Avviso:
Draco Malfoy, protagonista
di questa storia, appartiene all’autrice J.K. Rowling. Io l’ho utilizzato
solamente per divertirmi e far divertire chi leggerà e spero recensirà questa storia.
La canzone seguente è “Angelo”
di Francesco Renga.
Questo racconto è stato
scritto senza nessun’intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto
di copyright sia stato violato.
La ff è dedicata a Cordelia
che per prima ha recensito un mio lavoro e ha scritto una bellissima
fanfiction, “Bad Candy”, che mi diverte molto. È dedicata anche a Sunny che è
un’autrice bravissima di questo sito e che sta scrivendo una storia fantastica,
“Fire melts Ice” che mi fa sognare!
Grazie ragazze per i vostri lavori!
I veri destinatari di questa storia sono però i veri soldati che
rischiano ogni giorno la vita in guerra. In tutte le guerre, da quelle che
sentiamo ogni giorno ai telegiornali, a quelle di cui non si parla mai perché avvengono
in Paesi sperduti.
Buona lettura
ANGELO
2005-03-05
Quartiere periferico di Manchester, Inghilterra
Sono in missione. Non per conto
degli auror, ma per quello dei mangiamorte. Alla fine la mia parte oscura ha
dovuto avere il sopravvento su quella in luce.
Stasera devo uccidere.
Uccidere per un uomo che non stimo. Uccidere per degli ideali in cui non credo.
Uccidere per non essere a mia volta ucciso. Uccidere per marchiarmi. Marchiarmi
come un mangiamorte, come un uomo assetato di sangue, razzista e malvagio. E
pensare che non sono affatto così…
Non sono assetato di sangue,
mi ripugna l’idea di dover uccidere, provo ribrezzo al solo pensare di dover
guardare una goccia di sangue.
Non sono razzista. Certo,
quando ero più piccolo lo ero, ma non era colpa mia. Ero stato educato così e
non ero ancora nell’età di ribellarmi alle idee che mi venivano imposte o di
pensare per conto mio. Solo ora, da grande, mi sono accorto che essere
purosangue o mezzosangue non importa: abbiamo gli stessi poteri, le stesse
mani, lo stesso cuore.
Non riesco a capire, dopo
dieci anni in cui il mondo magico è in guerra, il perché dell’odio profondo che
il Signore Oscuro nutre verso i babbani: sono uomini come noi, solo non hanno
avuto la nostra fortuna di avere grandi poteri.
C’è silenzio nella strada. È
naturale, è mezzanotte.
Non c’è luce nella via, non
c’è luna nel cielo perché nascosta da grandi nubi nere.
Cammino nel silenzio totale
della città, vestito di nero con l’eccezione della maschera argento dei
mangiamorte. È meglio per me che sia buia la sera: sono un mangiamorte, vivo
con il buio, muoio con la luce.
Notte fonda,
senza luna,
ed un silenzio, che mi consuma…
Da una casa provengono le
note di una canzone. Sembrano più alte di quanto sono in realtà a causa del
rimbombo della notte. È strano che a mezzanotte qualcuno ascolti la radio a
così alto volume.
Le parole sono italiane, ma
io le comprendo benissimo perché conosco questa lingua così articolata. Per i
miei genitori è sempre stata importante la cultura e così, fin da piccolo, sono
stato costretto a studiare altre lingue, oltre l’Inglese: il Francese,
l’Italiano e il Latino, in più ho studiato a lungo la letteratura straniera,
soprattutto italiana.
Il tempo passa in fretta
e tutto se ne va
preda degli eventi e dell’età.
