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Autore: happy ending    14/04/2016    2 recensioni
Dal testo:
"“Non ti sto incolpando, tranquillo... Solo che... Hai visto quanto è imbranata, giusto? Con lei non ci si può distrarre un attimo, bisogna sempre essere pronti ad evitare che inciampi nei suoi stessi piedi o che si cacci nei guai... Ti sto solo chiedendo, nel caso in cui vi si ripresentasse l’occasione per rimanere soli come questa mattina, di avere dieci paia di occhi... Perché altrimenti sto con l’ansia tutto il tempo, capisci?” spiegò Ryuji, un po’ imbarazzato."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 2
Venti paia di occhi

Alle quattro del mattino, Taiga aprì gli occhi e vide tutto nero. Ehi, ma perché vedeva tutto nero? Il tempo di connettere il cervello, e si rese conto che tutto quel buio era dovuto al fatto che qualcuno le stava tenendo una mano sul viso. La scostò e il cuore perse un battito: Ryuji era accoccolato accanto a lei, sul pavimento, col viso addormentato a pochi centimetri dal suo. Quello scemo tremava di freddo. Avrebbe dovuto svegliarla! Eppure lui, come al solito, la metteva al primo posto. Le sfuggì un sorriso: nessuno lo aveva mai fatto... Nessuno l’aveva mai messa al primo posto, nemmeno i suoi genitori; eppure, lui lo faceva sempre. Sentì il volto bagnarsi e si stupì realizzando che si trattava di lacrime.
“Sei proprio uno stupido, bastardino” sussurrò dolcemente.
Si avvicinò un po’ di più, facendo in modo di coprire entrambi; così doveva stare sul pavimento anche lei, ma poco importava.
Quel movimento fece svegliare Ryuji.
“Perché piangi?” chiese, intontito.
“Non sto piangendo, dormi” rispose Taiga, imbarazzata di trovarsi tanto vicina a lui.
Senza aggiungere altro, il ragazzo circondò il suo corpicino con un braccio e si riaddormentò.
Avvolta da quella stretta, Taiga chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal calore di Ryuji, finché non lo seguì nel mondo dei sogni.

