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Autore: Ace of Spades    14/04/2016    5 recensioni
"Ogni persona al mondo nasceva con quella sorta di orologio tatuato e su cui inevitabilmente scorrevano le ore. Non si sapeva quando era iniziato, si sapeva solo che non appena incontravi la persona a cui eri destinato il tempo si fermava e le ore si bloccavano.
Ora 0
Minuto 0
Secondo 0
L’ora x che tutti attendevano, nessuno conosceva il giorno o il momento esatto, ma sarebbe accaduto prima o poi.
Eustass Kidd non credeva in quelle cazzate sul fato o sull’essere predestinati.
Il suo ancora scorreva silenzioso, portandosi dietro secondi e minuti della sua esistenza senza che cambiasse qualcosa.
(...)
Un paio di occhi azzurri come il ghiaccio si piantarono nei suoi e il mondo si fermò, come se qualcuno avesse spinto il tasto pausa sul telecomando.
Il respiro si bloccò e un leggero prurito si diffuse sul polso.
Su quel polso.
Tre zeri si stagliavano sul suo contatore.
“Piacere, Trafalgar Law”
“Piacere un cazzo”
-
Soulmate AU con tante, troppe coppie (KiddLaw, DoflaCroc, MarAce, KillerPenguin, MihawkShanks, ZoSan)
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Sanji/Zoro, Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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VIII














Mihawk riguardò per l’ennesima volta la palestra e si rammaricò che non ci fosse altro che potesse fare.
Chiuse la porta a chiave e si avviò verso casa, ricordandosi in quel momento che Roronoa gli aveva detto che avrebbe passato la notte a casa di un amico.
Era da quel pomeriggio che si sentiva svuotato di ogni voglia, che fosse mangiare, parlare o muoversi, per quello aveva spento il cervello e aveva lasciato che il corpo si muovesse in maniera meccanica, riuscendo comunque ad allenarsi senza problemi.
Ora che stava camminando, di notte e col silenzio che regnava sovrano nelle strade, aveva cominciato a pensare e a risentire quel peso sullo stomaco.
La realtà era che aver visto Shanks comportarsi in quella maniera con una donna lo aveva infastidito.
Lui non aveva mai saputo come affrontare la sua sfera emozionale, era una di quelle cose che non aveva mai catturato la sua attenzione, considerando le emozioni alla stregua di una seccatura.
Aveva provato a conviverci quando il suo contatore si era fermato, ma quelle sensazioni erano state solo negative, di rabbia e di non accettazione.
Ora invece si ritrovava in una sorta di relazione e non aveva la minima idea di come affrontare la situazione.
Era vero che provava qualcosa per Shanks, altrimenti lo avrebbe allontanato da tempo. Anche se anni prima gli faceva male vederlo con Makino, gli era comunque stato accanto, come rivale e come amico, e tanto bastava.
Gli era rimasto vicino dopo l’incidente e gli rimaneva vicino anche adesso, pur sapendo che l’altro non aveva bisogno del suo aiuto.
Non potendo più essere il suo rivale a causa della sua menomazione, lo aveva accettato come amico.
Questo fino a quando non si erano confrontati nella palestra e avevano scoperto di essere anime gemelle.
Mihawk non avrebbe mai immaginato che il contatore di Shanks fosse ripartito alla morte di Makino; Shanks non avrebbe mai immaginato che da anni, uno dei suoi più grandi amici gli potesse mentire.

Continuò a mettere un piede davanti all’altro; mancava poco.

Dopo quella scoperta era accaduto che finissero a letto insieme, ancora non se lo spiegava, probabilmente era stato aiutato dall’alcool che aveva in corpo.
Quando una persona come lui perdeva il suo controllo e le sue inibizioni era logico finisse così.
Aveva cercato di fare finta di niente, anche se dallo sguardo del Rosso intuiva che avrebbero dovuto parlarne, ma farlo avrebbe significato trovarsi in un campo a lui sconosciuto e proprio non poteva.
Così era andato avanti senza curarsi di quelle che divennero più di un paio di scappatelle, cominciando a chiudersi sempre di più, nonostante avesse realizzato da tempo che quello che provava verso l’altro si era evoluto dalla semplice amicizia fino a diventare qualcosa a lui nuovo.
Non era possibile che il suo umore dipendesse dal sorriso di un’altra persona o dal caffè che trovava sul comodino.
Per uno che ha sempre contato solo su se stesso, realizzare di avere tali sentimenti era destabilizzante e soprattutto confusionario.