È vero, il tempo è passato
in fretta: ricordo ancora quando frequentavo Hogwarts. Ero ingenuo, beh, se un
Malfoy può mai esserlo, spensierato, deciso a godermi ogni attimo che la vita
mi porgeva. La guerra, quella vera e non quella alla quale tutti i bambini
giocano, è scoppiata durante il mio quinto anno ad Hogwarts. Tutto il mondo
magico è in guerra. Famiglie sono spezzate per le diversità di opinioni. Molti
sono i morti, molti i feriti, molte le famiglie in lutto…
Anche la mia famiglia conta
le sue vittime in questa guerra: mio padre è morto per un ideale in cui credeva
più di se stesso, un fanatismo che lo ha spinto a cancellare la sua umanità
verso il diverso, ma non ha resistito a lungo, è stato ucciso dagli auror. Non
ho sofferto molto a causa della sua morte, non mi aveva mai trattato come suo
figlio, ma solo come l’erede di un cognome prestigioso, un cognome
indissolubilmente legato al male. Ma era pur sempre mio padre…
Sono passati otto mesi dalla
sua morte, otto mesi in cui io vivo questo inferno di vita da mangiamorte: a
causa della sua morte sono stato costretto ad arruolarmi nel lato oscuro, per
difendere il suo onore, per non essere ucciso venendo considerato come un
disertore, ma tutto questo non m’importa. Non ho paura di morire, ho paura di
vivere se mi portano via il mio unico raggio di sole.
Ma questa paura per te, non passa mai.
Angelo, prenditi cura di lei.
Lei non sa vedere aldilà di quello che dà
E l’ingenuità che è parte di lei, è parte di me.
Non ho mai fatto niente di pregevole
nella mia vita, ma la vita mi ha voluto fare un regalo.
Non lo meritavo, non lo
aspettavo, ma soprattutto non ero pronto per accettarlo.
È la cosa più bella che mi
sia mai capitata, la cosa più preziosa che ho, il raggio di sole che penetra
nel buio costante che è la mia vita, mia figlia.
È nata il giorno in cui mio
padre è morto. Una vita per una vita. Mio padre se n’è andato e lei è venuta al
mondo. Forse c’è una ragione se lui è morto nello stesso istante in cui lei
respirava per la prima volta. Forse lei è destinata ad essere migliore di lui e
a creare qualcosa nel mondo che rimpiazzi tutte le azione maligne commesse da
lui. Ed io, vedendola lì fra le braccia di sua madre, così piccola e indifesa,
non ho voluto prenderla subito in braccio: ho avuto paura. Paura per i rischi
che avrebbe corso sprovvista della protezione che il grembo materno le aveva
donato per nove mesi, paura di non essere degno di crescerla, paura di vederla
morire prima di me.
Queste paure non mi
abbandonano mai, ma ogni volta che la guardo, vedo l’innocenza nei suoi occhi
blu e mi si stringe il cuore al pensiero della sua incoscienza del mondo
malvagio che regna oltre i muri ovattati che io e sua madre abbiamo costruito
per proteggerla.
Lei non conosce la guerra
che imperversa nelle strade e nelle città. Non conosce le calamità naturali che
affliggono il mondo, non sa dell’esistenza di razzismo e pregiudizi che
albergano fra gli uomini. E ogni volta che guardo quegli occhi innocenti di
bambina di otto mesi e accarezzo i pochi capelli che ha sul capo, mi perdo
nella sua dolcezza e dimentico, almeno per breve tempo, di tutti i problemi che
mi affliggono.
Dio, se esisti nel cielo,
manda un tuo angelo a vegliare sulla mia bambina. Lei non ha colpa se suo padre
sta per diventare un assassino che serve un uomo senza scrupoli. Non ha colpa
se si trova in mezzo a due schieramenti rivali che non esitano ad uccidersi.
Non ha colpa se il mondo è ricco di malvagità. È una bambina innocente, non
merita di morire prima di vivere le gioie dell’infanzia, i primi amori
dell’adolescenza e soprattutto non merita di morire se prima non ha
sperimentato l’amore di una famiglia.
Angelo, vegliala nel freddo
della notte e fa che non le accada niente di male.
Cosa resta del dolore
e
di preghiere se Dio non vuole?
Parole
vane al vento.
Sto soffrendo ora, lontano
da lei. Mi manca. Succede sempre così. Ormai la sua presenza è diventata una
specie di droga, ma non è maligna, tutt’altro. Mi aiuta a non perdere
quell’ultimo filo di speranza che alberga nel mio animo. Quel filo che neanche
sotto le incredibili pressioni del Signore Oscuro e del razzismo si è spezzato.
Quel filo che mi rende capace di continuare a sperare in un futuro. Certamente
migliore di ora, ma l’importante è che ci sia un futuro.
Dio, fa che le mie parole
non cadano come foglie morte nel vento. Fa che servano a qualcosa le preghiere.
Ti accorgi in un momento:
siamo
soli…è questa la realtà?
