cosa poteva fare contro di loro?
Alla fine però, sorrise a Savlian e si fidò di lui e di quei “piani” che aveva in mente Mede.
L’esercito si mise in marcia abbandonando la Strada d’Oro e attraversando i boschi sul lato nord, dirigendosi verso il confine con Hammerfell.
Nonostante il dolore, Rodrick cercò di tenere allenate le braccia durante la marcia per essere pronto una volta che la battaglia fosse iniziata.
Dopo un paio di ore passate avanzando sotto gli spogli rami degli alberi, la vegetazione cominciò a diradarsi e l’esercito entrò nella brulla regione delle Highlands Coloviane.
Il colore predominante era il giallo oro, il terreno era in gran parte ricoperto da piccoli arbusti o rocce che circondavano i pochi alberi spogli.
In lontananza, ad ovest, si elevava il colle sul quale era stata costruita Kvatch, ad est si riusciva a intravedere la sommità della Torre Oro Bianco, mentre a nord, su una piccola collina rocciosa, spuntava un torrione abbandonato.
-Forte Dirich- disse Savlian Matius –potrebbe costituire una buona posizione per la battaglia-
-Questo a meno che i Reguard non lo abbiano già occupato- osservò Alexia -ormai dovremmo averli visti, ma non vi è traccia-
-Pensi che sia una trappola?- chiese Rodrick, all’improvviso preoccupato.
-Non lo so- sospirò l’Imperiale, per poi aggiungere: -Certo, potremmo saperne di più se avessimo dei rapporti sul territorio… perché Mede non ha mandato avanti degli esploratori?-
-Non è una trappola- dichiarò il capitano ma, come per smentire quella sa affermazione, davanti al forte comparve un uomo a cavallo col volto coperto.
Una compagnia di cavalieri formò un muro tra quello e Mede, che parlò in sella al suo cavallo stringendo l’elsa della sua katana dorata.
-Chi sei? E chi ti manda?- chiese con quella sua voce imperiosa.
-Il mio signore, Re Waylas, e i suoi comandanti desiderano parlarvi faccia a faccia prima della battaglia- rispose il messaggero.
Titus Mede si voltò e squadrò la contessa Millona Umbranox di Anvil, che gli restituì uno sguardo soddisfatto.
-E dove vorrebbe incontrarci?- domandò il conte di Kvatch al nunzio.
-Il nostro esercito è posizionato a Forte Ontus, dall’altra parte di questa piana- rispose l’uomo indicando lo spazio alle sue spalle –in mezzo alla piana vi è la rovina Ayleid di Nonungalo. Re Waylas vorrebbe incontrarvi lì tra due ore-
Titus Mede lasciò la presa ferrea che aveva sull’elsa della katana e, per qualche secondo, rimase a scrutare il messaggero.
Tutto l’esercito osservava in silenzio.
-Comunica a Re Waylas che ci saremo- dichiarò il conte di Kvatch.
-Sarà fatto- rispose il messaggero, poi, dopo aver chinato il capo, partì al galoppo verso il suo accampamento.
-I comandanti mi raggiungano all’interno del forte- ordinò Mede –tutti gli altri… sorvegliate l’esercito nemico e al primo segnale di attacco preparatevi alla battaglia-
Savlian Matius si diresse all’entrata del forte, portandosi dietro anche Rodrick e Alexia.
Il Bretone fu grato della scelta del capitano, in quel momento voleva essere in qualsiasi posto che fosse anche solo vagamente lontano dal campo di battaglia.
Una volta raggiunto il forte, Rodrick poté dare un’occhiata alla piana che a breve avrebbe ospitato la battaglia, una brulla pianura al cui centro vi era una rovina con qualche costruzione in marmo bianco, e quasi gli venne un colpo quando vide l’esercito di Hammerfell schierato al di fuori di Forte Ontus.
-Quanti… quanti uomini saranno?- chiese a Savlian, indicando l’armata.
Il capitano sospirò, scrutando il forte, poi aggiunse cupo: -Circa diecimila-
-E noi?- continuò il Bretone.
-La metà- rispose Savlian entrando nel forte.
La sala interna era dotata di un tavolo attorno al quale si erano seduti i conti e le contesse, mentre Mede era rimasto in piedi, silenzioso.
-Sire, non vorrete prestare ascolto alla proposta del nemico?- domandò sdegnato Lazare Milvan, avvolto in un farsetto verde smeraldo.
-È una follia- concordò Corvus Umbranox, al cui seguito vi era Hieronymus  Lex, il capitano che aveva scortato Rodrick nel suo primo incontro con Titus Mede.
-È sicuramente un trappola- riprese Malvan –chissà quanto guadagnerebbe Re Waylas con la vostra morte… la ribellione stroncata con un colpo solo, la gratitudine del Potentato, la mano libera per tutta la Colovia e il Mare Abeceano…  lo ribadisco: per me quella è una trappola-
Il conte di Kvatch rimaneva in silenzio a testa china, il volto pensieroso, mentre con la mano destra lisciava l’elsa della sua katana dorata.
-E allora, voi, come vorreste portare avanti questa battaglia?- chiese l’anziana Arriana Valga stringendosi per il freddo nel suo vestito blu, recante lo stemma della quercia di Chorrol.
