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Autore: shinepaw    11/04/2016    3 recensioni
L'amore circonda John in ogni modo possibile ed immaginabile: quello segreto del suo migliore amico Beau verso di lui, quello appena sbocciato tra suo fratello e un certo sfrontato ex militare... e come non citare l'amore di suo nipote (il quale ha finalmente messo da parte la propria cotta per lo zio!) verso il proprio ragazzo, Christopher? Insomma, l'amore è ovunque, ma non nel suo cuore. Si reputa troppo impegnato con la propria squadra di basket, nella quale gioca nel ruolo di playmaker, per l'amore. Ma si sa, esso non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai giocatori di basket super impegnati. Soprattutto a loro. E chissà che, con un po' di fortuna e una stella cadente...
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Sequel di 'Stray Heart'.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Keeping Love Again'
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Virginia's point of view

È molto tardi, ormai l'orario di chiusura. Paul è andato a casa da un bel pezzo dicendo, con aria estremamente preoccupata, di avere un'emergenza. Lo conosco da prima che nascesse Bella e posso affermare di non averlo mai visto tanto in ansia.

D'altronde per me non è un problema restare qui a lavorare da sola, sono adulta e vaccinata. Controllo l'ora sul cellulare un'ultima volta e poi decido che per oggi è abbastanza.

Riordino l'area lettura, dopodiché vado a recuperare le mie cose nel retrobottega. Sbadiglio. Tra poco viene a prendermi John, rammento, e inevitabilmente sorrido. Solo pensare a lui mi fa battere il cuore, lui e i suoi dolci occhi verdi, il suo luminoso sorriso, i suoi ricci ribelli.

Mentre mi domando se ho preso tutto odo dei passi alle mie spalle. Mi volto, aspettandomi di trovarmi davanti il mio fidanzato. Purtroppo, non è lui.

John's point of view

Posteggio davanti alla libreria come faccio ogni sera in cui vengo a prendere Virginia e mi appoggio un attimo al volante, sospirando. Dopodiché, nonostante sia piuttosto buio, cerco di sistemarmi i ricci e scendo.

Le luci all'interno della libreria sono accese, però sembra non esserci nessuno. Entro, guardandomi attorno. Libri, libri e ancora libri, immersi nel silenzio totale.

- Virginia? - la chiamo. Sul bancone ci sono ancora le chiavi e la porta del retrobottega è socchiusa. All'improvviso una voce rude e maschile spezza il silenzio.

- Stai zitta, tanto non ti sentirà nessuno!

Io sussulto, prima di serrare i pugni e stringere i denti. Scivolo silenziosamente nella stanza adibita a retrobottega. Qui c'è un tipo di qualche centimetro più alto di me, sporco e puzzolente, e ha imprigionato Virginia al muro. Lei si dibatte e cerca di sottrarglisi con aria disgustata.

- John! - esclama, non appena mi vede. Io afferro il tizio per una spalla e lo costringo a girarsi, per poi tirargli un incredibilmente forte pugno in faccia e spedirlo sul pavimento, così rapidamente che non ha il tempo di reagire.

- Avvicinati una seconda volta alla mia fidanzata, stronzo, e ti spedisco non all'ospedale, ma in galera - ringhio, rivolgendogli un'occhiata d'astio misto a repulsione. Quello, con una mano sul viso (da sotto di essa posso orgogliosamente notare del sangue scorrere), scappa via con la coda fra le gambe.

Mi volto verso Virginia. Lei si è accasciata contro il muro con aria ancora terrorizzata, seppur nel profondo sollevata.

- Stai bene? - chiedo, accarezzandole dolcemente una guancia. - Ti ha fatto qualcosa?

- Sto bene - risponde flebilmente, dopodiché si rannicchia contro il mio petto. Io la stringo a me, rilassandomi e respirando lentamente. - Oh John... ho avuto così tanta paura, paura che non tu non saresti arrivato in tempo, che avrei dovuto rivivere t-tutto di n-nuovo...

La stringo più forte, e lei si scioglie in lacrime con il viso affondato nella mia felpa. Anch'io ho avuto paura, ho mantenuto il sangue freddo, però non so cos'avrei fatto se il tizio mi avesse picchiato a sua volta.

- Shh... sono qui, piccola... va tutto bene... è finita, sono qui... - la rassicuro, permettendole di far fuoriscire la paura presa e accarezzandole i capelli.

Dopo un po' si tranquillizza e si asciuga il viso, rimanendo abbracciata a me.