Qualche ora più tardi, Yasuko fu  svegliata dal fastidioso suono della sveglia.
“Ma perché Ryuji non la spegne? È da mezz’ora che va avanti... Voglio dormire!” borbottò, assonnata.
Lasciò passare altri cinque minuti, sperando che finalmente il figlio la sentisse, ma nulla. Con fatica, si alzò e andò in camera del ragazzo.
L’immagine che si trovò davanti una volta aperta la porta la sorprese: Ryuji e Taiga dormivano insieme, abbracciati.
Sorrise commossa e pensò a quanto tutto fosse cambiato da quando quei due erano diventati amici. Taiga aveva portato una ventata di aria fresca in quella casa... E poi Ryuji era più sereno. Yasuko sapeva di essere molto distratta, ma non poteva sfuggirle nulla quando si trattava dei sentimenti del suo “bambino”. E di certo, nonostante tutti i guai in più che doveva risolvere a causa di Taiga e le rispostacce che doveva incassare, Ryuji era meno solo.
Si inginocchiò piano accanto a lui e gli accarezzò il viso.
“Ryuji? Tesoro?”.
“Mmh?”
“Non hai sentito la sveglia caro”.
Il ragazzo scattò in piedi, facendo rotolare Taiga sul pavimento.
“MA CHE COMBINI BASTARDINO?!” urlò lei, adirata per il brusco risveglio.
“Taigaaa! Corri a prepararti o arriveremo in ritardo!”
“Dannazione, e chi se ne importa?! Mi hai fatto venire un infarto!”
Yasuko sbuffò divertita, poi tornò a dormire.
I due si prepararono in fretta e corsero alla fermata dell’autobus, dove trovarono ad aspettarli  Haruta, Noto, Kitamura, Ami, Nanako e Kihara.
“Scusate il ritardo ragazzi, non abbiamo sentito la sveglia” disse Ryuji, facendo un piccolo inchino col fiatone.
“Abbiamo? Dormite insieme adesso?” sbuffò Ami, seccata.
Taiga e Ryuji arrossirono prepotentemente, realizzando solo in quel momento che... Sì, in effetti avevano dormito insieme.
“Ma cosa vai blaterando, chiwuawa scema?! Piuttosto, dov’è Minori?” ribatté Taiga.
“Ha detto che doveva lavorare... Come al solito” rispose Noto.
Ryuji e Taiga si scambiarono un’occhiata... Il comportamento di Kushieda li preoccupava.
“Beh, ci divertiremo lo stesso. Ecco che arriva l’autobus!” esclamò Kihara.
Una volta saliti, Ryuji si guardò attorno per cercare dei sedili liberi.
“Qui in fondo ragazzi!” li chiamò Haruta.
Tutti lo seguirono e presero posto, ma non rimase spazio per Taiga.
“Dai, siediti... Resto io in piedi. Imbranata come sei voleresti  di qua e di là per tutto il viaggio” disse Ryuji, alzandosi.
“Imbranato sarai tu!”
“Non preoccuparti Takasu, Aisaka può sedersi sulle mie ginocchia” sorrise Kitamura, che prese la mano della ragazza e la attirò delicatamente a sé.