Ed è una paura che…non passa mai.
Ho sempre avuto una grande
paura nella mia vita: rimanere solo. Ecco perché non mi sono mai lasciato
andare a vere amicizie che si sarebbero potute spezzare, ma preferivo portarmi
dietro i due gorilla che mi seguivano solo perché attirati e allo stesso tempo
impauriti dal mio cognome. Solo lei è riuscita a guardare al di là del mio
aspetto burbero e a scoprire come sono fatto in realtà: un uomo privato
dell’affetto dei suoi genitori e bisognoso d’amore. Proprio lei che non avevo
mai notato come ragazza, ma solo come valvola di sfogo per il mio malumore e
per il mio animo da bastardo. Lei che è diventata mia moglie. Lei che mi ha
donato nostra figlia. È stata lei a scegliere il nome per la nostra bambina,
per il nostro piccolo angelo: Aurora. È di buon augurio per la piccola e per
noi perché simboleggia l’inizio di un nuovo giorno, di una nuova vita, la nuova
vita che ci costruiremo insieme alla fine della guerra. Io, il mio raggio di
sole e mia moglie, la mia ancora per la salvezza.
Io non sono più solo e non
lo sarò mai più perché ho loro due a cui mi posso aggrappare in caso di
bisogno. Le uniche due cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta.
E tutto il dolore
Che grida dal mondo
Diventa un rumore
Che scava, profondo…
Tutto il dolore che provo
durante questi giorni scuri è come un grido perforante lanciato dall’umanità
che mi assorda e si posa sulle mie spalle già cariche di problemi. Questo
rumore riesce a rodermi l’animo, a scavare all’interno del mio spirito e a
uscire poi fuori. Esce nel silenzio. Nel silenzio di una lacrima.
Nel silenzio di una lacrima.
Una lacrima mi solca il
viso. Una sola lacrima che, silenziosa, scivola via e s’infrange sull’asfalto
ricoperto di brina. Alzo gli occhi al cielo. Ecco là, la luna. Le nuvole che la
coprivano si sono diradate e lei è lì che, silenziosa e possente, mi fissa ma
non mi giudica. Non ha pregiudizi, non dà giudizi. Si limita a guardare
nell’animo per scoprire chi sei. La fisso anche io. Sembra quasi una persona
reale, una nonna con i capelli bianchi che ti guarda e ti sorride, sembra quasi
capire ciò che sento io nell’animo.
La canzone che stavo
ascoltando fino a poco fa è finita. Si sente l’applauso di un pubblico e poi
niente. Lo spettatore avrà deciso di andare a dormire e avrà spento
quell’aggeggio babbano chiamato televisore. Chi ha composto questa canzone non
sa che ha avuto il potere di risvegliare nel mio animo sentimenti profondi e
nascosti. Non sa che ha avuto il potere di farmi piangere. Non sa che è riuscito
a piegare la montagna di nome Draco Malfoy.
Nel silenzio della notte mi
volto e vado alla mia missione nel frusciare di un mantello nero.
Oramai, per me, non c’è solo
una via di scampo da un destino orribile: credere nella speranza di un futuro
migliore.
FINE
Ciao a tutti ragazzi! Ci
siete? Qualcuno è riuscito ad arrivare alla fine del mio delirio?? Per chi è
arrivato fin qui, BUONA PASQUA! Lo so che
manca ancora qualche giorno, però non vedevo l’ora di pubblicare questa
song-fic e così ve li faccio in anticipo.
Che ne dite ora di lasciarmi
una piccola recensioncina come regalo di Pasqua? O meglio, come regalino di
compleanno dato che il 27 Marzo è il giorno
in cui, tanti anni fa (non sono così tanti però!), sono nata io??
Vi prego!!!! (Fanny è in
ginocchio che scongiura). Anche solo una parola come 'bella', 'orribile', oppure
'trovati un altro hobby perché non sai proprio scrivere'.
Vebbè, nel frattempo ringrazio
tutti quelli che hanno commentato l’altra mia song-fic “Una regola” scritta in
società con Mr. Paul che ritornerà ben presto sugli schermi con un’altra delle
sue trovate. Ringrazio Ammy, Cordelia e Fanny chan. Grazie
ragazze da parte mia e di Mr. Paul!!!
Un bacione a tutti,
Fanny.