- Perché Paul non è qui? - domando, contraendo la mascella. Diamine, se lui fosse stato qui nulla di ciò che è successo sarebbe mai accaduto.

- Aveva un'emergenza - bisbiglia Virginia. - Non l'ho mai visto così preoccupato, e lo conosco da tanto, tanto tempo.

- Avrà ben altro di cui preoccuparsi, dopo che ci avrò scambiato due chiacchiere! - sbotto. Le sue mani si serrano ulteriormente alla mia felpa.

- John... per favore. È tutto okay. Sto bene.

Le bacio i capelli d'oro colato.

- Virginia, non è okay. Piccola, io ti amo e... e... non potrei mai perdonarmi che ti accadesse qualcosa.

Le sue braccia si spostano attorno al mio collo ed io arrossisco.

- Gli parlerò io - sussurra, posandomi un bacio sotto lo zigomo. - Adesso andiamo a casa.

Annuisco. Mentre ricontrolla di aver preso e sistemato ogni cosa non le tolgo un attimo gli occhi di dosso, ringraziando il cielo che non le è successo nulla. È così bella, pura, angelica, come si può farle del male?

Usciamo, e noto che le tremano impercettibilmente le mani nel chiudere la porta. La stringo a me, cercando di confortarla.

In macchina nessuno fiata. Deduco che sia ancora scombussolata e, quando arriviamo, non metto neanche in questione il salire o no.

- John...

- Sono qui - replico, sorridendole. Poi entriamo e l'accompagno nella sua camera.

- Vai... vai a casa?

- No, se mi vuoi qua - rispondo, abbracciandola. Sta tremando di nuovo. - Come posso andare a casa? Stai tremando.

- È stata una serata difficile - bisbiglia, stringendomi forte. Le bacio una tempia mentre mi trascina a letto. Anche sotto le coperte restiamo avvinghiati e, vista la vicinanza dei nostri volti, m'accorgo del suo respiro irregolare. Strofino teneramente il naso contro il suo.

- Lo so. Ma è passata, no?

Non risponde, però la odo respirare più lentamente.

- Vado in bagno.

Sto per tornare in camera quando vengo fermato.

- John?

- Ehi - replico, entrando in camera di Bella. - Ancora sveglia? È tardi.

- Vi ho sentiti entrare. Cos'è successo alla mamma?

Mi siedo sul bordo del letto, azzardandomi ad accarezzarle il viso. Lei non si scosta.

- Un malintenzionato è entrato mentre era da sola in libreria, ma non preoccuparti, sono arrivato in tempo e l'ho mandato via, probabilmente con il naso rotto, anche - aggiungo per sdrammatizzare. Emette una risatina priva di allegria.

- John?

- Sì?

La sua mano si poggia timidamente sulla mia.

- Grazie per tutto quello che fai per la mamma. È davvero felice da quando ci sei tu e se lo è lei allora lo sono anch'io. Ma... be', mi fa realmente piacere averti qui con noi - dice, e sembra così distaccata, ed io sono così commosso. - Io t-ti voglio b-bene, John.

Le accarezzo dolcemente una guancia. Credo potrei mettermi a piangere solo per il tono imbarazzato in cui l'ha detto.

- Anch'io ti voglio bene, Bella. Sei una ragazza così forte!

Sussulta e resta in silenzio. Che sia arrossita?

- Chissà, forse un giorno ti chiamerò papà - aggiunge, quasi a volerla far sembrare una cosa casuale, buttata lì.

- Quel giorno sarò l'uomo più felice del mondo - replico, alzandomi e stampandole coraggiosamente un bacio in fronte. - Buonanotte, Bella.

- Buonanotte... - esita - ... John.

Io non la prendo male: ha ammesso di volermi bene e questo mi va più che bene. Un passo alla volta, mi rammento, tornando a letto e abbracciando Virginia.

- Ci hai messo parecchio - mormora, mentre le bacio il collo.

- Ho parlato con Bella. Era in apprensione per te...

Si rigira nella mia stretta e posa la testa nell'incavo della mia spalla.

- Cos'ho fatto per meritarmi voi due? - bisbiglia, prima di accostarsi ulteriormente a me. Le nostre gambe s'intrecciano. - Ti amo tanto, John. Grazie. Grazie di tutto.

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Note dell'autrice:
fine? No, manca l'epilogo e l'extra! E intanto le recensioni s'accumulano... scusate! Chiedo perdono! Baci
   
 
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