Era vero che era Shanks a prendere l’iniziativa per avere un contatto, lui non si azzardava a fare nulla semplicemente perché aveva paura.
Aveva paura di trasformarsi in qualcosa che non gli piaceva, aveva molta paura di dipendere da qualcuno, ma soprattutto aveva il terrore di essere tradito in qualche modo.

Tirò fuori le chiavi dalla tasca e aprì il portone di casa, richiudendoselo alle spalle.
Anche tra quelle mura regnava il silenzio.
Si tolse la borsa e andò in bagno, si fece una doccia e indossò una maglietta e dei pantaloni di una tuta.
Entrò in camera e, come aveva immaginato, trovò Shanks sdraiato di spalle.
Si sdraiò di fianco a lui e piantò il suo sguardo sul soffitto.

“Come sono andati gli allenamenti?”
Mihawk voltò leggermente la testa ma notò che l’altro non si era mosso.
“Bene”
“Zoro?”
“Da un amico”
Shanks sorrise nell’ombra.
“Ah, capisco. Ti sei divertito oggi?”
Il moro sbuffò.
“Direi di no.”
“E tu?” si azzardò a chiedere il moro.
“Sì. Buonanotte”

Mihawk si girò dandogli le spalle stringendo la mano sotto il cuscino, piantandosi le unghie nel palmo della mano.

 

-

 

“Marimo”

Un grugnito che sembrava provenire da un orso gli arrivò alle orecchie.

“Buzzurro sveglia”

Altro rantolo.

“Spadaccino, guarda che la colazione la finisco io se non alzi il culo dal letto”

Con quelle parole ottenne una risposta più soddisfacente delle precedenti e vide una sagoma sotto il lenzuolo mettersi a sedere.
“Cuoco di merda, ti pare il modo di svegliare una persona?”
Il biondo non mutò di espressione.
“E come dovrei svegliarti, con il bacino in stile Bella Addormentata? Meglio a calci in culo”
Zoro uscì da sotto la coperta e lo fissò assottigliando lo sguardo.
“Un modo ci sarebbe”
“Ma io non credo” sbottò Sanji dandogli le spalle, non prima di avergli tirato un cucchiaio di legno in testa.

Lo spadaccino sbadigliò nuovamente e si decise ad alzarsi, compiendo quello che per lui era lo sforzo più immane della giornata.
Si trascinò fino alla cucina e si spalmò sulla sedia, appoggiando il mento sul tavolo.
“Cibo”
“Toh”
“Sakè”
“Di mattina? Ma sei scemo? Assolutamente no” rispose il biondo dopo aver appoggiato un piatto pieno di brioche davanti all’altro.
Dopo aver fatto sparire la colazione ed essersi vestiti, uscirono dall’appartamento del cuoco, passando per il ristorante e salutando Zeff.
“Perché mi accompagni?” chiese Zoro sbadigliando di nuovo tenendo la bottiglia di sakè invecchiato dentro una busta.
“Se no sai quando ci arrivi a casa”
“Quando?”
“Era una domanda retorica, imbecille”
“Sarai tu l’imbecille”

Arrivati a casa-Mihawk, fu Shanks ad aprire e ad invitarli dentro.
Zoro sapeva bene che l’uomo non vedeva l’ora di incontrare Sanji, e quindi aveva colto la palla al balzo.
Il cuoco si comportò in maniera esemplare, strinse la mano al Rosso e si presentò; lo spadaccino appoggiò la bottiglia in cucina e si guardò in giro.
Lui non c'è?”
Shanks sorrise e annuì, indicandogli la stanza di Perona.

