Prompt: quando fare
cupcakes è più
complicato di quello che sembra.
Assegnatomi da:
HollyMaster Efp
Eugene aveva
deciso che
non sarebbe intervenuto. Voleva godersi la scena da un luogo defilato,
un po’
perché aveva paura di cosa la moglie avrebbe combinato ai
fornelli e un po’
perché desiderava fare commenti sarcastici senza il rischio
di ricevere una
padellata in faccia.
Rapunzel aveva
indossato
una cuffietta lilla, un grembiule bianco dai ricami fiorati e
un’espressione
determinata e concentrata. Prese aria e chiuse gli occhi per incanalare
le
energie, come se stesse per compiere un’operazione
difficilissima. Li riaprì
poco dopo e osservò gli ingredienti disposti sul tavolo. Una
gocciolina di
sudore corse lungo la guancia rosea, mentre le labbra
s’increspavano e le
sopracciglia si abbassavano sugli occhi smeraldini.
- Bene! – disse, richiamando l’attenzione di
Eugene, che già rideva sotto i baffi
– mi servono 120 grammi di farina, di zucchero e di burro
– e li indicò per
assicurarsi che ci fossero – due uova, il sale, il limone e
la vaniglia...
direi che ho tutto, posso iniziare!
Rapunzel
saltellò sul
posto e batté le mani, eccitata. Prese una ciotola arancione
e la dispose
davanti a sé con una precisione quasi maniacale, come se la
buona riuscita dei
cupcakes dipendesse tutta dalla posizione dell’oggetto.
- Bene! Iniziamo! – afferrò le due uova e, senza
misurare la forza, le ruppe
l’una contro l’altra, facendo cadere nella ciotola
un misto di tuorlo, albume e
guscio.
Rapunzel
mugugnò.
- Accidenti!
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Si volse di
scatto,
fulminando il marito con lo sguardo.
- Non è semplice come sembra, Eugene! – gli
urlò – non sono mai stata molto
brava in cucina, anche se ho sempre amato cucinare!
Eugene
tossicchiò per
riprendere contegno e alzò le mani.
- Certo. Perdonami. Faccio il tifo per te, amore mio. Sono certo che
riuscirai
nell’impresa e che, questa volta, i cupcakes saranno
commestibili.
La principessa
gonfiò il
petto e gli diede di nuovo le spalle. Certo che lo sarebbero stati! Non
aveva
intenzione di sbagliare!
“Ti
farò vedere io!”. Prese altre
due uova dal cartone da sei e questa volta le
ruppe una alla volta, facendo molta attenzione.
- Ce l’ho fatta! – esultò, buttando i
gusci nel secchio sotto di lei – e
adesso, devo preparare la farina e il burro!
Afferrò
una seconda
ciotola un po’ più grande della prima e con un
po’ troppo entusiasmo vi
rovesciò dentro la farina. Una nuvola bianca si
sollevò in aria e le pizzicò fastidiosamente
il naso.
- E...E...ECCIÙ!
E
metà della farina volò
via, insozzandole le guance e il mento. A quella scena, Eugene rise
ancora più
sguaiatamente, tanto che gli uscirono le lacrime dagli occhi.
- Due a zero per la farina! – disse.
Rapunzel
gonfiò il petto
e si volse, rossa in volto.
- Io non mi sto divertendo affatto! – piagnucolò
– voglio solo cucinare
qualcosa di dolce per l’anniversario!
Eugene tacque e
aggrottò
le sopracciglia, perplesso.
- Quale anniversario? – chiese, stranito.
- Come sarebbe a dire “quale”? Non ricordi che
domani sarà esattamente un anno
che ci siamo conosciuti?!
- Un anno? Di già? – si morse il labbro inferiore,
dandosi dello stupido –
perdonami, non lo ricordavo...
La principessa
si asciugò
gli occhi, afflitta.
- Volevo che fosse una sorpresa... che fosse un giorno speciale!
Eugene si
alzò e la
raggiunse, dandole un lungo bacio sulla fronte. Le prese il viso fra le
mani e
sorrise, mentre con le dita scacciava via le lacrime che le avevano
rigato il
viso.
- Cuciniamo insieme, amore mio – le sussurrò
– in fondo, quando ci siamo
conosciuti, abbiamo condiviso dei momenti meravigliosi che mai
dimenticherò.
Rapunzel gli
gettò le
braccia al collo e lo baciò con tutto l’amore che
sentiva arderle nel petto,
mentre nella mente le tornavano alla memoria tutti i ricordi che
avevano arricchito
l’anno appena passato. Se quel lontano giorno Eugene non
fosse entrato nella
torre, lei non avrebbe mai conosciuto né la
libertà né l’amore.
- Ti sporcherai... – gli sussurrò sulle labbra.
- Vorrà dire che, poi, faremo
il
bagno – le rispose, rubandole due baci.
Rapunzel rise,
sentendo
le mani del marito farsi più audaci. Gli cinse di nuovo il
collo e dischiuse le
labbra, perdendosi in un lungo e appassionato bacio. Eugene la sospinse
contro
il tavolo e nell’impeto fece cadere a terra la ciotola piena
di farina.
La principessa
si stava
lasciando trasportare dalla passione, quando con la coda
dell’occhio scorse
Pascal comparire sulla spalla del marito e divenire rosso come un
peperone.
L’istante dopo, il camaleonte aveva infilato la coda
nell’orecchio di Eugene,
il quale era balzato indietro con un grido.
- Pascal! – Rapunzel fece appena in tempo a mettere le mani a
coppa e a
recuperare l’amico di sempre, che iniziò ad
inveire contro i due.
- Ehi Pascal! Hai scelto il momento sbagliato! –
urlò Eugene, massaggiandosi
l’orecchio.
Per tutta
risposta,
l’animale si agitò ancora di più e fece
intendere ai due che quello non era né
il luogo né il momento adatto per abbandonarsi
l’una fra le braccia dell’altro.
- Oh Pascal! – rise Rapunzel, intuendo il vero motivo di
quell’intrusione – sei
incredibile!
- Hai forse capito cosa vuole questo ranocchio?
- Camaleonte. È un camaleonte!
- Oh, insomma! Non stiamo a puntualizzare ogni volta!
Sospirò,
reprimendo
dentro di sé una risata.
- Il fatto è che gli avevo promesso un cupcake tutto suo
– spiegò infine la
principessa – e adesso lo pretende. Sta aspettando da tre
giorni!
Eugene
sospirò, afflitto.
- Bene... accontentiamolo! – le si affiancò,
rubandole un bacio e scoccandole
uno sguardo pieno di malizia – ma noi due riprenderemo
più tardi il discorso
che abbiamo interrotto.
Rapunzel
avvampò. Improvvisamente,
i cupcakes non erano più così importanti...