Seduta in braccio a lui, era rossa come non mai e si fissava le mani imbarazzata.
“Non è certo una posizione sicura” mormorò Ryuji.
“La tengo stretta, tranquillo”.
Kitamura la abbracciò, formando una sorta di cintura umana, e per poco Taiga non svenne.
“Geloso, Takasu caro?” bisbigliò Ami, in modo che solo il ragazzo potesse sentirla.
Lui sbuffò e appoggiò la testa al finestrino.
Dopo circa mezz’ora, si voltò di nuovo verso i due e notò che Kitamura giocava distrattamente con le manine di Taiga.
“Non è strano?” gli sussurrò Haruta, guardando nella stessa direzione.
“Cosa?”
“La Tigre odia essere toccata. Non puoi sfiorarla senza rischiare che ti morda... Eppure, con Yusaku non fa una piega”.
“Non è affatto strano. Ve l’ho detto che alla Tigre piace Kitamura, no? E non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che nemmeno lui provi proprio indifferenza, giusto? Dopo questi due giorni, state certi che avremo una nuova coppia” si intromise Noto.
“E tu avrai campo libero con Kihara, eh?”
“Non dire sciocchezze!”

Dopo circa due ore di viaggio e una lunghissima e ripidissima salita, finalmente eccoli alla baita di Noto. Era piccola e costruita interamente in legno. Intorno ad essa c’erano solamente boschi.
“Siamo isolati da tutto” osservò Nanako, con un filo di ansia nella voce.
“Beh, è un buon posto per rilassarsi” sorrise Kitamura.
“O per essere sbranati da una famiglia di orsi” aggiunse Ami, guardandosi attorno.
Noto li fece entrare.
“E’ tutto molto pulito” commentò Ryuji, dispiaciuto.
“Sì, i miei zii ci sono stati da poco e ci hanno pensato loro... Mi spiace Takasu”.
“Ora si mette a piangere” rise Taiga, guardando l’amico.
“Senti un po’ tu!” esclamò lui, arrossendo.
“Su, su, non cominciate a bisticciare voi due! Piuttosto, ormai è ora di pranzo... Come ci organizziamo?” chiese Nanako.
“Accidenti, non avevo pensato al pranzo! Avremmo potuto fermarci a supermercato prima di salire fin qui!” fece Noto.
“Non c’è problema, posso andare io a fare la spesa. Fatemi una lista con quello che devo comperare e volo” disse Kitamura.
“Ok, ma... Portati dietro la Tigre, almeno ti darà una mano”.
“Ma la Tigre è più leggera della borsa per la spesa! Vado io con Maruo!” esclamò Kihara.
“No, tu mi servi qui! E anche tu Takasu!” rispose Noto, anticipando la proposta di Ryuji.
“Taiga è più forte di me, non avrà problemi... Andiamo Aisaka?” sorrise Kitamura.
Lei annuì e lo seguì in silenzio lungo la discesa che portava in paese.