Mentre i due continuavano a parlare - per lo più di donne - Zoro entrò e trovò la ragazza seduta sul tappeto, intenta a cucire un orsacchiotto di peluche, e Mihawk seduto dietro di lei sul letto che le pettinava i capelli.
Non si stupì più di tanto nel vedere quell’uomo intento ad una pratica così inusuale per uno come lui, una volta gli aveva rivelato che trovava rilassante pettinare i lunghi capelli rosa della ragazza.

“Yo”
Perona sollevò lo sguardo e gli fece cenno di darle una mano, così si ritrovò a sedere davanti a lei con del filo tra le dita.
“Horohorohoro! Sta venendo proprio bene”

Zoro provò a capire di che umore fosse il padrone di casa, e gli bastò notare le occhiaie per capire che non era un buon segno.
Entrambi amavano dormire fino a tardi, a volte riuscendo a compiere vere e proprie maratone di più di 11 ore di sonno.
Vedere quei segni scuri sotto gli occhi era una risposta ben più eloquente di qualsiasi parola.

Perona piantò l’ago nel tessuto guardando di sottecchi entrambi; aveva intuito che era successo qualcosa tra il pervertito dai capelli rossi e l’uomo di ghiaccio, ma non potendo essere d'aiuto aveva offerto in sacrificio i suoi amati capelli.
Notò lo sguardo di Zoro e capì che lui ne sapeva più di lei.

“Ahi!” esclamò mettendosi l’indice in bocca. “Maledetto ago, vado a prendere un cerotto” commentò alzandosi e lasciando il suo lavoro su un mobile, poco distante dai due testoni, come li chiamava lei.
Chiuse la porta alle sue spalle, passò davanti alla cucina inorridita dai discorsi degli altri due uomini e si chiuse in bagno riempiendo la vasca.
Ovviamente non si era fatta male, era una maestra del cucito, ma in quel momento gli spadaccini dovevano rimanere da soli.
“Horohorohoro, però era rilassante farsi pettinare i capelli”

 

Appena la porta si chiuse, Zoro si tolse i fili dalle dita e li lasciò per terra.
“Dormito male?”
Mihawk gli rivolse un’occhiata seccata, accentuata dalle occhiaie.
“Già, domanda inutile. Ti ho portato del sakè, il cuoco dice che è invecchiato e posso assicurarti che è ottimo”

Stava facendo uno sforzo immane a parlare di stupidaggini, ma non aveva idea di cosa dire per far parlare l’altro.
“Lo sentirò stasera”
Zoro annuì e si grattò la nuca.

“Hai detto cuoco?”
“Già”
Mihawk sembrò pensarci su qualche minuto.
“Deduco sia collegato alle chiacchiere che facevi col Rosso”
“Già…”
“Quindi è la tua-”
“Esattamente”
“Capisco”
“Mmh”

Il silenzio tornò a fare da padrone nella stanza, mentre i due guardavano punti diversi cercando di far passare il tempo prima che tornasse Perona.
Peccato che entrambi fossero all’oscuro del fatto che la ragazza si era messa la musica nelle orecchie e si stesse concedendo un bagno caldo.

“Stasera vado fuori”
“Ok”
Furono salvati dalla porta che si apriva; si aspettarono di vedere entrare Perona, invece una zazzara bionda fece la sua comparsa.
“Ohi, Marimo, devi ridarmi gli appunti di scienze, poi vado al ristorante ad aiutare il vecchio” commentò incrociando uno sguardo dorato che gli fece venire i brividi.
Zoro si alzò e lo raggiunse.
“Te li porto stasera”
Entrambi si diressero verso la porta d'ingresso.
“Ah, ok, così magari si fanno una bevuta. Shanks è davvero simpatico, ma penso che quei due siano agli antipodi caratterialmente.”
“Già, si bilanciano bene”
“Che carino che sei, ti preoccupi per loro. Un Marimo mammone”

Shanks li raggiunse prima che si picchiassero ed evitò il disastro.
Sanji uscì salutando Zoro con un dito medio, cosa che fece ghignare lo spadaccino e gongolare il Rosso che già si immaginava quei due sposati.
Il resto del pomeriggio lo passarono ognuno per conto proprio, Zoro dormendo in camera sua, Shanks lavorando al pc, Mihawk non si mosse e attese che Perona tornasse, le asciugò i capelli e continuò a pettinarli raccogliendoli nei soliti due codini.