-Sono uno stimatissimo cavaliere- assicurò Milvan –se me lo concedete, signore, potrò condurre per voi l’avanguardia in modo da spezzare le linee nemiche…-
Il discorso venne interrotto dalla risata di Millona Umbranox, che sghignazzava scuotendo la testa.
-Voi uomini e la vostra insana passione per la battaglia- commentò –e, spiegatemi, come intendete spezzare le linee della loro avanguardia formata dagli orchi di Orsinium, sopravvivere agli incantesimi scagliati dai Bretoni per poi affrontare i migliori guerrieri naturali di Tamriel in netta minoranza numerica? Pensate che se Waylas ci volesse tendere una trappola non l’avrebbe già fatto? Anche prima del nostro arrivo al forte?
Mio signore, questo è un chiaro segno di ciò che vi avevo annunciato a Skingrad. Re Waylas vuole allearsi con voi, vuole appoggiare la vostra giusta causa!-
Il silenzio calò nella sala.
Tutti fissavano Titus Mede.
Il conte di Kvatch alzò gli occhi fissando prima Millona Umbranox, poi Lazare Milvane.
-Preparate una squadra- ordinò -incontrerò Re Waylas-
Rodrick fu grato del fatto che gli avessero dato un cavallo; dopo la marcia le sue gambe erano doloranti.
Il gruppo, composto da una decina di cavalieri, tra cui vi erano Titus Mede, Millona Umbranox, Savlian Matius, Alexia e Hieronymus Lex, si allontanava lentamente da forte Dirich per avvicinarsi al luogo dell'incontro.
Dall’altra parte della piana, si intravedevano una quindicina di figure a cavallo che avanzavano lentamente.
Dietro di loro, l’esercito di Hammerfell e High Rock attendeva in silenzio.
Dopo una decina di minuti, il gruppo dell’esercito di Mede arrivò alle rovine di Nonungalo, ma i cavalieri dell’altro schieramento erano ancora lontani.
-Re Waylas è in ritardo, a quanto pare- osservò Hieronymus Lex.
Mede continuava a fissare gli uomini a cavallo che venivano nella loro direzione, portando la mano all’elsa della propria arma.
-È una dannatissima trappola, lo sapevo!- esclamò Lex dopo alcuni secondi di silenzio –signore, dobbiamo andarcene prima che…-
-Non c’è alcun motivo perché voi ve ne andiate- disse una voce.
Al centro dello spiazzo in mezzo alla rovina comparvero tre uomini che portavano preziose armature: un Redguard, un Orco e un Bretone.
-Re Waylas- salutò Millona Umbranox chinando il capo.
Il Redguard fece altrettanto, poi aggiunse: -Perdonateci per questo piccolo stratagemma. Gli uomini che vedete a cavallo dietro di me sono solo una copertura. Volevamo solo essere sicuri che voi non avreste teso un’imboscata per questo incontro. Ed ora… che siete arrivato, possiamo dare inizio a queste trattative-
Titus Mede scese dalla sella senza levare la mano dall’elsa, poi aiutò la contessa di Anvil a scendere.
-Hammerfell è da sempre legata all’Impero, e lo sarà sempre, anche tra cento, centocinquant’anni. Ma non a questo Impero; è un cosa che non posso accettare. Mi rifiuto di essere partecipe della rovina della più grande opera del Nono Divino, ed è proprio quello che sta succedendo. Sappiamo tutti quanto il regno di Thules il balbuziente sia stato fallimentare, sotto ogni aspetto. In voi, Mede, vedo qualcosa. Vedo la possibilità per l’Impero di tornare grande; noi tutti lo vediamo- disse Waylas indicando i suoi compagni provenienti da High Rock –per questo siamo qui. Per questo vi stiamo facendo questa proposta di alleanza, per questo vi stiamo offrendo la nostra lealtà e la nostra fiducia-
-E di questo vi sono immensamente grato, e lo sarò sempre- rispose Titus Mede, lasciando la presa sulla katana.
Dietro di lui, Millona Umbranox sorrideva soddisfatta.
-Noi… richiediamo solo una cosa, una promessa- dichiarò il Bretone.
-Che, dopo essere salito sul trono e aver risistemato l’Impero voi riconduciate il Dominio Aldmeri nell’abisso, che lo rendiate cenere, proprio come aveva fatto Tiber Septim- completò l’esponente di Orsinium, un Orco di due metri che aveva uno sfregio lungo la guancia sinistra che passava anche per le labbra spaccate.
-Avete la mia promessa- dichiarò Mede –quando l’Impero sarà tornato in forze, per i Thalmor non vi sarà alcuna speranza, ve lo assicuro-
-Non so come hai fatto, Rodrick- sussurrò Savlian Matius, al fianco del Bretone –ma devi ringraziare la tua buona stella, il divino o chiunque sia colui che ti protegge, perché anche per questa volta sei scampato alla battaglia-
Rodrick tirò un sospirò di sollievo, vedendo i tre re giurare fedeltà in ginocchio a Titus Mede.
“Sì, sono fortunato” pensò “ma per quanto ancora lo sarò?”
 
 
   
 
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