I ragazzi rimasti alla baita apparecchiarono la tavola, andarono a cercare la legna per il camino e in qualche modo riuscirono anche ad accenderlo.
“Ma quanto ci mettono?” borbottò Kihara, guardando l’orologio.
“Ne staranno approfittando per stare un po’ insieme” sorrise Ami, divertita.
“Comunque non era il caso di mandare Taiga... Si affaticherà sul serio a rifare tutta la salita con le borse” commentò serio Ryuji.
“E tu credi che Yusaku gliele farebbe portare? Gentiluomo com’è io non penso proprio” commentò Haruta.
Passate alcune ore, i due non erano ancora rientrati ed in più aveva cominciato a nevicare forte.
“Io sto morendo di fame” si lamentò Ami, stesa sul divano davanti al camino.
Preoccupato, Ryuji prese il cellulare e provò a chiamare Taiga, ma non c’era campo.
“Sarà il caso di andarli a cercare, magari è successo qualcosa” disse.
All’improvviso sentirono delle risate dall’esterno ed uscirono a controllare: Kitamura era davanti alla porta, con Taiga caricata sulle spalle e le borse della spesa tra le mani, un filo di sudore gli colava lungo il viso.
“Scusate il ritardo, c’è stato un piccolo incidente. Aisaka è caduta e ha preso una piccola storta... Siamo dovuti passare in ospedale a farla controllare” spiegò.
“CHE COSA? COME UNA STORTA? QUANTO E’ GRAVE? PERCHE’ NON CAMMINI? TI FA MOLTO MALE?”
“Ryuji calmati! Non è nulla, mi fa solo un po’ male quando appoggio il piede... Per questo Kitamura  mi ha tenuta in braccio tutto il tempo.... Comunque mi hanno dato una pomata, dovrebbe passare in fretta” rispose Taiga, arrossendo.
Lui la guardò attentamente e si calmò.
“Comunque da tutta questa faccenda ho capito una cosa” disse Kitamura.
“Mmh?”
“Taiga è davvero più leggera delle borse della spesa”.
Tutti risero, poi rientrarono per preparare finalmente il pranzo.
“Sicura che fa solo un po’ male? Dov’è la pomata? Ti aiuto a metterla” Ryuji si era avvicinato ad Aisaka, che aveva preso il posto di Ami sul divano.
“E’ nella borsina vicino alla porta”.
Andò a prenderla, poi gliela spalmò con delicatezza.
“Hai notato una cosa, bastardino?”
“Cosa?”
“Stai lasciando cucinare gli altri, non è da te”.
“Beh, ho cose più importanti a cui pensare al momento... No? E così siamo pari”
“Pari?”
“Sì... Per... Per stanotte... Ti sei avvicinata per coprire anche me, giusto?”
Lei annuì, arrossendo.
“Il pranzo è quasi pronto, ragazzi” li avvertì Kitamura, andando da loro.
“Ok, grazie”.
“Come va, Aisaka?”
“Con la pomata va già meglio, grazie”.
“Ti posso parlare un secondo?”  gli chiese Takasu.
Taiga sgranò gli occhi, sorpresa. Cosa aveva intenzione di dire Ryuji a Kitamura?
I due ragazzi andarono nella camera da letto dei maschi.
“E’ tutto ok Takasu?”
“Sì. Ma ti sarei grato se quando stai con Taiga ci stessi attento”.
“Parli sul serio? E’ stata una cosa troppo improvvisa, non potevo evitare che inciampasse”.
“Non ti sto incolpando, tranquillo... Solo che... Hai visto quanto è imbranata, giusto? Con lei non ci si può distrarre un attimo, bisogna sempre essere pronti ad evitare che inciampi nei suoi stessi piedi o che si cacci nei guai... Ti sto solo chiedendo, nel caso in cui vi si ripresentasse l’occasione per  rimanere soli come questa mattina, di avere dieci paia di occhi... Perché altrimenti sto con l’ansia tutto il tempo, capisci?” spiegò Ryuji, un po’ imbarazzato.
Kitamura sorrise.
“Sai Takasu, Aisaka è fortunata ad avere un amico come te. Ti prometto che avrò almeno venti paia di occhi d’ora in poi”.
I due si strinsero la mano, poi tornarono dagli altri e presero posto a tavola.
“Siete andati a farvi le coccole?” sogghignò Haruta, con la bocca piena di riso.
“Oh sì, Takasu ha delle manine d’oro” rispose Kitamura.
“Ehi!” esclamò Ryuji.
“Allora? Quali sono i piani per oggi?” domandò Ami a Noto.
“Con tutta la neve che è scesa, direi che si può fare solo una cosa...”
“BATTAGLIA DI NEVEEEE!” concluse Haruta.
Le ragazze non erano particolarmente entusiaste della decisione, ma si lasciarono convincere.
Una volta terminato il pranzo, indossarono giubbotti, sciarpe e cuffie, e corsero fuori dalla baita.
“Taiga non è nelle condizioni di giocare e io ho mangiato un po’ troppo... Che ne dici Aisaka se io e te facciamo un bel pupazzo di neve?” propose Kitamura.
“Va... Va b-bene”.
Ryuji sorrise. Era contento per Taiga... Lo era, giusto?
Formarono le squadre: Takasu, Ami, Haruta e Noto, Kihara, Nanako.
Mentre i combattenti iniziavano la battaglia, Kitamura prese una pala e cominciò ad ammucchiare la neve vicino a Taiga, che tentava di darle una forma stando in ginocchio.
“E’ da una vita che non faccio un pupazzo di neve” rise lui.
“Già, anche io! In più, a me venivano sempre dei mostriciattoli... Era mio padre quello bravo”.
Il ragazzo si fermò e la osservò con un sorriso.
“Oggi, cara Aisaka, faremo il pupazzo più straordinario del Giappone! Anzi, del mondo!”
Lei annuì, divertita.