Shanks guardò i due ragazzi uscire e finì la chiamata che aveva in corso con Benn; dopo circa mezz'ora avvisò il moro che sarebbe uscito per un po’.
“Vuoi che ti accompagni?”
“No!” esclamò velocemente il Rosso alzando la mano e facendo assottigliare lo sguardo dorato.
“Non ce n'è bisogno, grazie. Torno tra poco, ciao”

Mihawk guardò la porta chiudersi e rimase qualche minuto a fissare la superficie in legno.
Di sicuro aveva un appuntamento con quella donna.
Si sdraiò nuovamente sul divano e si calò il cappello sugli occhi, cercando inutilmente di riposarsi.

Shanks trasse un sospiro di sollievo; proprio quando l’altro si dimostrava gentile gli toccava rifiutare. Certo che aveva un bel tempismo!

Camminò finché non arrivò davanti alla libreria, gestita da quell’adorabile ragazza dalla treccia rosa che aveva incontrato al caffè.
Era stato un colpo di fortuna, aveva bisogno di un consiglio da qualcuno che si intendesse di libri e lei era capitata a fagiolo.
“Ciao Rebecca, sei uno splendore anche oggi”
La ragazza si girò e gli sorrise.
“Signor Shanks, la smetta di mettermi in imbarazzo. Ho quello che mi aveva chiesto” disse estraendo da un ripiano sotto il bancone un libro dalla copertina nera rilegata.
“Tutti i racconti di Edgar Allan Poe, sono certa che molti di questi mancano alla sua ragazza” commentò allungandoglielo e rivolgendogli uno sguardo eloquente.

“Già. Sarebbe inutile chiederti come hai capito che non è una lei, immagino sia la famosa intuizione femminile”

“Parlava sempre di ‘persona’ e non le dava mai un genere. Ho cominciato a farci caso e la conclusione è arrivata da sola”

“Bella e pure intelligente”

“Lei deve essere stato un gran Don Giovanni”

“Ehi! Guarda che ho ancora il mio fascino”

“Non lo metto in dubbio, è ancora un bell’uomo. Ora prenda il resto e torni a casa da quella persona. Un giorno mi piacerebbe incontrare l’uomo che è riuscito ad intrappolare un Don Giovanni come lei”

“Ancora? Porta un po’ di rispetto”

“Ma certo, arrivederci”

“Ma guarda te i giovani d'oggi” commentò sorridendo e facendole l’occhiolino, uscendo dalla libreria e tornando a casa con il libro in una busta di plastica.

L’idea di fargli un regalo gli era venuta quando lo aveva visto leggere un racconto di Steven King. I libri gialli e i thriller erano da sempre la passione di Mihawk, e quindi, dato che in quell’ultimo periodo era più freddo del solito, magari con un regalo lo avrebbe rabbonito.

Entrò in casa fischiettando e lasciando la borsa all’ingresso; cercò l’altro e lo trovò sdraiato sul divano col cappello sugli occhi, segno che non voleva essere disturbato.
Ovviamente Shanks se ne fregò e si sedette sul bordo, rimuovendo poi il cappello ed incontrando i due occhi gialli, aperti e vigili.
“Cavolo che brutte occhiaie, ma hai dormito stanotte?”
Mihawk si limitò a fissarlo per poi mettersi a sedere e cominciare a guardarlo più attentamente, alla ricerca di qualcosa che gli togliesse ogni dubbio, come un capello o un segno di un rossetto.
“Che stai facendo?”

