Prompt: Rapunzel
è l'unica che riesce a disegnare il suo naso nel modo
corretto.
Eugene
sospirò.
Si sedette sulla
panchina
del giardino, stringendo fra le mani lo schizzò del pittore
di corte. Avrebbe
voluto mettersi ad urlare!
Aprì
il foglio e un ricco
repertorio di coloriti insulti rivolti all’artista gli
attraversò la mente. La
fronte, gli occhi, i capelli e il resto del corpo erano disegnati
magnificamente – anche se nessuno sarebbe mai stato in grado
di rappresentarlo
in tutta la sua sfolgorante avvenenza! – fatta eccezione per
il naso, che era a
patata e pendente a sinistra.
- Ma perché?! – sbottò infine,
accartocciando il disegno e gettandoselo alle
spalle. Piegò i gomiti sulle ginocchia e posò il
volto sui pugni chiusi.
Possibile che nessuno era in grado di disegnargli un naso decente? Ne
sfiorò il
profilo con un dito, chiedendosi cosa ci fosse che non andasse. Eppure
gli
sembrava normalissimo e anche ben fatto!
Eugene
sbuffò, affranto.
Ormai avrebbe dovuto rassegnarsi: il pittore di corte aveva
già cominciato la
sua opera e di certo quel vecchiaccio non si sarebbe degnato di
ricominciare
tutto da capo. Il solo pensiero che il quadro sarebbe stato esposto
sotto gli
occhi di tutti, però, lo faceva impazzire. Non voleva
diventare lo zimbello del
Regno né voleva sfigurare accanto a Rapunzel che, lo sapeva,
sarebbe stata
bellissima anche dipinta.
Si
alzò e prese a
passeggiare per il giardino, sospirando di tanto in tanto. Mentre
percorreva il
porticato, vide due domestici camminare poco distante e, dopo averlo
scorto,
ridere fra loro.
“Oh
no... l’hanno già visto!” si disse,
allargandosi il colletto
della camicia.
Eugene si
portò le mani
ai capelli e, subito dopo, prese a correre come un forsennato verso la
Sala
adibita per la pittura. Si arrestò davanti alla porta,
mordendosi le mani. Era
giunto fin lì con l’intento di fermare
l’artista, ma adesso non aveva il
coraggio di entrare: aveva paura dello scempio che si sarebbe di certo
trovato
davanti e non era certo che i suoi nervi avrebbero retto alla vista del
suo
povero viso sfigurato.
“Oh
insomma! Non essere codardo!”.
Si ricompose,
tossicchiando per riprendere contegno. Si aggiustò la
casacca verde sulle
spalle, si passò una mano fra i capelli castani e,
sollevando il mento, abbassò
la maniglia della porta.
- Ma cosa...?
Eugene si
stropicciò gli
occhi, incredulo, e per un istante si chiese se in realtà
non stesse sognando.
Non solo il suo
naso era
disegnato alla perfezione, ma la scena riprodotta era completamente
diversa da
quella che gli era stata mostrata il pomeriggio prima. Nel dipinto
– che
occupava metà dell’alta parete – non
erano rappresentati lui e Rapunzel in pose
rigide e altere, ma erano l’uno accanto all’altra,
sorridenti e in compagnia di
Maximus e Pascal.
- Eugene, che ci fai qui?
La voce di sua
moglie lo
richiamò alla realtà. Eugene abbassò
lo sguardo e si ritrovò davanti una
Rapunzel sporca di pittura, con una tavolozza stretta in una mano e un
pennello
nell’altra. Lo stava osservando atterrita e in imbarazzo,
come se fosse appena
stata colta in flagranza di qualche reato.
- Ma... dov’è il pittore? – le chiese,
guardandosi intorno.
Lei
arrossì.
- Ce l’hai di fronte – rispose.
- Come, scusa?
- Beh... l’altro giorno mi è stato mostrato lo
schizzo del quadro e l’ho
trovato un po’ troppo cupo – Rapunzel
arrossì – io e te non siamo così...
vero?
Eugene non
sapeva che
fare, se abbracciarla o baciarla o entrambe le cose. Le prese il viso
fra le
mani, entusiasta.
- Amore mio, ti ringrazio! – esordì.
- Per cosa?
- Tu sei
l’unica che riesce a disegnare
bene il mio naso! Sono commosso.
La
sentì ridere di gusto.
- Oh sì, è vero. Diciamo che questo è
un altro dei motivi che mi ha spinto a voler
prendere il posto del pittore... in fondo, ho sempre amato disegnare!
Eugene la
baciò e guardò
nuovamente il dipinto con aria soddisfatta. Nessuno avrebbe riso di
lui, non
riusciva a crederci.
- Siamo proprio belli – disse infine, cingendo le spalle
minute della moglie
con un braccio – è il miglior ritratto che mi
abbiano mai fatto!
Rapunzel
posò il capo
contro il suo petto e si lasciò sfuggire una risata.
- Ti prometto che non sarà l’unico, allora.