“Takasu! Attento!”
Ryuji schivò per un pelo la palla di Kihara. Si era distratto a guardare Taiga... Se stava tutto il tempo inginocchiata sulla neve, le si sarebbero congelate le ginocchia!
“Sta benissimo senza di te, non vedi? Finiscila, sei snervante” gli sussurrò Ami, passandogli davanti  di corsa.

“Guarda! Sta venendo benissimo!” esclamò Taiga, contemplando il pupazzo di neve.
“Vero!”
“Però... Io comincio ad essere un po’ scomoda a stare così... Meglio se provo ad alzarmi”.
“No, no, no! Il dottore ha detto che devi tenere il piede a riposo almeno fino a domani! Ascolta: a me piace anche così piccina la nostra creatura... Quindi direi di aggiungere la testa ora e poi di sederci comodi a guardare gli altri... Può andare?”
“Può andare”.
Modellarono un’ultima palla per fare la testa, poi vi posarono dei sassi per gli occhi e la bocca, una carota per il naso e Kitamura riuscì a scovare della paglia dietro alla baita, così la usarono come capelli.
“Abbiamo creato una mini Aisaka!” esclamò, ridendo.
“Bassina è bassina” commentò lei, pensierosa.
“Ma non solo per quello! E’ il pupazzo più straordinario del mondo, giusto?”
Taiga arrossì prepotentemente.
“Già” sussurrò.
Restarono ancora un attimo ad ammirare il loro capolavoro, poi Kitamura andò a prendere dei cuscini e li sistemò davanti alla porta della baita, sullo scalino; con delicatezza prese in braccio l’amica e la aiutò a sedervici.
“Quello scemo lancia troppo piano, ha paura di fare male a chi colpisce” sogghignò Taiga, guardando Ryuji giocare.
“Hai ragione. E’ un ragazzo estremamente gentile, vero?”
“Lo è... Tonto, ma gentile”
“Sai, prima mi ha fatto una sorta di predica”.
“Cosa?!” esclamò sorpresa.
“Sempre con il suo tono gentile e dolce, ma mi ha detto che quando sto con te devo stare attento che non ti accada nulla”.
“Quello stupido! Come se ne avessi bisogno... So badare benissimo a me stessa. Sarò un po’ imbranata, ma non mi serve la guardia del corpo”.
“Non ti arrabbiare... Lo ha detto più per se stesso che per te”.
“Mmh?”
“Ha detto che non vuole stare tutto il tempo con l’ansia... Ci tiene proprio tanto a te, eh?”
“Lo farebbe con chiunque. Ad esempio, guarda ora come tenta di proteggere la chiwawa scema dalle palle di neve... Ryuji è fatto così, è nella sua natura preoccuparsi per gli altri. Sta tanto attento a me perché, anche se forse io non lo voglio ammettere, lui ha capito che sono un vero disastro... In tutto”.
Kitamura si voltò per guardarla in viso.
“Non sei un disastro, Taiga” disse dolcemente, per poi avvolgerle le spalle con un braccio.
Lei rimase spiazzata da quel gesto, ma decise di godersi quel momento e tirò fuori tutto il coraggio che aveva per appoggiarsi a lui e lasciarsi coccolare.

“Ma che diamine fanno quei due?!” esclamò adirata Kihara.
Ryuji, che era rimasto l’unico della sua squadra ancora in campo, si voltò verso Taiga e Kitamura e sentì un fortissimo colpo alla bocca dello stomaco.
Da quando erano entrati tanto in confidenza? Cosa stava succedendo? Fino a pochi giorni prima lei quasi non riusciva a spiaccicare parola davanti a lui, e ora se ne stavano lì abbracciati come nulla fosse?!
SBAM.
Una palla di neve lo colpì dritto in faccia.
“BATTUTOOOOOO! Grande Kihara, distrarre l’avversario... Ottima tattica!”  urlò Noto, saltando di gioia.
“Non era una tattica” borbottò lei, imbronciata.
“Takasu ma che combini tu? Abbassare la guardia in un momento simile!” si lamentò Haruta, quasi con le lacrime agli occhi.
“Scusatemi ragazzi, Kihara mi aveva spaventato” ridacchiò Ryuji, pulendosi il viso imbarazzato.
Ami scrollò la testa. Il comportamento di Yusaku la lasciava perplessa... Sembrava avesse deciso di provarci con la Tigre e di certo non se lo sarebbe mai aspettato da lui... Ed evidentemente nemmeno Takasu.
“Ehi ragazzi! Guardate il nostro pupazzo!” esclamò Taiga, contenta.
“Vi presentiamo la mini Aisaka!” aggiunse Kitamura.
“Wow! E’ carinissimo!” sorrise Nanako.
“Ha la faccia più simpatica di te però”  disse Ryuji, rivolto alla Tigre.
“Zitto tu! Ah, a proposito... Bella parata, bastardino”
“Spiritosa!”
La prese in braccio ed insieme agli altri rientrarono in baita per cambiarsi i vestiti bagnati.

Angolino dell'autrice
Ciao a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction su Toradora e ammetto di essere un pochino agirata. Il fatto è che ho avuto un piccolo blocco in questi mesi... Della serie che avevo una voglia incredibile di scrivere, ma mi mancava la storia da raccontare, l'ispirazione.
Ed ecco, Toradora me l'ha data questa storia... E spero possa uscirne qualcosa di buono :)  
Aspetto i vostri commenti, mi raccomando :)
Un abbraccio e ai prossimi capitoli!
   
 
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