Evidentemente la mancanza di sonno doveva averlo rincretinito molto, ma forse scolarsi mezza bottiglia di quel sakè non era stata una grande idea.
E il Rosso capì subito di avere davanti uno zombie mezzo brillo alla vista della fantomatica bottiglia ai piedi del divano, per terra e quasi nascosta.
“Hai bevuto un po’, non sono un dottore ma non credo ti aiuterà a dormire”
“Sei andato da quella donna”

Shanks aprì la bocca e poi la richiuse. Era un’affermazione, non una domanda. 
“Mi hai pedinato per caso?”
“No” sibilò il moro stringendo la mano e facendo sbiancare le nocche.
“A proposito di questo, volevo dirti-”
“Non disturbarti, per me puoi vedere chi ti pare”

Il Rosso si fermò e lo guardò, assumendo un’espressione che poche volte si poteva vedere sul suo volto.
“Come?”
“Ti ho visto con quella donna al bar”
“Ti andrebbe davvero bene se uscissi con qualcun altro?” chiese serio non rimuovendo lo sguardo.
Mihawk sentiva la testa pulsare, di solito reggeva bene l’alcool ma aveva sottovalutato quel sakè e ora era davvero ubriaco. Il che voleva dire che non aveva il minimo controllo sul filtro cervello-bocca.
Restò in silenzio cercando di non far uscire la marea di parole che si stava tenendo dentro da troppo tempo.
Shanks fece per alzarsi ma l’altro lo fermò.

“Secondo te?” ringhiò strattonandolo per il colletto della maglia. “La sola idea che tu veda altri mi infastidisce, e se penso a cosa potresti farci mi viene la nausea.” sbottò guardandolo irato. 
“Quindi. Secondo te?” ripeté lasciando il colletto e respirando più affannosamente, non essendo abituato ad alzare la voce.

Shanks era rimasto immobile, aveva semplicemente sgranato gli occhi.
In tutti quegli anni non una volta Mihawk gli aveva parlato in quel modo, senza difese, e soprattutto mai si sarebbe aspettato una confessione così plateale. Beh, non proprio plateale, ma si parlava pur sempre di Occhi di Falco, e quelle frasi sconnesse riuscivano comunque ad avere un senso.
E lo capì anche il diretto interessato.

“L’ho detto ad alta voce”
Shanks annuì.
“Vado a commettere seppuku”
Un braccio lo bloccò e si ritrovò abbracciato al Rosso, che nascose la faccia sulla sua spalla.
“Perché sei del colore dei tuoi capelli?”
“Da ubriaco non ci stai zitto, eh”
“Lasciami”
“Non potrei mai tradirti.”
“Ti ho detto di lasciarmi” 
Sentiva l’impellente bisogno di allontanarsi.
“Lavora in libreria, le ho chiesto un consiglio su un libro da regalarti”

Mihawk si immobilizzò all’istante riuscendo finalmente a connettere il cervello e capendo che si era umiliato per nulla.
“Staccati”
“Era ora che mi parlassi in quel modo”
“Prego?”
“È da anni che aspetto una cosa del genere, ma mi ero rassegnato da tempo pensando che tu non fossi una persona da dichiarazioni verbali”
“Infatti”
“Penso che potrei mettermi a piangere”
“Buttati dal balcone”
“Grazie Dio, allora esisti”
“Immagino che chiederti di dimenticare sia troppo per te”
“Scherzi? Come faccio a dimenticare?”
“Lobotomia”
Shanks gli sollevò il mento e unì le loro labbra in un bacio leggero e veloce.
“Mi ricatterai a vita, vero?”

Quando l’altro non gli rispose lo fissò.
“No” disse intuendo i suoi pensieri e mollandogli un pugno sulla testa.
“Abbi pietà di un menomato”
“Non attacca”
“E dire che di solito con le donne funziona”
Mihawk gli lanciò un’occhiataccia.
“Smettila”
“Allora potresti-”
“No”
“Tu hai due mani!”
“Le userò per porre fine alla tua vita se non la pianti di sbottonarmi la camicia”
“Quanto sei rompiscatole, dato che provi la stessa cosa non capisco dove sia il problema”
“Non hai nessuna prova”
“Lo hai appena detto”
“Nessuno ti crederebbe”
“Basta che lo sappia io, non mi interessa dell’opinione altrui”

A quel punto il moro si arrese, contro una testa dura come quella era quasi impossibile averla vinta.


