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Autore: GirlDestroyer1988    13/04/2016    0 recensioni
[ghost in the shell]
Jhon Randolph, dubbed in italian by Bruno Persa, finishes in a labyrinth full of biting balls.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Bondage
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Il gruppo riuscì ad uscire dall’edificio, salvo però trovarsi in un altro scenario. Erano in aperta savana, nella piana del Serengeti. “Ma che….” In lontananza, nell’ambiente senza orizzonte, si stava aprendo una soglia. I leoni rimasero fermi, mentre una coppia di ragazzini si muoveva in avanscoperta. “Una….porta…sulla…savana?” nel mentre le cicale, sotto il sole, accompagnavano la rovente staticità del paesaggio con un fitto frinire. “Ragazzi che caldo! E con quei bambini cosa facciamo?” “Innanzitutto andiamo a sentire come sono arrivati qui” disse Motoko, scendendo la scarpata su cui si trovavano, l’edificio di prima svanito, Jhon Randolph incuriosito dalla camminata dondolante di un marabù, da Operazione diabolica a L’uomo illustrato. “Che posto è questo?” chiese Randolph, estraendo dal suo Vans Hixon un pacchetto di Benson&Hedges, e con uno scatto estrasse una e se la accese. “Una savana, signor Randolph” disse Hiro. “Motoko!” gridò Hiro rivolto al Maggiore, che tornava, seguita dai bambini. “Sono simpatici, i genitori sono via. Ehi gringo, ne avresti una?” e l’uomo, inarcando le sopracciglia per cotanta richiedente, le allungò il pacchetto, e lei, mordendo il bocchino di una di esse, la carpì e li ridiede il pacchetto. “Grazie. Per l’innesco me la cavo da sola” e Motoko estrasse una palla di vetro, apparentemente per degli esercizi di contact juggling, la mise sul terreno, estrasse la Co2 GAMO PT80 e fece scattare il caricatore. Sparò alla palla che esplose in una fontana di cocci, mentre i bambini erano impegnati in un arrampicata. Raccolse un coccio e lo mise obliquamente alla sigaretta. Si accese così la sigaretta usando il potere del Sole. Inspirò profondamente e rilasciò una nuvola di vapore, che si espanse intorno a lei come una fiamma di vapore. “Qual è la missione?” chiese rivolta al cielo, aspettandosi che Kord o Stark si rivolgessero a loro. “Nessuno mi ascolta? Vabbè, dovrò inventarmi qualcosa io. Ascoltate, io sono perfettamente conscia di che cosa sia questo posto. È il racconto Il veldt di Ray Bradbury, in Il gioco dei pianeti. Questa è una realtà virtuale, dove fondamentalmente possiamo modificare il mondo che ci circonda con la nostra esclusiva volontà. Non è in fondo quello che fanno i protagonisti del racconto. Ehi voi laggiù!” esclamò Motoko, ai 2 bambini coinvolti nell’arrampicata su un baobab. “Dici di noi?” chiesero loro. “Come avete fatto a impostare l’ambiente di questa realtà virtuale?” “Abbiamo semplicemente impostato il computer nella stanza. Si trova sotto il pavimento” e Motoko cominciò a sondare il terreno, alla ricerca di dove si trovi l’accesso al terminale. “Voi sapete dove stia?” “E’ quella grossa roccia laggiù” fece uno di loro. Lei si avvicinò ad un grosso pezzo di roccia volgarmente simile ad un quadrato. Lo sollevò e lo spostò lateralmente, e, messasi con le braccia a stanghe di A, esaminò il conciliabolo di componenti elettronici, semplicemente incomprensibili per un attore nato nel 1915. Motoko vi trafficò sopra per un po’, e improvvisamente l’ambiente cambiò, spostato nel parco nazionale del Naivasha, nel Kenya. Alla luce di un falò, sotto l’impassibile sguardo di uno sciamano Kamba, alla luce della Luna. “Mi sa che impazziremo tutti” disse Randolph, valutando la stranezza della cosa. “Mi piacerebbe andarmene da qui, anche perché questo non c’entra nulla con i videogiochi degli anni 80!” sbottò Motoko. “Anche se a dire il vero una connessione esisterebbe” disse Hiro. “Ho anch’io letto quella storia, e anticipa i concetti della realtà virtuale. E…” disse rivolto ai ragazzini “voi avete ucciso i vostri genitori!” al che la coppia si sbiancò. “Noi ci siamo solo trasferiti qui nella savana….” Disse tartagliando il maschio. “Noi siamo solo scappati da casa” fece la femmina, denunciando però un terribile moto di panico, espresso a livello esantematico dalle gambe che non riuscivano più a reggere il corpo, il sudore copioso, i respiri strozzati. “Visto? Siete colpevoli!” mentre Motoko non ascoltava, tentando di far ripartire la stanza. Ma all’improvviso da uno dei macigni venne in attacco un inquietante figura, una donna soricomorfo che soffiava come una gatta in calore. “E questa chi è?” domandò Motoko, accucciandosi a terra, pronta a fuggire. La creatura eseguì un assalto sulla donna, ma Baymax si buttò di testa su di lei, afferrandola per la coda e facendola roteare trattenendola per la coda. Poi, sempre tenendola per la coda, la sbattè al suolo, bloccandola stringendole il collo. Poi, con un unico, energico strappo, le rimosse l’arcata dentaria superiore. Mentre la creatura si allontanava Baymax, ergendo la batteria di denti, con ancora il nervo trigemino, sgocciolante di sangue, a fare da cintura per ognuno dei denti. “Si trattava di un ibrido tra uomo e solenodonte, , l’unico mammifero provvisto di veleno. Io le ho rimosso i canini” “Bravo” disse Hiro. I 2 bambini, con l’accusa di omicidio sulla schiena, proseguirono verso il Nakuru, mentre Hiro e gli altri verso l’Elementaita, più verso l’Europa, dove avrebbero potuto allontanarsi. Il viaggio attraverso il Kenya fu semplificato dal ritorno del Big Hero n’6, messo momentaneamente in cantina. Il nuovo Big Hero n’6, lo Shin BHVI era un gigantesco veicolo componibile, un faro mobile. Jet car jet terrestre guidato da Hiro Ivory pill un disco volante guidato da Baymax, che s’aggancia in un apposita zona rossa della Jet Car di Hiro Snake hover un hovercraft lombricomorfo guidato da Gogo Gyro planet un giroscopio guidato da Fred Double jet un mezzo aereo simile al Big Shooter, guidato da Honey e Wasabi “Mi sono ispirato alla prima linea dei Micronauti, i Microman Zone. Nel frattempo Motoko aveva chiesto aiuto a Aramaki per far intervenire tutti gli altri membri della Sezione 9. Anche loro copiarono la gloriosa Takara per spostarsi più rapidamente nella realtà virtuale africana nella realtà virtuale dello Starbound. A: l’auto di Motoko. B: l’auto di Bato C: il cargo trasportatore (più di alcuni Uchikoma) guidato da Ishikawa D: piccolo hovercraft, simile alla poltrona volante del Dr Fansworth, guidato da Togusa E: mezzo aereo con missili guidato da Borma “….e io per raddoppiare mi rifaccio alla Takara e alla Kushner-Locke Company! Hiro, sei un po’ precipitato a livello d’immaginazione” “Già. Purtroppo questa è stata l’annata più dura per me”
   
 
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