L’errore è quando sbagli una volta.
Due volte, è stupidità.
Perseverare, è amore.

 


-
 


Zoro si sedette sul bordo del letto pulendosi con un asciugamano; aveva proprio bisogno di una doccia per rilassare i nervi.
Si infilò i jeans e rimase a torso nudo guardando il cuoco, che gli dava le spalle, seduto davanti alla scrivania, mentre armeggiava con qualcosa.
Si avvicinò e si immobilizzò all’istante. 
“Stai giocando a Cooking Mama?”
Sanji sgranò gli occhi, non aspettandosi che l’altro ci mettesse così poco a fare una doccia.
“Smettila di ridere e lasciami in pace!” sbottò mentre lo spadaccino si teneva la pancia.
“Hai ragione, non potrei mai prenderti in giro solo per questo. Potrei iniziare dai libri di Gordon Ramsey, Bastianich e Benedetta Parodi che tieni sul comodino ma mi tratterrò”
Il biondo appoggiò il Nintendo sulla superficie in legno e si girò.

“Senti!”


Sanji concentrati, non guardarlo in quel modo, non lo fare.


“Ho quei libri perché sono delle ottime basi su cui esercitarsi e migliorare. Per ogni ricetta ne ho scritta una alternativa di fianco, se non ci credi puoi sfogliarli” concluse incrociando le braccia e cercando di mantenere lo sguardo fisso sulla faccia dell’altro.


Concentrati sui capelli, quei cosi verdi sembrano davvero un’alga, una palla di Marimo con tre orecchini dorati.


Zoro guardò Sanji cercare di non fissarlo troppo e poi provare a trattenere una risata e capì che era completamente scemo.
Evidentemente tutti i cuochi non sono normali, basta pensare nella cucina di Zeff che soggetti ci lavorano.

Si girò e cercò la maglietta.

Sperava solo che quei due riuscissero a parlare.
“E non sono mammone, se quei due litigano sai che casino stare a casa! Voglio solo riuscire a dormire, tutto qui, cosa mi interessa di quello che fanno, sono adulti e vaccinati, affari loro”
Sanji lo fissava divertito, annuendo e sorridendo guardandolo girare in tondo alla ricerca della fantomatica maglietta.
Quando aveva conosciuto quel buzzurro non avrebbe mai pensato che potesse anche avere un lato dolce dietro quella scorza dura, ed invece l’altro lo aveva sorpreso più di una volta.
Sbuffò scuotendo la testa e godendosi la vista di un Marimo che cacciava imprecazioni al suo vestiario scomparso.
Il fatto che avesse messo la maglietta sulla sedia e ci si fosse seduto sopra per farlo impazzire rendeva tutto più divertente.

“Ma dove diavolo è!”
Il cuoco sorrise.
“Cerca nell’armadio, magari a Narnia lo sanno. Chiedi al Fauno.”



 

-


 

La domenica mattina era passata in modo più o meno normale, se non si contava il fatto che Kidd e Rocinante erano spariti nella camera di quest'ultimo e si sentivano solo chiacchiere concitate e risatine da scolaretta.
Lui aveva finito di bere il caffè - il secondo - e si era messo a leggere, cercando di non vedere Doflamingo che saltellava a destra e sinistra di fianco a Crocodile. Gli mancavano giusto i cuoricini attorno.
Quella visione orrida confermava la sua teoria che la famosa Entità fosse una gran stronza, e passasse il tempo ad incasinare la vita degli esseri umani, pigliandoli per il culo.

Passò un’ora immerso nella lettura e quando alzò lo sguardo vide il fenicottero parlare con Eustass.
“Avete dei cavalli? Dietro casa poi??”
“Ne teniamo qualcuno, a mio fratello piacciono.* Puoi sempre chiedergli se ti lascia fare un giro”
“No, grazie” rispose in fretta Kidd scuotendo velocemente la testa “i cavalli non sono proprio i miei animali diciamo”
Law appoggiò il libro e Crocodile notò il ghigno che si espandeva sul suo volto, segno distintivo ereditato dal patrigno e campanello d'allarme per chiunque fosse nelle vicinanze.
“Eustass-ya ha paura dei pony”


Ecco, appunto.


Il rosso gli lanciò un’occhiataccia facendo una smorfia.
“Piantala di citare esperienze della mia infanzia senza permesso! Non dovevi leggere il mio cazzo di fascicolo, è riservato”
Mentre i due si punzecchiavano, Doflamingo mandò un messaggio al fratello e sul suo volto si allargò un altro ghigno.
Crocodile posò il giornale alzando gli occhi al cielo e preparandosi al peggio.
Si spostarono in giardino su consiglio del maggiore dei Donquixote e poco dopo arrivò Rocinante tenendo un pony con la sella rosa confetto e la criniera raccolta in trecce.
“Mio fratello ha detto che ti piacciono i cavalli!”
“Ti odio” sibilò Kidd mentre faceva un passo indietro.
“Bisogna affrontare le proprie paure mio caro” gli rispose il fenicottero.

Il ragazzo fissò il mini-cavallo e il mini-cavallo fissò lui.

“Ma perché non gli piacciono?” chiese Rocinante avvicinandosi a Law mentre Eustass correva inseguito dal pony, il tutto bestemmiando.
“Perché da piccolo sua madre lo ha portato a vederli, solo che c'era scritto ovunque di non toccare il puledro dato che la madre era molto protettiva.”
“Ovviamente sappiamo tutti com'è andata a finire” commentò Doflamingo godendosi la vista dell’altro che correva per il giardino.
“Già. La cavalla si è arrabbiata e gli ha morso il braccio, rompendogli l’osso. La cosa divertente è che, invece di mollare la presa, ha continuato a tenere il puledro stretto con i denti del cavallo nella carne e a guardarlo fisso negli occhi. Sono dovuti intervenire per dividerli.” concluse Law sorridendo al pensiero di un piccolo Eustass-ya incazzato nero.
“Capisco perché non si avvicini” disse dispiaciuto Corazon, mentre il fratello si divertiva come non mai a dare indicazioni a Kidd, palesemente sbagliate.

Dopo qualche minuto Rocinante intervenì e riportò il pony nella sua stalla e il rosso poté trarre finalmente un sospiro di sollievo.
Si sedette sul prato e rivolse un dito medio a dottore e fenicottero, quando il suo cellulare vibrò nella tasca dei suoi pantaloni.
Lo estrasse e si accorse di aver ricevuto un messaggio da Crocodile. Aveva avuto il suo numero tempo prima, quando il moro lo aveva scelto come meccanico personale.
Lesse le poche righe e sorrise mentre il coccodrillo riponeva il proprio telefono nei jeans, fumando tranquillamente.
Kidd si alzò in piedi ed entrò in casa senza rivolgere neanche un insulto a Law, cosa alquanto strana.

“Trafalgar” la voce del rosso arrivò poco dopo alle loro orecchie “non hai mangiato nulla stamattina” commentò arrivandogli davanti e puntandogli una baguette sotto il naso “so che gradisci il pane

Doflamingo si sedette di fianco a Crocodile e gli rivolse uno sguardo divertito.
“Scommetto che qui c'è il tuo zampino”
“Era in minoranza” rispose con noncuranza godendosi però un Law terrorizzato che lanciava minacce di morte all’altro, che lo inseguiva agitando la baguette come una spada.
“E quel ragazzino si meritava una lezione”


 


-

 

Ace aveva passato il week-end a casa di Marco, più precisamente sul tappeto in salotto circondato da fogli e quaderni dato l’esame che lo attendeva il lunedì.
Il biondo si preoccupava di nutrirlo e andava al lavoro, lasciandolo a strapparsi i capelli, ben ricordando quanto fosse temibile l’università.
Quando il moretto uscì di corsa dall’edificio, si diresse a passo spedito al bar, entrando e pregustandosi la visone di Marco con il grembiule da barista. Per colpa di quell’ananas ambulante aveva sviluppato un kink per i suoi vestiti da lavoro.

“Ciao fratellone!”
Ace sbatté le palpebre e si ritrovò a fissare un Rufy e compagnia a sedere nel bar.
“Che ci fate voi qui?” domandò sorridendo e scompigliando i capelli mori del fratello minore.
“Niente scuola” disse Chopper
“Assemblea d'istituto” commentarono Usopp e Nami.
“Lezione di piano annullata!” esclamò Brook.
“Pausa pranzo” rispose tranquillamente Robin rivolgendogli un sorriso inquietante.
“Pausa Robin” disse Franky.
Ace sorrise di nuovo e li fissò parlare animatamente di qualsiasi argomento, divertendosi come dei bambini.
“Ehi, ma Zoro e Sanji?” chiese dopo aver realizzato che mancavano le balie di suo fratello.
“Ho mandato un messaggio a Zoro, ma mi ha detto che era occupato con gli allenamenti e che sarebbe arrivato dopo” rispose Usopp aggiungendo subito dopo “in realtà l’ho mandato anche a Sanji e ho ottenuto la stessa risposta, impegnato con la cucina, arriva dopo. Fanno pena a mentire” concluse annuendo.


Scoprire che quei due erano anime gemelle era stato divertente, soprattutto perché il rapporto tra i due non era affatto mutato, anzi, forse litigavano più di prima.
C'erano persone che ci mettevano molto ad accettare la scelta del loro contatore, altre invece impiegavano poco tempo a conoscersi e a fare amicizia.


“Dato che Marco è il tuo ragazzo, ci fa un prezzo di favore, vero?” chiese Nami mentre i suoi occhi brillavano di puro amore al risparmio.
“Non ne ho idea…”

Riuscì ad allontanarsi e a sedersi davanti al bancone.
Marco gli posizionò un cappuccino davanti e gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi.
“Certo che è un gruppo bello variegato”
“Mi dispiace” sussurrò affranto Ace mentre alle sue spalle Brook tirava fuori il violino e cominciava a suonare.
“Scherzi? Mi stanno facendo divertire la clientela” commentò il biondo notando che molti avevano cominciato a muovere la testa a ritmo della musica.
“Tuo fratello è proprio una persona singolare, posso immaginare perché abbia tanti amici”
“Già, alla fine si fa anche ospitare, quella testa di rapa”
“Gli vuoi molto bene”
“Darei la mia vita per la sua”
“Bevi il cappuccino, stasera festeggiamo dato che hai finito gli esami”

Ace annuì e sorrise a vedere persone sconosciute ballare e lasciarsi trascinare dall’euforia dell’incredibile ciurma di Rufy.
Perché in quel momento gli sembrò di avere davanti dei pirati e non delle persone.











 



Angolo dell'Autrice:

Ci stiamo avvicinando alla fine, purtroppo, ma per il momento godiamoci Kidd inseguito da un pony e Law inseguito da Kidd che brandisce del pane.
Mihawk e Shanks finalmente riescono a parlarsi in modo 'quasi' decente, ma l'importante è che si capiscano loro. Fare Occhi di Falco emotivo penso sia stato una di quelle missioni impossibili, tutt'ora non so se lo vedo troppo OOC o sono riuscita in qualche modo a farlo IC (per quanto possibile)-
Crocodile si comporta sempre da pacere e la ciurma di Rufy dà il meglio di sè nel locale di Marco ;-)

* = il nome 'Rocinante' è ispirato a quello di 'Ronzinante', il cavallo di Don Chisciotte del romanzo omonimo di Cervantes.
Ecco perchè a Cora-san piacciono i cavalli e ne tiene qualcuno nel retro della casa...

E per questo capitolo è tutto, a presto e grazie a tutti!

Ace of Spades

  
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